L’intelligenza

Spesso, nei rapporti con gli altri, molte persone sono a disagio perché non si sentono sufficientemente intelligenti.

Ma cos’è mai l’intelligenza? E’ veramente difficile trovare una definizione breve ed esaustiva, perché l’intelligenza non è una abilità unitaria, non è qualcosa che si possiede o non si possiede, non è un fenomeno che viene considerato da tutti allo stesso modo.

Per fare un esempio della grande varietà di definizioni sull’ intelligenza citiamo quelle di Terman “è l’abilità di pensare astrattamente“; di Woordrow “è la capacità di acquisire capacità“; di Thorndike “è il potere di dare buone risposte dal punto di vista della verità o dei fatti“. E ce ne sarebbero moltissime altre.

Le definizioni che riguardano l’intelligenza sono state divise in tre grandi categorie:
Generali: mettono in rilievo soprattutto la capacità dell’essere umano o dell’animale dotato di cervello di risolvere dei problemi nuovi che implicano una ristrutturazione del rapporto di adattamento con l’ambiente (vedi W. Koehler – 1917 – Studi sulle scimmie antropoidi;- Specifiche: evidenziano vari tipi di intelligenza, tipicamente umana, come il ragionamento logico, la capacità di effettuare valutazioni, di perseguire uno scopo ecc (Vedi Gardner, Saggio sulla pluralità delle intelligenze 1983).
Operative: aspetti dell’intelligenza che si ritengono utili in un determinato contesto e che si rilevano generalmente attraverso (vedi utilizzo di specifici test).

Un altro tipo di definizione molto frequente è quella di “Intelligenza A” e “Intelligenza B“. Per intelligenza A (fluida) si intende la potenzialità genetica dei singoli individui, per intelligenza B (cristallizzata) quella che risulta dall’esperienza, dall’apprendimento e dai fattori ambientali.

Freud considerò l’intelligenza come una prerogativa del sistema conscio, strettamente aderente alle esigenze imposte dal principio di realtà. Anche l’intelligenza sarebbe però influenzata dalle tendenze inconsce, attraverso la stimolazione della curiosità.

In passato vi sono state inoltre molte polemiche sull’origine dell’intelligenza: era dovuta all’ereditarietà o dall’ambiente? I genetisti sostenevano che essa fosse determinata in larghissima parte dal corredo genetico ed in misura minima dall’ambiente e dalle esperienze vissute; gli ambientalisti erano invece di parere esattamente opposto.Porre la questione in termini alternativi in realtà non ha molto senso, perché appare evidente che sono importanti sia i fattori genetici, sia i fattori ambientali, dal momento che insieme concorrono a formare un tratto molto complesso, come quello dell’intelligenza. L’osservazione ci permette infatti di notare che vi sono sicuramente dei geni naturali, figli di persone altrettanto geniali, ma non si può negare altresì che il comportamento intelligente dipende anche dalle conoscenze e dalle abilità di cui si dispone, dalle esperienze che si sono avute, dalla qualità delle relazioni che si sono stabilite con le altre persone.

Sicuramente c’è una forte correlazione fra intelligenza e scolarità e questo è dovuto sia al fatto che gli individui intelligenti frequentano la scuola più a lungo, sia al fatto che frequentare la scuola più a lungo rende più intelligenti. Un altro esempio che ci spiega molto sul fattore-intelligenza è il seguente: la ricerca ha mostrato che negli USA le persone di colore delle città e delle zone rurali hanno punteggi inferiori rispetto a quelli dei bianchi delle stesse regioni, ma i cittadini neri degli stati del Nord ottengono risultati migliori di quelli dei cittadini neri degli stati del sud. Come mai? E’ ovvio che in questo caso non è la razza, ma sono le condizioni di vita a determinare il maggior livello intellettivo.

Anche la concezione che l’invecchiamento comporti necessariamente un impoverimento intellettivo è oggi ampiamente superata. Le abilità cognitive vengono infatti divise in due categorie: quelle particolarmente sensibili all’età (memoria associativa, agilità mentale, velocità di organizzazione) e quelle che migliorano in età matura (prove di vocabolario e di informazione) facendo raggiungere agli anziani punteggi addirittura superiori a quelli dei giovani.Anche in questo caso non si può generalizzare: vi sono differenze notevoli fra un individuo anziano e un altro, come fra certe abilità che migliorano nel tempo ed altre che invece mostrano un certo declino.

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Quando si pensava che l’intelligenza fosse soprattutto espressione di un potenziale ereditario, ci si attendeva che il livello di intelligenza di una persona restasse immutato per tutta la vita. Oggi le ricerche, sempre più approfondite sulla natura dell’intelligenza, hanno portato invece a concepirla come un fattore complesso e dinamico, che varia da persona a persona e che, nell’arco di vita dell’ individuo, può variare moltissimo da periodo a periodo.

Quanto al livello di intelligenza, in passato la donna veniva considerata meno intelligente dell’uomo e si sosteneva questa tesi attraverso la dimostrazione che la donna, nei secoli, non aveva compiuto realizzazioni o scoperte scientifiche pari a quelle maschili. Oggi, potendo valutare le cose con maggiore obiettività, è facile riconoscere che la considerazione è senz’altro giusta, ma che tale disparità fra i sessi non è imputabile alla carenza di intelligenza nella donna, quanto a ragioni sociali e culturali, che come si sa, hanno il potere di influenzare notevolmente lo sviluppo delle capacità intellettuali sia di una società che di una persona.

