Archivio Storico Consulenza online – 11

Archivio Storico della Consulenza online – 11

dal 2002 al 2011

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Raccoglitore n. 11

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MIO FIGLIO DI 15 ANNI

mi rivolgo a Voi perchè credo che mio figlio di 15 anni abbia dei problemi di timidezza. Dal suo comportamento mi sembra di capire che rifiuta ogni interesse relazionale; è ipercritico con ogni persona che ha modo di incontare, non mi risulta che abbia rapporti di amicizia con alcuno, a scuola (frequenta il 2° anno del liceo scientifico) non ha instaurato un solo rapporto di amicizia, Evita sempre situazioni che lo possano coivolgere, come le gite scolastiche. Passa quasi tutto il tempo extra scolastico a guardare a Tv, al computer o alla play station, o a fare esercizi ginnici in autonomia. Arroscisce molto frequentemente. Nei pochi e rari dialoghi con gli altri (cui ho assistito), ho notato che usa un linguaggio scarno e spesso inadeguato (nel senso che parla di cose di cui forse non è affatto intersssato) e spesso è solo ascoltatore. Quello che mi preoccupa è la sua assoluta apparente indifferenza nella ricerca di amici. Ultimamente sta dimostrando anche aggressività, nel senso che alza il tono della voce quando viene richiamato o rimproverato. Fisicamente credo sia nella norma e alquanto gradevole in viso. Ama vestirsi bene anche se gli abiti devono comprarglieli gli altri. La timidezza credo di rilevrala anche dal fatto che si vergogna di fare le più piccole cose per se stesso come comprare libri o ordinare una pizza, andarea dal giornalai. So che una causa di tale stato di cose potrebbe individuarsi nel sistema di educazione adottato in famiglia da parte dei genitori e nonni ecc.
Spero pssiate darm una mano o consigliarmi cosa fare anche nell’individuazione di qualche centro di aiuto nella provincia di salerno.
Grazie Giorgio

Gentile Sig. Giorgio,

Come lei giustamente dice, la causa di tale stato di cose potrebbe individuarsi nel sistema di educazione adottato in famiglia, ma non sono solamente l’ambiente e l’educazione ricevuta a causare la timidezza… Molto infatti è determinato per via genetica: probabilmente anche lei o sua moglie siete timidi e forse lei riconosce in questi comportamenti di suo figlio una parte di se stesso, che ha cercato di eliminare dalla memoria. Crescendo infatti si acquisiscono sicurezza di sé, status, potere e tutto ciò contribuisce a rendere la persona più socievole ed estroversa, anche se la timidezza iniziale permane sempre in sottofondo e si esplicita solo in particolari situazioni.
Il periodo dell’adolescenza è forse il periodo in cui la timidezza raggiunge il suo apice: gli adolescenti si sentono insicuri del proprio corpo (vedi bei vestiti e esercizi ginnici di suo figlio), insicuri delle proprie capacità relazionali (vedi “discorsi strani” di suo figlio), del loro status (sono ancora bambini o si devono comportare come gli adulti?). La prima cosa da fare dunque è tranquillizzarsi: è un periodo difficile, ma è un periodo che passa e, dopo, le cose sono destinate a migliorare. Certamente un genitore può fare molto per aiutare suo figlio a superare al meglio questo periodo di difficoltà: ad esempio cercando di non essere ipercritico, di non notare i suoi rossori ed i suoi momenti di disagio, cercando di invogliarlo alle situazioni sociali proponendosi come modello positivo, facendo in modo che la propria casa sia frequentata da amici e dai figli degli amici, rinforzando ogni successo del ragazzo (scolastico, sportivo, relazionale, ecc.).
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

A18

UN CASO DI PROFONDA DEPRESSIONE

Salve Dott.ssa,le scrivo per chiederle un aiuto per un caso di profonda depressione che sta colpendo la mia ragazza. Brevemente: stiamo insieme da 1 anno e mezzo e ci siamo conosciuti in Spagna durante un corso di lingua.Dopo due mesi ci siamo trasferiti in Italia a causa del mio lavoro.La mia ragazza e’ straniera (originariamente asiatica ma ha vissuto,oltre che nel suo paese di origine, parte della sua vita negli stati uniti e in europa) e’ molto intelligente (Q.I. superiore alla media), di carattere fragile e sembra che le emozioni (di qualunque tipo) in lei siano amplificate 100 volte. Purtroppo in Italia ha subito vari episodi di razzismo ed essendo una ragazza basicamente molto fragile ne ha risentito tantissimo.La situazione si era fatta talmente grave (crisi di pianto, paura ad uscire di casa da sola, paura di parlare con altra gente) che dopo un anno ho deciso di lasciare il mio lavoro in Italia per trasferirci nuovamente in Spagna.Durante il trasferimento la mia ragazza ha trascorso 3 mesi con la sua famiglia e i suoi amici nel suo paese per cercare di rilassarsi.Ora è arrivata in Spagna da meno di un mese e la depressione e’ ritornata se non piu’ grave.Per la seconda meta’ dell’anno trascorso in Italia mi accusava spesso di averle fatto perdere tutto cio che aveva (lavoro,famiglia,amici) per una vita mediocre (che e’ quella che possono avere due persone che vivono con un solo stipendio da neolaureato o poco piu’) e che ormai la sua vita non aveva piu’ senso e tutto quello che voleva era morire. Le crisi di pianto erano frequenti, quasi giornaliere e speravo che passando 3 mesi con la sua famiglia la situazione sarebbe migliorata.Ma non e’ stato cosi’ poiche’ da quando e’ ritornata in europa inizialmente era colpita da crisi di nostalgia del suo paese e dei suoi cari e da scatti d’ira contro di me per cose di convivenza quotidiana che le davano fastidio.Dall’ultima discussione (animata) che abbiamo avuto mi accusa di essere razzista. Grazie per l’aiuto. S.

