31 anni solo anagrafici – Consulenza online

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Consulenza online Walter La Gatta

TERAPIE ONLINE

Buongiorno,
sono una ragazza di 31 anni che, fino ad ora, ha raggiunto l’unico obiettivo del diploma di liceo. Da qui in poi, il nulla. Ho alle spalle un passato relazionale disastroso, dalla prima elementare alla quinta superiore. Le mie relazioni con gli altri sono sempre state INFERNALI: ho sempre faticato a capire il perche’ dei cattivi comportamenti e delle prese in giro, senza mai rendermi conto del fatto che essi sono praticamente ineliminabili. A settembre 2013, di mia iniziativa, ho iniziato un percorso psicoterapico cognitivo-comportamentale, della durata di 10 sedute + 3 di follow-up. La mia decisione è nata dal fatto di voler fare chiarezza a proposito della mia salute psichica, perché spesso, purtroppo, mia madre mi insultava dicendomi che “non ero normale, ero una disadattata, una poveraccia, una sfigata” (testuali parole). La terapeuta che mi ha seguita, mi ha diagnosticato tratti ansiosi, scarsa autostima e insicurezza. NON mi ha, però, inviata dallo psichiatra e, di fronte alla mia domanda diretta, mi ha detto che sono normalissima. Ho avuto solo due relazioni sentimentali, entrambe finite male, con ragazzi conosciuti tramite social network. La prima l’ho vissuta a 24 anni, la seconda a   26. Soprattutto nel primo caso, mi sono proprio accontentata del tipo di ragazzo che avevo accanto, perché non volevo sentirmi diversa dalle altre ragazze. Vuol sapere il colmo, in tutto questo? Sono una ragazza carina, penso anche intelligente, oltre che  educata, sensibile, dolce e che, se si sente accolta, può dare molto. Sarei la prima a voler andare d’accordo con tutti, ma sembra proprio che gli altri non la pensino allo stesso modo. Lavoro a tempo determinato come insegnante e vivo con i miei. Le persone, per me, sono “tutte uguali”, cioè difficili da capire. Come ho detto anche alla terapeuta, io penso di non meritare il loro rispetto; lei mi ha fermata con un NO categorico, dicendomi che non dipende da me, ma da questi “altri”. Genitori e parenti mi hanno sempre paragonata a mia sorella, più giovane di me di 4 anni, ovviamente in senso peggiorativo e quasi sempre in mia presenza; altro paragone era ed è con i figli degli altri. Certo, è pur vero che hanno raggiunto obiettivi importanti, a cui io non sono arrivata, ma mi sembra cmq un errore da parte dei miei. Qualcuno ha anche avuto la delicatezza di dirmi che potrei pure ammazzarmi. Finora, però, non l’ho mai fatto. La mia domanda è generica:  cosa si sente di dirmi, a proposito di ciò che le ho scritto? Grazie, Elisa


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Gentilissima Elisa,

Ciò che sento di dirle è che aver intrapreso quella prima psicoterapia è stato per lei un passo molto importante, in quanto ha compreso che è possibile, anzi è necessario, a questo punto della sua vita, cercare di modificare un po’ la sua personalità e soprattutto la relazione che lei ha con l’ambiente intorno a sé. Francamente resto perplesso sulla terapia che le è stata prospettata: va bene infatti le dieci sedute, ma queste dovrebbero essere svolte per trattare una sintomatologia specifica e non una situazione generale, che invece richiede maggiore approfondimento.

Mi sembra infatti che lei sia assolutamente dentro al problema e non riesca ancora a guardarlo da una prospettiva più oggettiva, più distaccata. Evidentemente c’è da comprendere il perché di queste di questi strani comportamenti familiari che descrive, ma soprattutto occorre lavorare sulla sua progettualità futura, sia dal punto di vista lavorativo, sia affettivo.

Non so se cercare persone in questi siti di incontri sia effettivamente la cosa migliore da fare nel suo caso, ma è sicuro che lei debba a questo punto cercare qualcuno su cui poter davvero contare, anche per distaccarsi emotivamente (e fisicamente) da questa famiglia poco funzionale, che è probabilmente la fonte di tutte le sue insicurezze.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Walter La Gatta
psicologo psicoterapeuta sessuologo
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2 commenti su “31 anni solo anagrafici – Consulenza online”

  1. Purtroppo a volte i genitori per far scattare una “sana competizione” nei propri figli, pongono questi ultimi a paragone con i figli di amici o conoscenti di cui non conoscono nemmeno l’esatto stile di vita, che quindi potrebbe persino rivelarsi non del tutto appropriati al confronto. Succede di solito in età scolare per far migliorare il rendimento scolastico, ma può protrarsi anche in età adulta. Mi sono spesso chiesta se questo tipo di confronto i nostri genitori lo abbiano subito a loro volta da giovani.. ma un genitore in grado di porre il proprio figlio a paragone di un altro, dovrebbe anche essere in grado di capire il labile confine tra la sana competizione e il senso di inferiorità ed inadeguatezza che può scaturire da tutto ciò. Dopo circa un anno di terapia e avendo trattato anche questo tipo di relazione, posso dire che il primo passo sta nell’auto accettazione. Nello scoprire, ma soprattutto affermare quanto di buono si possiede. Guardarsi allo specchio e sorridere alla persona che si ha di fronte, è forse il passo più difficile da conquistare, accettare se stessi, essere convinti delle proprie scelte anche se del tutto opposte alla vita che i nostri genitori avevano immaginato per noi, fa scattare un senso di “libertà” fisica e mentale capace di darti la forza e la sicurezza per affrontare chi si ha accanto. è un cammino lungo e a tratti molto duro, ma il traguardo ne vale davvero la pena.

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