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Perché una donna potrebbe non piacere agli uomini? Ecco alcune spiegazioni psicologiche e alcuni consigli utili per piacere di più senza, ovviamente, compromettere la propria autenticità.
Qualche spiegazione psicologica:
Scarsa autostima: Una donna che non ha fiducia in se stessa può inviare segnali inconsci di insicurezza o a comportamenti ansiosi o dipendenti, che possono risultare poco attraenti o comunque essere percepiti negativamente dagli uomini.
Eccessiva sicurezza di sé: una eccessiva sicurezza di sé può essere interpretata come arroganza o egocentrismo, il che rende difficile agli uomini avvicinarsi e cercare di approfondire la conoscenza.
Scarsa capacità di comunicazione: se una donna ha difficoltà a comunicare in modo efficace, può risultare distante o disinteressata a fare nuove conoscenze. Una buona comunicazione è essenziale per creare un legame empatico con un’altra persona, in particolare imparando a usare il linguaggio del corpo: posture eccessivamente chiuse, braccia costantemente a contatto con il corpo e mancanza di contatto visivo possono trasmettere disinteresse o disagio, allontanando potenziali partner.
Aspettative irrealistiche: avere standard troppo elevati o aspettative non realistiche può mettere pressione sugli uomini, facendoli sentire inadeguati o non all’altezza. Gli uomini in genere hanno timore delle donne troppo intelligenti o troppo di successo.
Bisogni emotivi: se una donna ha costante bisogno di conferme e approvazione, può apparire eccessivamente bisognosa o insicura, scoraggiando gli uomini dal creare una relazione alla pari.
Indipendenza emotiva molto forte: apparire eccessivamente indipendenti può far sembrare che non ci sia spazio per una relazione, scoraggiando gli uomini dal fare il primo passo.
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Consigli per piacere di più senza compromettere la propria autenticità
1. Lavorare sulla propria autostima attraverso l’auto-riflessione, la lettura di libri di auto-aiuto e, se necessario, una psicoterapia.
2. Riconoscere i propri punti di forza e rendersi conto delle proprie qualità: questo aiuta a mantenere un equilibrio tra le proprie sicurezza e l’umiltà necessaria per migliorarsi. E’ fondamentale imparare ad essere più sicura di te stessa, senza risultare arrogante.
3. Imparare ad ascoltare realmente gli altri, lasciandoli parlare senza interromperli e mostrando un reale interesse in quello che dicono. Questo interesse si mostra attraverso delle richieste di precisazioni, gesti empatici, sorrisi, contatto visivo, ecc.
4. Prestare attenzione al proprio linguaggio del corpo, mantenendo una postura aperta, rilassata e possibilmente simile a quella dell’altro.
5. Atteggiamento flessibile e aperto: occorre concentrarsi sugli aspetti veramente importanti di una relazione, tralasciando ideali superficiali o il soffermarsi su piccoli difetti (che tutti possono avere, te inclusa).
6. Cercare di bilanciare indipendenza e disponibilità emotiva. Mostrare che sei aperta a una relazione non significa necessariamente compromettere la tua individualità e la tua libertà.
7. Evitare di cercare l’approvazione esterna: impara a fidarti del tuo giudizio personale, pur dando spazio a tutte le critiche e i suggerimenti.
8. Rimanere una persona autentica, nonostante i suggerimenti di cui sopra: l’autenticità è sempre attraente e trovare qualcuno che ti apprezzi per quello che sei è fondamentale per una relazione sana e soddisfacente.
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Cosa ci fa paura?
Molte cose ci fanno paura. Ci sono persone che non riescono a dormire di notte perché hanno paura dei ladri, altre hanno paura di volare, altre temono gli incendi, i terremoti, la possibilità di rimanere senza soldi…
Non tutte le paure sono uguali: cambiano moltissimo da persona a persona, per contenuti, intensità e frequenza. Per superare le paure il primo passo è avere il coraggio di rivelare a se stessi di avere paura, togliendosi la maschera della persona sempre sicura di se stessa.
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Cosa ci rende ansiosi?