Gentile S.,

In questo mondo globalizzato, storie come la sua accadono tutti i giorni, ma come si può capire da quello che ci racconta, non sempre sono facili. Non credo che la sua ragazza sia depressa per questioni di razzismo, o anche di insoddisfazione economica: credo piuttosto che lei senta come infranto il suo progetto di vita e vanificati tutti i suoi sforzi. Il vostro amore non è giunto in un momento favorevole, per nessuno dei due: troppe sono ancora le cose da fare, da decidere, da costruire e questo legame, che pure vi unisce e vi gratifica, in qualche modo rappresenta un limite oggettivo alla vostra evoluzione personale, in quanto vi impedisce di concentrarvi sulle scelte più importanti da fare al momento: dove vivere e cosa fare di se stessi. Le accuse di razzismo, la depressione, il nervosismo, potrebbero essere una conseguenza di questo stato generale di insoddisfazione. Purtroppo non saprei come aiutarla: volendo essere pragmatici e basandosi unicamente sulla casistica, potrei dirle che, per dar vita ad uno stabile e soddisfacente rapporto di coppia, è necessario sentirsi anzitutto felici e realizzati.Auguri.

Dr. Giuliana Proietti Ancona

SI TRATTA DI SESSUOFOBIA?

Buongiorno, il mio è un grido di aiuto che ho dentro e che nessuno forse immagina… di cui non riesco a parlare per la vergogna e scrivere mi viene più semplice… Espongo in breve (seppure non sia facile) il problema. Il mio problema si è manifestato molti anni fa, io ne avevo poco più di venti, quindi sono stata in analisi che si è conclusa su consiglio della dottoressa, ritenendo finito il suo lavoro. Negli anni che sono seguiti e ancora adesso con il mio problema ci convivo. All’inizio questo problema mi ha condizionato a tal punto che non uscivo più, non lavoravo, ho interrotto una relazione e per tanto tempo non ne ho voluta, da sempre ha condizionato e condiziona tuttora tantissimo la convivenza con i miei familiari.
Adesso, mi ripeto, convivo con questa mia ‘fissa’ o fobia anche se contestualmente ho un lavoro che mi piace in un ambiente dove mi stimano, io del resto svolgo il mio lavoro con diligenza e precisione, sto con una persona e va tutto splendidamente bene (non mi sembra neppure vero!), sto finalmente realizzando un altro sogno che è quello di andare a vivere da sola (con il mio fidanzato ci sono da poco più di un anno, non abitiamo vicini e per il momento non ci sono progetti). Quindi che problema c’è? Sembrerebbe tutto a posto… perchè apparentemente non c’è nulla che non va.
Invece questo è il problema: io sono fissata della pulizia o meglio continuo a lavarmi le mani se ritengo di venire in contatto con due elementi che mi ossessionano. L’urina e le feci. Ad esempio mi rifiuto di toccare le maniglie di casa dei miei (avendo una nonna inferma a cui voglio però un mondo di bene), controllo mio padre se si lava le mani dopo essere stato al bagno e anche mia madre, cerco di non toccare dove passano loro e se sono costretta vado a lavarmi le mani (ho dei forti sensi di colpa nei loro confronti perchè sono due persone splendide!), non vi dico quando io stessa vado al bagno e credo di essermi sporcata con uno schizzo di pipì, quando devo usare dei bagni pubblici, quando devo andare in un ospedale oppure a fare le analisi portando l’urina e vedere tutta quella gente che penso non si sarà neppure lavata le mani… ma ci sarebbe da scrivere un libro! Spesso al posto delle mani ho escogitato di usare i piedi (mi vergogno!) oppure dei guanti o dei fazzolettini che poi butto. Al lavoro questa situazione è meno pesante e quindi sopportabile. Quello che mi fa star male è che adesso sta condizionando anche la relazione con il ragazzo migliore che io abbia mai conosciuto, di cui sono innamoratissima e con cui c’è una bella intesa anche sessuale fatta di desiderio e passione, con lui finalmente mi sento capita, amata, stimata, rispettata… davvero non avrei potuto desiderare di meglio! L’ultima situazione in ordine di tempo che non riesco a non pensare continuamente è questa: è capitato che gli ho chiesto di andare a vedere i lavori di casa mia, prima mi aveva detto di desiderare tanto fare l’amore con me e lo volevo anch’io, complice forse un bicchiere a pranzo, appena entrati in casa e presi da una passione senza misura ‘non ho fatto tempo’ ad andarmi a lavare le parti intime. Premetto che sono stata molto bene ma subito dopo mi sono sentita sporca (lui mi aveva accarezzato lì e poi tutto il mio corpo), avevamo sporcato il divano nuovo e un po’ di cose che dopo (quando ero sola e non mi vedeva nessuno) ho pulito e disinfettato, ho pensato di lavare o cambiare la fodera del divano e ho portato a lavare il mio vestito, ecc. ecc. La cosa ha assunto una dimensione gigantesca a tal punto che ho pensato che se non gli avessi proposto di andare a casa mia oppure se prima mi fossi lavata non avrei fatto tutto ‘sto casino! Premetto che non considero il sesso una cosa sporca e nello specifico è con l’uomo che amo e con lui sto molto bene. Sono arrivata al punto di voler chiedere a qualcuno, a mia sorella o ad un analista: ‘prima di un approccio ci si deve sempre lavare, se capitasse come a noi di non essere ‘a posto’, come si fa? Non sopporto che lui mi abbia accarezzato lì e ‘sporcato’ dove ha poi toccato… anche se nell’immediato ci siamo rinfrescati e poi a casa propria ci siamo fatti una doccia. Ma come si deve fare? E’ normale avere schifo di una ‘cosa naturale’ come l’urina!? Per qualcuno non sarà un problema, per me sì. Allo stesso modo mi ‘fa schifo’ la pratica del rapporto anale e quando è successo perchè io ‘ho accosentito per mettermi alla prova’ … mi sono sentita sporca e sporco tutto quello che abbiamo toccato. Secondo voi si tratta di sessuofobia? Ringrazio in anticipo dell’attenzione che vorrete darmi. Cordiali saluti.

