La sindrome del pene piccolo
STUDIO DI PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - SESSUOLOGIA
Quasi tutti i soggetti di sesso maschile si preoccupano per le dimensioni o per l’aspetto del loro organo genitale, a partire dai primi confronti fra adolescenti sotto la doccia, fino, a volte, all’età anziana.
Per la maggior parte degli uomini questa preoccupazione scompare con l’età, ma ve ne sono alcuni che continuano a sentirsi a disagio con questa parte del loro corpo.
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Si tratta di una preoccupazione piuttosto invalidante, dal momento che può portare la persona ad evitare i rapporti sessuali, gli incontri sportivi e le altre attività in cui ci si deve mostrare svestiti. A lungo andare dunque questa situazione può far insorgere delle complicazioni anche sul funzionamento relazionale e sociale dell’individuo.
La sindrome del pene piccolo riguarda quella situazione clinica in cui un soggetto presenta ansia, paura o fobia collegate alle dimensioni del proprio pene ( in particolar modo alla sua lunghezza ). Ad esse si associano sentimenti di inadeguatezza e di vergogna, con una conseguente distorta percezione delle proprie capacità nelle prestazioni sessuali.
Occorre precisare che la gravità di questa sintomatologia è del tutto indipendente dalle reali dimensioni dell’organo genitale maschile o della presenza di un oggettivo deficit dimensionale. Va anche detto che i ricercatori hanno ripetutamente dimostrato che le dimensioni del pene non influiscono minimamente sulla soddisfazione della partner durante i rapporti sessuali.
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E ora affrontiamo il tema delle dimensioni, spiegando anzitutto che gli uomini possono essere divisi, per quanto riguarda le dimensioni e la forma dell’organo genitale in due grandi categorie: coloro che hanno un fallo di dimensioni ridotte, il quale però si estende in modo considerevole durante l’erezione, e coloro che, già allo stato di riposo hanno un pene di grosse dimensioni, il quale in stato di erezione si modifica di pochissimo, anche se appare più rigido. Entrambe le forme e le dimensioni sono considerate ‘normali’.
A volte un pene può apparire di dimensioni ridotte a causa dell’obesità del soggetto, oppure per la presenza di molta peluria nella zona pubica. (Gli obesi presentano cuscinetti di grasso anche nella zona pubica e dunque il pene in stato di riposo in questi casi può dare la sensazione che l’organo genitale sia più piccolo di quanto non sia nella realtà. Una dieta o una depilazione possono essere in questi casi risolutivi).
Ma quali sono le misure considerate ‘normali’?
Come si è detto, il pene in situazione di riposo varia notevolmente in termini di dimensioni, che possono andare da meno di 5 centimetri a più di 10 centimetri. La ricerca sessuologica ha stabilito che le dimensioni medie del pene, dal punto in cui inzia fino all’orifizio urinario sono di circa 8,8 centimetri, mentre in stato di erezione il pene misura mediamente 12,9 centimetri.
Masters e Johnson (1966) hanno rilevato che le dimensioni del pene eretto variano da 12,5 a 17,5 centimetri. Essi hanno inoltre dimostrato che, in fase di erezione, un pene di dimensioni ridotte aumenta in modo proporzionalmente maggiore rispetto ad un pene di dimensioni più grandi.
Un pene di effettive dimensioni ridotte può essere quello che misura in stato di riposo meno di 4 centimetri ed in stato di erezione meno di 7,5 cm. Queste peraltro sono le misure tenute in considerazione dal chirurgo plastico, quando deve proporre al paziente un intervento per l’ingrandimento delle dimensioni del pene.
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E’ importante che, oltre alla valutazione medica, vi sia anche quella psicologica, in modo che il soggetto sia facilitato nella presa di coscienza sulla reale natura del suo problema. Di solito, l’aspetto più ricorrente è quello in cui, anche di fronte alle rassicurazioni mediche, il soggetto continua a nutrire forti preoccupazioni riguardo il suo pene.
L’ esame obiettivo, la diagnosi e la conseguente terapia non sempre infatti sono sufficienti per risolvere pienamente la sofferenza del paziente. Semplici rassicurazioni, quali “ Lei è perfettamente sano “, oppure “ Il suo apparato genitale è normale “ ed altre ancora su questo genere, lasciano il paziente con il suo problema ed il suo senso di disperazione.
Per questo è necessario che vi sia anche un approccio di tipo psicoterapeutico, che permetta di analizzare il significato psicologico profondo delle preoccupazioni del soggetto, per avviare un processo di comprensione e di elaborazione interiore.
I trattamenti volti ad aumentare la lunghezza del pene o la sua circonferenza possono essere chirurgici e non-chirurgici.
Quanto ai trattamenti non chirurgici va detto che, sebbene la maggior parte dei medici e dei professionisti che lavorano in ambito sanitario agiscano in genere in modo altamente etico, ve ne sono alcuni che agiscono senza scrupoli nel proporre rimedi o anche eseguire interventi che non rappresentano una soluzione efficace nel lungo periodo. Metodi del genere sono quelli magnetici o elettrici, per stimolare la crescita del pene, oppure le terapie ormonali contenenti testosterone o steroidi, altri rimedi di erboristeria ecc.
Ancora più preoccupanti sono alcune cliniche private che promettono procedimenti chirurgici di allungamento ed ingrandimento: é assolutamente necessario tenere presente che la chirurgia può essere efficace per alcuni uomini, ma sicuramente non per tutti. Inoltre, questi interventi non sono provati dalla ricerca come risolutivi ed i benefici che essi mostrano possono regredire nel tempo, portando anche il rischio di serie complicazioni.
Gli uomini dovrebbero informarsi con molta attenzione sulle procedure che vengono loro offerte per gli interventi più invasivi, chiedendo al chirurgo quali sono i risultati realmente attesi e le eventuali complicazioni.
L’atteggiamento di un soggetto verso la propria virilità o nel confronto relazionale con gli altri, dipende moltissimo dalle vicissitudini infantili, che riguardano la propria storia personale e le dinamiche familiari. L’aspetto centrale è il confronto/scontro con la figura paterna, legato non tanto e non solo ad un puro confronto dimensionale corporeo ma anche, e soprattutto, ad un confronto globale con le dimensioni paterne.
Da questo confronto ciascun bambino ne esce con soluzioni del tutto personali che nel lungo periodo fanno sentire gli effetti sullo sviluppo del carattere. L’adulto che vive il proprio pene come inadeguato, insufficiente, può dunque aver riattivato i vissuti infantili non risolti, propri dell’infanzia e del confronto con la figura paterna.
Si tratta di dinamiche spesso inconsce in cui la struttura e le dimensioni degli organi genitali sono caricate di significati simbolici che assumono un significato del tutto soggettivo e indipendente dai parametri oggettivamente misurabili.
Dr. Walter La Gatta
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