Archivio Storico Consulenza online – 9

Archivio Storico della Consulenza online – 9

dal 2002 al 2011

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Raccoglitore n. 9

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SOFFRO DI ATTACCHI DI PANICO DAL 2001

Mi chiamo Francesca e vivo a P Ho 27 anni e soffro di attacchi di panico dal 2001. Sei lunghi anni di alti e bassi, di differenti cure psicologiche tutte sulla linea cognitivo temporale e cognitivo comportamentale, e pressochè zero medicine perchè mi spaventano.Da una settimana, a seguito consiglio dell’ennesima psichiatra ho iniziato ad assumere 2 goccine di cipralex (antidepredìssivo) e all’occorrenza “en” ansiolitico. Oltre alla nausea, controindicazione già anticipata dalla mia dottoressa, gli attacchi di panico si sono fatti ancora più violenti, e inizio davvero ad essere terrorizzata sull’ennessima cura che se per caso servirà a qualcosa, mi farà stare bene per un anno e mezzo e poi mi ritroverò nuovamente al punto di partenza. Esistono cure definitive per gli attacchi di panico?Esiste qualcuno che ne sia guarito completamente?E soprattutto ci sono strade da poter seguire senza spendere tutti questi soldi da psicoterapeuti, psicologi o psichiatri…insomma posso avere un sostegno economico da parte dello stato , di associazioni o qualunque altra cosa?Vivo da sola da dieci anni e mantenere questo grosso problema stà diventando impossibile.Grazie infinite per avermi ascoltata.

Gentilissima Francesca,

La nostra psiche non è mai uguale a se stessa, perché cambia secondo il nostro tono dell’umore, il nostro stile di vita, le relazioni su cui possiamo di volta in volta contare e via dicendo. Come si fa ad essere sicuri di aver ‘sistemato’ un problema per tutta la vita? E’ la vita stessa che non concede questo genere di sicurezze e, per imparare a vivere bene, occorre pensare che ‘niente è per sempre’: né le cose belle, né quelle brutte. Partendo da questo dato di fatto, può essere sicura che anche i suoi attacchi di panico un giorno o l’altro finiranno, per poi magari ricomparire dopo diverso tempo, quando ormai le sembrava un problema completamente superato.
La psicoterapia cognitivo comportamentale, breve e focalizzata sul sintomo è, attualmente, la migliore cura psicologica che si possa fare: può essere più o meno efficace a seconda del feeling (o alleanza terapeutica) che riesce a stabilire con chi la cura.
Quello che, a mio parere, lei dovrebbe perseguire è un migliore adattamento alla realtà in cui vive, un maggior livello di sicurezza sociale, di autostima, di relazioni, che le possano offrire supporto e affettività. Stare meglio con gli altri e con se stessa probabilmente non la ‘guarirà’ del tutto, non come lei vorrebbe, ma potrà iniziarla ad uno stile di vita e di pensiero molto più soddisfacente.

Cordiali saluti.

Dr. Walter La Gatta

A18

NON MI RITENGO UNA PERSONA TIMIDA

Il mio quesito è questo: io non mi ritengo una persona timida il mio problema piu’ grosso è il rossore sul viso che puntualmente compare quando devo parlare in pubblico con colleghi e amici..è un problema che mi sta devastando xchè dentro di meso che non sono timida ma dimostro agli altri il contrario diventando rossa..avete una soluzione da darmi?grazie mille Federica

Gentile Federica,

Anzitutto mi permetta di dire che se anche fosse ‘timida’ non ci sarebbe proprio nulla di male… In ogni caso, a volte lo stato ansioso può determinare delle manifestazioni fisiologiche più o meno evidenti, come il rossore, il pallore, la sudorazione, il tremore ecc. anche in persone che si sentono completamente a loro agio con gli altri e non hanno alcun complesso di inferiorità.
L’ansia in questo caso può essere legata al desiderio di avere una buona prestazione, di non ricevere critiche, di non fare brutte figure. Nel suo caso, l’ansia di fare una brutta figura di fronte ai colleghi e agli amici è tale che la profezia immancabilmente si auto-realizza. … E se, ogni tanto, anche lei si concedesse il lusso di non essere perfetta? Di mostrare qualche sua piccola fragilità? Permettendosi qualche piccola imperfezione, sarebbe meno ansiosa e dunque si eviterebbe molte ‘brutte figure’.

Dr. Walter La Gatta

TIMIDO NEI RAPPORTI SENTIMENTALI

Sono un 26enne timido solo nei rapporti sentimentali, ovunque vado sono pieno di amici ed amiche, e sono abbastanza festaiolo, mi so divertire, sono un pianista e non ho paura di esibirmi, ma con le donne no… non sono mai riuscito ad avere legami intimi, non ho mai avuto fidanzate non ho mai avuto rapporti neanche fugaci.. niente niente… Ho sempre pensato di essere brutto. Ma non puó essere solo
questo, non sono poi cosí brutto… Sto cominciando a pensare di avere qualche blocco,o che dentro di me ci sia qualcosa che non piace, che non va… Non lo so… ma é doloroso.. Mi chiedo se sono malato
Distinti saluti,
Gianni

Gentile Gianni,
Paradossalmente, esibirsi è meno stressante, per una persona timida, dello stare insieme a tu per tu con altre persone: guardarsi direttamente negli occhi, osservarsi nelle espressioni del viso, trovare argomenti di conversazione comuni ecc. può essere molto più difficile che esibirsi pubblicamente. Ecco perché molte persone timide scelgono il palcoscenico per uscire dall’isolamento in cui naturalmente si caccerebbero, ma poi, off stage, si rendono irriconoscibili per non dover incontrare i ‘fans’.
Probabilmente anche per lei la musica è stato un rifugio, un modo per sublimare altro genere di passioni ed interessi. A questo punto, come lei giustamente fa, occorre farsi delle domande, acquisire consapevolezza del problema e trovare delle soluzioni, per superare i blocchi. Provi ad aiutarsi con qualche libro di psicologia e, se non ce la fa, si faccia aiutare da uno specialista. Detto questo, lei non è affatto malato: niente scuse! 🙂
Cari saluti.