Gentilissima,

Sicuramente la sessuofobia non le è estranea, ma potrebbe essere l’effetto di un disturbo ossessivo-compulsivo più generale, che è, notoriamente, un disturbo d’ansia. Questo significa che c’è in lei una base genetica che la porta a provare ansia anche in condizioni minime di stress ed un pensiero ossessivo, ripetitivo e martellante, che acuisce il suo stato di agitazione in modo invasivo e spesso inappropriato. Nella lettera, lei cita spesso i suoi genitori, li definisce persone splendide, ma proprio per questo potrebbero essere state iperprotettive nei suoi confronti e non averle lasciato, durante l’infanzia, la possibilità di “sporcarsi” e di sperimentare liberamente la manipolazione degli oggetti intorno a sé, sviluppando queste fobie. Poiché, mi sembra, questo disturbo le procura una certa sofferenza e interferisce pesantemente con le sue attività quotidiane, dovendo dedicare molte ore della sua giornata alla “disinfestazione”, direi che il lavoro di psicoterapia svolto a suo tempo non dovrebbe considerarsi concluso e che varrebbe sicuramente la pena riprendere il lavoro interrotto.
Va anche detto però che, in condizioni di stress eccessivo, o a causa di uno shock emotivo, o per un qualsiasi evento traumatico, è facile che certe paure infantili riemergano a coscienza, per cui, prima di tornare in psicoterapia, le consiglierei di cercare di risolvere il problema creando un’atmosfera il più possibile tranquilla e serena intorno a sé.
Auguri.

Dr. Walter La Gatta

ATTACCHI DI PANICO

sono ANGELA sposata da tre anni, dal 2004 soffro di attacchi di panico. il primo episodio è avvenuto in un centro commercilae di grosse dimensioni che come tutti gli altri io odio perchè dispersivi. alllòra mi ero appena laureata e uscivo da un periodo partcolamente stessante. quel giorno inoltre faceva molto caldo. nel cosro degli anni ho avuto altri 3- 4 attachi verificatisi o in macchina mentre guidavo oppure mentre ero impegnata a suonare l’organo nella mia parrochia durante la celebrazione. i sintomi che avverto in entrambve i casi sono i seguenti:
formicolio ai piedi e alle mani, sudore , senso di pressione alta che attraversa il mio corpo e soffocamento , anche se molto lieve. durano solo secondi e poi ritorno come prima. Da premettere che sono un soggetto molto socievole, conduco una vita normale e in serita in un contesto sociale variegato a contatto con adolescenti, giovani e adulti. Sono insegnante e organista. Quesse difficoltà seppure sporadiche per un pò di tempo mi hanno messo nella condizione di non frequentare i locali commercilai da sola, di non guidare, per paura che possa succeder re di nuovao, ma quando il lavoro ti chiama, non si può rinunciare, e di evitare di suonare delegando ad un amica, anche perchè suono da 18 anni in parrocchia e mi sono stancata, ma non voglio lasciare del tutto l’attività che in questi anni mi ha arricchirto culturalmente e socialmente.

Gentile Angela,

L’ideale sarebbe rivolgersi ad uno psicoterapeuta. Gli attacchi di panico sono curabili e dunque è assurdo continuarne a soffrire, quando c’è la possibilità di stare molto meglio in pochi mesi. Se però questo non le fosse possibile, deve ovviamente cercare di aiutarsi da sé. Tutto dipende da come lei saprà gestire le sue emozioni, cosa saprà dirsi, come saprà rassicurarsi. In questo caso anche dei buoni libri di self help le potrebbero fornire degli spunti e dei suggerimenti.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PARLARE IN PUBBLICO

ho un problema grande: a causa del mio lavoro devo a volte parlare in pubblico e ciò mi spaventa tantissimo. Non ho problemi nel dialogo interpersonale, nei rapporti con gli altri, ma quando c’è un gruppo riunito e io sono costretta a parlare mi assale una paura indicibile, mi sento a disagio, anche se me la cavo abbastanza bene e gli altri dicono di non accorgersi di questa mia difficoltà. Non accetto incarichi che comportano l’espormi davanti agli altri e parlare. Vedere gli altri con gli occhi puntati su di me, in silenzio ad ascoltarmi, mi annienta.
Come posso superarla? Grazie per l’attenzione.

Gentilissima,

Se fosse vero il contrario, cioè che gli altri la percepissero a disagio, mentre lei invece si sente perfettamente a suo agio… Sarebbe davvero molto peggio. Dunque, non resta che credere a ciò che le persone vedono e sentono e alla realtà che le descrivono (che lei non può vedere e sentire allo stesso modo, essendo parte in causa). Perché vuole credere solo a se stessa e alle sue sensazioni? Parli in pubblico con fiducia e coraggio, anche se si sente in ansia, perché, come le hanno detto le persone da lei interpellate, i sintomi d’ansia non sempre sono visibili all’esterno.
Auguri.

Dr. Walter La Gatta

Intervista sull'ipnosi

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SEMBRO PICCOLO

Sn un ragazzo di 15 anni e faccio la 2 superiore. All… In classe c’è il mio migliore amico che mi dice un sacco di parolacce e mi fa innervosire molto! Quando nn capisco una cosa a volte mi manda a quel paese ( nn insulta sl me ma anche i miei amici ) e critica la scuola ( ke a me piace tanto ). Quando prende bei voti mi fa vedere il suo libretto e me lo mette in faccia e si vanta per il suo voto. Quando gli dico una cosa mi dice ” ma kissene frega!” e quando me la dice lui io non gli dice niente. A volte mi spinge e mi fa innervosire ( siccome io nn reagisco ho paura ke mi spacchi gli occhiali)

2) Gli studenti delle altre classi qualche volta mi prendono in giro xkè sembro un bambino e sn piccolo di altezza.

Mi potete aiutare?

Gentile ragazzo delle superiori,

Grazie anzitutto per averci scritto: ci fa molto piacere che tu abbia avuto fiducia in questo sito, per chiedere un aiuto. Purtroppo però non abbiamo gli strumenti, così a distanza, per darti i consigli giusti e per tirarti fuori da questa antipatica situazione. Sei sicuro che i tuoi genitori non potrebbero aiutarti, se confidassi loro questo tuo problema? A volte, sai, sembrano distratti e occupati da altre cose, ma se vengono a sapere che il loro figlio non è felice (forse non se ne sono mai realmente accorti), magari possono aiutarti e sostenerti. Potrebbero ad esempio aiutarti ad entrare in contatto con un nuovo gruppo di amici, dei quali hai veramente bisogno. L’amico che descrivi infatti non sembra molto adatto a te: forse è un semplice amico, e sbagli a definirlo il “tuo migliore amico”. Da un vero amico infatti non si ricevono quel tipo di comportamenti…. Un vero amico è una persona di cui tu ti puoi fidare totalmente, una persona che ti apprezza e ti stima, che sta bene in tua compagnia. Dunque, la cosa che dovresti fare anzitutto è quella di cercare un nuovo gruppo di amici: inizia un nuovo sport, iscriviti ad un corso di informatica, di lingue, di batteria… L’importante è cambiare aria. Quanto all’altezza, non ti preoccupare: non solo le persone alte diventano importanti! Conosci il presidente francese, Sarkozy? Sai quanto è alto Berlusconi? L’importante è diventare grandi dentro: studia, preparati bene e poi usa i tuoi talenti (tutti quelli che hai) per fare i tuoi goal. A proposito: ci hai mai pensato alle cose che ti riescono veramente bene e nelle quali sei proprio forte? Scrivi una lista delle cose migliori che sai fare e poi concentrati su quelle, per scegliere in cosa migliorarti sempre di più. Ciao e se hai ancora bisogno, scrivi.

