Sono una ragazza di 16 anni e fin da bambina ho dovuto affrontare la timidezza, che considero un ostacolo sociale, ed è abbastanza debilitante.Penso di avere una lieve forma di fobia sociale, ma non vado da uno psicologo o da una persona qualificata, quindi non sto svolgendo alcuna terapia.Da bambina sono andata da diversi psicologi, ho anche fatto il test di rorschach, a causa di una situaziona familiare abbastanza distruttiva e non semplice, il tutto si può semplificare in una figura paterna assente, perchè incapace di svolgere il suo ruolo naturale di padre, perchè violento e inumano (se mi permette il termine). Ma non mi voglio soffermare su questo (anche se ovviamente è una delle cause del mio malessere), il punto è che da bambina ero riuscita a superare la timidezza, perchè mi ero fatta molti amici, e per questo avevo molta fiducia in me stessa e verso gli altri. Poi sono arrivate le medie, e le superiori, il classico macigno adolescenziale, in questo periodo ho perso molti amici, e la mia fiducia era ed è sprofondata, e la mia timidezza era ripiombata, aggravata (questo soprattutto nelle superiori) almeno penso, dalla fobia sociale (ma forse era latente). Siccome non svolgo nessuna terapia, ho cercato qualche metodo fai da te, con scarsi risultati.Ovvero, relazionandomi con gli altri, mi ero proposta di cercare di nascondere la mia timidezza, mostrandomi spigliata, rilassata, divertente, insomma curando le mie ansie con l’ironia e le risate. Infatti è così che reagisco spontaneamente(soprattutto con chi conosco un po’, da considerare quasi amico), cioè appena avverto uno status di timidezza, subito sento il bisogno di smorzarla con qualche battuta di spirito, come se dovessi alleggerire il peso di quei momenti a me stessa,e come se dovessi farlo anche verso il mio interlocutore (il quale non porta questo peso, anzi ne ignora l’esistenza). Questa tecnica funziona a giorni alterni, perchè richiede molta forza di volontà che in certi giorni non ho, perciò direi che è una tecnica abbastanza bipolare ( o forse lo sono io). Un’altra tecnica, forse più specifica, era quella di individuare e di ordinare in ordine crescente, le situazioni che mi creano maggiore ansia sociale etimidezza, scriverle su un foglio e affrontare per ordine da quella che ti crea minore timidezza (per esempio, nel mio caso chiedere informazioni ad un passante) e provarla fino a che ci si abitua e quindi non si è più ansiosi, e procedere così conle altre situazioni di maggiore ansia, fino ad arrivare a superare l’ostacolo più grande (per me parlare in pubblico)….Però questa tecnica non l’ho mai sperimentata, forse per la mia incostanza nello svolgere determinate cose.Volevo sapere se crede che questa tecnica possa funzionare. Io devo dire che non penso di farcela, ma tuttavia non è impossibile. Altrimenti c’è da passare alle maniere forti, cioè le terapie d’urto, (forse in parte possono rientrare nella tecnica prima descritta), forse queste sono un po’ personalizzate, ma ad esempio uscire di casa con qualcosa di strano addosso, in modo tale da attirare lo sguardo dei passanti (avere gli sguardi degli altri addosso è una cosa che noi timidi odiamo) per affrontare la paura degli altri..Oppure, va be già che ci sono le dico il mio metodo. Il mio metodo è la risata, parlo anche di quando sono per strada, se all’improviso sento addosso una situazione di ansia che mi preme,la risata mi libera. Certo non è che mi metto a ridere a squarciagola, ma faccio una cosa strana,ovvero guardo gli altri e penso ad un loro particolare buffo (una camminata,un’espressione) e poi rido, come si suol dire “sotto i baffi”. Lo so è un comportamento stupido, e io non vorrei mai che gli altri lo facessero con me, però è liberatorio. Oppure ci sono i gruppi di auto aiuto, ma non sono molto informata a riguardo. Comunque lei mi può dire altre terapie d’urto? Mi scuso per le mie follie, molti timidi sono abbastanza fuori di testa. Ma anche molti non timidi. Un’ultima domanda:siamo noi ad essere “deviati” o è il mondo? Forse non esiste una risposta. Ma lei ha tutte (o quasi) le risposte, perciò chiedo umilmente consiglio a lei. Grazie
Gentilissima,
Anzitutto grazie di questa bella e lunga lettera che, sono sicuro, piacerà a molti dei nostri lettori, perché è ricca di tante riflessioni originali e intelligenti che, francamente, non credo tutte le ragazze sedicenni, per quanto evolute e emancipate, riescano a fare con tanta profondità e con tanta facilità espressiva. Dunque, anzitutto, tanti complimenti!
E ora veniamo alla lettera. Credo che il tuo sistema possa funzionare e non c’è nulla di male nel metterlo in pratica. Del resto è umano avere delle insicurezze ed è giusto che una persona giovane come te provi a sperimentare diverse opzioni, per vedere quella che funziona meglio.
C’è ad esempio chi si mostra aggressivo, per apparire più determinato e sicuro di sé: l’aggressività degli adolescenti nasconde spesso dei sensi di inadeguatezza, oltre alla paura di mostrare le proprie fragilità. Tu hai scelto invece un atteggiamento positivo, quello della risata, che non potrà che aiutarti nel farti accettare dagli altri e nel farti considerare una persona piacevole, con la quale stringere dei legami d’amicizia. L’importante è non esagerare, non cercare di attirare a tutti i costi l’attenzione degli altri, non sfidare sé stessi e la società: non solo è inutile, ma è anche controproducente. Avanti così dunque! C’è un’ultima cosa che vorrei dirti: non mi racconti nella lettera se hai avuto successo nella scuola, nello sport, nelle amicizie. Sono cose importanti che non dovresti sottovalutare: cerca di premiarti ogni volta che raggiungi un successo in queste cose e torna a quei pensieri, a quei ricordi, ogni volta che ti sentirai in difficoltà.
Cari saluti.
Dr. Walter La Gatta
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Dr. Walter La Gatta, psicoterapeuta sessuologo.
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