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Timidezza e uso problematico di Internet

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Con il rapido progresso della tecnologia, Internet è diventata una parte essenziale della vita quotidiana dei nostri tempi (Gibson & Trnka, 2020). In questo articolo verranno descritti tutti i benefici e i miglioramenti nello stile di vita, ottenuti grazie alle nuove tecnologie, ma anche l’uso problematico di Internet, soprattutto fra le persone timide.

In che cosa è stato utile Internet?

L’utilità di Internet per la società la si riscontra in vari campi: nell’istruzione, nel tempo libero e nella trasmissione delle informazioni. Ad esempio, ha rivoluzionato il modo in cui apprendiamo e ha reso l’istruzione più accessibile. Ha inoltre favorito connessioni a livello mondiale attraverso la comunicazione istantanea e ha democratizzato l’accesso alla conoscenza fornendo una grande quantità di informazioni a portata di mano degli utenti (Gibson & Trnka, 2020 ).

Che cosa si intende per “uso problematico di Internet”?

L’uso problematico di Internet, spesso definito “dipendenza da Internet”, è un comportamento compulsivo e dannoso che riguarda l’utilizzo di Internet, con conseguenze negative che possono sconvolgere la vita quotidiana (Musetti & Corsano, 2018 ).

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Come si manifesta?

Può manifestarsi in varie forme, compreso l’uso di smartphone, pc e altri dispositivi abilitati a Internet. I comportamenti online problematici, sono l’uso eccessivo dei social media, i giochi d’azzardo, il binge-watching televisivo e lo shopping online impulsivo, come identificato da alcune ricerche (Fineberg et al.,2018 ).

Si tratta di una nuova patologia psichiatrica?

Per il momento no, sebbene alcuni ricercatori sostengano che l’uso problematico di Internet meriti di essere classificato come un disturbo psichiatrico nuovo o emergente a sé stante (vale a dire, una vera e propria dipendenza comportamentale da Internet o da attività correlate a Internet).  Altri studiosi preferiscono parlare di uso problematico di Internet in relazione a specifiche attività online, come giochi d’azzardo, posta elettronica o pornografia (Yellowlees & Marks, 2007 ).

Quante persone riguarda l’uso problematico di Internet?

Con la crescente adozione della tecnologia, negli ultimi due decenni, l’uso problematico di Internet è aumentato in tutto il mondo (Tsitsika et al., 2014 ). La prevalenza dell’uso problematico di Internet a livello mondiale è compresa tra il 6% e il 9,7% (Burkauskas et al., 2022 ) e varia da zona a zona, con una prevalenza marcata nei paesi asiatici  (J Kuss et al., 2014 ).

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Cosa comporta l’uso problematico di Internet?

L’uso problematico di Internet è stato collegato a problemi di adattamento, come abbandoni scolastici, problemi fisici e problemi di interiorizzazione (Geng et al., 2018 ; Hughes e Burke, 2018 ). Ad esempio, Morita et al. (2022) hanno scoperto che l’uso problematico di Internet era associato a sintomi di depressione e iperattività tra gli adolescenti. Inoltre, una recente revisione (Gioia et al., 2021) ha scoperto che l’uso problematico di Internet aveva una forte associazione con la disregolazione emotiva.

La timidezza è considerata un fattore di rischio per l’uso problematico di Internet?

Si, la timidezza è stata identificata come un importante fattore di rischio per la dipendenza da Internet (Huan et al., 2014 ; Ozturk e Ozmen, 2011 ).

Cosa si intende per timidezza in questi studi?

La timidezza viene considerata un tratto della personalità che si riferisce all’ansia sociale e all’emotività, accompagnate da una maggiore sensibilità alla valutazione sociale (Coplan et al., 2004 ). A differenza degli introversi, le persone timide vogliono partecipare alle interazioni sociali e fare impressione sugli altri (cioè hanno una motivazione all’approccio sociale). Tuttavia, questo aspetto del carattere causa ansia e preoccupazione durante le interazioni personali, insieme a dubbi sulla gestione delle impressioni, che possono portare a una tendenza a evitare le situazioni sociali (cioè, motivazione all’evitamento sociale) (Asendorpf, 1990 ; Coplan et al., 2004 ).