L’ansia non è che un tipo di paura, solo che in genere riguarda situazioni ed eventi che possono accadere nel futuro, piuttosto che nel presente, come invece accade più spesso per la paura. Si prova ansia quando la sola rappresentazione psichica di un evento temuto o sentito come minaccioso riesce ad attivare l’organismo, portandolo a una reazione di attacco o di fuga.
Quali sintomi producono ansia ed altre paure?
I sintomi sono in genere i seguenti:
Il cuore batte molto velocemente: a volte sembra irregolare
Il respiro è più veloce
Si suda molto
Fa male lo stomaco
Si perde la concentrazione
Si provano le vertigini
Si perde l’appetito o si mangia in modo esagerato
Si hanno sudori freddi
Si ha la bocca secca
Si avverte una insolita tensione muscolare
ecc.
Perché accade tutto ciò?
Queste cose accadono perché il corpo, percependo la paura, si prepara per un’emergenza, quindi fa fluire il sangue ai muscoli, aumenta la glicemia e permette di concentrarsi solo su ciò che il corpo percepisce come una minaccia.
Chi soffre di ansia cronica potrebbe soffrire dei sintomi sopra descritti, avvertire fastidiose emozioni di paura e insicurezza, avere problemi nel dormire, sviluppare mal di testa o avere problemi nel lavoro o a fare progetti per il futuro; si potrebbero infine avere problemi sessuali e perdere la fiducia in se stessi.
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa Tel. 347 0375949 IN PRESENZA: Ancona, Via Flaminia 226 Civitanova Marche, Corso Umberto 221 Fabriano, Via Monti, 31 Terni, Via Oberdan 3 ONLINE su tutte le piattaforme
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Che cos’è un attacco di panico?
Un attacco di panico è quando ci si sente sopraffatti dai sintomi della paura e dell’ansia; in particolare si provano difficoltà a respirare e si può avere la sensazione di avere un attacco di cuore o di perdere il controllo del proprio corpo.
L’elemento da prendere maggiormente in considerazione è la frequenza. Se ci si sente in ansia di tanto in tanto, se si vive qualche paura, ma poi tutto torna a posto velocemente, non c’è da preoccuparsi. Quando però ansia e paure prendono il sopravvento sulla propria vita, allora è una buona idea chiedere aiuto ad un professionista.
Cosa è una psicoterapia?
La psicoterapia è una terapia che si basa sulla parola: è molto efficace per le persone con problemi di ansia, perché permette di guardare i propri problemi da altri punti di vista, trovando soluzioni adeguate.
Dr. Giuliana Proietti
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● Attività professionale online
● Terapie individuali e di coppia
● Saggista e Blogger
● Collaborazioni professionali ed elaborazione di test per quotidiani e periodici a diffusione nazionale
● Conduzione seminari di sviluppo personale
● Co-fondatrice del sito Clinica della Timidezza e dell’attività ad essa collegata, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali.
Per appuntamenti e collaborazioni: 347 – 0375949 anche via whatsapp
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La timidezza è una caratteristica comportamentale che può variare da un lieve imbarazzo in situazioni sociali a una forte ansia sociale. Comprendere come affrontare e curare la timidezza può essere utile per migliorare la qualità della vita di chi ne soffre. Diversi approcci terapeutici sono stati studiati per aiutare le persone a superare la timidezza. Di seguito vengono esposti i principali approcci per la cura della timidezza.
Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT)La TCC è uno degli approcci più studiati e utilizzati per trattare la timidezza e l’ansia sociale. Essa si concentra sul modificare i pensieri negativi e irrazionali che alimentano la timidezza. Attraverso tecniche come la ristrutturazione cognitiva, l’esposizione graduale e l’addestramento delle abilità sociali, le persone possono imparare a gestire meglio le loro reazioni emotive nelle situazioni sociali.
Training sulle Abilità Sociali Questo approccio aiuta a migliorare le competenze interpersonali attraverso esercizi pratici. Le persone timide possono beneficiare di role-playing, esercizi di comunicazione e tecniche di risoluzione dei problemi per diventare più sicure di sé nelle interazioni sociali. In questi contesti si apprendono delle semplici abilità sociali, che in genere si tende a dare per scontate: ad esempio come iniziare una conversazione con uno sconosciuto. Il confronto con altre persone o attraverso dei video permette di avere degli utili “feedback”, allo scopo di migliorarsi.
