Disturbi d'ansia

Disturbi d’ansia: la terapia

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I sintomi dell’ansia sociale riguardano sensazioni di ansia estrema nei vari contesti sociali, che possono interferire con il lavoro e la qualità della vita. I pazienti che vivono questo problema sono, ad esempio, più a rischio anche per altri disturbi, come la depressione e l’abuso di sostanze.

Una nuova ricerca del MIT ha eseguito scansioni cerebrali su 38 pazienti che soffrivano di ansia sociale (SAD), scoprendo, con una precisione di circa l’80 per cento, che questi pazienti possono trarre beneficio da una psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT). I risultati sono riportati in nella rivista Molecular Psychiatry.

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Lo studio ha analizzato i pazienti SAD nel Centro per l’ansia e disturbi correlati presso la Boston University e il Centro per l’ansia e lo stress traumatico presso il Massachusetts General Hospital. I pazienti sono stati sottoposti a scansione cerebrale prima della partecipazione ad un gruppo di psicoterapia cognitivo-comportamentale della durata di 12 settimane. Inoltre, i pazienti sono stati valutati con uno strumento di valutazione comportamentale denominato Liebowitz Social Anxiety Scale (LSAS) prima e dopo le sessioni di psicoterapia, per valutare i miglioramenti.

 

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Nel 2013, il co-autore Satrajit Ghosh, ricercatore presso l’Istituto McGovern, aveva studiato le scansioni cerebrali di questo stesso gruppo di pazienti, mentre rispondevano emotivamente alla visione di volti arrabbiati o a stimoli neutri. Le scansioni basate su attività hanno però aspetti negativi, in quanto le differenze di comportamento tra i soggetti possono influire sulle prestazioni. Inoltre, le scansioni basate sulle attività possono essere utilizzate solo su pazienti che possono eseguire un compito, il che esclude i bambini e alcuni pazienti anziani o molto malati.

Per questa ricerca dunque le scansioni cerebrali sono state condotte mentre i pazienti erano in stato di riposo.

L’Imaging in stato di riposo fornisce uno sguardo ai vari collegamenti cerebrali, sia strutturali, che funzionali. Ad esempio,  la risonanza magnetica funzionale (fMRI) mostra quali parti del cervello si sincronizzano tra loro durante il riposo (il che suggerisce che esse sono funzionalmente collegate). Inoltre, attraverso la dMRI (diffusion Magnetic Resonance Imaging) è possibile osservare l’anatomia di base dei tratti di sostanza bianca che interconnettono regioni cerebrali distanti.

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I ricercatori hanno scoperto che i pazienti con maggiore connettività all’amigdala da altre regioni cerebrali avevano maggiore probabilità di diminuire il loro livello di ansia dopo la psicoterapia cognitivo comportamentale. Analizzando i dati dMRI i ricercatori hanno scoperto una più robusta connettività nel tratto che collega le aree visive  con le risposte emotive è predittiva di miglioramento dei pazienti curati con psicoterapia.

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Il prossimo passo per questi ricercatori sarà quello di validare il loro modello predittivo su centinaia o forse migliaia di pazienti. Tale studio su larga scala può essere possibile perché le scansioni in stato di riposo sono fra loro paragonabili, anche se eseguite in laboratori diversi o da diversi ricercatori. Questi confronti non erano possibili usando le scansioni basate sulle attività, che tendono a variare da un laboratorio all’altro.

Ciò che si vuole fare è creare enormi insiemi di dati , condividendo i dati di imaging in stato di riposo dei pazienti, per prevedere il successo di una o più forme di terapia, guardando peraltro anche ad altri disturbi psichiatrici, come la depressione e disturbi dell’ attenzione. “Noi non vogliamo sapere solo se i pazienti risponderanno ad un trattamento,” dicono i ricercatori: “Vogliamo sapere quale trattamento è il migliore per ciascun paziente.”

 

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Il National Institutes of Mental Health e il Poitras Center for Affective Disorders Research presso il MIT hanno sostenuto questo lavoro. La scelta della terapia al momento è un po’ come una ruota della fortuna, dicono ironicamente i ricercatori, i quali sperano invece, attraverso l’imaging cerebrale, di poter aiutare a determinare quali siano i trattamenti più affidabili per ciascun tipo di paziente.

Dr. Giuliana Proietti

 

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Fonte:
Toward smarter selection of therapy for psychiatric disorders, Health News

Immagine:
Freepik

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