Le persone timide hanno maggiori probabilità di sviluppare una dipendenza?

Si, gli individui con una maggiore timidezza hanno maggiori probabilità di affrontare difficoltà tra pari poiché spesso si sentono a disagio quando interagiscono con gli altri, e questo può portarli a evitare conversazioni difficili o imbarazzanti (Barry et al., 2013 ). Le persone timide possono inoltre correre un rischio maggiore di sviluppare una dipendenza, inclusa la dipendenza da Internet (Ang et al., 2018 ; Tian et al., 2017 ). Di conseguenza, forse non sorprende che molti interventi (ad esempio, formazione sulle abilità sociali, terapia cognitivo comportamentale, terapia della consapevolezza) siano progettati per assistere questi soggetti timidi (Schneider & Byrne, 1985 ; Tarkhan, 2016 ). Ad esempio, Coplan et al.Citazione (2010) hanno utilizzato la formazione sulle abilità sociali per aiutare i bambini estremamente timidi a ridurre i comportamenti socialmente diffidenti e ad aumentare i comportamenti sociali e socialmente competenti.

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Perché i timidi vengono attratti dalla tecnologia?

I ricercatori hanno proposto diverse ragioni per cui gli individui timidi potrebbero essere più inclini a un uso problematico di Internet. In primo luogo, dato che sentirsi nervosi e ansiosi durante le interazioni tra pari è una caratteristica chiave della timidezza – rendendo scomode le interazioni faccia a faccia – molti individui timidi potrebbero scegliere di evitare le interazioni sociali in presenza (McCabe, 2015 ). Tuttavia, anche gli individui timidi hanno bisogno di interazioni sociali per soddisfare il loro bisogno fondamentale di connessione sociale e ricerca di sostegno (Baumeister & Leary, 1995 ). Pertanto, molti individui timidi potrebbero cercare modi alternativi per interagire con gli altri (ad esempio, interagendo online; Porter & Chambless, 2017 ).

Ci sono due ulteriori fattori che possono portare gli individui timidi a preferire l’interazione online, e quindi ad aumentare il rischio di sviluppare un uso problematico di Internet (chimmenti & Caretti, 2010 ; Setanni et al., 2018 ). In primo luogo, gli individui timidi tendono ad essere preoccupati della valutazione sociale che ricevono nelle attività sociali della vita reale, e soprattutto temono la disapprovazione riguardo ai loro pensieri ed emozioni interiori (Katz et al., 2011 ).

Quanto conta l’anonimato?

L’uso di Internet sembra diminuire la possibilità di identificazione da parte degli altri e questo fa si che le persone timide si sentano più sicure nel condividere cose che non condividerebbero offline (Schimmenti &Caretti, 2010 ). Pertanto, il senso di anonimato sperimentato online può aumentare la possibilità di interazioni online per gli individui timidi (Jin et al., 2017 ), il che potrebbe a sua volta aumentare il rischio di un utilizzo problematico di Internet.

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Per quali altri motivi i timidi potrebbero preferire Internet all’incontro faccia a faccia?

Gli individui timidi potrebbero preferire interagire su Internet per ragioni fisiologiche. Più specificamente, la comunicazione online consente alle persone timide di connettersi con gli altri riducendo al contempo i segnali uditivi e visivi potenzialmente travolgenti provenienti dagli altri (Settanni et al.2018 ; Stritzke et al., 2004 ) e questo permette loro di evitare i tipici sintomi fisiologici (ad esempio sudorazione, rossore, battito cardiaco accelerato) che le persone timide tendono a sperimentare durante le interazioni faccia a faccia (Nikolić et al., 2016 ).

Cosa si sa dell’uso dei social media da parte delle persone timide?

Nel complesso, la maggior parte degli studi ha rilevato che le persone timide trascorrono più tempo utilizzando i social media, hanno un atteggiamento positivo nei loro confronti e sono attratte da essi quando si tratta di comunicare (Ahmad et al., 2020 ; Baker & Oswald, 2010 ; Hong et al., 2019 ). Ad esempio, Hong et al. (2019) hanno scoperto che la timidezza era fortemente associata all’uso problematico del telefono cellulare tra gli adolescenti cinesi. Tuttavia, alcuni studi non hanno trovato alcun legame significativo tra timidezza e uso problematico di Internet. Ad esempio, Spensieri et al. (2019) , hanno scoperto che la timidezza non è predittiva di un utilizzo problematico di Internet tra i bambini italiani.