Mindfulness e Terapie Basate sulla Consapevolezza La mindfulness, che consiste nel focalizzarsi sul momento presente astenendosi dal giudicare, può aiutare a ridurre l’ansia sociale e la timidezza. Le terapie basate sulla consapevolezza ed altre tecniche di rilassamento, come il Training Autogeno, insegnano ai pazienti a riconoscere e accettare i loro pensieri e sentimenti, senza lasciarsi sopraffare dagli eventi avversi della vita.
Farmacoterapia In alcuni casi si possono prescrivere farmaci per aiutare a gestire i sintomi dell’ansia sociale. Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) sono i farmaci più utilizzati per trattare l’ansia sociale severa.
Interventi di Gruppo Le terapie di gruppo possono offrire un ambiente di supporto dove i partecipanti possono condividere le loro esperienze e praticare le abilità sociali in un contesto sicuro. I gruppi di sostegno e le terapie di gruppo possono essere particolarmente utili per coloro che si sentono isolati a causa della loro timidezza.
Approfondire Se si è timidi e ci si vuole aiutare da soli, potrebbe essere utile leggere dei libri di auto-aiuto (se ne trovano molti in libreria) e mettere in pratica i suggerimenti.
Auto-esposizione graduale Fare un elenco di tutte le situazioni difficili che si potrebbero affrontare e poi metterle in ordine crescente. Cominciare a risolvere i problemi che causano meno ansia e non passare a problemi più difficili fino a che non ci si sente sicuri di aver raggiunto la giusta competenza. Non scoraggiarsi: questo percorso è fatto di alti e bassi!
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Quale è il trattamento più efficace, fra quelli descritti?
Il puro autoaiuto, senza un terapeuta, può aiutare alcune persone, ma non riduce l’impatto della fobia sociale sulla propria vita. Può essere una buona scelta se la timidezza è solo una compagna fastidiosa della vita, ma non impedisce l’interazione sociale e il raggiungimento dei propri obiettivi.
L’auto-esposizione graduale funziona molto, ma purtroppo spesso viene abbandonata perché ci si scoraggia facilmente, e dunque se non si pratica questo metodo con costanza, perde efficacia.
L’uso dei farmaci è efficace sul momento, ma non risolve le situazioni a monte e dunque va considerato solo in casi estremi, in cui la sola psicoterapia non basterebbe a riportare un po’ di serenità.
La psicoterapia va sempre provata, perché insegna a gestire meglio le proprie emozioni.
Le ragioni per cui le persone iniziano a bere alcolici, durante l’adolescenza, sono molteplici e complesse. Non c’è una sola risposta a questa domanda, ma diverse. Proviamo ad esaminarne alcune.
Per sentirsi parte di un gruppo. Molte persone iniziano a bere per sentirsi parte di un gruppo. Bere può facilitare le interazioni sociali, rendere gli eventi più piacevoli e permettere alle persone di integrarsi meglio in contesti dove l’alcol è presente.
Come auto-terapia per problemi di stress, ansia, depressione e altre emozioni negative. Questa strategia, detta “coping”, può fornire un sollievo temporaneo, ma è spesso associata a un rischio maggiore: quello di sviluppare dipendenza dall’alcol.
Per abitudine. Ricordi positivi di momenti piacevoli legati al consumo di alcol possono incoraggiare a bere di nuovo.
Per la ricerca del piacere. Molte persone bevono per gli effetti piacevoli che ne ricavano, come il rilassamento e l’euforia. Questo è spesso definito con la parola inglese “enhancement” e può portare al consumo di alcol per massimizzare il divertimento e il piacere durante le attività sociali.
Per influenze ambientali. L’esposizione a situazioni dove l’alcol è facilmente disponibile o fortemente promosso può aumentare il desiderio di bere. Anche i fattori economici, come il costo delle bevande alcoliche, spesso meno costose di altre droghe, possono influenzare i tassi di consumo.
