La comunicazione verbale

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Cosa è la comunicazione?

È, un processo bidirezionale in cui chi parla trasmette informazioni mentre chi ascolta comprende e interpreta il messaggio. La comunicazione fa parte della natura umana e gli esseri umani, in quanto esseri pensanti, emotivi e sociali, interagiscono tra loro tramite la comunicazione. Questo perché sentono la necessità di trasmettere agli altri i propri bisogni, le proprie idee, i propri pensieri e le proprie emozioni, e a ricevere le stesse cose dagli altri.

Cosa è la comunicazione verbale?

La comunicazione verbale è un tipo di comunicazione in cui si utilizzano parole espresse a livello vocale e scritte, per trasmettere un messaggio a una o più persone. La sua efficacia dipende da vari aspetti, tra cui la scelta delle parole, il tono e la chiarezza del discorso.

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Quando si usa la comunicazione verbale?

Praticamente sempre: dal momento in cui ci svegliamo la mattina fino al momento in cui chiudiamo gli occhi la sera.

Perché si usa la comunicazione verbale?

Si usa la comunicazione verbale per modellare i pensieri in un modo che essi possano essere compresi.

Quale è la differenza fra comunicazione verbale e non verbale?

La differenza tra comunicazione verbale e non verbale è che la seconda è molto più efficace della comunicazione verbale. Con la comunicazione verbale, infatti, si possono scegliere le parole giuste per rappresentare all’altro/a esattamente quello che si vuole trasmettere (molti dei comportamenti non verbali sono automatici e non sotto il nostro controllo).

Perché si gesticola mentre si parla?

Per enfatizzare le parole con i gesti.

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Quanto conta la comunicazione verbale rispetto al non verbale?

La comunicazione verbale è un elemento importante, ma è solo una parte del messaggio complessivo trasmesso. Alcune ricerche suggeriscono che l’elemento verbale costituisce, in effetti, una parte molto piccola del messaggio complessivo: solo dal 20 al 30%. Tuttavia, questo è ancora significativo e vale la pena dedicare del tempo a migliorare le proprie capacità di comunicazione verbale.

Perché si dovrebbe imparare a padroneggiare la comunicazione verbale?

Perché una buona comunicazione porta meno conflitti e permette di risolvere le incomprensioni. Infatti, se si esprimono le proprie opinioni in modo chiaro e diretto, è facile che i destinatari capiscano il messaggio con maggiore efficacia.

Quale è la differenza fra tipi di comunicazione e stili di comunicazione?

La differenza fondamentale è che i tipi spiegano dove e con chi si sta comunicando. gli stili spiegano come si usa la comunicazione verbale.

Quali sono i tipi di comunicazione?

La comunicazione può essere intrapersonale, interpersonale, di gruppo, pubblica o di massa.

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In cosa consiste la comunicazione verbale intrapersonale?

La comunicazione verbale intrapersonale riguarda i nostri pensieri, i monologhi interiori, il parlare con noi stessi.

In cosa consiste la comunicazione verbale interpersonale?

La comunicazione diadica o interpersonale è un tipo di comunicazione verbale che avviene tra due parti. Questo tipo di comunicazione è esteriore a noi stessi, quindi affinché abbia successo dobbiamo:

. Pronunciare delle parole o scriverle
. Ascoltare,
. Capire
. Trasmettere le informazioni di ritorno (o feedback)

Cosa è la comunicazione verbale di gruppo?

La comunicazione verbale di gruppo avviene quando sono coinvolte più di due persone. La principale differenza tra la comunicazione interpersonale e la comunicazione di gruppo è solo il numero di persone coinvolte.

Cosa è la comunicazione verbale pubblica?

E’ una comunicazione che si tiene in pubblico. Si distingue dalla comunicazione verbale di gruppo perché:

. C’è un oratore principale che si rivolge al pubblico
. Il pubblico si è riunito in quanto sente il bisogno di ricevere le informazioni dall’oratore

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Cosa è la comunicazione verbale di massa?
Questo tipo di comunicazione verbale differisce maggiormente dagli altri tipi di comunicazione menzionati perché utilizza un mezzo per trasmettere il proprio messaggio a un pubblico più vasto. Quando si parla di comunicazione verbale di massa, si parla di:

. Giornali,
. Televisione,
. Programmi radiofonici.
. Social Media

Stili di comunicazione verbale

Gli stili di comunicazione verbale sono:
. Lo stile aggressivo
. Lo stile passivo
. Lo stile passivo-aggressivo
. Lo stile assertivo

In cosa consiste lo stile aggressivo di comunicazione verbale?