Sono state condotte revisioni sistematiche e meta-analisi per fornire una comprensione completa della relazione tra timidezza e uso problematico di Internet?

Si, una recente revisione sistematica e meta-analisi ha esaminato la relazione tra timidezza e uso problematico di Internet. I risultati di questo ampio campione di studi condotti in diversi paesi hanno mostrato una significativa associazione positiva tra timidezza e uso problematico di Internet negli adolescenti e nei giovani adulti. Inoltre, i risultati hanno indicato che i giovani adulti timidi presentavano sintomi più gravi nell’utilizzo problematico di Internet rispetto agli adolescenti timidi.

Si è scoperto in particolare che, quando le persone timide iniziano a soddisfare i loro bisogni sociali online, è possibile che questi comportamenti comunicativi si rafforzino attraverso un processo simile al condizionamento operante (ad esempio, è più probabile che comportamenti ricompensati si ripetano) (Sioni et al., 2017 ).

Allo stesso modo, andare online per evitare sentimenti negativi può fungere da diverso tipo di ricompensa e contribuire anche a un uso problematico di Internet. Diversi studi hanno dimostrato che i problemi di internalizzazione (ad esempio, solitudine, ansia sociale e depressione) hanno svolto un ruolo di mediazione nella relazione tra timidezza e uso problematico di Internet (Ang et al., 2018 , Huang et al., 2014 ; Tian et al., 2018 ).

Ciò suggerisce che le persone timide tendano ad essere più inclini a sentimenti di solitudine e depressione e utilizzino Internet per evitare questi sentimenti. In questo modo, l’uso di Internet, sia per acquisire interazioni sociali che per evitare sentimenti negativi, agisce come una ricompensa rafforzando modelli problematici di utilizzo. Inoltre, altri studi hanno dimostrato che le persone timide hanno bassi livelli di capacità di autocontrollo e autoregolamentazione, che sono fattori di rischio per l’uso problematico di Internet (ad esempio, Han et al., 2017 ; Yu et al.,Citazione2019 ). Pertanto, date le loro difficoltà con l’autocontrollo e l’autoregolamentazione, può essere particolarmente difficile, per le persone timide, resistere all’esperienza del rinforzo positivo quando si interagisce con Internet.

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Concludendo, c’è una relazione significativa fra timidezza e uso problematico di Internet?

No. Nello specifico, Spensieri et al. (2019) hanno scoperto che la timidezza da sola non può causare un uso problematico di Internet. Più precisamente, solo controllando i sintomi somatici, è stato riscontrato un legame significativo tra timidezza e uso problematico di Internet tra gli adolescenti italiani. I risultati hanno evidenziato l’importante ruolo dei sintomi somatici nella comprensione della relazione tra timidezza e uso problematico di Internet. Allo stesso modo Casale e Fioravanti (2011) hanno scoperto che, sebbene i giovani adulti timidi in Italia trovino le interazioni sociali online meno angoscianti, ciò non sembra contribuire allo sviluppo di un uso problematico di Internet. Gli autori hanno spiegato che ciò potrebbe essere dovuto al fatto che nella cultura italiana la timidezza potrebbe non indicare una mancanza di abilità sociali nella vita reale, ma piuttosto essere considerati  “riservati” o “sofisticati” –  connotazioni positive o non decisamente negative, che potrebbero non essere legate all’uso problematico di Internet. Tuttavia, gli studi futuri dovrebbero continuare a indagare la relazione tra timidezza e uso problematico di Internet.

Sono più preoccupanti i giovani adulti o gli adolescenti, rispetto all’uso problematico di Internet?