Dr. Giuliana Proietti

UNA PARTICOLARE TIMIDEZZA

Mi chiamo Giacomo, ed ho ventisette anni. Una particolare timidezza mi ha accompagnato sin da quando ero bambino: una timidezza che, però, non si manifesta in ogni aspetto della mia vita, ma mi assilla unicamente quando mi trovo ad avere a che fare con altre persone in contesti in cui non si dovrebbe essere troppo formali. In effetti, quando si tratta di discutere con sconosciuti o con persone alle quali ci si deve rivolgere con distacco e rispetto, non incontro alcuna difficoltà: ho anzi particolare successo nelle mie attività professionali, e non ho timore di fare proposte e prendere iniziative anche insolite. Sono inoltre perfettamente a mio agio nel parlare, anche per lungo tempo, di fronte a pubblici di ogni tipo e di ogni età, e non vi è stata sinora alcuna occasione in cui un mio intervento non sia stato accolto con grande entusiasmo, anche in ambienti di alto livello culturale.

Al contrario, negli incontri tra miei pari sono una totale frana. In effetti, credo di essere un poco “migliorato” a partire dai diciott’anni: ricordo che, infatti, prima di quell’età non avevo nemmeno una precisa coscienza del mio problema di timidezza. Ritenevo anzi che fossero tutti gli altri ad essere anormali. Questo è un tipo di convinzione che, devo dire, è stata alimentata anche dalla mia famiglia: che non ha mai fatto nulla per farmi vincere la mia timidezza, ma che anzi ha contribuito a farla crescere, incentivando la mia tendenza a starmene da solo e sostenendo l’idea per cui il mondo è fatto sostanzialmente da persone di poco valore, che nella maggior parte dei casi è meglio tenere a distanza. Non sono stato mandato all’asilo (ma ho imparato a leggere e scrivere precocissimamente), e ho avuto i primi contatti con coetanei estranei al mio nucleo familiare solo quando ho iniziato la scuola dell’obbligo.

Una volta raggiunta la consapevolezza del mio problema, sono riuscito gradualmente a contrastare la mia tendenza all’isolamento, stringendo poco a poco qualche rara amicizia sincera. Questi miei amici sanno che sono “bizzarro”, specialmente per via della mia naturale tendenza a parlare in maniera appassionata di argomenti “culturali” anche in situazioni di disimpegno e divertimento, ma mi hanno accettato per quello che sono. Mi sento pieno di gratitudine verso di loro. Sanno che non mi attirano i divertimenti più diffusi: non fumo, non bevo, non ballo, non amo la musica “leggera” e non mi piace fare le ore piccole, come si dice. Eppure non disprezzo affatto coloro a cui piacciono questi svaghi, ma anzi ho imparato col tempo ad unirmi a queste persone, pur rimanendo magari un poco in disparte se si capita in locali e feste. Mi rattristano un poco quelle serate, in cui in genere finisco per sentirmi prostrato e frustrato perché impossibilitato ad andarmene ed impossibilitato a comunicare il mio disagio, nel timore di sembrare maleducato: ma tengo sempre duro, sperando che si tratti di esperienze che potranno essermi utili a migliorare il mio carattere.

Purtroppo, il lavoro che ho cercato di compiere per vincere la mia timidezza ancora non ha avuto esito in un ambito: quello sentimentale, com’è facile immaginare. Non ho mai avuto una ragazza, pur avendo avuto più di una volta esperienza dell’innamoramento. La prima volta fu a dodici anni, ricordo. La mia inconcludenza imbranata mi ha tuttavia portato, nei casi migliori, ad instaurare semplici relazioni di amicizia e stima. Nei casi peggiori, invece, ho ricevuto mera indifferenza: non ho mai avuto un netto rifiuto, semplicemente perché non ho mai avuto il coraggio di fare vere proposte. Penso che anche quest’assenza di rifiuti abbia inciso sulla mia timidezza sentimentale: se una ragazza mi rifiutasse, almeno saprei di essere stato preso in considerazione come possibile corteggiatore. Invece, a causa del mio atteggiamento, non sono nemmeno degno di una diffida: sono semplicemente innocuo. Del resto, il mio aspetto fisico non aiuta, da questo punto di vista: non sono forse drasticamente brutto, ma ho una quantità di difetti che certamente non mi permettono di competere con molti altri miei pari.

Ciò che mi blocca più di ogni altra cosa, quando vorrei corteggiare una ragazza, è il terrore di essere frainteso nelle mie intenzioni e di essere dunque considerato una specie di “maniaco”. Anche qui, mi domando se la mia famiglia non abbia influito: nel periodo della mia infanzia ed adolescenza, ogni interesse verso l’altro sesso costituiva una sorta di reato morale. Tendevo a sentirmi sempre in colpa. Ricordo come, alle scuole medie, ostentassi disprezzo e persino rabbia nei confronti di ogni minima manifestazione d’affetto da parte delle mie coetanee. Avevo paura che i miei genitori lo venissero a sapere. Oggi mi pento amaramente di quel mio atteggiamento, che purtroppo a quei tempi mi dava sicurezza e conforto.

Ho ancora paura, temo. Quando una ragazza mi piace, riesco ad avvicinarla solo se entrambi facciamo parte di uno stesso contesto (ad esempio, se siamo colleghi, oppure siamo seduti allo stesso tavolo e abbiamo amici comuni, ecc.). Solo così mi sento “in diritto” di intraprendere una conversazione: non ho mai “fermato” una ragazza per strada, o simili. A dir la verità una volta, nel tentativo disperato di curare da solo la mia timidezza, ho chiesto il numero di cellulare ad una ragazza che mi aveva per puro caso rivolto la parola in treno, e con cui avevo intrapreso una conversazione. Ancora oggi, mentre scrivo, mi si gela letteralmente il sangue nelle vene se ripenso al suo sguardo smarrito dopo la mia richiesta. Ma poi, il numero me lo diede, e io le diedi il mio! Eppure io, sceso dal treno, non l’ho mai usato, travolto dalla vergogna per ciò che avevo fatto. Lo conservo ancora: saranno passati più di tre anni da quell’episodio. Lei non mi ha mai chiamato, naturalmente.