Approfondimenti:

Pensate come un uomo o come una donna? Se conoscete l’inglese potete fare questo TEST della BBC. E’ in inglese: se non lo conoscete aiutatevi con questo traduttore

Poi vi consigliamo di andare a vedere questa pagina, sempre della BBC, che spiega il funzionamento del cervello in modo interattivo.

Potete anche cercare tutte le definizioni di intelligenza presenti sul web.

Dr. Walter La Gatta

Clinica della Timidezza

2 commenti su “L’intelligenza”

  1. Secondo me le abilità/facoltà che rientrano nell’ambito specifico dell’intelligenza sono:

    1. Rapidità in ogni attività mentale, senza perdite di efficienza o di efficacia
    2. Versatilità
    3. Capacità di attenzione
    4. Capacità di “tenere a mente” le cose (grande memoria di lavoro e buon utilizzo della stessa)
    5. Capacità di ritenzione delle informazioni
    6. Capacità di ricavare la più grande quantità possibile di informazioni corrette da ogni singolo stimolo o insieme di stimoli provenienti dal mondo esterno e/o dalla propria mente, emotività ecc.
    7. Capacità di individuare collegamenti e differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti
    8. Capacità di richiamo delle informazioni desiderate e delle informazioni correlate alle cose corredata da un continuo raffronto con le informazioni ottenute recentemente
    9. Capacità di utilizzare le proprie informazioni in maniera tale da ricavarne sempre le strategie migliori per il soddisfacimento degli scopi
    10. Capacità di inventare correttamente strategie nuove al fine di ottenere le risoluzioni dei problemi o al fine di migliorare il soddisfacimento degli scopi
    11. Capacità di creare nuove idee che siano all’effettivo produttive/costruttive/migliorative
    12. Capacità di improvvisazione
    13. Capacità di ragionare correttamente

    Un individuo è più intelligente di un altro se dimostra una maggiore propensione in una o più (meglio se in tutte) di queste abilità. “Versatilità” è un’abilità chiave: ci dice che un individuo è tanto più intelligente quanti più sono gli ambiti in cui riesce ad avere grandi risultati con le altre abilità. Con la parola “migliore” si vuole intendere anche “secondo l’opinione del soggetto che sta esercitando le abilità”, le parole “costruttivo” e “produttivo” si riferiscono ad un punto di vista oggettivo mentre la parola “corretto” si riferisce ad un punto di vista oggettivo e verificabile intersoggettivamente.

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  2. Vorrei chiarire ancora un po’ quello che intendevo: al punto 4, per esprimermi meglio avrei dovuto mettere “memoria di breve termine” invece di “memoria di lavoro”, perché io con quelle parole volevo intendere non solo quella memoria che ci permette di ricordare le cose appena accadute o pensate che vogliamo tenere a mente, ma anche quella memoria “a breve termine”, appunto, che ci permette di ricordare ciò a cui invece non prestiamo molta attenzione; al punto 8, per rendere meglio ciò che volevo intendere avrei dovuto scrivere “Capacità di richiamo corretto delle informazioni desiderate, e richiamo continuo e corretto delle informazioni correlate alle cose, corredato da un continuo raffronto con le informazioni ottenute recentemente”.

    La “lista” la riscrivo quindi così, per essere più chiaro:
    1. Rapidità in ogni attività mentale, senza perdite di efficienza o di efficacia
    2. Versatilità
    3. Capacità di attenzione
    4. Capacità di “tenere a mente” le cose (grande memoria di breve termine, buon utilizzo di essa)
    5. Capacità di ritenzione delle informazioni
    6. Capacità di ricavare la più grande quantità possibile di informazioni corrette da ogni singolo stimolo o insieme di stimoli provenienti dal mondo esterno e/o dalla propria mente, emotività ecc.
    7. Capacità di individuare i/dei collegamenti e le/delle differenze tra le cose aldilà della loro dimensione ontologica e temporale, e di rilevare i contrasti
    8. Capacità di richiamo corretto delle informazioni desiderate, e richiamo continuo e corretto delle informazioni correlate alle cose, corredato da un continuo raffronto con le informazioni ottenute recentemente
    9. Capacità di utilizzare le proprie informazioni in maniera tale da ricavarne sempre le strategie migliori per il soddisfacimento degli scopi
    10. Capacità di inventare correttamente strategie nuove al fine di ottenere le risoluzioni dei problemi o al fine di migliorare il soddisfacimento degli scopi
    11. Capacità di creare nuove idee che siano all’effettivo produttive/costruttive/migliorative
    12. Capacità di improvvisazione
    13. Capacità di ragionare correttamente

    Come esempio di “capacità di attenzione” quale io volevo intenderla, vale non solo una cosa banale come il rendersi conto di tutto ciò che si trova nel proprio campo visivo cogliendone i dettagli, ma anche, per esempio, l’avere uno sguardo d’insieme di una data situazione e rendersi conto, magari, che essa si è già presentata o quasi, o il cogliere la stranezza nascosta di una parola o di una frase in un dato contesto e/o in un dato testo.

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