Rispetto agli adolescenti timidi, i giovani adulti timidi hanno maggiori probabilità di sviluppare un uso problematico di Internet. I giovani adulti possono essere più vulnerabili all’uso problematico di Internet rispetto agli adolescenti perché la supervisione dei genitori sull’uso di Internet si riduce man mano che essi crescono di età. Inoltre, man mano che i giovani, soprattutto quelli timidi, passano dall’adolescenza all’età adulta (ad esempio, entrando all’università), le loro interazioni faccia a faccia con i coetanei diminuiscono e il loro tempo da soli aumenta, il che può metterli a rischio di utilizzare Internet per compensare la mancanza di relazioni con i coetanei.

Pertanto, uno studente universitario timido che non è supervisionato dai genitori potrebbe impegnarsi eccessivamente in attività online (Douglas et al., 2008 ) esponendosi al rischio di sviluppare un uso problematico di Internet.

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Fonte principale

BowenXiaoNatashaParentClaireHein-Salvi & Jennifer D.Shapka (2023) Shyness and problematic internet use among adolescents and young adults: A systematic review and meta‐analysis, Cogent Mental Health, 2:1, DOI: 10.1080/28324765.2023.2278879
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Consigli per le persone timide

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Cosa è la timidezza?

La timidezza è un’emozione che può influenzare il modo in cui una persona si relaziona con gli altri e con se stessa.

Quali sono le cause della timidezza?

La timidezza può avere diverse cause, come una bassa autostima, la paura esagerata del giudizio altrui, o la tendenza a identificarsi, come persona, in modo negativo.

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Quali strategie seguire per imparare a stare meglio con se stessi (e anche con la propria timidezza)?

Ecco qualche suggerimento che può essere utile per imparare a convivere con la propria timidezza:

  • Nelle situazioni sociali imparare a prestare attenzione più agli altri che a se stessi;
  • Avere sempre in mente quali sono le proprie qualità e i punti di forza, anche quando la situazione esterna crea qualche difficoltà;
  • Cercare di avere una buona postura e di parlare con se stessi in modo calmo, gentile e rassicurante;
  • Non paragonarsi inutilmente agli altri;
  • Non soffermarsi troppo nel pensare a quale giudizio le persone abbiano dato per le proprie prestazioni: distrarsi!
  • Non evitare le situazioni sociali, ma affrontale con molta gradualità, partendo dalle situazioni più semplici.

Quale è la parola chiave da tenere sempre in mente?

La parola chiave è “accettarsi”: la timidezza non è una parte estranea al proprio sé, ma è parte integrante del proprio modo di essere, che merita comunque rispetto. La timidezza non va “superata” grazie a cure magiche, ma va accolta, affrontata, gestita, migliorata. In altre parole, occorre lavorare su se stessi e non semplicemente sperare che le cose cambino da sole, sfuggendo continuamente alle situazioni che creano ansia.

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Cosa fare se la timidezza si trasforma in fobia sociale?

Se la timidezza diventa una fobia sociale, occorre rivolgersi a uno specialista e, a seconda della gravità o delle caratteristiche della fobia che si è sviluppata, ricorrere alla psicoterapia e alla farmacoterapia (sempre meglio integrare questi due approcci).

Come aiutare una persona timida?

  • Comunicare un sentimento di empatia, non giudicante,  per le emozioni dolorose provate dalla persona timida;
  • Incoraggiarla a parlare delle sue esperienze quotidiane e di come le vive, senza sminuirle;
  • Rendersi conto dei conflitti provati dalla persona timida fra il suo bisogno di appartenenza e la paura di essere rifiutata;
  • Cercare di mettere la persona timida nella condizione di sperimentarsi (in ambiente protetto, come ad esempio a casa, nella coppia, fra gli amici più intimi) nel proprio ruolo sociale;
  • Aiutare la persona timida a mettere a punto degli obiettivi specifici e raggiungibili che riguardano il comportamento e stabilire mezzi ragionevoli per raggiungerli;
  • Aiutarla ad allontanare i frequenti pensieri negativi su se stessa e sugli altri;
  • Aiutarla a creare delle alternative costruttive, che le permettano di ridurre il disagio sociale;
  • Evitare etichette negative e pressioni troppo forti per il comportamento sociale della persona timida

Ricordare, infine, che la timidezza è un’esperienza talmente comune nelle persone, che non può essere considerata una malattia (almeno fino a quando non si trasformi in una fobia!)