Ritornando al presente, mi ritengo fortunato, e persino vagamente felice, se una ragazza che mi attrae sceglie infine di parlarmi. Non riesco mai, tuttavia, a superare la fase del dialogo: da cui, nei casi migliori -come dicevo-, nascono tutt’al più belle amicizie. Cerco da una vita di capire cosa “si fa” per procedere oltre senza sembrare offensivi. Mi risulta incomprensibile la sicurezza che hanno altri ragazzi nel mettere improvvisamente una mano attorno alla spalla di una ragazza appena conosciuta, o nell’abbracciarla al momento di salutarsi. Forse loro possono perché, in genere, di aspetto fisico migliore del mio. In effetti, tra le mie paure c’è anche quella del disappunto che una ragazza potrebbe provare nello scoprirsi oggetto dell’attenzione di una persona come me. Comunque, mi dà le vertigini la mia sensazione d’ignoranza: non so, letteralmente, cosa fare per non sembrare fuori luogo e riprovevole. Credevo che avrei imparato dai miei ripetuti fallimenti, ma ogni nuova situazione si presenta completamente diversa. In rare occasioni, ho invitato le ragazze con cui riuscivo ad arrivare alla fase del dialogo a venire assieme me in qualche luogo (cinema, teatro, ecc.). Non ho mai avuto una risposta realmente affermativa. E nemmeno negativa! Con una regolarità impressionante, tutte le ragazze da me invitate (quattro, ad oggi) hanno innanzitutto accettato con poca convinzione. Arrivato il giorno dell’appuntamento, mi hanno dunque chiamato o contattato in altro modo per farmi sapere che erano molto dispiaciute, ma avevano il raffreddore, oppure avevano un problema di lavoro, eccetera. Impressionante, ripeto.

In famiglia, ancora oggi, il fatto che io non abbia ancora avuto una ragazza è considerato assolutamente normale. Non mi capacito di come ciò, per una madre ed un padre, possa essere accettabile e non destare preoccupazioni.

Con gli amici, non ho mai intavolato discorsi che riguardino i miei problemi sentimentali. Anche lì, la vergogna vince su ogni necessità. Solo recentemente ho iniziato, goffamente, ad esprimere qualche volta dei miei giudizi di apprezzamento su qualche ragazza (“è carina, sì”), quando in compagnia di amici. Questo perché ho scoperto, in maniera fortuita, che erano sorti dei vaghi dubbi su una mia possibile omosessualità. Se una voce del genere si spargesse, temo che ogni mia possibilità di trovare una compagna per la vita sparirebbe definitivamente.

Arrivato alla mia età, comincio a sentirmi “vecchio” e a temere di non poter più guarire da solo da questa persistente timidezza. Mi rivolgo dunque a voi, confortato dall’anonimato, nel tentativo di ricevere, perlomeno, qualche utile consiglio, e per capire se la mia situazione è da considerarsi patologica, e dunque necessitante di qualche cura che vada oltre i miei sforzi di volontà.

Mi scuso per la lunghezza del messaggio, e ringrazio in ogni caso per l’attenzione.

Grazie della bella lettera, dalla quale si comprende chiaramente che il suo principale problema consiste in una eccessiva concentrazione su se stesso: la sua auto-analisi le permette infatti di affinare la comprensione dei suoi vissuti e delle sue reazioni, ma non l’aiuta certamente a recuperare spontaneità e leggerezza. E’ vero, alcuni atteggiamenti, alcuni gesti, si acquisiscono nell’infanzia e, se lei se ne sente incapace, probabilmente la causa potrebbe essere ricercata in modelli educativi non particolarmente validi. Tuttavia, se questa fosse la causa remota delle sue insicurezze, attribuire le sue inibizioni di oggi ai suoi genitori e al loro stile educativo non rappresenta certo una soluzione per le sue difficoltà. Credo che la via maestra per sciogliersi nei rapporti sociali non possa che essere l’esposizione graduale a determinate situazioni ansiogene. Ha sbagliato dunque a chiedere il numero alla ragazza del treno e poi a non farlo più con altre…
Anche senza bisogno di richiamarle, solo per esercitarsi a farlo, lei dovrebbe proporsi di chiedere il numero di telefono ad almeno tre ragazze alla settimana, magari del tutto sconosciute o poco interessanti per lei, visto che in questa prima fase non sarà necessario chiamarle davvero. Quando riuscirà (dopo tantissime situazioni ansiogene e figuracce, che vanno messe nel conto come inevitabile prezzo da pagare per conquistare una maggiore sicurezza di sé), a chiedere il numero di telefono con disinvoltura, avvii la fase due, che è quella in cui lei deve anche richiamare… Anche qui, all’inizio sarà dura, ma poi andrà sempre meglio.
Come obiettivo, nei primi tentativi di approccio, non si ponga mai la creazione di un vero legame sentimentale con la ragazza che inviterà, ma solo quello dell’amicizia (scegliere ragazze che non la interessano sessualmente potrà aiutarla).
Riservi dunque le attenzioni per le ragazze veramente interessanti per lei solo ad un periodo successivo, quando sarà più esperto ed equipaggiato per “l’impresa”, tanto da riuscire a spostare l’attenzione da lei all’altra persona, per accorgersi che in genere le ragazze (non tutte, certamente!) apprezzano moltissimo i ragazzi come lei: così profondi, colti e sensibili. Dia valore a questi suoi punti di forza e ci metta un po’ di coraggio. Auguri.

Dr. Walter La Gatta

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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AI CONFINI DELLA REALTÀ

Premessa:

Innanzitutto, un breve quadro di me: sono una persona molto sensibile, vivo ormai da più di 14 anni da dipendenza dell’anoressia nervosa e in passato anche con periodi intervallati da bulimia, Timida e ipercontrollata, propensa al rendere “perfetta” ogni circostanza della mia vita, ma anche a vivere ogni minima emozione e sensazione VERA.

