Life-style drugs: le pillole che cambiano la vita

Le lifestyle drugs sono molecole che cambiano lo “stile di vita”. Grazie ad esse si supera la paura, la fame, il sonno, i limiti delle eiaculazioni quotidiane. Il mercato di queste sostanze è enorme: vale 20 miliardi di dollari, e si prevede che salirà a 29 per il 2007 perché sono gli stessi pazienti a chiederle.

La paroxetina, ad esempio, usata per la terapia della “fobia sociale”, è pubblicizzata con lo slogan “immagina di essere allergico alla gente”. Certo, ci sono casi di vera “malattia psichiatrica” in cui i pazienti non riescono più a fare una vita sociale: non escono di casa, non vanno a lavorare, non frequentano amici.

Questa è una forma psichiatrica vera, ma stiracchiandola può includere anche la timidezza che tutti specie in certe fasi della vita, provano. Insomma, stiamo trasformando in malattie quelle che sono normali espressioni del comportamento umano. Il processo ha un nome vecchio, si chiama “medicalizzazione”, e non ce ne libereremo, per questioni economiche: il settimanale economico Business Week ipotizza addirittura che il boom delle lifestyle drugs «potrebbe rendere l’industria farmaceutica il motore della crescita per l’intera economia Usa».

Il consumismo dei pazienti deriva dalla pubblicità che l’industria farmaceutica fa arrivare direttamente al pubblico. Basta incoraggiare l’auto-diagnosi, e l’auto-prescrizione. Basta far arrivare al consumatore la notizia che esiste una nuova molecola, parlare dei suoi vantaggi e tacerne gli effetti collaterali.

Quando si comincia a dare molecole chimiche a soggetti sani, chi decide qual è il livello accettabile dei rischi ?

Dvrebbe esserci infatti una completa informazione sugli effetti collaterali: se la decisione di assumere o non assumere questo tipo di molecole viene lasciata al cittadino non più paziente, allora l’informazione non può essere solo quella che invita al consumo, ma deve essere un’attenta analisi e una spiegazione completa degli effetti collaterali che certo non può essere lasciata alle aziende produttrici come si fa oggi per i cosmetici.

Fonte: Focus via Ticino News

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