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L’Arte Terapia per ritrovare il benessere

Arte Terapia per ritrovare il benessere

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Come funziona l’Arte Terapia?

L’arteterapia utilizza l’arte come principale modalità di espressione. Ha lo scopo di migliorare la salute e il benessere promuovendo l’intuizione, l’autocompassione e un senso di migliorata autostima, attraverso la produzione di manufatti che siano in grado di veicolare pensieri ed emozioni, rendendoli simboli comunicabili all’esterno.

Durante l’arteterapia, si è supportati da un terapeuta artistico per usare l’arte per esprimere e articolare pensieri e sentimenti spesso complessi attraverso la creazione artistica. Ciò potrebbe essere dovuto a esperienze difficili o traumatiche di cui potrebbe essere difficile parlare.

Intervista sull'ipnosi

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Dr. Walter La Gatta

Quali tecniche si usano in Arte Terapia?

Si usano tecniche creative come :

  • il disegno,
  • la pittura,
  • il collage,
  • la colorazione
  • la scultura.
  • la fotografia

Con la guida di un terapeuta accreditato, i clienti possono interpretare i messaggi, i simboli e le metafore non verbali che si trovano in queste forme d’arte, il che favorisce la comprensione dei propri sentimenti e comportamenti.

Occorre talento artistico?

No, non è necessario avere alcun talento artistico affinché l’arteterapia abbia successo, perché il processo terapeutico non riguarda il valore artistico dell’opera, ma piuttosto la ricerca di associazioni tra le scelte creative fatte e la vita interiore di una persona.

Per quali problematiche può essere consigliata l’Arte Terapia?

Diverse, come ad esempio:

  • Esplorazione delle emozioni
  • Problemi di autostima
  • Ansia
  • Depressione
  • Gestione di un trauma
  • Dolore cronico
  • Disturbi della personalità
  • Malattie fisiche e disabilità

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Quali sono le competenze di un Arte Terapeuta?

Secondo l’American Art Therapy Association, gli arteterapeuti sono addestrati a comprendere i ruoli che l’arte può svolgere nel processo terapeutico, aiutando a rivelare i propri pensieri, sentimenti e atteggiamenti psicologici.

L’Arte Terapia equivale a una psicoterapia?

No, ma la integra e può essere usata in combinazione con altri tipi di terapia.

L’arte terapia è efficace per persone di qualsiasi età?

Si. Un arteterapeuta lavora con individui, coppie, famiglie o gruppi di persone di tutte le età.

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Vi sono altri tipi di terapie creative?

Si. Altri tipi di terapie creative includono:

  • Danzaterapia
  • Drammaterapia
  • Terapia espressiva
  • Musico-terapia
  • Terapia della scrittura

Quanto tempo occorre dedicare all’Arte Terapia?

Secondo uno studio del 2016 pubblicato sul Journal of the American Art Therapy Association, meno di un’ora di attività creativa può ridurre lo stress e avere un effetto positivo sulla salute mentale, indipendentemente dall’esperienza artistica o dal talento.

Un corso d’arte può essere equivalente?

No: un corso d’arte si concentra sull’insegnamento della tecnica o sulla creazione di un prodotto finito specifico, l’arte terapia consiste più nel lasciare che i clienti si concentrino sulla loro esperienza interiore. Nell’arte terapia i clienti sono incoraggiati a creare arte che esprima il loro mondo interiore, più che creare qualcosa che sia un’espressione del mondo esterno.

L’Arte Terapia è utile per superare la timidezza?

Si. Quando si hanno difficoltà di comunicazione o si vive in perenne stato ansioso, una soluzione potrebbe essere trovata nell’arteterapia. Anche i bambini o gli adolescenti possono ricorrervi, ad esempio quando vi sono casi di enuresi (pipì a letto), comportamenti fobici o di ritiro sociale, grande timidezza ecc. Gli ateliers di arte-terapia offrono uno spazio protetto, dove è possibile favorire la comunicazione, la discussione, gli scambi, fra persone che vivono le stesse problematiche. In questi gruppi, l’arte-terapeuta, con la sua presenza e grazie alla mediazione artistica, permette al cliente di esprimere i suoi conflitti, riconoscendo le emozioni che li hanno generati e lo aiuta a trasformare queste energie, canalizzandole.

