La personalità di chi si mangia le unghie

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Come viene considerato, in senso clinico, il mangiarsi le unghie?

In genere le persone con un disturbo di onicofagia (mangiarsi le unghie)  possono soffrire (o aver sofferto, nell’infanzia), di disagio emotivo, depressione e ansia.

Nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders Fifth Edition (DSM-5), l’onicofagia è classificata come “Altro disturbo ossessivo-compulsivo specificato e correlato” con la specificazione di “comportamento ripetitivo focalizzato sul corpo (BFRB)”, mentre la Classificazione statistica delle malattie e dei problemi di salute correlati, l’ICD-10 classifica la onicofagia come “altri disturbi comportamentali ed emotivi specificati con insorgenza che di solito si verifica nell’infanzia e nell’adolescenza”

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Quali problematiche psicologiche sono in genere associate al mangiarsi le unghie nei bambini?

Le condizioni psicologiche più comuni legate al mangiarsi le unghie nei bambini sono il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, il disturbo oppositivo provocatorio e il disturbo d’ansia da separazione. Inoltre, possono esservi alcuni altri disturbi in comorbilità, che riguardano il disturbo depressivo maggiore, il disturbo da tic, forme di disturbo ossessivo-compulsivo, enuresi (minzione involontaria), ritardo mentale, disturbo pervasivo dello sviluppo, disturbo d’ansia generalizzata e disturbo di panico.

Perché si arriva a mangiarsi le unghie?

Secondo una ricerca (Siddiqui et al., 2020), le ragioni per cui le persone si mangiano le unghie sono:

  • Comportamento inconsapevole, di cui non ci si rende conto
  • Modo per controllare l’ansia
  • Ricerca di attenzioni
  • Forma di controllo dell’aggressività
  • Sintomo di un disturbo ossessivo compulsivo
  • Espressione di una personalità perfezionista

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Perché i perfezionisti dovrebbero mangiarsi le unghie?

Si pensa che mangiarsi le unghie possa essere collegato a un tipo di personalità perfezionista perché il perfezionismo è associato a una bassa soglia di noia e a una tolleranza molto ridotta della frustrazione.

Si tratta di un comportamento nocivo alla salute?

Chi si mangia le unghie ha maggiori probabilità di scheggiarsi o rompersi i denti. Un altro motivo di preoccupazione, forse maggiore, è che le mani non lavate possono essere un focolaio di germi, per cui metterle in bocca potrebbe causare qualche infezione o trasmissione di malattia (si pensi al recente esempio del Covid).

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Mangiarsi le unghie è sempre un segno di un disturbo psicologico?

E’ un disturbo psicologico quando le persone soffrono per questa forma di autolesionismo che si causano a livello fisico, oppure provano un’intensa vergogna, senso di colpa o ansia nel mostrare le loro mani con le unghie rovinate, ma nonostante questo si sentono incapaci di fermarsi.

Vi sono persone, tuttavia, che non eccedono nel comportamento e che non ne soffrono in particolare modo: in questo caso si tratta quasi di un passatempo, che aiuta nella concentrazione o nel superare un momento di ansia o di stress. Certamente potrebbero esserci passatempi meno dannosi, ma del resto stiamo parlando anche di abitudini acquisite nell’infanzia (secondo Freud nello stadio orale dello sviluppo psicosessuale) che possono anche avere una loro efficacia per il benessere della persona a causa dell’abitudine e della ripetitività dei comportamenti.


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Quindi, cosa si può fare per chi soffre di questo disturbo fin troppo comune?

Per cominciare, aumentare la consapevolezza sul quando e sul perché si ricorre a questo comportamento e fare una valutazione generale dell’impatto di questo comportamento sulla salute generale. E’ sicuramente utile far valutare alla persona che si mangia le unghie altri possibili passatempi, che possano essere altrettanto efficaci, ma meno dannosi sul piano fisico ed estetico.

Cosa fare con i bambini che si mangiano le unghie?

Nei bambini, l’ammonimento o il rimprovero sono quasi sempre inefficaci. Possono tuttavia funzionare le tecniche di rinforzo positivo: se non fai questo, puoi guadagnare quello. Ad esempio si può offrire un premio, una cosa desiderata, ecc.

Quando rivolgersi a uno psicologo?

Quando si tratta di un comportamento grave, indesiderato, continuo e compulsivo.

Dr. Giuliana Proietti

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