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

TEMPO DI MARACHELLE

Ho un figlio di 12 anni che frequenta la 2 media è sempre stato un bambino timido quei bambini che non ti guardano in faccia quando ti parlano e tu non capisci perché, ora però per lui è arrivato il periodo difficile gli insegnanti lo giudicano un ragazzo capace di prendere in giro perche cerca di negare l’evidenza davanti a qualsiasi marachella o a una dimenticanza o a un compito non finito io sono convinta che la sua anzia da timidezza il fatto di poter essere giudicato male e la paura di essere
gridato e questa è secondo me la caosa che temo di più lo faccia sentire perennemente in ancsia chiedo cortesemente un vostro parere grazie se è possibile
Donatella

Salve Donatella,
Non so se ho ben capito il concetto: suo figlio, da bambino timido che era, ora sembra mostrarsi apparentemente più sicuro di sé con i professori, il che fa pensare loro che il ragazzo non solo non sia timido, ma che abbia addirittura un atteggiamento di sfida nei loro confronti. Il ragazzo, a 12 anni, vive un periodo di grande sviluppo psico-fisico, il periodo puberale, che presenta normalmente dei problemi, che le insegnanti credo siano abbastanza capaci di affrontare, per preparazione personale, oltre che per esperienza. Il ragazzo ha questo atteggiamento di sfida perché deve mettersi alla prova, deve comprendere fino a che punto può arrivare, quali sono i nuovi limiti cui può spingersi. Infatti, non essendo più un bambino, sente che i comportamenti ed i legami affettivi di completa dipendenza cui era abituato non funzionano più. D’altro canto, non è ancora una persona matura, adulta, capace di comprendere come è giusto rapportarsi con gli altri e con l’autorità. La timidezza fin qui vissuta potrebbe in questo periodo essere rielaborata in chiave evolutiva: potrebbe essere questo il momento giusto per superare molte inibizioni ed acquisire maggiore sicurezza in se stesso. L’atteggiamento più responsabile di un genitore in questi frangenti è quello di incoraggiare il ragazzo ad avere un atteggiamento sicuro di sé nei rapporti con gli altri, ma sempre nel rispetto dell’altro e delle norme che regolano il vivere civile. I compiti, ad esempio, vanno fatti: non ci sono giustificazioni che tengano; se sono troppi occorre parlarne direttamente con i professori o con i rappresentanti del consiglio di classe, perché ne parlino nelle sedi opportune.
Cordialmente,
Dr. Walter La Gatta, Ancona

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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TIC AL COLLO

Sono la mamma di un bambino di 6 anni da circa 2 anni – non sempre – ha un tic al collo (gira di scatto il collo verso la spalla) la visita neuropsichiatrica infantile circa un anno fa non ha rilevato nulla solo che e’ un bambino molto sensibile. Il bimbo frequenta la 1 elementare con buoni risultati e’ molto dolce e solare pero’ chiede sempre attenzioni come ad esempio mi vuoi bene? ho paura ma non specifica di cosa. L’altro giorno il papa ha dato dei soldi ad un mendicante che suonava la fisarmonica all’istante non ha detto niente ma di sera mi chiesto spiegazioni e se dicevo al Signore di non passare piu’ perche lo faceva piangere. Come comportarsi in merito i fiori di Bach possono essere utile .Grazie mille per la
risposta.

Gentile signora,

Penso che i fiori di Bach non le siano di alcuna utilità. Come prima cosa deve accertarsi che non vi sia una patologia organica: la visita neurologica fatta un anno fa sembrerebbe essere rassicurante, però ne parli anche con il pediatra, per escludere qualsiasi possibilità. Il problema sembrerebbe tuttavia psicologico: queste continue richieste di affetto e la facilità a spaventarsi per persone e situazioni che gli sono sconosciute potrebbero dimostrare che il bambino non si sente sufficientemente al sicuro e magari vive delle fantasie di abbandono, di perdita dell’affetto genitoriale, ecc.. Non è un caso unico: molti bambini a questa età vivono le stesse situazioni, che nel tempo evolvono in maniera positiva. Per il momento, vi consiglierei di rassicurarlo trascorrendo insieme a lui un tempo maggiore e di maggiore qualità: giocare insieme a lui, organizzare il suo tempo libero insieme ad altri bambini da invitare a casa, guardare insieme i cartoni in TV e poi parlarne insieme ecc. Qualora le cose non dovessero migliorare, si potrebbe pensare di consultare uno psicologo infantile o un terapeuta familiare (specialmente se in famiglia vi fosse qualche situazione-limite che potrebbe influire negativamente sul bambino).
Cordialmente,
Dr. Walter La Gatta, Ancona

PAURA DI LAUREARMI

Ho 22 anni sono sempre stata un po timida ma a partire dal 1 superiore ho cercato ed ho ottenuto un carattere estroverso.non mi vergognavo di intervenire o di parlare in pubblico, ero abbastanza libera di essere me stessa, ma da quando vado all’università ho paura di essere osservata, di dire qualcosa in presenza di più di due persone e ho paura a laurearmi. già immagino l’imbarazzo che proverò.divento
sempre rossa e odio questo mio lato timido.vorrei fare carriera e mi chiedo come potrò mai farla se sono così incapace socialmente?mi critico in ogni cosa che dico e che faccio.inoltre mi vergogno di scrivere il mio nome perchè lo reputo brutto e insignificante.mentre scrivo mi rendo conto di essere abbastanza grave…cosa posso fare per cambiare?
Anonima

Gentile Anonima,

What’s in a name? Diceva Giulietta a Romeo: la rosa, anche se si chiamasse in un altro modo, sarebbe ugualmente bella e profumata… Dunque, il suo nome deve diventare bello, per lei e per gli altri, non tanto per come suona o si scrive, ma per quello che rappresenta, cioè lei.
E’ normale nella vita passare dei periodi in cui ci si sente più in ansia ed in cui sembrano smarrite tutte le certezze acquisite, specialmente quando ci si presenta ad appuntamenti importanti della vita, come quello di un esame di laurea. Vedrà però che, se lo prenderà per quello che realmente è, ovvero un rituale, una prestazione pro-forma per ottenere la laurea, non sarà poi così sconvolgente: prendere 108 o 110 non cambia la vita e diventare rossa davanti a persone che non vedrà probabilmente mai più non è così grave. Cerchi di sdrammatizzare, di prendere le cose con maggiore leggerezza, si consenta di sbagliare, di avere anche lei delle umane fragilità… Chi lo ha detto che il bello sia nella perfezione assoluta? Saremmo tutti uguali, tutti ‘divini’: come si esprimerebbe la ‘personalità’?
Cari saluti e in bocca al lupo.