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L’Arte Terapeuta deve essere uno psicoterapeuta?

In Italia, per legge, l’arteterapeuta e la/il danzamovimetoterapeuta devono avere un diploma sanitario; in mancanza, secondo la legge 4/2013 e della Norma UNI 11592 debbono portare avanti il loro lavoro in coordinamento o in supervisione con figure sanitarie (per esempio un
arteterapeuta psicologo/psicoterapeuta, uno psicoterapeuta espressivo o altri). Leggi il Codice etico Art Therapy Italia.

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Consigli per prepararsi a un colloquio di lavoro

Colloquio di lavoro

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Aspetti generali

Quanto è importante cercare un lavoro che sia di proprio interesse?
Molto. Per alcuni può essere un’ovvietà, ma a volte le persone meno intraprendenti tendono, nel mercato del lavoro, a farsi scegliere, anziché scegliere loro stesse. Per prima cosa dunque, quando si cerca un lavoro, occorre chiedersi quale tipo di lavoro si vorrebbe fare, quale tipo di aziende contattare.

Perché le interviste di lavoro sono importanti?
Un colloquio di lavoro serve, sia al datore di lavoro, sia al candidato, per capire se può esserci interesse reciproco nel lavorare insieme.

Dove si svolgono le interviste?
Potresti avere un colloquio faccia a faccia, un colloquio telefonico o un colloquio video .

Quale tipo di colloquio potresti sostenere?
Ve ne sono di vario tipo: intervista individuale, in un panel di due o più persone, discussione di gruppo, ecc.

Quali domande vengono poste?
A seconda dell’azienda, dell’intervistatore e del ruolo di lavoro, le domande possono essere di vario tipo. Sicuramente possono essere fatte domande di tipo tecnico, sul lavoro da svolgere, ma anche domande sui valori (che idea hai su questa cosa?), sul giudizio situazionale (in questa situazione, come ti comporteresti?), domande motivazionali (cosa ti spinge a fare questo lavoro?)

Si deve parlare di stipendio o ferie?
Si, se hai già un lavoro e stai pensando di cambiare per migliorare la tua posizione lavorativa. No se è il primo lavoro o se ci tieni particolarmente.

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Prima del colloquio

Nei giorni che precedono il colloquio di lavoro, dedica del tempo a fare quanto segue:

1. Ricerca sull’azienda e sulle persone che probabilmente terranno il colloquio di lavoro.
Occorre andare sul sito Internet dell’azienda, sui suoi social media, su Linkedin per leggere i profili degli intervistatori. Conoscere tutte queste informazioni in primis dà sicurezza, ma è anche utile per comprendere quali sono gli obiettivi aziendali e lo stile di comunicazione che utilizza.

2. Esercitati con la prima domanda che sicuramente ti verrà fatta: chi sei? Parlami di te
Prepara la tua risposta alla domanda comune: ” Parlami di te e perché sei interessato a questo ruolo con la nostra azienda?” L’idea è quella di comunicare rapidamente chi sei e quale valore potresti portare all’azienda.

3. Rileggi più volte la descrizione del lavoro
Pensa a quali esperienze, lavorative e non, e quali tuoi punti di forza si allineano con i requisiti richiesti.

5. Esercitati a rispondere alle domande con qualcuno
Rispondi alle possibili domande ad alta voce. Meglio se riuscirai ad avere la collaborazione di qualche amico.

6. Prepara un elenco di referenze
I tuoi intervistatori potrebbero richiederti un elenco di referenze: scegli per tempo persone autorevoli che ti conoscano bene e possano parlare bene di te.

7. Preparati a descrivere il tuo lavoro
E’ importante mostrare di conoscere il lavoro che si sta attualmente facendo, mettendo bene in evidenza le varie mansioni svolte. Se si è alla prima esperienza di lavoro è importante citare le proprie esperienze sportive, negli scout, nel volontariato.

8. Prepara domande intelligenti 
Gli intervistatori si aspettano che tu faccia domande: vogliono capire se stai pensando seriamente al lavoro che ti stanno offrendo.

