Psicologia del raffreddore

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Un articolo apparso sul sito dell’American Psychological Association riporta un’interessante carrellata di studi, che riguardano la relazione fra raffreddore e aspetti cognitivi.
“Il tipo di decadimento cognitivo che produce un raffreddore comune è simile al consumo di alcol, al lavoro di notte o al lavoro prolungato per ore”, sostiene Andrew Smith, professore di psicologia presso l’Università di Cardiff, in Galles, che studia gli effetti cognitivi di raffreddore da più di 25 anni. “Le attività in cui la sicurezza è un fattore critico, come guidare o usare macchinari pericolosi, possono essere compromesse quando si ha il raffreddore”.
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I ricercatori hanno studiato non solo gli effetti cognitivi del raffreddore, ma anche come alcune persone possono essere più o meno predisposte ad ammalarsi di questa malattia tipicamente invernale (anche se può capitare in ogni stagione).
Una nuova ricerca ha scoperto che l‘essere genitori è un fattore di protezione contro i raffreddori, mentre lo stress può compromettere l’efficacia del sistema immunitario nella lotta contro i virus.
In uno studio pubblicato lo scorso anno, che ha riguardato 189 soggetti, Smith ha somministrato dei test cognitivi a dei soggetti raffreddati. I partecipanti allo studio sono tornati dal ricercatore tre mesi dopo, per sottoporsi ad un nuovo test. Si è visto così che i soggetti raffreddati sono meno capaci di attenzione, vivono stati d’animo più negativi ed hanno un pensiero particolarmente “pigro”. Una seconda serie di test ha mostrato anche dei tempi di reazione più lenti e una maggiore lentezza nell’apprendere nuove informazioni e completare compiti che comportano ragionamento verbale ed elaborazione semantica (Brain, Behavior, and Immunity, 2012).
La ricerca suggerisce che i virus del raffreddore causano lentezza in quanto interferiscono con i neurotrasmettitori, forse interessando neurotrasmettitori come noradrenalina, dopamina e colina. La noradrenalina è associata infatti con i tempi di reazione, la colina è collegata alla codifica di nuove informazioni, mentre la dopamina influenza la velocità della memoria di lavoro.
Studi precedenti avevano dimostrato che il deterioramento cognitivo può verificarsi in persone con infezioni da virus del raffreddore, anche se non hanno sintomi fisici e che il declino d’attenzione può avere gravi conseguenze. Smith peraltro ha condotto anche uno studio su 15 partecipanti raffreddati e 10 partecipanti sani: ess
i dovevano completare un compito di guida simulata. Risultato: i raffreddati hanno reagito più lentamente agli eventi imprevisti sulla strada, avendo minori probabilità di rilevare le collisioni (BMJ Open, 2012). Un altro studio, commissionato dalla Lloyds TSB Insurance, ha stimato che nel 2008, più di 125.000 incidenti in Gran Bretagna sono stati causati da conducenti che avevano il raffreddore o l’influenza.
Fin qui le conclusioni dei ricercatori che hanno studiato il raffreddore sono abbastanza scontate, dal momento che, quando si prova un senso di malessere, è naturale che l’attenzione ed i tempi di reazione possano esserne negativamente influenzati. Molto più interessante ed anche sorprendente è la conclusione che l’essere genitori faccia ammalare meno di raffreddore.
Questo studio è stato condotto da Sheldon Cohen, della Carnegie Mellon University. In uno studio su 795 partecipanti, Cohen ha scoperto che i genitori di 25 anni o più avevano meno probabilità di sviluppare malattie da raffreddamento dopo che erano stati esposti a virus rispetto a persone senza figli, anche se la genitorialità non protegge allo stesso modo i genitori di età compresa tra i 18 e i 24 anni (Psychosomatic Medicine, 2012). I genitori più anziani erano meno soggetti ai raffreddori, indipendentemente dal fatto che fossero o meno sposati e che i loro figli vivessero ancora in casa o fossero andati a vivere da soli.
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Lo studio non ha spiegato perché i genitori più anziani fossero meno soggetti a raffreddori, ma i ricercatori ipotizzano che l’essere genitori possa produrre la sensazione di avere uno scopo nella vita e che queste esperienze emotive positive possano contribuire a rafforzare il sistema immunitario. I genitori più giovani non ricevono gli stessi benefici di protezione contro i raffreddori, forse perché sono meno preparati psicologicamente ed economicamente ad essere genitori e possono anche sentirsi sopraffatti da questa esperienza.
Una visione positiva della vita può anche contribuire a scongiurare il raffreddore, secondo un altro degli studi di Cohen. Il suo gruppo di ricerca ha misurato gli stili emotivi di 193 partecipanti che sono stati in seguito esposti a un virus del raffreddore tramite gocce nasali. Anche se sono stati infettati l’81 per cento dei partecipanti, solo un terzo di loro ha sviluppato sintomi fisici. Le persone con stili emotivi maggiormente positivi hanno avuto minori probabilità di prendersi il raffreddore o l’influenza ed hanno riportato minori sintomi del previsto quando si sono ammalati (Psychosomatic Medicine, 2006).
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Altre ricerche hanno esplorato come lo stress possa causare un caos nel sistema immunitario, fino a portare più raffreddori e sintomi fisici gravi. “C’è un effetto davvero potente su persone che hanno sofferto di stress per un mese o più”, dice Cohen. “Essi hanno maggiori probabilità di ammalarsi.”
In uno degli studi di Cohen, le persone che hanno sofferto di stress nelle relazioni interpersonali, per un periodo lungo, come ad esempio in un matrimonio matrimonio infelice o in un ambiente di lavoro conflittuale, avevano due volte e mezzo la possibilità di contrarre una malattia da raffreddamento rispetto alle persone che non avevano vissuto quelle tensioni (Health Psychology, 1998). Le persone disoccupate o inoccupate stavano ancora peggio, visto che le loro probabilità di sviluppare un raffreddore si quintuplicavano.
Alcuni partecipanti fumavano, altri facevano poco esercizio fisico, ma tali elementi non spiegano la relazione tra stress e malattie da raffreddamento, dice Cohen. Tale rapporto può essere attivato a livello molecolare dalle citochine, proteine che fungono da messaggeri per contribuire a stimolare la risposta del sistema immunitario alle infezioni.
I sintomi fisici di un raffreddore non sono causati direttamente dal virus, ma dalla risposta del sistema immunitario, che comprende il rilascio di citochine, dice ancora Cohen. Queste molecole proteiche aiutano a combattere il virus del raffreddore, ma causano anche il naso che cola e le congestioni.
Quando le persone sono cronicamente stressate, producono troppo cortisolo, un ormone che aiuta di solito a regolare il livello delle citochine. I livelli ormonali accresciuti inducono le cellule del sistema immunitario a diventare progressivamente insensibili al cortisolo, provocando il rilascio di altre citochine che esacerbano i sintomi del raffreddore, dice Cohen.
Naturalmente, l’impatto che lo stress ha sul raffreddore comune è solo uno degli aspetti della ricerca che gli psicologi stanno facendo nel campo della psiconeuroimmunologia (disciplina che studia il rapporto tra la mente e il sistema immunitario).
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Fonte:
Colds and cognition, APA
Immagine:
David Castillo, Free Digital Photos
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Dr. Walter La Gatta, psicoterapeuta sessuologo.
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