Le persone che utilizzano uno stile di comunicazione aggressivo sono spesso percepite come coloro che non hanno alcun riguardo per le emozioni degli altri. Le persone che usano uno stile aggressivo sono troppo dirette e spesso spietate, sono prepotenti e, quando parlano, si aspettano un certo livello di obbedienza.

In cosa consiste lo stile passivo di comunicazione verbale?

Le persone che utilizzano lo stile passivo della comunicazione verbale sono spesso percepite come timide, introverse e distaccate. Di solito tengono per sé le loro opinioni e, quando viene chiesto loro di esprimerle, rimangono vaghe. Spesso non si sentono a proprio agio nel confronto e fanno di tutto per evitarlo.

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In cosa consiste lo stile di comunicazione verbale passivo-aggressivo?

Gli oratori in stile passivo-aggressivo nascondono le loro vere emozioni e il loro dispiacere quando incontrano disaccordo. Questi individui cercano di sembrare passivi in ​​superficie, mentre il loro risentimento o disaccordo continua a crescere sotto la maschera della passività. Il loro comportamento non è coerente con le loro parole. Le persone passivo-aggressive si sentono più a loro agio nell’esprimere indirettamente le reazioni negative invece di esprimere apertamente i loro veri sentimenti.

In cosa consiste lo stile assertivo di comunicazione verbale?

Le persone che utilizzano questo stile di comunicazione verbale sono quelle che non hanno paura di essere assertive o di esprimere i propri sentimenti e opinioni in modo positivo. Chi utilizza uno stile assertivo cerca il compromesso e rispetta i propri diritti e quelli degli altri.

Cosa sono i simboli, nella comunicazione?

I simboli sono rappresentazioni arbitrarie di pensieri, idee, emozioni, oggetti o azioni utilizzate per codificare e decodificare il significato (Nelson & Kessler Shaw). I simboli stanno per, o rappresentano qualcos’altro. Ad esempio, non c’è nulla di inerente nel chiamare un gatto “gatto”. La parola “gatto” è una rappresentazione simbolica della nostra idea di gatto. I simboli che usiamo sono arbitrari e non hanno alcuna relazione diretta con gli oggetti o le idee che rappresentano: per questo la comunicazione può essere a volte difficile. Generalmente la comunicazione si considera riuscita se si raggiunge un accordo sui significati dei simboli che si utilizzano. Senza un sistema di simboli concordato, potremmo condividere relativamente poco significato l’uno con l’altro.

I simboli restano uguali nel tempo?

No. I significati dei simboli (cioè delle parole) cambiano nel tempo a causa dei cambiamenti nelle norme sociali, nei valori e nei progressi tecnologici. Il linguaggio, dunque, non è statico: si evolve e cambia nel tempo, dal momento che nuove parole ed espressioni vengono costantemente aggiunte al vocabolario. Ad esempio, l’ascesa dei social media ha dato vita a nuove parole gergali e abbreviazioni che ora sono ampiamente utilizzate nella comunicazione quotidiana. Esempio: “FAQ”.

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Quali sono le caratteristiche dei simboli verbali?

Essi sono:
“Arbitrari – non hanno alcun rapporto diretto con gli oggetti o le idee che rappresentano”;
“Ambigui – possono avere diversi possibili significati”;
“Astratti: non sono materiali o fisici; possono solo rappresentare oggetti e idee”

Esempio di arbitrarietà: perché chiamiamo “gatto” il gatto? Chiamarlo “micio” è la stessa cosa?

Esempio di ambiguità: l’oratore è a metà presentazione. Un allievo chiede: può andare all’ultima diapositiva per favore? Cosa significa “ultima diapositiva”: l’ultima mostrata o l’ultima della presentazione?

Esempio di astrazione: Nella serie di libri di Harry Potter di JK Rowling , maghi e streghe chiamano la popolazione non magica sulla terra “babbani” invece di dover definire tutte le culture separate dei babbani. L’astrazione è utile quando si vogliono comunicare concetti complessi in modo semplice. Tuttavia, più il linguaggio è astratto, maggiore è il rischio di confusione.

Cosa è la fonologia?

La fonologia è lo studio dei suoni del parlato . La pronuncia della parola gatto deriva dalle regole che regolano il suono delle lettere, soprattutto in relazione tra loro. Il contesto in cui le parole vengono pronunciate può fornire risposte su come dovrebbero essere pronunciate. Anche se molte parole sono scritte nello stesso modo, il loro significato può variare a seconda di come vengono pronunciate e del contesto nel quale vengono utilizzate.

Quale è la differenza fra linguaggio denotativo e linguaggio connotativo?

Il significato denotativo è quello che si trova nei dizionari, ma i significati non sempre seguono definizioni standard e concordate quando vengono utilizzati in vari contesti. Ad esempio, “Marta vive in un deserto” significa che Marta vive in un luogo tipo il Sahara o che vive isolata in una città , dove non ha relazioni?

