Il governo di Tony Blair ha stanziato 400 mila sterline, circa 600 mila euro, per tappezzare il paese di gigantografie con immagini provocanti, brevi frasi ad effetto e messaggi particolarmente crudi. Questo per insegnare ai maschi ad attendere il “via libera” della donna, che deve essere esplicito ed inequivocabile, prima di andare avanti con il corteggiamento.
“L’obiettivo è spiegare che il consenso femminile a un rapporto sessuale è attivo, non passivo”, afferma il vice-ministro degli Interni Fiona Mactaggart, promotrice dell’iniziativa. “In altre parole, finché le donne non dicono chiaramente di sì, gli uomini devono presupporre un rifiuto, e se invece proseguono, facendo finta di niente, devono preoccuparsi delle conseguenze legali di un simile comportamento”.
Si tratta, in sostanza, di un irrigidimento della legge sulle violenze sessuali, per fare rientrare sotto questa categoria anche quei rapporti in cui un rapporto non viene portato a termine dall’uomo con la forza bruta o con una violenza estrema, ma comunque con un’insistenza che va contro la volontà della donna. Il silenzio, la resistenza passiva, non possono più essere scambiati per una semplice manifestazione di timidezza, o addirittura per un invito a prendere l’iniziativa: ma come un no a tutti gli effetti. E un rapporto sessuale di questo tipo viene legalmente equiparato alla violenza carnale.
Un altro dato che ha sospinto il governo ad agire è un rapporto di Amnesty International secondo cui un terzo della popolazione britannica è convinto che la responsabilità di uno stupro vada addossata a una donna, se essa ha avuto un atteggiamento “malizioso” nei confronti dell’uomo, ovvero se ha “flirtato apertamente”. Il 25 per cento degli interpellati ritiene la donna responsabile anche se indossa “abiti provocanti o che rivelano parti intime”, e se è in stato di ubriachezza.
La viceministro Mactaggart chiarisce: “D’ora in avanti la gente deve sapere che, se una donna non dice esplicitamente sì, bisogna pensare che sta dicendo di no”.
Fonte: La Repubblica
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Si sono assolutamente convinto che la vice ministro abbia perfettamente ragione, anzi credo che non sia sufficiente che una donna dica “si” a livello semplicemente verbale. Sarebbe opportuno ufficializzare il suo “si” in un oppropriato atto scritto avente valore di legge, eventualmente redatto innanzi ad un pubblico ufficiale, con l’ indicazione completa delle generalità del patner con il quale intende avere rapporti sessuali, il termine iniziale e finale del periodo temporale di disponibilità, ed il numero complessivo di rapporti, oltre il quale la disonibilità si dovrà intendere naturalmente esaurita, salvo eventuali proroghe scritte. A questo proposito, proprio al fine di dare contezza del numero di rapporti effettivamente consumati, si dovrebbe prevedere il rilascio da parte della donna, di una sorta di ricevuta di “avvenuto rapporto”, con indicazione del luogo, della data, orario e durata, ed eventualmente il rilascio di un attestato di gradimento.