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

COLPA DEI MIEI GENITORI

Ho 22 anni e scrivo per parlare del mio problema. I miei genitori, entrambi a loro modo timidi, non hanno mai incentivato la mia interazione con il mondo esterno così che da bambino non avevo molti amici o compagni di giochi al di fuori della scuola, in più hanno sempre cercato di impormi i loro interessi, come la lettura, perfino mi iscrissero per anni a un corso di pianoforte, mentre io volevo giocare a calcio ma non ho mai potuto far parte di una squadra, a differenza dei miei compagni e questo era per me un motivo di grande vergogna oltre che di delusione. Mi ricordo che da piccolo mia madre faceva di tutto perchè io risultassi essere il primo della classe, anche con molta invadenza, mi faceva fare compiti aggiuntivi e, per esempio, pretendeva che per semplici ricerche da scuola elementare copiassi pagine e pagine di enciclopedie. Con mio padre non ho mai avuto un rapporto, è sempre stato freddo e assente, e era presente solo eventualmente per sgridarmi e rinfacciarmi tutto ciò che non andava bene, e per punirmi con castighi e sberle ecc ma niente altro.
In seguito mi imposero altre loro scelte, come la scuola da frequentare : mi iscrissero in II media in una scuola maschile privata (che frequentai fino alla 3° liceo) e fino ai 17 anni andai quasi obbligato in un centro di studio connesso alla scuola,
in un ambiente borghese e molto bigotto, fatti di cui mi vergognai al punto che quel poco di frequentazione extra-scolastica la troncai di netto. Così nell’adolescenza non ho avuto ne amici ne rapporti con le ragazze, in quanto mi sentivo sempre inadeguato. Tuttavia riuscivo a mantenere una maschera, una sorta di facciata esterna che però negli ultimi anni è venuta decisamente meno. Dai 18 anni ad oggi ho frequentato compagnie diverse, per tipologia di persone, interessi, ceto ecc. e mi sono trovato malissimo nel rapporto con gli altri, dapprima sentendomi a disagio fino a rinchiudermi totalmente in me stesso, passando giorni interi chiuso in casa, davanti a pc e tv, uscendo il minimo indispensabile,; niente vacanza, lavoro, uscite la sera….nulla. Ormai la sola idea di interagire con estranei per qualsiasi motivo mi causa ansia e cerco di sfuggire, se possibile. Anche in università in 2 anni non ho fatto amicizia ne ho quasi mai parlato con nessuno, e oltretutto i risultati sono scadenti: 1 esame in 2 anni… Il primo anno ho frequentato le lezioni per 2 mesi in tutto perchè non avevo la forza di alzarmi e affrontare lo stress, ero troppo depresso. Sento che non ho alcun futuro…sono solo, sempre più triste e isolato, e senza prospettive di alcun tipo… Vedo gli altri così esperti, sicuri, vitali e forti, messi bene economicamente e mi sento proprio un vero fallito e un povero sfigato.
Per non parlare del mio rapporto con l’altro sesso :non ho nemmeno mai nemmeno baciato una ragazza in vita mia, e non aggiungo altro.

Gentile Ventiduenne,

Lei descrive il suo passato come un periodo di delusioni e solitudine, oppresso da genitori inadeguati e sordi alle sue necessità. Un passato causa della sua tendenza attuale a sfuggire gli altri, evitare il confronto e, in ultimo, non avere sufficiente esperienza neanche con l’altro sesso. Ritengo che il suo stato d’animo attuale non possa quindi che essere orientato alla depressione, sfiduciato e poco incline a guardare al futuro. Credo però che a questo punto della sua vita lei abbia preso consapevolezza dei suoi problemi, della loro origine e delle possibili conseguenze. Non è più il momento delle recriminazioni: purtroppo, non potrà più diventare un campione di calcio, ma potrà diventare certamente una persona ‘normale’, con amici ‘normali’ e con una fidanzata ‘normale’. Dovrebbe smettere di guardare indietro: è ora di recuperare il tempo perduto, non piangendoci sopra, ma cambiando ciò che va cambiato nella sua vita. Potrebbe ricominciare a frequentare l’università, che è il luogo dove lei dovrebbe essere e non il luogo da cui fuggire. Un solo esame in 2 anni? Quello è il suo passato. Oggi decida a quale esame rimetter mano e da domattina vada in segreteria, si informi sull’inizio delle lezioni e si concentri solo su quello. Non per superarlo con trenta e lode: niente affatto. Lei deve solo superarlo. Superarlo vuol dire qualsiasi voto tra 18 e 30. Dopo di che attivarsi per quello successivo. Così potrà raggiungere l’obiettivo primario di un ragazzo della sua età: la laurea, come punto di partenza per la sua vita adulta. Verso il suo futuro, non ancorandosi ad un deludente passato.Auguri

Dr. Walter La Gatta


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STUFA DI PRENDERE MEDICINE

salve,sono una ragazza 32enne,depressa da 6 anni e stufa ormai di prendere medicine e non risolvere il problema,come si puo’ dire….mi sento arrivata all ultima spiaggia dopo tanti soldi spesi e tentativi,cerco un metodo veloce per risolvere definitivamente il mio problema.l ipnosi puo’ aiutarmi? se possibile sapere anche i costi e tempi-chiedo informazioni dettagliate,essendo di T., prima di partire vorrei esser ben informata su cosa vado incontro,ho sofferto anche se per poco di anoressia facendo una dieta a modo mio,ho perso 50 kg,ora li ho ripresi tutti. Fiduciosa in un vostro riscontro,distinti saluti

Gentilissima,

Probabilmente il problema è tutto in quello che dice in questa lettera: vuole risolvere ‘velocemente’. Questo fa pensare che effettivamente possa aver buttato via molto tempo e denaro in questi anni, tentando diversi approcci terapeutici, ma abbandonandoli poco dopo perché non davano risultati tangibili. Allora si è buttata sul farmaco che, come vede, risolve ma non cura…Per curarsi davvero deve dunque sostenere un approccio diverso, accettando il fatto che le grandi conquiste si ottengono sempre per piccoli passi, attraverso successi piccoli o piccolissimi, nel proprio percorso terapeutico.
Le consiglierei dunque di riprendere in considerazione ciò che ha finora affrontato con lo spirito sbagliato, evitando i ‘fai-da-te’ e l’ansia del risultato immediato, che non mi sembra le abbiano dato i risultati che lei si aspettava. Infine, prenda in considerazione la possibilità di partecipare ad un gruppo di Incontro ‘Timidezza’ organizzato dal nostro sito, per tentare un approccio diverso.
Cordialmente,

