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La medicalizzazione della società

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Cosa si intende per società medicalizzata?

La medicalizzazione è il processo mediante il quale i problemi non medici vengono definiti e trattati come problemi medici, che richiedono spesso cure mediche. Il termine “medicalizzazione” è apparso per la prima volta nella letteratura sociologica che riguardava la devianza, ma presto il suo utilizzo è stato esteso anche a prospettive antropologiche riguardo l’utilizzo dei farmaci per combattere problematiche che non sono mediche.

Quali sono le conseguenze di una eccessiva medicalizzazione della società?

La medicalizzazione ha numerose conseguenze sociali, tra cui la “patologizzazione del normale” (come, ad esempio, nel caso della timidezza) e delle differenze umane, quando sono valutate minimizzando il contesto sociale e politico in cui le persone vivono.

Quali sono i problemi umani più pesantemente medicalizzati?

La crescente dipendenza dalla medicina per affrontare i problemi sociali è iniziata dalla fine degli anni ’60 (Pitts 1968; Conrad 1975; Foucault; Zola 1972). Molti studi empirici hanno dimostrato come sempre più problemi sociali, dal parto alla morte, dai bambini irrequieti agli adulti malinconici, sono stati interpretati in termini medici e sottoposti a valutazione medica. In tal modo la medicina ha in molti casi sostituito le interpretazioni religiose e legali di questi stati e comportamenti (Conrad e Schneider 1992).

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Quali movimenti hanno sfidato questa tendenza alla medicalizzazione?

Quelli che si sono battuti per la nascita naturale o i movimenti olistici della salute (Lowenberg e Davis 1994). Questi movimenti sono nati per dire che non possono essere trattati i problemi fisici, economici e sociali a compartimenti stagni, ma esiste una continuità fra questi vari aspetti, che influisce notevolmente sulla salute. Per quello che riguarda il parto naturale, ad esempio, si è detto che non tutti i casi richiederebbero assistenza sanitaria.

Vi sono stati anche processi di demedicalizzazione (condizioni che non sono state più considerate patologiche)?

Si, come per l’omosessualità o la terapia ormonale sostitutiva durante la menopausa (Conrad 2007).

Chi guida i processi di medicalizzazione e demedicalizzazione?

Poiché la medicalizzazione e la demedicalizzazione descrivono i cambiamenti nella costruzione sociale di condizioni e comportamenti, uno dei principali obiettivi della ricerca sulla medicalizzazione è stato quello di esaminare chi sta guidando questi cambiamenti (Conrad 2005). Mentre i primi studi si sono concentrati sul potere della professione medica, lavori successivi hanno esaminato il ruolo del mercato, come l’industria farmaceutica e biomedica (Clarke et al. 2009; Abraham 2010), nonché l’influenza del capitalismo e del neoliberismo in generale (Reveley 2016; Wolf-Meyer 2011).

Perché il sistema sociale è importante per la medicalizzazione della società?

La configurazione istituzionale del sistema sociale e, in particolare, sanitario, definisce chi ha accesso a quali beni e servizi sanitari e a quali condizioni (Reibling 2010). I regolamenti di accesso sono fondamentali per limitare la medicalizzazione. Ad esempio, se alcuni farmaci o servizi non sono coperti dal sistema sanitario pubblico, saranno meno utilizzati. La politica sanitaria dunque incide anche sulla medicalizzazione, attraverso le normative riguardanti le professioni, le assicurazioni sanitarie, le licenze dei prodotti sanitari.

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Come possono influire diagnosi e screening medici sul welfare state?

Salute e malattia sono categorie che contano per l’accesso a (ulteriori) benefici o esenzioni da obblighi in vari programmi di welfare, come sussidi per inabilità, disoccupazione, assistenza sociale, assistenza all’infanzia, istruzione scolastica, assistenza geriatrica e ospedali . Così, diagnosi e screening medici svolgono un ruolo centrale in molti programmi del welfare state.

