Sono Marcello di Milano. Ho 44 anni. Dopo un lungo percorso di auto-analisi (conl’aiuto negli anni di letture di vari libri e riviste) sono arrivato a miglioraremolto il mio stato di “timido cronico”, ma ho ancora qualche “problema”. Da ragazzoavevo paura di affrontare le situazioni, semplicemente perché non mi sentivoall’altezza di affrontarle. Ad esempio, verso i 17 anni, una ragazza della miacompagnia cominciò a farmi capire che le interessavo, ma siccome era la ex delragazzo considerato (ai tempi) il più “ganzo” del gruppo, non mi reputai all’altezzae preferii lasciare la compagnia…. (scoprii dopo che qualcuno cominciò persino apensare che ero gay, dato che la ragazza era anche lei molto ganza… non so se mispiego). Comunque nel tempo capii che per sbloccarmi dovevo aggredire le mie paure,e cercare di affrontare le situazioni, per lo meno per cercare di cavarmi poi diimpaccio… questo mi ha portato da un lato a prendere coraggio, ma anche a faredelle grandissime figuracce….. Comunque ho realizzato quella che forse per molti éun’ovvietà: il blocco per me è semplicemente dovuto a una somma di fattori miei(grande sensibilità) con fattori esterni (educazione rigida, scarsa considerazioneda parte dei miei genitori che hanno minato la mia autostima). Tra l’altro il miomodo di essere mi porta ad essere sensibile e raffinato (ho effettivamente pensatoanche di essere omosessuale, ma alla fine ho proprio realizzato proprio che no, nonlo sono). Però come (pare che sia così) i gay riesco a diventare amico di molteragazze, che con me parlano di tutto, ma proprio di tutto (avendo letto molto riescoa parlare con naturalezza di molti argomenti, e così alla fine mi raccontano deiloro rapporti, delle cerette, del ginecologo, i mariti stronzi, le figlie ascuola…). Spesso ho scambiato questa confidenza come intimità, almeno per me eracosì, e a volte ho preso delle cotte tremende rimediando le figuracce di cuisopra… tra parentesi ho scoperto che per molte persone l’amicizia é a sensounico. Comunque il mio blocco é da sempre dovuto semplicemente alla consapevolezzache in soldoni il fine di un approccio con l’altro sesso é appunto… il sesso! Esiccome con l’educazione rigida che ho ricevuto il sesso era una cosa sporca, lafrittata é fatta…. Inoltre avendo fin da piccolo una grande fantasia, sapevobenissimo cosa avrei potuto fare con le ragazze, e questo mi portava (e mi portaancora) ad essere impacciato. L’ovvietà? Che anche le ragazze vogliono farlo, anchese adesso per me il problema é “di comunicazione”. Comunque il mio essere timido non era solo verso le ragazze: in ufficio me ne sonosempre stato sulle mie, e dato che nel mio lavoro ero bravo, il mix che gli altripercepivano era che fossi un sapientone con la puzza sotto il naso, raccogliendodelle feroci antipatie dai miei colleghi, ed essere snobbato da quasi tutte lecolleghe. La situazione sotto certi punti di vista é migliorata in parecchi sensi daquando ho lasciato l’ufficio e mi sono messo in proprio a fare il consulente (o midavo una svegliata… o morivo di fame). Se dal punto di vista interpersonale inambito lavorativo le cose sono migliorate molto (devo prorpio essere un’empatico, lagente a parte il lavoro mi racconta di tutto), per quanto riguarda l’altro sesso lecose invece no. Ultimamente mi sono rimesso in forma facendo molto sport, e mi écapitato che alcune ragazze manifestassero verso di me qualche interesse (occhiatevarie, strette di mano mooolto prolungate, battute varie…) il problema é cheessendo timido e non volendo essere “sfacciato” prendo tempo, divago, insomma non midecido mai a chiedere qualcosa tipo “ti va di andare a bere qualcosa” oppure “cosafai dopo?”. Insomma, quando credo di essere sicuro di poter combinare qualcosa noncombino nulla; quando invece non c’è nulla da combinare, rimedio figure. Insomma,cosa posso fare per migliorare la mia situazione? Mi potete dire qualcosa? Comeposso “crescere” ancora? Grazie. Marco PS: sono sposato, ma il mio matrimonio va male (per quello che mi sono “rimesso informa”..). A proposito, mia moglie ai tempi me la presentarono degli amici cheavevamo in comune …
Marcello
Caro Marcello,
La sua ultima precisazione, riguardo al suo essere sposato, non è del tutto irrilevante. Ritengo che lei abbia fatto un ottimo lavoro su sé stesso a giudicare dalla sua buona proprietà di linguaggio, dall’analisi dei suoi comportamenti e dei suoi vissuti e dalle conclusioni cui è giunto e che sono condivisibili. Credo che questo suo riaccendere il tema delle relazioni e della comunicazione sia la punta dell’iceberg rappresentato dall’unione con sua moglie, che a quanto dice attraversa un momento difficile. Il suggerimento che vorrei darle, dopo aver letto la sua lunga lettera è quello di utilizzare tutte le abilità e le competenze che ha saputo conquistarsi negli anni per migliorare il rapporto con sua moglie e soltanto dopo l’eventuale fallimento di ogni suo/vostro possibile sforzo, potrà legittimamente dedicare il suo impegno alla ricerca di una persona che sappia condividere con lei i suoi bisogni ed i suoi desideri.
Dal tono della sua lettera sembra quasi che lei voglia ricominciare a vivere la sua vita partendo dalla sua fase adolescenziale, per riattraversare tutte le esperienze che l’hanno portata fin qui. A mio giudizio invece, quelle fasi sono oramai superate e, messo un punto fermo alla sua vita di oggi, di lì ripartire per continuare a costruire il suo percorso.
Cordiali saluti.
Dr. Walter La Gatta
Dr. Walter La Gatta, psicoterapeuta sessuologo.
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