Dott.ssa Giuliana Proietti, Ancona

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UN FASTIDIO CHE MI RENDE RIDICOLA

Sono una ragazza di 27 anni, ho sempre pensato che il fatto di diventare rossa alle battute di qualcuno sarebbe svanito crescendo, ma non è affatto così, come posso far si che questo fastidio che mi rende ridicola smetta, tutti affermano che è molto carino vedere che c’è ancora qualcuno su questa terra capace di arrossire, ma intanto ridono e io sto ancora peggio, ho imparato a convivere con questo imbarazzo cercando di riderci su anch’io pensavo che potesse funzionare. La timidezza che o sempre considerato parte di me inizia un po’ a darmi fastidio, se parlo di questo problema è solo perchè la lista che potrei fare delle mie paranoie rispetto gli altri sono troppe da poter elencare,grazie.

Gentilissima,

Nella vita non bisogna curarsi di ciò che si ha, né di ciò che si appare agli altri, ma di ciò che realmente, internamente, si è. Gli sforzi andrebbero fatti tutti in questa direzione. Infatti, se lei si impegna a migliorare continuamente come persona, sarà comunque sempre bene accetta anche agli altri, ma allo stesso tempo si eviterà il peso di riflessioni inutili e autodistruttive sul suo modo di apparire (che poi, tra l’altro, non potrà mai capire del tutto, dal momento che non è nelle sue facoltà essere ‘esterna’ a se stessa) Vorrei inoltre ricordarle che non si ride solo per allegria, ma anche per celare il proprio imbarazzo: poiché una persona che arrossisce raramente ha un effetto comico, riterrei più adeguata la spiegazione per cui gli altri che ridono intorno a lei stiano semplicemente esorcizzando le proprie paure e insicurezze attraverso questo mascheramento e momentaneo scambio delle parti Non pensi che chi non arrossisce sia necessariamente più sicuro di sé e disinvolto di altri: ho conosciuto tanti pazienti dall’aria imperturbabile che erano pieni di complessi, insicurezze e fobie di tutti i generi. Più che a riderci su dunque, impari a non dare importanza a queste sue manifestazioni di rossore, a lasciar accadere senza contrastare l’espressione naturale delle sue emozioni. Spostando la sua attenzione da se stessa agli altri inoltre, provi a darsi delle spiegazioni nuove su quanto accade intorno a lei
Cari saluti.

Dott.ssa Giuliana Proietti, Ancona

PAURA DI SBAGLIARE

Sono una ragazza di 24 anni,sono sempre stata timida fin da piccola, al punto di non voler mai fare uno sport di gruppo per paura di sbagliare ed essere derisa, lo stesso vale per gli esami, a scuola temevo in modo angoscioso gli esami, paura , rossori ,tremori..e non sono riuscita a completare l’ultimo anno e diplomarmi e superare queste fobie!
Gli ambienti nuovi ,la gente nuova qualsiasi situazione sociale “nuova” ( esami ,colloqui,lavoro ecc.) mi sento in ansia e inferiore,sempre con questa paura di sbagliare!
Anche nelle piccole cose quotidiane..mi sento osservata e giudicata da mille occhi,(magari neanche mi guardano );
parcheggiare la macchina ,entrare in un bar ,andare in palestra,a lavoro,quando ho un cliente davanti che deve effettuare un pagamento comincio a tremare! Queste fobie non sono pero’ frequenti,dipende dal mio stato d’animo e fisico…e se sono in compagnia soprattutto le fobie spariscono!
Diciamo anche che quando prendo confidenza con la gente anzi sono molto estroversa,mi piace far ridere la gente e nonostante tutto so di avere delle grandi qualita’,ogni giorno lotto con me stessa ma che vita e’ se sei bloccato e non puoi andare avanti e’ come avere delle catene ai piedi e alle mani !qualcuno sa dirmi dove sono le chiavi vi prego??!!
Da 4 anni che soffro anche di bulimia,ed ha solo peggiorato queste fobie sociali mi perseguitano,non riesco a prendere le cose con leggerezza,e ovviamente l’aspetto fisico per me conta tantissimo.se non mi sento esteriormente a mio agio (eccolo li il mito della perfezione),mi sento ancora piu’ inferiore!anche se sono consapevole che l’aspetto esteriore non e’ l’unica cosa che fa di me una bella persona(anche se con tanti difetti!)! sono stata da diversi psicologi,ma ho sempre abbandonato!
soffro tanto soprattutto quando famiglia e amici cari …non comprendono e non accettano questi malesseri! cosa posso fare?
vorrei sapere:potrebbe essere la bulimia ,una causa dalle fobie sociali ?? e perche’ mi sento piu’ sicura e non soffro di fobie sociali in compagnia di qualcuno ??(questo mi rende dipendente dagli altri!)
grazie e arrivederci

Gentile Ventiquattrenne,

Vedo che lei è una persona abbastanza consapevole per quanto riguarda i suoi disturbi, il che significa che le varie visite che ha fatto ai colleghi psicologi non le sono state del tutto inutili. Ma avere consapevolezza non significa guarire, altrimenti basterebbe leggersi un libro di psicopatologia e si sarebbe tutti felici e contenti. Lei chiede se la bulimia è causa delle sue fobie o viceversa. Credo viceversa. Non penso che le poche parole che le dirò possano cambiare la situazione. lei deve consapevolmente intraprendere un percorso e non abbandonarlo a metà. Non è vero infatti, come sa, che tutti la guardano e la giudicano in ogni momento della sua giornata, ma nel suo profondo di questo è convinta. Una buona psicoterapia deve toglierle queste certezze infondate, ma intanto può aiutarsi da sola attraverso una migliore concentrazione sui suoi comportamenti e sulle sue azioni, senza mai pretendere da se stessa la perfezione alla quale fa riferimento, ma facendo semplicemente del suo meglio. Di tanto in tanto magari dia anche un’occhiata alle persone che le sono intorno e potrà notare come anche tra loro molti le somiglino in termini di comportamento e mostrino i segni del suo stesso disagio. Talvolta bisogna imparare a convivere anche con le nostre debolezze.
Cordiali saluti.

