La tricotillomania
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Cosa significa “tricotillomania”?
Il termine ‘tricotillomania’ significa letteralmente ‘abitudine di tirarsi i capelli’ (dal greco: trico – capelli, tillo – tirare, mania- abitudine) e riguarda l’abitudine compulsiva di strapparsi i capelli, procurandosi delle aree di alopecia nel cuoio capelluto, nelle sopracciglia, nelle ciglia e, in casi piuttosto rari, anche nell’area pubica o rettale.
Come viene classificato questo disturbo?
E’ un disturbo classificato fra i Disturbi Ossessivo-Compulsivi e Correlati e comporta impulsi ricorrenti e irresistibili a strapparsi i capelli, le sopracciglia, le ciglia, ecc. ,nonostante i ripetuti tentativi di cessare questi comportamenti.
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Quanto è diffusa?
Essa riguarda circa l’1-2% della popolazione, con un rapporto da femmina a maschio di 10: 1. Tra i bambini, le femmine e i maschi sono rappresentati in modo più equo.
Quando si inizia?
Le ricerche sembrano dimostrare che la tricotillomania sia un’abitudine acquisita nell’infanzia e per questo si ipotizza che alla base vi sia un rapporto difficile con i genitori ed un conseguente bisogno di compensazione affettiva. Il comportamento si manifesta in genere in seguito ad un evento scatenante, specialmente nei soggetti timidi ed ansiosi, soprattutto in presenza di situazioni sociali difficili. Può durare tutta la vita.
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Si riesce a smettere?
Il decorso della malattia è in genere cronico, sebbene gli individui possano sperimentare sintomi che si esauriscono nel tempo.
Le persone che soffrono di tricotillomania hanno altri disturbi?
Si, le persone con tricotillomania sono spesso ansiose, tendono alla depressione o a soffrire di disturbi ossessivo-compulsivi (disturbi da contaminazione, da controllo, superstizione eccessiva, compulsioni mentali ecc.) e sono in genere molto stressate: lo stress può facilmente innescare questi comportamenti.
Nell’infanzia e nell’adolescenza la tricotillomania può essere accompagnata da scarsi risultati scolastici ed anche dalla manifestazione di altro tipo di ossessioni, quali ad esempio l’onomatomania (ricerca ossessiva del significato delle parole), l’aritmomania (abitudine a fare dei calcoli mentali complicati, ritornando sempre da capo ad ogni minima esitazione), l’onicofagia (mangiarsi le unghie) o altri rituali relativi all’abbigliamento e alla toilette, che sono talmente invasivi da occupare molte ore della giornata del soggetto.
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Quali sono i sintomi tipici?
Sebbene ogni singolo capello o pelo sia di ridotte dimensioni, il soggetto che soffre di questo disturbo può presentare delle lesioni molto estese, specialmente nella regione frontoparietale, in genere dalla periferia verso il centro. Come in tutte le altre azioni coatte, il soggetto si sente costretto a questo tipo di comportamento, che ripete come un rito, pur riconoscendone l’assurdità.
L’attuazione di questo rito consente infatti di tenere l’ansia sotto controllo (mentre il tentativo di resistervi determina un forte aumento dello stato ansioso) . Lo strappo dei peli o dei capelli può essere limitato a particolari momenti, giorni o luoghi. In genere non viene compiuto in presenza di altre persone.
Caratteristiche del disturbo:
- Ricorrente strappamento dei propri capelli, con notevole perdita di capelli;
- Senso crescente di tensione immediatamente prima di strapparsi i capelli, o quando si tenta di resistere al comportamento;
- Piacere, gratificazione, o sollievo durante lo strappamento dei capelli.
Lo strappamento dei capelli avviene per tutti nello stesso modo?
In genere si. Le varianti allo strappamento sono: attorcigliamento della ciocca, inserimento della ciocca di capelli nella bocca, tricofagia (mangiarsi i capelli). La tricofagia può causare problemi a livello intestinale, attraverso la formazione di boli di capelli, detti tricozoari.
Cosa si può fare per aiutarsi da soli?
Il trattamento della tricotillomania riguarda una prima fase in cui si cerca di riconoscere le situazioni in cui si è maggiormente suscettibili a mettere in atto il comportamento. Si può, ad esempio, compilare un diario per capire quali sono le occasioni in cui lo si fa, per cercare di evitarle o di modificarle. Inoltre, invece di tirarsi i capelli,
una persona potrebbe imparare a sostituire questi comportamenti con altri gesti, come stringere i pugni o intrecciare le dita.
Quando cercare aiuto professionale?
Se non si riesce a smettere di strapparsi i capelli e questo influisce negativamente nella propria vita sociale, è importante cercare aiuto.
Quali sono le terapie più indicate?
Il trattamento della tricotillomania consiste anzitutto nel mettere il soggetto di fronte a questo problema che spesso viene da lui minimizzato o negato, in quanto rappresenta, oltre che un passatempo, anche un modo per tenere a bada l’ansia e la timidezza e non viene visto come una forma di auto-punizione. Spesso i genitori non accettano la diagnosi ed il trattamento psicologico, perché non hanno avuto modo di osservare il bambino mentre si strappa i capelli e trovano dunque inaccettabile pensare che alla base dell’alopecia vi siano problematiche psicologiche. Attraverso una psicoterapia è in genere possibile curare questo disturbo; nei casi più gravi si dovrà far uso di tranquillanti ed antidepressivi.
La terapia cognitivo-comportamentale può aiutare ad esplorare alcuni aspetti del pensiero che possono essere disfunzionali. Inoltre, può giovare l’apprendimento di tecniche di rilassamento, che permettono al soggetto di rilassarsi e concentrarsi su altre cose.
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Ci sono dei farmaci per curare questa malattia?
No, al momento non ci sono farmaci specifici per il trattamento della tricotillomania,
Gli SSRI e gli SNRI possono essere usati per trattare alcuni dei sintomi di ansia associati a questi comportamenti.
Dopo il trattamento ci sono ricadute?
Il decorso della tricotillomania può avere andamento continuo o remittente, può andare e venire per settimane, mesi o anni, e la zona di strappamento dei capelli o dei peli può variare nel tempo. La prognosi è riservata in quanto la tricotillomania non è una manifestazione isolata, ma è associata ad altri aspetti compulsivi, a scarsi risultati scolastici, a relazioni familiari deteriorate ecc., che andrebbero affrontate insieme al trattamento specifico per la tricotillomania.
Dr. Giuliana Proietti
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