Sono ormai nove mesi che non sto più insieme a un ragazzo con il quale ho vissuto una relazione di circa 3 anni e mezzo. Lui era l’opposto di me, sicuro, socievole, estroverso, comprensivo, dolce, curioso, pragmatico, istintivo… tutte belle qualità!
Io, lasciata, sono ricaduta in uno stato tipico di senso di vuoto, debolezza, insicurezza, ai “margini del mondo”, sento sempre un legame con lui tutt’ora tipico da “cordone ombelicale” .
non riusciamo però a non vederci, non sentirci,…
Avverto in questi mesi di essere molto vulnerabile…

Ora c’è una persona che lavora all’estero, ogni tanto torna in Italia, abbiamo avuto occasione di rivederci (insieme a gruppo di amici in comune e mio ex), chattiamo da un po di tempo, mi dice che ha bisogno di affetto di coccole… di dolcezza, mi ha invitato a trascorrere insieme un weekend “romantico”… vuole sapere tante cose di me..come passo le mie giornate lavoro a parte, se mi stimo, mi voglio bene, se oltre a lavorare così tanto mi rilasso DAVVERO, se sono una persona mentale o se mi creo paturnie…

In chat con lui è bello ridere , parlare, mi piace come situazione non lo posso negare, mi fa desiderare questa persona… non mi aspetto nulla… solo di trascorre momenti BELLI e di riuscire a lasciarmi andare… di nuovo. In chat riesco a lasciarmi andare con fiumi e fiumi di parole scrite velocemente, pensieri reali ed emozioni che riesco a lasciare scorrere liberamente.
MI ha chiamato e mi ha chiede ogni tanto di dirgli quello che ho scirtto in chat, o di dirglio ancora cosa belle… oggi per esempio dice: “cos’è ora non mi parli… allora è solo apparenza!!”, penso alludendo a come di solito gli scrivo tramite chat e come invece succede per telefono (comunque non ho un bel rapporto con il telefono nel comunicare con le persone, e poi è un cellulare estero, l’aspetto economico è importante non possiamo stare tanto tempo a parlarci in questo modo!).
Non so… mi sento giudicata ancora prima che possa conoscermi davvero..e mi blocca questa sensazione. inoltre sono molto timida, ma vorrei lasciarmi andare con questa persona, vorrei provare qualcosa di nuovo… e ho paura che la mia insicurezza e la mia timidezza possano non giovare a questo; so bene che cosa cerca ora lui ( si è da poco lasciato con unaragazza molto “problematica” che a detta sua non lo faceva + vivere… e lui non sopportava più di dover starle dietro,… con le sue paturnie, problemi….dopo averla aiutata in ogni modo possibile; era molto molto innamorato e penso lo sia ancora anche se è sicuro di non volerla più nella sua vita) una DONNA, matura, che viva ogni sensazione, che sia libera, che si rilassi… che viva davvero ogni momento ascoltando i piaceri che le procurino, con la qaule no nsmettere mai di parlare, parlare tanto… di divertirsi… uan relazione come definisce lui “ai confini della realtà”.
Non si aspetta nulla da me ma desidera poter trascorre un po di tempo tra “un po di coccole e, dolcezza”…
Io sono una persona forse troppo sognatrice,… alla ricerca di amore, dolcezza, passione, complicità, rispetto, dedizione e soprattutto desidero troppo sentirmi libera… non giudicata, ne “messa alla prova”!!
Vorrei imparare a convivere meglio con questa timidezza in modo da vivere anche queste nuove esperienze .. Sogno troppo forse??
Lettera spedita al sito www.clinicadellatimidezza.it secondo le modalità prescritte. Leggi il disclaimer.

Gentilissima,

La sua relazione con questa persona è già “ai confini della realtà”… Infatti, se è una bella cosa e le fa passare dei momenti di serenità, non è il caso di rinunciarvi, ma per capire se è una storia che può funzionare o meno. non resta che superare i confini ed entrare nella realtà… E’ chiaro che la sua paura più grande al momento è quella di restare delusa, ma non affrontando questa paura potrebbe vivere di sogni e di illusioni: gratificanti, ma non costruttivi.
Con molti auguri.

Dr. Walter La Gatta

IL MODO MIGLIORE PER STARGLI ACCANTO

mi chiamo Emanuela, sono una ragazza di 20 anni di Roma. Da ormai due anni ho una storia a distanza con un ragazzo, ma il mio problema non sono tanto i km che ci separano…da un po’ di tempo abbiamo compreso che lui soffre di disturbi ossessivo-compulsivi e ha dei blocchi emotivi molto forti, che spesso gli impediscono di vivere molti aspetti della sua vita serenamente, compreso il rapporto di coppia ovviamente. Spesso si tormenta per cose che ad altri forse sembrerebbero stupide, è in continua ricerca di confereme; quando era più piccolo (tre/quattro anni fa) aveva il timore di poter essere omosessuale o pedofilo, di poter fare del male a qualcuno, di voler lasciare lo sport che tanto ama, e poi tutti quei gesti compulsivi che gli danno l’illusione di placare l’ansia o di avere maggiori conferme e sicurezze.
Da quando ha cominciato a legarsi di più a me, tutta questa serie di insicurezze si è trasformato nella difficoltà emotiva di comprendere se puo amare o meno, se ci tiene o no…e poi dei blocchi sessuali, spesso infatti mi parla di senso di repulsione, di confusione…è come se fosse sempre a metà della strada, non riesce a prendere delle decisioni (ma questo non accade solo con me), è come se avesse paura di rischiare…di lasciarsi andare forse…non so…
A mio avviso, avendo conosciuto i genitori, forse tutto ciò è dovuto in parte anche alla loro eccessiva “efficenza”, sia nel prendere decisioni al suo posto, sia nel loro modo di proteggerlo…se non si impara mai ad essere autonomi, a volte anche attraverso sbagli e delusioni, è difficile poi a 20 anni ritrovarsi sulle spalle la responsabilità di dover decidere per se stessi, perchè forse non ci si è mai dati la possibilità di conoscersi, di capire i propri errori e magari di fare delle piccole conquiste personali da soli.
Io ho capito che il problema reale non sono io, ma è qualcos’altro,non solo perchè spesso è proprio lui a dirlo,ma anche perchè non riuscirei a spiegarmi quei momenti di dolcezza o quelle volte in cui smette di pensare a tutto e finalmente riesce a lasciarsi andare.
E’ un ragazzo stupendo, e io sento di volergli stare accanto, anche se alle volte è doloroso…solo che quando lo vedo felice e spensierato (cosa che non accade spesso), il mio cuore si riempie di gioia e ritrovo tutta la forza.
Abbiamo parlato spesso e a lungo di tutto ciò e ha deciso di andare in un consultorio familiare a parlare con una psicologa dell’età evolutiva, decisione che qualche volta rimanda per paura, perchè a in famiglia non potrebbe dire nulla per timore della reazione dei genitori (soprattutto del padre), e farlo “di nascosto” lo fa sentire in colpa. Gli ho spiegato che quando si sentirà pronto sarà giusto parlarne con i suoi, ma se adesso avverte la necessità di avere un consulto lo deve fare per se stesso.
Vi ho scritto perchè vorrei capire qual’è il modo migliore per stargli accanto, se anche io nel mio piccolo posso aiutarlo a stare bene, ma non per far si che lui abbia delle sicurezze da darmi, ma perchè lo vorrei vedere libero da tutte queste “catene”, da questi “blocchi”…vorrei sentirlo Felice e sicuro di sè…posso fare qualcosa di più concreto oltre a stargli accanto? Non voglio peggiorare ulteriormente la sua situazione.
Grazie davvero di cuore per la vostra disponibilità e per l’aiuto che date alle persone in difficoltà…Spero tanto in una vostra risposta.
Un abbraccio grande.
Emanuela.