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Dott. Walter La Gatta

Clinica della Timidezza
si occupa del benessere delle persone timide e ansiose

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Servizio TG5 dedicato a Clinica della Timidezza

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HO VISSUTO SEMPRE IN SOLITUDINE

Sono un 41enne che dalla adolescenza in poi ho vissuto quasi sempre in solitudine,di questo mi vergognavo a tal punto da evitare luoghi dove avrei potuto incontrare persone conosciute. Attualmente i miei rapporti umani sonolimitati all’ambiente lavorativo,dove ho buoni rapporti con i colleghi e a quello familiare d’origine.Non ho mai avuto relazioni affettive con una donna.L’emotività, l’insicurezza , la timidezza mi hanno costretto ad una non vita.
Questo pensiero mi angoscia perennemente, talvolta vorrei farmi male dalla disperazione,vorrei spegnere i pensieri e cancellare la memoria di una vita buttata via. Sarebbe meglio non nascere, Prima riempivo la vita buttandomi nello sport,nella attività fisica.vari problemi in cui sono incappato me lo impediscono, così non ho neanche più quello.

Gentile Quarantunenne

Stando alle statistiche, lei ha da vivere almeno il tempo che ha già vissuto. Visto il bilancio negativo che fa della sua vita (che poi tanto negativo non mi sembra: lavoro, sport, buone relazioni familiari e con i colleghi… ) una buona idea potrebbe essere quella di decidere che il suo futuro debba essere decisamente migliore del suo passato. Occorre un atto di volontà, di coraggio. Lei ha avuto/ha dei problemi psicologici, ma questi possono essere curati. La timidezza o la fobia sociale non sono maledizioni divine, da subire passivamente, senza alcuna possibilità di salvezza o di riscatto: come tutte le problematiche psicologiche, esse possono essere affrontate e risolte, in tempi abbastanza ragionevoli (6-18 mesi). Se lei avesse cominciato una terapia dieci anni fa, probabilmente oggi sarebbe già da tempo un marito e un padre soddisfatto. A quarantuno anni lei può ancora dare una svolta decisiva alla sua vita. Non ci pensi troppo: lo faccia.

Cordiali saluti.

Dr. Walter La Gatta

PSICOTERAPIE IN PRESENZA:
Terapie in presenza

Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa
Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Psicoterapeuta Sessuologo
Tel. 348 3314908

LA CURA MIGLIORE

Salve,sono una ragazza di 25 anni. Soffro di fobia sociale da diversi anni.In passato ho seguito per più di un anno cure farmacologiche,che ho poi interrotto,dopodichè mi sono rivolta ad una psicoterapeuta.Al momento sono in cura da un anno,ma sento che le mie condizioni non sono cambiate e lo sconforto mi sta attanagliando.So che la cura migliore per questo tipo di ansia sia la terapia cognitivo-comportamentale associata a farmaco,ma il mio medico si rifiuta di prescrivermi qualsiasi farmaco.Non so che fare.Vorrei tanto rivolgermi ad un centro specializzato che mi segua costantemente,ma qui a Milano stranamente fin’ora non l’ho trovato..Piacerebbe anchea me partecipare a terapie di gruppo ma non so a chi rivolgermi. Potreste aiutarmi? Grazie

Gentilissima,

I farmaci non sempre sono indispensabili ed in molte occasioni fanno più male che bene, dunque è per questo motivo che molti terapeuti preferiscono evitare la loro prescrizione. Ciò detto, i farmaci non vanno demonizzati: in molti casi essi possono essere di grande aiuto nella terapia. Non spetta tuttavia al paziente decidere quale tipo di terapia è migliore per il proprio caso e se è opportuno assumere farmaci. Si affidi dunque ad un terapeuta di sua fiducia e lo segua in tutto quello che le consiglierà e prescriverà (o non prescriverà…)
Se però, dopo un anno di terapia, come mi pare di aver capito è il suo caso, non vede risultati concreti o miglioramenti, cominci a prendere in considerazione l’idea di cambiare terapeuta. Non tutti i terapeuti infatti, per quanto bravi e preparati, sono adatti a tutti i casi, a tutti i pazienti.

Dr. Walter La Gatta

Intervista sull'ipnosi

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SONO L’UNICO SFIGATO!

Mi chiamo sergio, ho 24 anni e abito in provincia di P…x fortuna sono venuto a conoscenza di questo sito, così posso sfogarmi un pochino…io vengo da una buona famiglia, i miei mi han sempre accontentato su tutto, ho molti amici coi quali esco alla sera e cn i quali ho condiviso dei momenti bellissimi anke se ultimamente fra di noi le cose si stanno decisamente complicando…cmq tralasciamo questo particolare…io nn sono mai stato felice in amore, in tutta la mia vita ho sempre trovato ragazze false ke dicevan di apprezzarmi x quello ke ero,ma col tempo capivo sempre ke avevan soltanto bisogno di uno skiavo ke le portasse a spasso…però nn ho mai avuto storie vere, io alle ragazze in realtà nn son maipiaciuto, son sempre stato preso x i fondelli; mentre le tipe + sincere dicevan ofrasi del tipo: nn mi piaci oppure scuse del tipo: son già occupata…io davvero nn ne posso +…oramai son anni ke gira così, io vedo tutti ke almeno una volta nellavita son stati felici in amore, io son davvero l’unico 24enne sfigato senza una storia ne attuale ne alle spalle…purtroppo nn penso di esser molto attraente e ciò mi penalizza, però mi reputo un ragazzo simpatico e generoso, o almeno è questo ke sento sempre dire di me dai miei amici…tutti mi dicon ke prima o poi questa ragazza ke mi farà felice arriverà, ma nn penso proprio…se in 24 anni nn l’ho ancora trovata penso ke x il resto della mia vita sarò sempre solo e preso x ilculo…poi le ragazze della mia età son tutte occupate in storie durature e quindi nn molleranno mai il loro tipo x uno sfigato come me…poi vedo ho tutti amici ke si stan x laureare in cose importanti tipo ingegneria, medicina ecc e ciò attira…io sono un ragazzo semplice, se va bene prenderò una laurea breve in cosa nn lo dico perchè mi vergogno…inoltre con le tipe nn ho esperienza e quindi nn riuscirei a tenere in piedi una storia cn una ragazza con delle storie già alle spalle…come dicevo prima tutti i miei coetanei saran persone importanti nella vita: medici,ingegneri ecc e troveranno quindi sicuramente felicità nella loro vita…a me nn m’interessa diventare bill gates, montezemolo o berlusconi…si tutti sognan cose di questo tipo, io invece ho solo un’ambizione: vorrei trovare una ragazza seria, simpatica, sempre presente sia nel sereno, sia nel difficile, ke sappia apprezzarmi per il ragazzo semplice ke sono, andando ben oltre al mio aspetto fisico o alla mia situazione finanziaria…poi un giorno vorrei sposarmi e avere dei figli…se otterrò tutto ciò penso ke riuscirò di nuovo a sorridere come un tempo…però x adesso son molto sfiduciato sia di me stesso ke della mia vita…ok qualcuno dice ke x stare bene con una persona bisogna x prima cosa stare bene con se stessi,ma io avrei una cosa da dire: io x stare bene con me stesso e x essere sicuro di me e x apprezzare ciò ke possiedo, ho bisogno di stare bene con qualcuna!!!!!! perchè se il mio destino è essere solo tutta la vita, nn ho nessuno stimolo x andare avanti!!!!!!scusate il mio sfogo ma davvero nn ce la faccio +…
Sergio