9. Pianifica per tempo il tuo abbigliamento per il colloquio, anche informandoti sul meteo, la temperatura, il modo in cui dovrai raggiungere l’azienda ecc. Non dimenticare le piccole cose: lucida le scarpe, assicurati che le tue unghie siano pulite e in ordine e controlla che i tuoi vestiti non abbiano buchi, macchie, peli di animali domestici e fili sciolti. L’abbigliamento deve essere adeguato e comodo.
10. Prepara un Curriculum Vitae da portare con te e stampalo in più copie (gli intervistatori potrebbero essere più di uno)
11. Pianifica di arrivare con 10 di anticipo. Se prendi i mezzi pubblici, o ci sono difficoltà di parcheggio, cerca di arrivare con largo anticipo in zona. Prendi nota della persona da chiamare qualora, per qualche motivo, dovesse esserci un ritardo.

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Giorno del colloquio

0. Spegni il cellulare!
1. Presentati al colloquio con 5-10 minuti di anticipo: essere troppo in anticipo potrebbe farti apparire un tipo ansioso.
2. Sii sempre sorridente: il sorriso è il primo biglietto da visita. Mantenere, inoltre, il contatto oculare.
3. Comportati educatamente e rispettosamente con tutti, non solo con gli intervistatori. Sii gentile in particolare con le persone addette alla segreteria: spesso contano molto di più di quanto appare!
4. Abbi un atteggiamento positivo ed ottimista: questo aiuta a stabilire una relazione e a rendere l’intervista leggera e costruttiva.
5. Rispondi con sincerità alle domande poste, ma evita di mettere troppo in evidenza i tuoi punti di debolezza.
6. Collega le risposte che dai sulle tue capacità a dei risultati raggiunti, per non sembrare una persona vanitosa o falsa
7. Dai risposte concise: l’intervistatore ha poco tempo da dedicarti e ogni secondo deve essere utilizzato al meglio. Ogni risposta tuttavia non dovrebbe durare meno di 60 secondi.
8. Non parlare negativamente dei precedenti datori di lavoro. Gli intervistatori sanno bene che in futuro tu potresti comportarti allo stesso modo parlando di loro.
9. Mostra interesse in ciò che dice l’intervistatore. E’ utile anche chiedere precisazioni sul lavoro da svolgere, per mostrarsi intelligenti e motivati.
10. In caso di sintomi d’ansia (rossore, sudore, balbuzie) non vergognarsi di ammetterlo, magari con un po’ di autoironia, e motivando la cosa con l’importanza che si dà a questo colloquio.

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Timidezza e uso di Internet

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Nell’ambito del rapido sviluppo della società moderna, l’uso di Internet è diventato un’attività importante nella vita quotidiana dei giovani di tutto il mondo ( Gómez et al., 2017).

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Le caratteristiche di Internet fanno sì che la Rete offra continue e significative opportunità di crescita e miglioramento per gli adolescenti, anche se l’uso di Internet è da considerarsi un’arma a doppio taglio: se utilizzato in modo ragionevole (come la ricerca bibliografica, le videochiamate e così via), fornisce comodità e connessione, mentre l’uso irragionevole della rete (come i giochi online e così via) può causare problemi ai giovani e portarli a sperimentare una serie di comportamenti problematici che possono avere un impatto negativo molto grave sulla salute fisica e mentale.

La relazione tra timidezza e comportamento problematico in rete
Nell’ambiente online, le persone generalmente rispettano determinate regole sociali. Tuttavia, in questo contesto, alcune persone possono dimostrare comportamenti che si discostano da queste norme sociali, utilizzando Internet in modo sbagliato (gioco compulsivo su Internet, cyberbullismo e così via) giochi online.

La timidezza è un tratto della personalità che comprende un tipo di inibizione o disagio mostrato dagli individui in alcune situazioni interpersonali che influenza in modo significativo la loro partecipazione alle attività ( Henderson e Zimbardo, 2001 ; Lo Coco et al., 2018 ).