Editore: Xenia,
Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004
Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
Per curiosità. Si può iniziare a bere semplicemente per sperimentare questa sostanza e potersi fare un’idea personale di cosa si prova.
Come esplorazione di sé. Durante l’adolescenza si può iniziare a bere per comprendere meglio il funzionamento del proprio corpo e per i limiti cui ci si può spingere.
Questi fattori non sono esaustivi, ma forniscono un quadro delle principali motivazioni che portano le persone a iniziare a bere. Ogni individuo può avere una combinazione particolare di motivi che lo spingono al consumo di alcol.
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa Tel. 347 0375949 IN PRESENZA: Ancona, Via Flaminia 226 Civitanova Marche, Corso Umberto 221 Fabriano, Via Monti, 31 Terni, Via Oberdan 3 ONLINE su tutte le piattaforme
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La musicoterapia è una disciplina che utilizza la musica e gli elementi musicali (suono, ritmo, melodia, armonia) per promuovere il benessere fisico, emotivo, mentale e sociale delle persone. Questo approccio terapeutico è utilizzato in diversi contesti, per trattare molte patologie e migliorare la qualità della vita dei pazienti: la troviamo attualmente in ospedali, scuole, centri di riabilitazione, case di cura. Cerchiamo allora di saperne di più.
Origini e Sviluppo della Musicoterapia
L’influenza della musica sulla natura umana è riconosciuta da tempi antichissimi: in quanto linguaggio non verbale, la musica è un mezzo di comunicazione universale, riesce ad arrivare a qualsiasi persona, appartenente a qualsiasi cultura, di qualsiasi livello intellettivo ed infine consente, attraverso le emozioni che produce, di mettersi in contatto con la parte più significativa di se stessi, modificando gli stati della propria coscienza ed il tono dell’umore.
Le radici della musicoterapia risalgono, non a caso, alle antiche civiltà, quando la musica era considerata un mezzo potente per la guarigione. Tuttavia, come disciplina scientifica e clinica, la musicoterapia si è sviluppata principalmente nel XX secolo.
Durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, musicisti volontari suonavano per i veterani feriti negli ospedali, notando effetti positivi sulla loro guarigione fisica ed emotiva. Questo ha portato alla formalizzazione della musicoterapia come professione, con la nascita di programmi di formazione e associazioni professionali.
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Definizione
La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) ha dato nel 1996 la seguente definizione: “La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”
In realtà esistono molte musicoterapie, ispirate a diverse correnti, soprattutto per quanto riguarda la formazione dell’operatore e le metodologie di intervento.
Principi e Tecniche della Musicoterapia
La musicoterapia si basa su vari principi psicologici, neurologici e sociali. Alcuni dei principi fondamentali che la riguardano sono:
Risonanza: La musica può risuonare con le emozioni e le esperienze personali di un individuo, facilitando l’espressione e l’elaborazione di sentimenti difficili da verbalizzare.
Sincronizzazione: Il ritmo musicale può aiutare a sincronizzare i movimenti fisici, utile in contesti di riabilitazione motoria e coordinazione.
Attivazione Neurologica: La musica attiva diverse aree del cervello simultaneamente, supportando funzioni cognitive, emotive e motorie.
Tutte le tecniche di musicoterapia hanno l’obiettivo della riabilitazione del paziente/utente; gli aspetti principali che le differenziano riguardano invece la maggiore importanza che viene data:
alla musica nei confronti della terapia o viceversa
alle tecniche RECETTIVE (ascolto) su quelle ATTIVE o viceversa.
Le tecniche di musicoterapia possono variare ampiamente a seconda degli obiettivi terapeutici e delle esigenze del paziente. Alcune delle tecniche più comuni includono:
– Ascolto Guidato: Utilizzo di brani musicali selezionati per evocare risposte emotive specifiche e facilitare la riflessione e la discussione.
– Improvvisazione: Creazione spontanea di musica per esprimere sentimenti e pensieri in modo non verbale.
– Composizione: Scrittura di canzoni o pezzi musicali per esplorare esperienze personali e costruire nuove narrazioni.