Caro Sergio,
Anzitutto grazie per questo tuo lungo sfogo, che sono sicuro interesserà molti nostri lettori, perché non pochi si ritroveranno nelle tue parole. Ciò che dici alla fine della lettera mi sembra giustissimo: non si può credere in sé stessi se non si ottengono dei successi in quello che si fa, sia esso lo studio, il lavoro, gli amici o le storie sentimentali. Dunque… Occorre cominciare da qualche cosa, per avere il resto. Tu cosa stai facendo, attivamente, per migliorare la tua condizione? Quali sono gli obiettivi che vuoi raggiungere nel breve-medio periodo, per avere quei successi che poi ti permetteranno di essere più sicuro di te? Mi sembra di capire che stai studiando: bene, questo mi pare già importante, ma puoi fare molto di più coltivando i tuoi altri interessi, siano essi nello sport, nel lavoro, nell’arte, nella musica ecc.
Essere privi di iniziativa e piangersi addosso non ha alcuna utilità pratica. Per imparare a stare bene con le ragazze, per essere interessante ai loro occhi, occorre frequentarne tante, conoscere le amiche delle amiche, essere pieni di contatti. E’ un discorso statistico: più persone conosci e più ne potrai trovare qualcuna adatta a te. Dunque, non demoralizzarti, non fermarti ai primi insuccessi e soprattutto non generalizzare: le ragazze non sono tutte uguali e non sono tutte false o impegnate sentimentalmente con un altro. Le ragazze inoltre non piovono dal cielo: fai il primo passo, proponiti. Non sei sicuramente l’unico sfigato ventiquattrenne, ma sei uno dei tanti ragazzi che, per timidezza, perdono la voglia di fare, di intraprendere, di rischiare. Come dicevamo all’inizio, è un circolo vizioso: se non fai nulla per cambiare almeno un po’ la tua vita, tutto resterà per sempre come è. Coraggio!
Dr. Walter La Gatta

Training Autogeno - Clinica della Timidezza

Dr. Giuliana Proietti Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Tel. 348 3314908

ANCONA FABRIANO CIVITANOVA MARCHE TERNI
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QUANDO UN FIGLIO TIMIDO DIVENTA ANCHE VIOLENTO

mio figlio ha 7 anni compiuti, frequenta ottimamamente il secondo anno delle elementari con risultati brillanti ma il suo problema è la difficoltà a giocare nelgruppo di coetanei.Con me non lo dice ma con mia moglie afferma la sua tristezza nel non riuscire a legare con gli altri .Le maestre ci hanno fatto notare la sua insicurezza legata alla timidezza e ci hanno informato di lievi miglioramenti.Abbiamo tentato e stiamo tentando l’esperienza sportiva iscrivendolo a una SCUOLA-SQUADRA di rugby locale fatta di UNDER 9.Sembra funzionare ,ma, osservandolo negli allenamenti resta sempre ai margini del gioco pur seguendo le regole e capendo il gioco.La cosa però piu’ brutta è la sua incapacità a reagire ad eventuali dispetti di compagni ed amici.Questa sera prima dell’allenamento in attesa dell’allenatore tre compagni lo hanno inseguito e preso a calci avendo capito la sua non reattività. La cosa, denunciata da mia moglie al suo allenatore, si è conclusa secondo le regole del rugby che rifiutano ogni tipo di violenza con le scuse davanti a tutti dei “malfattori”. La mia domanda è COME POSSO FAR CAPIRE A MIO FIGLIO CHE E’ UN SUO DIRITTO DIFENDERSI ANCHE DA CHI CREDE AMICI ?GRAZIE INFINITE

Gentilissimo genitore,

Quando un figlio è timido e non sa difendersi dai compagni, i suoi genitori, a loro volta, non sono stati estranei a questo tipo di atteggiamento passivo, quando erano piccoli. La timidezza infatti è molto legata agli aspetti genetici, ma anche agli apprendimenti prodotti dall’ambiente in cui si cresce e ai modelli sui quali i piccoli plasmano la loro personalità. Le cose che lei vorrebbe far capire a suo figlio non si spiegano con le parole, ma con i comportamenti, cercando di essere dei modelli positivi, di persone magari riservate e gentili, ma comunque sempre attente a farsi rispettare dagli altri.
Suo figlio deve anzitutto conquistare la stima di se stesso: per farlo, deve ricevere delle gratificazioni positive, ma non ‘gratuite’. Deve mettersi alla prova, anche su piccoli compiti a difficoltà crescente, e capire di essere ‘bravo’ a fare quella determinata cosa. Nelle relazioni sociali ad esempio si potrebbe mettere alla prova nell’andare a comprare un giornale all’edicola da solo, nel chiedere ad un bambino sconosciuto, incontrato per caso, se vuole giocare insieme a lui, fino ad invitare a casa propria questi amici che tanto lo prendono in giro, magari uno alla volta. Cercate di aprire le porte della vostra casa, lasciate che vostro figlio possa vedere come i suoi genitori si rapportano con gli ospiti (e possa imparare da voi). Inoltre, fatelo partecipare a diverse attività, inseritelo in più gruppi. Attenzione però a non buttarlo semplicemente nella mischia e abbandonarlo al suo destino: scegliete i luoghi, i tempi, le persone, siate favorenti, accoglienti, ‘utili’ per lui.
Cordiali saluti e auguri.

