Il difficile caso di suo figlio – Consulenza online

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Il difficile caso di suo figlio - Consulenza online

Il difficile caso di suo figlio – Consulenza online


Consulenza online Walter La Gatta

TERAPIE ONLINE

Sono entrata nel vostro sito per fortuna ed è un piacere scoprire che c’è chi dà un senso alla parola timidezza invece che usare altezzosi nomi chiusi della neuropsichiatria come autismo.

vi scrivo per parlarvi di mio figlio e del suo difficile caso. Mio figlio è un bambino nato nel 2001 da parto cesareo di peso normale e senza complicanze, era solo molto grosso è sempre cresciuto al 95 percentile, ha solo avuto problemi di orticaria e un ritardo nel linguaggio …esploso poi a 4 anni, quando ha iniziato la materna con una maestra divertente….dolce ed entusiasmante, il bambino ha sempre avuto un’ indole molto affettuosa nei confronti dei suoi coetanei, un grande desiderio di stare con loro e di relazionarsi, spesso il confronto con gli altri non è stato permesso da me per motivi di tempo, e ne ha molto sofferto

ebbene nonostante un cambio di scuola avvenuto a 5 anni, il bambino ha continuato a parlare senza difficoltà, anche se essendo figlio unico ed avendo sofferto di un divorzio e disinteresse paterno, è sempre risultato…inibito nei rapporti con i coetanei, pur avendo un articolato dizionario ne faceva ben poco uso

il nostro calvario è iniziato nel 2009 quando gli è stata diagnosticata una leucemia che è in corso di guarigione, la chiusura è stata totale ed ora ha una diagnosi di autismo, il mio spirito materno non accetta questa diagnosi, anche perchè il bambino parla tanto, canta si esprime, il suo mondo è stato spazzato via da un ospedale e dalle fobie materne che in regime terapeutico lo hanno isolato, creando in lui un disagio nelle relazioni, il mio spirito materno lo conosce più di tutti i medici che hanno fatto diagnosi grossolane senza osservarlo davvero che il bambino sia isolato e non frequenti la scuola è palese,che soffra della mancanza di coetanei è ovvio che si sia chiuso che la sua indole timidissima sia decisamente diventata patologica stando sempre in casa con madre e nonna è un dato di fatto nei prossimi mesi termineremo la terapia e elimineremo tutti i citostatici, il suo emocromo migliorerà e non sarà più a rischio infezione, riprenderà la scuola da autistico ( vi lascio pensare che in passato era uno dei più bravi e precisini della classe, pur essendo timido ) ora ha rimosso le sue conoscenze e tende a non palesare nemmeno le cose minime ) so che a vostro giudizio …così online tutta questa può sembrare la diagnosi di una madre che vuole vedere ciò che le fa meno male, ma dico io può un bambino socievolissimo diventare autistico ? è perchè ?secondo il mio parere un bambino socievolissimo e diligente in seguito ad un trauma può essere spinto a intimidirsi e a chiudersi per proteggersi?
non avendo raffronti con i coetanei tende a inibirsi e a non voler evolvere, ma l’ autismo è tutt’ altra cosa……. che la timidezza crei una sorta di rete da cui il bambino si sente schiacciato ?

vi ringrazio se vorrete leggere la mia sgrammaticata e frettolosa lettera, e ancor di più se mi risponderete via mail grazie

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A33/A10

Gentile signora,

Grazie anzitutto per l’apprezzato complimento in apertura della sua mail. Il caso di suo figlio però è, come lei stessa dice, un caso difficile, che meriterebbe un’attenzione ed un approfondimento assai diversi da quello che possiamo offrire in questo spazio.

Al di là di questa premessa, è ovvio che autismo e timidezza condividono molti tratti comuni, ma se il primo è una patologia (in ogni caso con diversi livelli di gravità, come sta emergendo sempre di più in questi ultimi anni), la seconda è solo un aspetto del carattere, dovuto ad una sensibilità, sociale ed emotiva, che porta le persone a comportarsi in determinati modi, che possono essere più o meno adeguati alla realtà vissuta e al proprio ambiente sociale.

L’amore materno è uno strumento importantissimo per cogliere aspetti che nessun medico potrebbe cogliere, anche con i più sofisticati strumenti ma, come lei stessa dice, è possibile anche che, in determinati casi, porti fuori strada, in quanto non permette di valutare le cose in modo oggettivo.

Nel suo caso inoltre mi sembra di capire possano esservi, da parte sua, anche dei sensi di colpa, per l’avvenuto divorzio e (forse) per non aver dato a suo figlio il padre che avrebbe meritato.
Altrettanto problematica è certamente questa reclusione forzata con due sole figure accudenti, la madre e la nonna, che certamente non rendono facile al bambino il superamento delle sue difficoltà.

Credo che, una volta superato il problema di salute più grave, lei faccia bene a non fermarsi al primo specialista ed a cercare delle conferme (o delle smentite) alla diagnosi ricevuta. Una volta certa della diagnosi, qualunque essa sia, sappia che esistono oggi molti strumenti, farmacologici e terapeutici, per migliorare moltissimo la situazione data. Concludendo quindi, le consiglierei di provare a rilassarsi e ad avere fiducia in quello che il mondo scientifico può darle per essere aiutata in questo percorso.
Saluti cordiali.

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Immagine:
Pexels

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