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Cosa è la semantica?

La semantica è lo studio del significato all’interno del linguaggio. Essa esamina come parole e frasi trasmettano idee e concetti specifici. Ad esempio, la parola “amore” può avere significati diversi a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Comprendere la semantica è fondamentale per garantire che il significato che intendiamo sia trasmesso e ricevuto accuratamente dagli altri.

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Cosa è la pragmatica?

La pragmatica è lo studio di come le persone utilizzano effettivamente la comunicazione verbale. Ad esempio, se si parla fra amici si utilizzano alcune espressioni verbali, che non si userebbero se si parlasse con sconosciuti autorevoli. Le abilità pragmatiche sono vitali per una comunicazione verbale efficace, poiché ci consentono di adattare il nostro linguaggio a situazioni e destinatari diversi.

Comprendendo sia la semantica che la pragmatica del linguaggio, possiamo garantire che il significato che intendiamo venga trasmesso e ricevuto accuratamente.

Come si dovrebbe iniziare un discorso o una presentazione?

In molti incontri interpersonali, i primi istanti sono estremamente importanti. Le prime impressioni hanno un impatto significativo sul successo della comunicazione. E’ la stessa cosa che succede quando si incontra qualcuno e ci si fa una impressione immediata di lei, in base al suo aspetto, al suo modo di parlare e al suo comportamento, così come a tutto ciò che si potrebbe aver sentito su di lui da altre persone.

La prima impressione può essere rivista in seguito?

Naturalmente si: la prima impressione potrebbe essere rivista in seguito, a seguito di nuove informazioni ricevute, anche se diverse ricerche mostrano che la prima impressione ricevuta è persistente nel tempo.

Come migliorare le capacità di comunicazione verbale?

Le capacità di comunicazione verbale sono duplici: occorre comunicare chiaramente  e comprendere e rispondere agli altri. Occorre tenere in mente che si comunica con persone diverse, e quindi occorre adattare il tipo e lo stile del linguaggio al contesto.

Ad esempio, supponiamo che si debba spiegare il processo che si è utilizzato nel proprio ultimo progetto. Come si può spiegare quello che si è fatto in due minuti? E in 30 secondi? Come si può spiegarlo a un giovane studente? Come lo descriveresti a un nonno?

Perché è importante saper scegliere le parole?

Perché le parole hanno un potere immenso. La scelta delle parole può determinare se un messaggio viene ricevuto con chiarezza o confusione. Le parole possono ispirare, motivare e confortare, oppure possono ferire, scoraggiare e umiliare. È attraverso un’attenta selezione delle parole che possiamo veramente esprimere i nostri pensieri e le nostre intenzioni.

Cosa è lo story telling?

Lo storytelling è uno strumento potente per coinvolgere e affascinare il pubblico. Attraverso le narrazioni, si possono evocare emozioni, trasmettere idee complesse e rendere il messaggio più riconoscibile. Imparare e implementare tecniche di narrazione efficaci può elevare le capacità di comunicazione verbale.

Quanto è importante la sensibilità culturale?

In un mondo sempre più interconnesso e diversificato, la sensibilità culturale nella comunicazione verbale è della massima importanza. Essere consapevoli delle sfumature culturali, adattare il proprio stile di comunicazione al pubblico migliora la capacità di connettersi con persone provenienti da contesti diversi.

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Cosa sono le barriere comunicative?

Le barriere comunicative sono ostacoli all’efficacia degli scambi verbali. Riconoscere queste barriere e sapere come superarle è fondamentale per mantenere una comunicazione aperta e produttiva. Utilizzando un linguaggio semplice, fornendo spiegazioni chiare e impiegando ausili visivi, si possono colmare le barriere linguistiche e garantire che il messaggio sia compreso da tutte le parti coinvolte.

La comunicazione verbale può essere migliorata?

Si. La comunicazione verbale, come qualsiasi abilità, può essere migliorata attraverso l’apprendimento e la pratica continui. Dedicando tempo e impegno ad affinare le proprie capacità comunicative, si può diventare comunicatori più sicuri, persuasivi ed efficaci. Dalla padronanza degli elementi essenziali della comunicazione verbale all’esplorazione delle differenze culturali e all’adozione delle piattaforme digitali, ci sono infinite opportunità per migliorare le proprie capacità comunicative. Sfruttando il potere delle parole e perfezionando continuamente le strategie di comunicazione, si possono stabilire connessioni significative con gli altri.

Quali sono i codici di comunicazione nella scuola di Palo Alto?