Dr. Walter La Gatta

NON RIESCO PIU’ A FARE L’AMORE CON IL MIO RAGAZZO

Caro dottore,sono una ragazza di 21 anni di R. che da 2 anni è mezzo ha una relazione fissa con un ragazzo. Prima di conoscere lui ho sofferto per anni di disturbi alimentari ed ho incominciato ad avere una vita sentimentale solo qualche mese prima di conoscere il mio lui attuale.Ai tempi il mio psichiatra mi prescriveva 80 mg di fluoxetina al giorno (ne prendevo da 2 anni) e io ero molto attiva sessualmente con il mio ragazzo, quando mi è stato dimezzato il dosaggio ho cominciato ad evitare i rapporti sessuali e inventare scuse, nonchè a sentirmi sempre molto stanca…Ora non prendo più quel farmaco e la situazione è rimasta da un anno e più la stessa…Non vado più da uno psichiatra perchè dopo anni di farmaci ho capito che non potevo continuare così..Non riesco più a fare l’amore con il mio ragazzo tranquillamente, e lui dice che secondo lui il problema è lui…è convinto di non piacermi più..eppure io sono convinta che non sia questo il problema…Non so cosa fare…non voglio passare tutta la vita prendendo farmaci per stare bene con me stessa e con gli altri…Secondo lei potrebbe essere stata la mancanza del farmaco a farmi reagire così?Cosa posso fare?Grazie mille in anticipo.

Gentilissima,

Probabilmente le cose sarebbero andate allo stesso modo anche se lei non avesse mai assunto quel farmaco. E’ infatti una cosa normale, specialmente per le donne, che vi sia una certa diminuzione della libido dopo i primi anni di intensa passione. Questa cosa non deve spaventare, perché fa parte della vita. Per farle un esempio ‘alimentare’, anche la cioccolata è molto buona, ma se lei la mangia tutti i giorni, a pranzo e a cena, per x tempo, finirà per non gradirla più così tanto o per averne la nausea. Ecco allora che a questo punto interviene l’intelligenza, la creatività: si può continuare a tenere insieme un rapporto con reciproca soddisfazione se lo si cambia continuamente, se periodicamente si rivede il patto di coppia che è alla base della relazione, se si adottano nuove regole, altre abitudini, stimoli diversi. Tutto quello che all’inizio veniva spontaneo, sulla base dell’intensa passione, ora deve essere ‘costruito’, sulla base del sentimento e dell’affetto che si è stabilizzato fra di voi. Mantenere una buona intesa sessuale è fondamentale per la durata e la qualità del rapporto, ma perché ciò accada non c’è bisogno di prendere farmaci. Piuttosto, occorre ‘far accadere le cose’ e non ‘aspettare che le cose accadano’.
Cari saluti.
Dr. Walter La Gatta


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ERITROFOBIA

vorrei sapere come combattere un problema che per mè stà diventando molto imbarazzante.. sono una agazza molto timida nelle apparenze,credo di avere carattere, ma arrossisco per niente..anche se parlo di cose futili,diventando rossa in un modo esagerato su tutto il viso. prima mi capitava raramente,adesso sapendo di avere questa reazione sono sempre in ansia, poco naturale, ho paura di arrossire ancora prima che questo accada, con la paura che gli altri mi vedano,finendo per fare una figuraccia. come capita sempre,purtroppo.vorrei sapere sè posso riuscire a controllare questa cosa. magari qualche trucco che ancora non so..dato che ho provato quasi tutto tra esercizzi di respirazione,distogliendo lo sguado, cercando di distogliere l attenzione da mè.insomma vorrei superare questo problema. ho pensato anche che il problema dipenda dalla mia scarsa autostima, cosa mi consigliate? sinceramente mi sento anche in colpa a chiedervi aiuto per un broblema che in fondo a confronto con altri è un sciocchezza,razionalmente parlando,ma sè c è soluzione… vi ringrazio comunque tanto.

Gentilissima,

Il suo problema ha un nome: eritrofobia (o ereutofobia). Si tratta di una fobia perché è una paura esagerata, ossessiva, del tutto slegata da situazioni esterne. Si verifica a seguito dei pensieri negativi, ansiogeni che il soggetto stesso produce. La paura di fare brutta figura, il senso di fallimento personale che si prova durante un rossore esagerato e fuori luogo, aumentano la paura di vivere questi momenti e così il problema si avvita su se stesso. Soluzioni o trucchi particolari che vadano bene per tutti non ce ne sono: ognuno è un caso a sé. Potrebbe farle bene documentarsi, leggere su questo argomento, allo scopo di saperne di più e rendersi conto che non è la sola a soffrirne. Un altro consiglio è quello di cercare di non attribuire troppa importanza al giudizio degli altri, a tollerare questa piccola ‘defailliance’ personale, ammettendo per sé stessi qualche momento di debolezza, senza per questo intaccare la propria autostima.
Può fare dei corsi di yoga o training autogeno per imparare a controllare le emozioni, leggere qualche libro sul pensiero positivo per guardare alla vita con maggiore ottimismo, avere dei progetti di medio-lungo termine sui quali concentrarsi, che la distolgano dal ‘problema’, concedersi dei momenti di relax in cui rilassarsi e meditare sulla sua vita, fare del volontariato aiutando i più deboli, intraprendere una psicoterapia individuale o di gruppo, partecipare al nostro Forum, iscriversi ai nostri gruppi di auto-aiuto, ecc. ecc.
Come vede il problema c’è, ma ci sono anche mille soluzioni. L’importante è non scoraggiarsi, ma cercare sempre un futuro migliore.
Cari saluti.
Dr. Walter La Gatta


