Insegnare le abilità sociali

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L’OMS [WHO. Mental health action plan 2013-2020. Geneva: WHO Document Production Services; 2013] definisce la salute mentale come uno stato di benessere in cui l’individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all’interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell’ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni.

A20

Con l’ultima edizione di “Health 2020”, (OMS, 2013) l’OMS si pone l’obiettivo di migliorare la salute per tutti e la riduzione delle diseguaglianze, attraverso una più efficace leadership e governance per la salute fondate sulla partecipazione (partecipatory governance). Il documento ribadisce che la salute è un diritto, oltre che un bene individuale e collettivo, ma soprattutto ribadisce che la salute è la maggiore risorsa per la società e la comunità locale in un tempo in cui le politiche di austerità la stanno minacciando. Avverte, inoltre, che si migliora la salute per tutti solo se si riducono le diseguaglianze sociali.

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Il documento si focalizza sui principali problemi di salute odierni, individuando quattro ambiti prioritari di azione politica:

  1. investire sulla salute considerando l’intero arco della vita e mirando all’empowerment delle persone (in particolare giovani e anziani, con un particolare riguardo alla salute mentale);
  2. affrontare le principali sfide per la salute con approcci integrati e strategie intersettoriali di promozione della salute;
  3. rafforzare i servizi sanitari ponendo la persona al centro dell’assistenza e della cura e rivitalizzando la sanità pubblica prioritariamente attraverso gli investimenti sugli assetti organizzativi e sulla formazione degli operatori orientata al lavoro di équipe e alla collaborazione intersettoriale;
  4. creare e sostenere comunità resilienti e favorire ambienti favorevoli al benessere e alla salute individuale e comunitaria.

Questo tipo di orientamento prevede che tutta la sanità si attivi per creare le condizioni più idonee per permettere alle persone di essere più autonome nella gestione della propria malattia, pur accompagnate da competenze mediche e da una relazione di cura di fiducia reciproca.

L’approccio richiama anche la centralità delle competenze, dei saperi e delle reti di collaborazioni dei professionisti della prevenzione e della promozione della salute. Esse non solo possono essere messe in campo nelle azioni e negli interventi con la comunità locale, ma possono anche essere messe al servizio dei colleghi dell’ospedale e delle cure primarie nel sostenere i processi di cambiamento ed empowerment dei pazienti e delle loro reti familiari e di sostegno, nella continuità dell’assistenza tra territorio e ospedale, nell’umanizzazione dei servizi ospedalieri.

L’OMS parla anche di “resilienza contro gli stress della vita quotidiana”. La resilienza è definita come la capacità universale che permette a una persona, gruppo o comunità, di rispondere in modo proattivo alle nuove situazioni per prevenire, ridurre al minimo o superare gli effetti dannosi delle avversità.

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Per quanto riguarda la promozione della salute mentale, si è osservato che essa è più efficace quando avviene sin dai primi anni di vita della persona: per questo la scuola è un ambiente particolarmente favorevole per la realizzazione di questi programmi. L’OMS afferma che “ci sono ampie prove che i programmi scolastici delle scuole elementari, medie e superiori possano influenzare positivamente la salute mentale e ridurre i fattori di rischio, i problemi emotivi e comportamentali attraverso l’apprendimento socio-emozionale e gli interventi ecologici”. [WHO Regional Office for Europe. Regional guidelines: Development of health-promoting schools: A framework for action. Manila: WHO Regional Office for the Western Pacific; 1996] 

Inoltre, recenti evidenze sugli interventi scolastici volti a promuovere la salute e il benessere mentale sottolineano la necessità di andare al di là di un approccio focalizzato al problema e abbracciare una visione più positiva della salute mentale [Durlak JA, Weissberg RP, Dymnicki AB, 2011,Mura G, Rocha NBF, Helmich I, et al., 2015, Cossu G, Cantone E, Pintus M, Pintus E, et al., 2015, Cantone E, Piras AP, Vellante M, et al., 2015, Carta MG, Di Fiandra T, Rampazzo L, et al., 2015 ]. Questo cambiamento implica il riconoscimento del fatto che per bambini e gli adolescenti il benessere e la salute mentale non dipendono solo dall’assenza di problemi o di rischi, ma dipendono anche dalle competenze individuali e dai fattori positivi nei loro contesti sociali, che contribuiscono ad una crescita sana e ad uno sviluppo positivo.