– Movimento a Tempo di Musica: Utilizzo del movimento e della danza per migliorare la coordinazione motoria e l’espressione corporea.
Dopo aver valutato le esigenze di ciascun paziente, il musicoterapeuta fornisce il trattamento più indicato, che può riguardare la creazione di brani musicali, il canto, l’ascolto della musica, la danza, il movimento, la libera improvvisazione. Attraverso il coinvolgimento musicale del paziente/cliente si cerca di rafforzare determinate sue abilità, in modo da trasferirle poi ad altre aree della sua vita. La musicoterapia offre anche vie di comunicazione che possono essere utili a coloro che trovano difficile esprimersi con le parole.
La ricerca ha mostrato l’efficacia della musicoterapia in molti ambiti, come quello educativo, preventivo o riabilitativo, terapeutico e formativo. In genere la musica aumenta la motivazione dei pazienti / clienti e li rende più partecipi al trattamento, fornendo una via privilegiata per l’espressione dei loro sentimenti.
La musicoterapia in ambito clinico viene in particolare applicata in queste aree:
Salute Mentale: È utilizzata per trattare depressione, ansia, PTSD (disturbo da stress post-traumatico) e altre condizioni psicologiche. La musica può facilitare l’espressione emotiva, ridurre lo stress e migliorare l’umore.
Riabilitazione Fisica: In contesti di riabilitazione, la musicoterapia aiuta a migliorare la coordinazione motoria, la forza e la resistenza attraverso esercizi ritmici.
Educazione Speciale: È efficace per i bambini con bisogni speciali, inclusi autismo e disturbi dell’apprendimento, migliorando le abilità comunicative e sociali.
Cure Palliative: Nei contesti di fine vita, la musicoterapia offre comfort, allevia il dolore e supporta l’elaborazione del lutto per i pazienti e le loro famiglie.
Neuroscienze: La ricerca ha dimostrato che la musicoterapia può avere effetti benefici sulle funzioni cognitive nei pazienti con demenza, Alzheimer e altre condizioni neurologiche.
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Caratteristiche del musicoterapeuta
Il musicoterapeuta deve possedere doti di comunicazione, sensibilità, creatività, capacità di rapportarsi con gli altri. Il suo lavoro principale consiste nello stabilire, attraverso la musica, un’interazione terapeutica con il paziente, in modo da realizzare i cambiamenti desiderati nel suo comportamento, nel suo equilibrio psicofisico e nel suo migliore inserimento sociale.
Efficacia e Ricerca
Numerosi studi hanno documentato l’efficacia della musicoterapia. Ad esempio, la ricerca ha mostrato che può ridurre l’ansia preoperatoria, migliorare la qualità del sonno nei pazienti ospedalizzati e diminuire i livelli di dolore percepito. Studi neuroscientifici hanno evidenziato come la musica possa stimolare la neuroplasticità, facilitando la riabilitazione dopo lesioni cerebrali.
Musica e Psicoterapia
In ambito psicoterapeutico si usa la musica per favorire la comunicazione fra paziente e terapeuta, potenziare l’immaginazione o l’attività emotiva del paziente e quindi la verbalizzazione dei suoi vissuti; nel lavoro di gruppo si utilizza per attivare laboratori espressivi volti al recupero delle competenze sociali di pazienti psichiatrici e ad integrazione di altri progetti terapeutici.
Gli strumenti musicali
Gli strumenti più adatti ad essere usati in musicoterapia sono gli strumenti a percussione, perché consentono un contatto più incisivo con il corpo, in quanto coinvolgono il corpo di chi suona o di chi ascolta, hanno una struttura semplice e quindi sono facili da suonare, sono relativamente facili da costruire o da trovare nell’ambiente, hanno notevoli proprietà timbriche, da poter comporre anche delle melodie.
Musicoterapia in Italia
In quasi tutto il mondo la musicoterapia è riconosciuta dalle strutture governative sia come disciplina di insegnamento universitario che come professione; in Italia la musicoterapia è regolata in base alla legge 4/ 2013, è regolamentata secondo la norma UNI 11592 sulle Artiterapie.
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