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PARALIZZATA DALLA VERGOGNA

Mi chiamo Silvia e sono una ragazza di 29 anni. sono sempre stata una ragazza molto timida, mia madre e’ stata un po’ apprensiva e mio padre e’ un ex alcolista che forse mi ha in passato un po’spaventato.GIA’ DABAMBINA A SCUOLA avevo il terrore al solo pensiero che la maestra pronunciasse il mio nome,gia dall’appello diventavo rossa come un peperone ed ero come parallizzata dalla vergogna.ANCHE adesso mi capita spesso di cambiare lavoro perche’ dopo un po’che le conoscenze si fanno piu profonde mi prende una grande ansia ,appena incontro qualcuno,anche amici di infanzia o parenti mi comincia a battere il cuore fortissimo anche se mi chiedono solo come sto,divento rossissima e mi sento osservata e ingrande imbarazzo anche perche cosi’ metto a disagio anche gli altri. E da un po’ ho smesso di uscire ,non vado piu’ in posti dove c’e’ gente,ne nei locali, ne al ristorante perche’ anche il semplice andare a fare la spesa mi blocca.SONO 4 anni che abito sopra un bar tabacchi, non sono mai riuscita a d entrarci una volta.VI PREGO DI DARMI UN CONSIGLIO,PERCHE’ MI STO ISOLANDO COMPLETAMENTE DA OGNI SITUAZIONE SOCIALE. mi sapete dire se soffro di fobia sociale?GRAZIE

Gentile Silvia,
Si, potrebbe trattarsi di fobia sociale. Il consiglio è di intraprendere una psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sui sintomi. La cosa ideale sarebbe cercare di dare poco peso a ciò che le accade e continuare ad uscire, per resistere alla tentazione dell’isolamento, che può sembrare una facile soluzione, mentre invece finisce per essere una aggravante di non lieve entità.
Cari saluti e auguri

Dr. Walter La Gatta

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CHIEDO UN CONSIGLIO SULLA MIA SITUAZIONE

Mi chiamo Sara, ho 29 anni e vi chiedo se possibile un consiglio sulla mia situazione. Sono sempre stata timida da quando ero piccola, mia mamma e’ stata un po’ apprensiva e mio padre e’ un ex alcolista e con i suoi modi mi ha un po’ spaventato. a scuola gia da bambina ma anche in seguito appena una maestra o professore mi chiamava anche solo per l’appello sentivo crescere una grande ansia ‘tremore e diventavo rossa come un peperone appena qualcuno si rivolgeva a me.adesso che la scuola e’ finita da molto lo stesso problema si ripropone sul lavoro dove appena incomincio a lavorare in un posto dopo un po’ non vedo l’ora di cambiare perche’ mi sento osservata e giudicata e ogni cosa mi imbarazza. non esco quasi piu perche i posti affollati locali, ristoranti ma anche un semplice giro in citta’ dove posso incontrare qualcuno mi paralizza, mi fa venire un gran disagio. quando incontro un amica per strada, un parente, un conoscente divento subito rossa, comincio a sudare mi viene come il vuoto in testa e perdo il controllo della situazione. potete capire come la mia vita cosi’ si sta facendo difficile e mi sta portando quasi all’isolamento. vi chiedo un consiglio su come posso muovermi per risolvere questa situazione.grazie mille

Gentilissima,

Il suo problema non ha nulla a che fare con la timidezza: si tratta molto probabilmente di fobia sociale e conseguente disturbo di evitamento sociale. E’ difficile che riesca a superare il problema da sola (le consiglio una psicoterapia cognitivo-comportamentale focalizzata sui sintomi), ma per aiutarsi da sola può fare molto. Anzitutto leggere, documentarsi, in modo da sapere che non è sola e che il problema può essere superato; un’altra cosa importante è confrontarsi con gli altri. Per questo noi abbiamo aperto un Forum in cui i lettori possono conoscersi e darsi dei consigli. Allo stesso modo potrebbe esserle utile partecipare ai gruppi di auto-aiuto che stiamo organizzando in Ancona, ai quali è possibile che partecipino persone provenienti da tutte le parti di Italia, dal momento che ci si vede una sola volta al mese. Infine, sappia che più evita gli altri più ingigantisce il problema. Cerchi comunque di uscire, magari per andare a passeggio in luoghi diversi da quelli dove incontra gente che conosce, vada al cinema, vada nei pub con luci soffuse, ecc. Insomma: cerchi le situazioni che preferisce, ma assolutamente eviti di chiudersi in casa.
Cari saluti.

Dr. Walter La Gatta

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L’ALTRA FACCIA DELLA ‘SECCHIONA’

Sono una ragazzina quasi sedicenne. sono sempre stata una persona timida e taciturna, ma ciò non mi ha mai provocato i problemi che sento fin da questi ultimi 2-3 anni. il mio disagio si manifesta con chiunque, a partire dalla gente più grande di me ma sopratutto con i miei coetanei. con questi ultimi, sento che questo mio problema non riguarda più solo la mia timidezza. riguarda il mio sentirmi diversa,i l mio non riconoscermi in loro, il mio rifiuto seppur non desiderato a per lo meno provare ad integrarmi. sto sempre sulle mie, sovrapensiero, agli occhi di una qualsiasi persona sembrerei sicuramente una che non ha interesse, una che non vuol eessere disturbata, e così vengo “accontentata”. le poche volte che parlo sono goffa e impacciata, il che mi rende anche infantile e stupida. non ho amici, nè un minimo di compagnia con cui uscire e divertirmi come gli altri fanno. il mio rapporto con la scuola in sè può sembrare ottimo dato i miei buoni risultati, d’altra parte il mio attaccamento allo studio è così morboso che perfino i miei mi fanno notare ciò. non so perchè lo faccio, per trovare forse un pò di autostima, per sentirmi “invidiata”, per colmare quel tempo che potrei passare in compagnia di amici che io non ho. so solo che anch’io vorrei tanto divertirmi e riuscire a farmi conoscere per quella che sono veramente, perchè so essere anche solare e vivace.

Gentile sedicenne,

Vorrei raccontarti di quella che in psicologia si chiama la ‘profezia che si autorealizza’: se vai ad una festa pensando che gli altri semplicemente ti sopportano, non si sa perché ti hanno invitata e forse non avevi voglia neanche tu di andarci, tutto questo, immancabilmente, traspare. La conseguenza è che gli altri si comincino a comportare nei tuoi riguardi secondo le tue aspettative…. E la profezia si ‘autorealizza’. Provando, magari sforzandosi un po’, a pensare cose positive (es. sono contenta di essere qui, adesso parlerò con quella ragazza che mi è simpatica e alla quale sono simpatica, ecc.), ti accorgerai che, quasi magicamente, tutto cambierà intorno a te. Provare per credere.

Dr. Walter La Gatta

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