Da questo punto di vista, la vasta ricerca condotta nelle scuole, comunità e contesti clinici ha portato molti autori ad indicare linee-guida per interventi scolastici efficaci sulle competenze emotive e sociali, sulla promozione dello sviluppo positivo dei giovani, sulla salute e il benessere [Durlak JA, Weissberg RP, Dymnicki AB, 2011,Catalano RF, Berglund ML, Ryan J, et al., 2004, Tobler NS, Roona MR, Ochshorn P, et al., 1998, Greenberg MT, Weissberg RP, O’Brien MU, et al., 2003]. Questi interventi comprendono un approccio scolastico in cui gli interventi coinvolgono studenti, insegnanti, l’intero ambiente scolastico e la comunità attraverso la partecipazione di tutti, guidata da scopi comuni, per dare il proprio contributo per almeno un anno di tempo. Inoltre, la ricerca mostra quattro pratiche raccomandate, sotto l’acronimo SAFE: i programmi possono essere efficaci se utilizzano un approccio formativo step-by-step che sia: sequenziato (Sequenziato), che preveda forme attive di apprendimento (Attivo), che dedichi tempo sufficiente per lo sviluppo delle abilità (Focalizzato), e che si dia obiettivi di apprendimento espliciti (Esplicito).

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Queste caratteristiche complesse dimostrano che le scuole moderne sono tenute a fare di più, anche se spesso con minori risorse rispetto al passato. La mission della scuola non è solo raggiungere buoni risultati accademici e conoscenza, ma anche per promuovere la responsabilità personale e sociale, la salute, la cura, la cittadinanza e lo sviluppo positivo per tutti gli studenti.

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Lo sviluppo positivo dei giovani ha bisogno di ambienti comunitari di sostegno e di buone relazioni con gli adulti che promuovono attività cui i giovani possano partecipare attivamente, piuttosto che essere destinatari passivi di servizi o di interventi di sostegno.

Catalano et al. [2004] hanno individuato una serie di caratteristiche riconoscibili nei programmi di sviluppo per i giovani, che mirano a realizzare uno o più dei seguenti obiettivi nelle scuole: promuovere relazioni sociali, emotive, cognitive, comportamentali e competenza morale; favorire la resilienza, l’autodeterminazione, la spiritualità, l’auto-efficacia, l’identità chiara e positiva, la fiducia nel futuro, le norme pro-sociali (norme salutari per il comportamento sociale); fornire gli strumenti per il riconoscimento di un comportamento positivo e di opportunità di coinvolgimento prosociale.

L’OMS [WHO. Life skills education in schools. Geneva: WHO/MNH/PSF/93.7A.Rev.2. 1997] definisce i life skills (o le competenze di vita) come “abilità per un comportamento adattivo e positivo, che permettono agli individui di affrontare efficacemente le sfide della vita di ogni giorno”. La natura e la definizione delle competenze di vita sono probabilmente diverse nelle varie culture, ma l’OMS ha individuato alcune competenze di base trasversali quali: il decision making o processo decisionale, problem solving o capacità di risolvere i problemi, il pensiero creativo, il pensiero critico, la comunicazione efficace, le abilità relazionali nterpersonali, la consapevolezza di sé, l’empatia, la gestione delle emozioni, e la gestione dello stress.

Recensioni recenti hanno notato che alcuni programmi di prevenzione psico-sociale e di sviluppo, come il Life Skills Training (LST) può essere efficace nel prevenire il consumo di droghe nella fase iniziale (tabacco, alcol, marijuana), l’abuso di alcol e i comportamenti sessuali a rischio. L’LST consiste nell’insegnare strumenti di resistenza sociale e abilità sociali così come un insieme di competenze generali di vita, che possono produrre effetti di prevenzione durevoli [Foxcroft DR, Tsertsvadze A., 2011, Botvin GJ, Griffin KW, Diaz T, et al., 2000].

Negli anni novanta , il Fetzer Institute ha introdotto il Social and Emotional Learning  (apprendimento sociale e emotivo o SEL) per identificare gli interventi in grado di integrare la promozione delle competenze personali, ridurre i fattori di rischio e migliorare fattori protettivi per lo sviluppo positivo dei giovani [Catalano RF, Berglund ML, Ryan J, et al. , 2004,Greenberg MT, Weissberg RP, O’Brien MU, et al. , 2003]. SEL è un programma di acquisizione di competenze di base per riconoscere e gestire le emozioni, fissare e raggiungere obiettivi positivi, apprezzare le prospettive degli altri, stabilire e mantenere relazioni positive, prendere decisioni responsabili, gestire le situazioni interpersonali in modo costruttivo.
I programmi SEL si concentrano sullo sviluppo di tutta una serie di competenze, cognitive, affettive, e comportamentali: autoconsapevolezza, autogestione, consapevolezza sociale, capacità relazionali, capacità di assumere decisioni responsabili.

Queste abilità producono un migliore rendimento scolastico, comportamenti sani, minori problemi nella condotta, minore stress emotivo e promozione della cittadinanza attiva.

Dr. Giuliana Proietti

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Fonti:
Enhancing the Emotional and Social Skills of the Youth to Promote their Wellbeing and Positive Development: A Systematic Review of Universal School-based Randomized Controlled Trials, Ncbi

Salute 2000, Dors

Immagine:
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