I codici della comunicazione vengono distinti dalla Scuola di Palo Alto (Watzlawick et al., 1967) in analogici e numerici. Secondo questa prospettiva, in un processo comunicativo possiamo riferirci agli oggetti rappresentandoli (codice analogico), oppure nominandoli (codice numerico). Per esempio, quando ci si arrabbia con una persona e si assume uno sguardo corrucciato, si parlerà di codice analogico, nel caso in cui ci si limiti alle parole, si parla di codice numerico.

Quanti codici esistono nell’ambito della comunicazione?

Nell’ambito della comunicazione interpersonale, esistono cinque tipologie di codici:

. codice linguistico, ossia il linguaggio utilizzato nell’atto comunicativo;

. codice paralinguistico, di cui fanno parte volume della voce, le esitazioni, le pause di silenzio, la velocità con cui si parla, ecc.

. codice cinesico comprende sguardo, movimenti del volto, del corpo e postura;

. codice prossemico, che ha a che fare col modo in cui si gestisce il proprio spazio attorno e la distanza mantenuta con le altre persone;

. codice aptico che si riferisce a come viene gestito il contatto corporeo con le altre persone.

Tali codici non si presentano sempre in maniera univoca nel processo comunicativo, al contrario sono perlopiù compresenti.

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Come avviene, nella pratica, l’interazione verbale?

Gli studi etnometodologici hanno identificato una “sequenza base” della conversazione, ossia una sequenza standard, caratterizzata da tre fasi: “apertura”, ovvero come inizia una
conversazione; lo “sviluppo”, durante il quale il meccanismo del “turno” fa in modo che la conversazione si possa sviluppare in modo ordinato (e le persone “non si parlino
addosso”); infine, la “chiusura”, passaggio che serve a terminare la conversazione. Un altro meccanismo essenziale nell’organizzazione della conversazione è rappresentato
dalla presenza delle “coppie adiacenti”, ovvero sequenze di due turni vicini l’uno all’altro (per esempio: ) e delle “sequenze laterali”, ossia degli “incisi” che vengono inseriti nella conversazione, pur non essendo parte dell’argomento centrale (Boni, 2007).

Cosa è l’etnometodologia?

L’etnometodologia, fondata da Garfinkel (1967), è la branca della sociologia che studia i “metodi” con i quali si rende “spiegabile” ciò che si fa quotidianamente (Boni, 2007).

In cosa consiste il linguaggio paraverbale?

Il linguaggio paraverbale, detto anche “sistema vocale non verbale”,  è rappresentato dall’insieme dei suoni emessi nella comunicazione, indipendentemente dal significato delle parole. Esso comprende diversi parametri acustici:
a) Il tono, dato dalla frequenza della voce, influenzato da fattori fisiologici quali età, costituzione fisica, e da fattori legati al contesto. L’insieme delle variazioni di tono rappresenta il profilo d’intonazione.
b) L’intensità consiste nel volume della voce, anch’essa legata a fattori personali o di contesto. Ad esempio, il tono di voce potrà aumentare o diminuire a seconda se si
voglia enfatizzare o meno una parola o una frase.
c) La velocità, determinato dalla successione delle parole e dall’alternanza tra eloquio e pause. Questo aspetto comprende anche la velocità con cui si parla, la durata necessaria a pronunciare un determinato enunciato e le pause, distinte in pause piene, riempite da interiezioni quali «ehm», «mhh» e le pause vuote, ossia momenti di silenzio.
d) Il ritmo, che darà maggiore o minore autorevolezza alle parole pronunciate.
e) Il silenzio, in quanto assenza di parola, «costituisce un modo strategico di comunicare e il suo significato varia con le situazioni, con le relazioni e con la cultura di
riferimento» (Anolli, 2010).

Cosa è il silenzio nella comunicazione?

Il silenzio è un caso particolare di comunicazione paraverbale, in quanto possiede caratteristiche fortemente ambivalenti: potrebbe essere indizio di un ottimo rapporto, o, al contrario, di una pessima comunicazione e di una relazione deteriorata. Il silenzio possiede una forte componente di regole sociali che possono essere definite come le regole del silenzio, (Anolli, 2010) che definiscono quanto sia più appropriato farne uso. Ad esempio, nella cultura occidentale i turni si susseguono rapidamente ed il silenzio è piuttosto ridotto, al contrario viene visto come segnale di mancanza di cooperazione o di disinteresse. Al contrario, nelle culture orientali il silenzio è simbolo di riflessione sulle parole dell’altro, di ponderatezza e di armonia.

Del linguaggio paralinguistico fanno parte anche i segnali vocali legati all’accento e alla pronuncia?

Si: essi possono contribuire a dare informazioni sulla provenienza regionale, oltre che sulle caratteristiche etniche del parlante.

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Foto di Dani Hart: https://www.pexels.com/it-it/foto/donne-sedute-sulle-sedie-all-interno-di-una-stanza-3719037/

 

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