Gentilissima Emanuela,

Anzitutto grazie per questa bella lettera. Sapere che lei ha solo 20 anni dimostra che non è vero che tutte le ragazze vogliono fare le veline: per fortuna ci sono anche ragazze intelligenti, riflessive ed altruiste come lei, che hanno obiettivi completamente diversi… A parte questa necessaria premessa, veniamo al punto. Il modo migliore per stargli accanto è quello di non fare nulla di più di quello che già fa. La confidenza fra i partners è necessaria per la salute della coppia, ma quando uno dei due ha dei problemi un po’ più seri è giusto che ne discuta in privato con uno specialista. Non so se la psicologa dell’età evolutiva del Consultorio possa essere una soluzione: provi! L’importante è non fermarsi qualora l’impatto non fosse positivo. Gli psicologi infatti non sono tutti uguali, hanno metodi terapeutici molto diversi e spesso occorre cambiarne diversi prima di trovare quello “giusto”. A mio parere inoltre, se il suo ragazzo ha un rapporto abbastanza aperto con i genitori, dovrebbe parlare loro con tranquillità dei problemi psicologici che sente di avere: non è detto che i genitori siano con lui così severi nel giudizio come lui è con se stesso. (In questi casi inoltre, spesso i ragazzi scoprono che anche i genitori hanno avuto in gioventù gli stessi problemi e che magari anche loro sono andati dallo psicologo…) La vita non è facile per nessuno e la cosa più sbagliata di tutte è il volersi mostrare perfetti in tutto ed in tutte le occasioni: la vita diventa una recita continua e non tutti reggono lo stress. Auguri.

Dr. Walter La Gatta

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PARLARE IN PUBBLICO

Io non riesco a parlare in pubblico. Quando non posso farne a meno faccio una fatica eneorme, non riesco a controllare l’emotività finendo quasi sempre per esporre perzialmente ed in maniera poco chiara il mio pensiero. Vivo nel terrore di rimanere senza parola. Che brutta cosa. Quanti interventi avrei voluto fare, quante volte mi sarei confrontato con tizio e caio davanti a una platea ma è una fatica enorme. Si può avere qualche suggerimento.

Gentilissimo,

Parlare in pubblico è un’abilità sociale che si acquisisce con l’esperienza. E’ inutile fantasticare di poter parlare liberamente davanti ad un uditorio, senza averne la minima esperienza. Questo sarà possibile solo dopo essersi addestrati, giorno dopo giorno, a farlo.

Per prima cosa occorre avere chiaro in mente cosa si vuole dire: infatti, se non si hanno idee precise, l’immancabile stress della performance porta a confondersi e a sentirsi in ansia. Come secondo suggerimento, è consigliabile addestrarsi a fare piccoli discorsi, brevi e semplici, davanti a poche persone, per poi provare situazioni gradualmente più impegnative.

Gli immancabili momenti di panico, gli errori, le insicurezze devono essere studiati, al fine di comprendere cosa va migliorato, ma poi vanno accantonati, dal momento che continuare a pensarci non porterebbe a nulla di positivo.

Tutto ciò che le persone “spigliate” riescono a fare, lo debbono alla loro esperienza, ovvero al coraggio che hanno avuto, in tempi precedenti, a mettersi in gioco, a rischiare. E siccome tutti, prima o poi, fanno brutte figure, le persone spigliate sono semplicemente più abili degli altri nel saper opportunamente imparare e poi dimenticare.

Spero di averle dato qualche suggerimento utile. Auguri!

