Alessitimia: cosa è e chi ne soffre

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Cosa significa alessitimia?

Alessitimia significa letteralmente “nessuna parola per i sentimenti” ( dal greco a- «mancanza», lexis «parola»  thymos «emozione» dunque: «mancanza di parole per esprimere le emozioni).

Da quando si parla di alessitimia?

Questa condizione è stata individuata e descritta per la prima volta negli anni ’50 in pazienti affetti da patologie classicamente definite come psicosomatiche (ulcera gastroduodenale, eczema, asma, ecc…). Inizialmente ci si riferì a questa patologia con la locuzione «analfabetismo emotivo» (1954).

Il termine fu divulgato al grande pubblico nel 1976, in occasione della XI Conferenza Europea sulle Ricerche Psicosomatiche.

Si tratta di una vera malattia o di un tratto di personalità?

Vi sono diverse correnti di pensiero al riguardo: secondo alcuni autori l’alessitimia non dovrebbe essere considerata una vera e propria condizione patologica, dal momento che alcune caratteristiche del soggetto alessitimico sono rintracciabili anche in pazienti che soffrono di altre patologie (in particolare sindrome di Asperger e in personalità antisociali e narcisistiche). Si potrebbe dire, in questo senso, che l’alessitimia sia un sintomo: un deficit che riguarda la funzione riflessiva del Sé.

Dr. Giuliana Proietti
Dr. Giuliana PROIETTI     TEL. 347 0375949
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Da cosa deriva questa teoria?

Il costrutto deriva anzitutto dai principi della filosofia occidentale, che pone un giudizio di valore positivo sull’espressione verbale delle emozioni. Possedere la capacità di percepire e esprimere verbalmente le proprie emozioni è considerato un segno di salute mentale e maturità.

Sono state proposte diverse teorie neurofisiologiche per l’origine eziologica dell’alessitimia: secondo MacLean i sintomi fisici dei pazienti alessitimici sono dovuti al fatto che le emozioni vengono incanalate direttamente negli organi corporei attraverso le vie neuroendocrine e autonome; Nemiah (1975, 1977) ha approfondito questa posizione sostenendo che l’alessitimia è provocata da un difetto neurofisiologico che influenza la modulazione, da parte del corpo striato, dell’input proveniente dal sistema limbico e diretto alla neocorteccia.

Quanto è diffusa?

E’ presente in circa il 10% della popolazione generale,  con livelli di incidenza significativamente più alti nelle popolazioni autistiche, nelle persone con disabilità sociali e incapaci di empatia.

Le persone con alessitimia sono consapevoli delle proprie emozioni?

Si,  ma non sono in grado di classificarle correttamente, come se si fosse in presenza di una menomazione nel sistema della rappresentazione affettiva. L’incapacità di riconoscere ed esprimere le proprie emozioni in ogni caso non è assoluta, ma limitata ad alcuni particolari contenuti, situazioni, emozioni.

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Quali sono le caratteristiche principali del soggetto con alessitimia?

Le caratteristiche principali sono una relativa costrizione del funzionamento emotivo, scarsa fantasia, sogni incolori, incapacità di trovare parole appropriate per descrivere le proprie emozioni (Taylor, Bagby, e Parker, 1991). Le persone con alessitimia sono state descritte come” robot umani “o” analfabeti emotivi “perché le loro relazioni interpersonali sono spesso ostacolate da una scarsa comunicazione emotiva.

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Di solito ottengono questi soggetti ottengono punteggi molto bassi sulle misure dell’intelligenza emotiva e non riescono a realizzarsi nella vita, indipendentemente dalle loro capacità intellettuali. Molte persone con alessitimia hanno anche problemi medici cronici, in particolare malattie psicosomatiche o somatoformi.

Caratteristiche tipiche osservate nei soggetti con alessitimia:

  • incapacità di discriminare le emozioni l’una dall’altra;
  • incapacità di distinguere le emozioni dagli stati somatici che le accompagnano;
  • incapacità di comunicare verbalmente i propri sentimenti;
  • incapacità di ‘pensare ai sentimenti’, di mentalizzare le emozioni;
  • incapacità di usare il linguaggio come mezzo simbolico di espressione dei sentimenti, con tendenza a sostituire il parlare con l’azione fisica diretta;
  • povertà di fantasia e di fantasticherie per cercare di appagare i propri desideri;
  • scarsa capacità di ricordare i propri sogni ;
  • scarsa disposizione a provare emozioni positive come gioia, felicità e amore;
  • personalità passiva, dipendente e tendente al conformismo sociale, scarsamente adattata all’ambiente;
  • stile di pensiero piuttosto infantile, egoistico ed utilitaristico;
  • postura rigida e scarse espressioni facciali;
  • coscienza morale piuttosto rigida;
  • tendente ad attribuire gli eventi della sua vita a cause esterne (caso-destino-altri potenti).

Quali sono le possibili cause?

Oltre che per aspetti genetici, si è ipotizzato anche che il disturebo possa dipendere dall’essere cresciuti  in ambienti disagiati in cui erano assenti relazioni e manifestazioni affettive che potessero permettere al bambino di sviluppare le proprie competenze nel modulare gli aspetti emozionali.

Quali terapie possono essere adatte per curare questo problema?

Data l’incapacità di riflettere sui propri sentimenti, oppure di provare sentimenti di empatia, una psicoterapia di tipo analitico per chi soffre di questo disturbo non sarebbe risolutiva.

Gli alessitimici sono, in ogni caso, difficilmente trattabili con la psicoterapia a causa della loro incapacità di rappresentarsi le emozioni a livello mentale e dei loro comportamenti: non partecipano emozionalmente alle sedute di psicoterapia, non collaborano col terapeuta, sono piuttosto ripetitivi nel riproporre sempre gli stessi argomenti, mostrano di annoiarsi durante gli incontri.

Dr. Walter La Gatta

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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Walter La Gatta
psicologo psicoterapeuta sessuologo
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