Gli studi hanno rilevato che gli individui timidi rappresentano il 48% del campione totale ( Heiser et al., 2003 ). Inoltre, uno studio di Lei e Zhang (2002) ha scoperto che la timidezza era una variabile significativa nel predire il bullismo: infatti i timidi di solito dimostrano un maggiore evitamento sociale, che può rendere più difficile per le altre persone accettarli e quindi, per compensazione, diventano dei bulli (Ren et al., 2018).

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Negli ultimi anni, la ricerca ha identificato una relazione tra timidezza e comportamento problematico nella rete. Secondo il modello ACE di Young (1999), le caratteristiche dell’anonimato, della convenienza e dell’evasione online potrebbero aiutare le persone timide a ridurre il disagio nelle interazioni reali e potrebbero migliorare le loro abilità sociali attraverso i social network, imparando a costruire buone relazioni con gli altri.

Inoltre, secondo la teoria del rinforzo, i miglioramenti nella tecnologia  possono far sentire un individuo psicologicamente soddisfatto del suo agire online, e quindi permettergli di evitare o eliminare il disagio causato dalla vita reale.( Lei e Zhang, 2002 )

I meccanismi della timidezza e del comportamento problematico in rete

La solitudine è una conseguenza negativa della timidezza e le due sono significativamente correlate positivamente ( Aydin et al., 2013 ).
La solitudine è un’esperienza emotiva negativa, e si verifica quando la qualità e la quantità delle relazioni sociali che un individuo si aspetta differiscono significativamente dalla situazione reale.
Alcuni studi hanno direttamente evidenziato che la timidezza è un prerequisito per la solitudine ( Zambarano, 2001).

A causa della mancanza di abilità sociali e di supporto sociale, gli individui timidi tendono a creare ostacoli nella loro interazione con gli altri, esibendo comportamenti di rifiuto, che portano poi facilmente alla solitudine.

Le persone sole sono più inclini a utilizzare i social network per regolare le emozioni negative e per compensare le loro scarse capacità sociali nella vita reale.

Diversi studi hanno scoperto che la solitudine innesca un aumento dei livelli di comportamento online ( Hamburger e Ben-Artzi, 2003 ; Sahin, 2012 ; Feng et al., 2018 ).

Indulgere in Internet per lunghi periodi di tempo contribuisce a ridurre notevolmente la comunicazione di un individuo con gli altri nella vita reale e lo scambio di emozioni autentiche può diventare meno comune. Inoltre, le persone socialmente isolate hanno maggiori probabilità di essere insoddisfatte delle loro relazioni esistenti e di percepire i comportamenti neutri degli altri come aggressivi, il che può portare a mettere in atto comportamenti di cyberbullismo (Olenikshemesh et al., 2012 ).

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Ci occupiamo di timidezza da 20+anni


È stato riscontrato che sia la timidezza che il comportamento problematico della rete mostrano differenze di genere. Studi precedenti hanno dimostrato che i livelli relativi di timidezza delle ragazze sono significativamente più alti di quelli dei ragazzi ( Liu et al., 2012 ).

Sherer (1997) ha ipotizzato per primo che gli uomini avrebbero avuto maggiori probabilità di essere dipendenti da Internet rispetto alle donne. Da allora, i livelli di dipendenza da Internet dei ragazzi sono risultati significativamente più alti rispetto a quelli delle ragazze ( Zhang et al., 2011).

Rispetto alle ragazze, i ragazzi hanno più esperienza nei giochi online ( Zhang et al., 2014 ) e una motivazione più forte rispetto a tale attività. Allo stesso tempo, anche i livelli di cyberbullismo dei ragazzi sono significativamente più alti di quelli delle ragazze ( Shou e Chen, 2015 ).

Inoltre, alcuni studi hanno esplorato il genere come variabile moderatrice e hanno scoperto che le relazioni tra timidezza e solitudine/evitamento sociale, sicurezza psicologica e comportamento problematico di Internet erano moderate dal genere ( Xie JL et al., 2015 ; Zhou e Liu, 2015 ; An, 2017 ).

Dr. Walter La Gatta

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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Fonte:

The Effect of Shyness on Adolescent Network Problem Behavior: The Role of Gender and Loneliness, Frontiers

Ipnosi. Dr. Walter La Gatta
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Foto di Niek Verlaan da Pixabay