Come limitare la medicalizzazione?

Studi internazionali hanno dimostrato che negli Stati Uniti la prescrizione di farmaci è molto più elevata rispetto ai paesi europei (Fretheim e Oxman 2005; Parkin, Hagberg e Jick 2011; Steinhausen 2015).  La frequenza delle prescrizioni è, ad esempio, più che doppia negli Stati Uniti rispetto al Regno Unito (Parkin, Hagberg e Jick 2011), ma anche in Europa ci sono notevoli differenze fra i vari Stati (Fretheim e Oxman 2005; Steinhausen 2015).

Le normative statali sui prodotti farmaceutici possono chiaramente limitare la medicalizzazione (Fretheim & Oxman 2005). Il consumo di farmaci può essere ridotto se il sistema pubblico rimborsa solo le medicine incluse in un determinato elenco, basato sull’efficacia clinica. 

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La gravidanza e il parto possono essere in parte demedicalizzati?

La gravidanza e il parto sono esempi importanti di eventi della vita che sono diventati fortemente medicalizzati, ma per i quali si possono osservare anche tendenze alla demedicalizzazione. L’attuale sistema socio-sanitario prevede l’organizzazione dell’assistenza alla maternità in forma medicalizzata (Kennedy, Kodate e Reibling 2015). Questo dato varia fra Stato e Stato, a seconda dell’autonomia che le regole professionali accordano alle ostetriche (Kennedy, Kodate e Reibling 2015).

Nei Paesi Bassi, ad esempio, le ostetriche hanno l’autorità di eseguire il parto in casi semplici senza la supervisione del medico. Di conseguenza, i Paesi Bassi hanno mantenuto un alto livello di nascite extraospedaliere e quindi meno medicalizzate con l’11,7 per cento di bambini nati in ospedale e il 17,1 per cento di bambini nati a casa nel 2010 (Kaminska 2015).

La Nuova Zelanda è l’esempio di un paese che ha persino invertito la tendenza alla medicalizzazione creando un sistema basato sulle reti sociali. Ciò è stato possibile attraverso modifiche alle normative professionali, ma anche a causa della legislazione “che protegge gli operatori sanitari da azioni civili e azioni legali personali” (Firestone et al. 2015).

Che ciò sia cruciale può essere visto in paesi come la Germania, dove l’accesso delle donne alle nascite in casa è diminuito perché le ostetriche non possono permettersi l’aumento dei premi per l’assicurazione di responsabilità civile privata e quindi molte ostetriche hanno smesso di offrire la loro assistenza per le nascite in casa, nonostante la domanda esistente (Reibling e Mischke 2015).

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La disoccupazione e la povertà vengono medicalizzate?

Che la disoccupazione e la povertà siano associate a una salute peggiore è un fatto noto.  Studi recenti hanno tuttavia dimostrato che i disoccupati ricevono in media più antidepressivi e visitano i medici più spesso rispetto ai lavoratori con uno stato di salute simile, indicando che questo gruppo è stato largamente medicalizzato (Buffel, Beckfield e Bracke 2017; Buffel, Dereuddre e Bracke 2015). In un certo senso, si è cercata la soluzione più facile a un problema complesso, come quello della disoccupazione.

La società è stata anche “psicologizzata?”

La psicologizzazione somiglia alla medicalizzazione, anche se essa è inserita in un concetto più ampio di promozione della salute. La salute fisica e mentale permettono infatti alle persone di essere più produttive: per questo i vari Stati supportano la promozione della salute e la formazione psicologica, ad es. per affrontare lo stress in vari contesti (scuole, luoghi di lavoro, ecc.) (Reveley 2016). Queste iniziative non solo possono aiutare a potenziare le persone: esse costituiscono anche misure di controllo sociale e di autocontrollo (Rose 1998).

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Fonte:

EuropeNow

 

Dr. Walter La Gatta

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