Dr. Walter La Gatta

SITUAZIONE INSOSTENIBILE

Mi chiamo andrea vi contatto per una situazione che da tempo è diventata insostenibile a ottobre dell’anno scorso ho conosciuto in chat una ragazza sudamericana dopo 4 mesi ho deciso di andarla a trovare al suo paese già mi ero affezionato virtualmente poi quando sono stato da lei 15 giorni mi sono molto affezionato e anche lei era molto affezionato tanto che ci eravamo fidanzati.dopo essere tornato in italia ci siamo sentiti per mesi ed eravamo abbastanza presi anche se io di più.non vedavamo l’ora di rivederci in italia lei infatti poi a giugno sarebbe venuta in italia per il tirocineo dell’università.quando è arrivata sono stato molto felice lo portata dalle sue sorelle che stavano a 4 ore da casa mia così poi sono stato li un paio di giorni.andavo giù una settiamna si e una settimana no a trovarla per 2- 3 settimana tutto andava abb bene dopo di che lei mi ha incominciato a conoscermi e a dirmi i miei difetti che ero troppo timido e insicuro con gli altri che con lei parlavo ma con gli altri no.. era incominciata a cambiare con me allora ha incominciato a dirmi devi cambiare lo so che puoi farlo se non cosi non può continuare la relazione.allora qui i primi problemi e sempre andavo su una settimana si e una settimana no sempre mi parlava di questi diffetti..poi e venuto il momento delle ferie che lei e venuta da me e allora ha incominciato a dirmi meglio che ci lasciamo rimaniamo con una relazione senza compromessi e qui c’ero rimasto molto male perchè questo non me lo sarei mai aspettato mi diceva sempre sei speciale che ero una persona stupenda molto gentile poi sono passati i giorni ed è tornata dalle sorelle..allora un giorno mi dice voglio vederti ora ti voglio di più sono tornato allora da lei.. premetto che non andava tanto bene il suo carattere era molto forte era diventato più duro già da un paio di settimane mi diceva molto duramente i miei difetti poi mi diceva devo dirti sempre tutto io voglio un ragazzo attivo fatto sta che poi al ritorno a casa poi mi ha detto tu devi cambiare anche se lei aveva ancora dei momenti carini con me..fino che non cambi non ci vediamo…alla fine poi ci siamo lasciati per dei litigi e abbiamo un rapporto come se fossimo fidanzati anche se non lo siamo per ora vuole rimanere cosi lei rimane carina con me molte volte ma si sente che è diversa e come se adesso non vuole nessuna relazione con me…io devo dire che non mi piace tanto questa cosa perchè mi sono innamorato..mi chiedo sempre se cambiassi e diventassi con il tempo più sicuro se si potrebbe di nuovo istaurare una relazione…se si riuscisse ad innamorare anche lei…non capisco lei mi desidera mi vuole ma non mi ama…

Gentilissimo,

Non c’è nulla di strano: una persona può essere simpatica, gentile e gradevole, ma non essere la persona giusta con la quale costruire un rapporto di coppia stabile. Ma lei è proprio sicuro di essere così perdutamente innamorato? O piuttosto, per timidezza, per naturale pigrizia, per una serie di insicurezze, visto che è riuscito ad avvicinare una ragazza che più o meno le piace, vuole fermarsi lì? Allontanandosi da lei, cercando di frequentare altre persone, lei raggiungerebbe due obiettivi: il primo potrebbe essere quello di conoscere una persona più adatta a lei e al suo modo di essere e di vivere; il secondo (se proprio ci tiene!) è quello di mostrare alla sua attuale “fidanzata” di avere maggiore carattere, il che potrebbe renderla più interessante agli occhi di lei.
Auguri!

Dr. Walter La Gatta

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UN CONSIGLIO PER LEI

Buonasera mi chiamo stella e ritorno dopo tanti anni a riscrivere qui su questo foglio virtuale che gentilmente mettete a disposizione a chi ha bisogno di un vostro consiglio…sono separata da tanti anni ho due figli ormai sposati e con figli, io ancora ad oggi non riesco a consolidare un rapporto anche se di esperienze ne ho avute,in questi ultimi due anni ho conosciuto un uomo che nonostante tutto ancora oggi ritengo una persona buona ..sin dall’inizio non mi è mai piaciuto molto sia fisicamente che culturalmente ed intimamente..mi sono però affezzionata molto a lui dopo che si è dimostrato una persona piena di premure ed attenzioni, lui separato da poco da una moglie tiranna che aveva sposato per pena visto che lei già aveva un figlio di tre anni quando l’ha conosciuta,in seguito anche questo figlio acquisito lo trattava male, io fino ad oggi ancora non sapevo che questo figlio non era il suo e lo consolavo dicendo che i figli sono un pò tutti così, ma non mi ha mai confessato nulla l’ho saputo da un conoscente,ancora oggi dopo due anni mi nasconde molte cose per non farmi dispiacere dice lui,ha un’attività commerciale insieme a questo ragazzo che fa da padrone e tratta (il padre) come un garzone…ora mi sono stancata di questa storia e da un po di tempo ho chiuso il rapporto …anche perchè come si fa a nascondere una cosa così importante e come si fa ancora a vivere ed a essere ricattati da queste situazioni? lui mi vuole un mondo di bene e sta soffrendo molto,ma come faccio ad avere una persona accanto che non mi dice le cose come stanno? facciamo solo sacrifici che lui dice un giorno staremo meglio….la casa l’ha lasciata alla moglie lui non ha niente solo un negozio da gestire….ed io? perchè mi ritrovo sempre in queste situazioni ? dove chi si siede accanto a me si adagia? forse perchè non sono capace di battere i piedi? non sono capace di offendere e per difesa mi allontano? mi aiutate un pochino a capirmi? io lavoro in un posto pubblico la casa dove vivo è la mia,quindi perchè mi metto sempre con persone che bene o male mi creano pensieri?mi dispiace aver chiusa questa storia oramai mi ero abituata alla sua compagnia…anche perchè è troppo tempo che sono sola affettivamente…ho tante amiche e i nuovi nipotini mi riempiono la vita,,ma la sera mi sento un pochino sola…. mi fate un pò di compagnia con un consiglio per me? un abbraccio forte forte

Gentilissima Stella,

Il consiglio è quello di rendersi conto che l’amore è spesso fatto anche di una certa ingenuità. Quando si ha qualche esperienza alle spalle, è difficile cadere nella trappola dell’amore: infatti, ci si può sempre infatuare di qualcuno, ma si rimane comunque con gli occhi perfettamente aperti ed i piedi ben piantati in terra. Cosa significa tutto ciò? Significa che i difetti dell’altro/a, contrariamente a quanto succede fra persone meno esperte della vita e dell’amore, non si celano sotto i sentimenti e si mostrano, chiari ed evidenti, sin dal primo momento. Si cerca, certo, di nasconderli, un po’ come ha fatto lei, ma è come gettare la polvere sotto il tappeto: non si vede, ma si sa benissimo cosa c’è sotto. La soluzione quindi è quella di vivere nel presente, senza essere troppo perfezionisti, o avere aspettative irrealistiche. La solitudine fa male non solo alla psiche, ma anche alla salute: cerchi dunque di frequentare luoghi e persone e vedrà che, quando meglio, quando peggio, troverà sempre un po’ di compagnia. Almeno qualcuno da pensare o a cui telefonare nelle serate troppo tristi e solitarie.

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Dr. Walter La Gatta

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QUASI SENZA SPERANZE

Sono Tony un timido quasi senza speranze. Vi sarei davvero grato se voleste rispondere al mio messaggio. Il mese scorso durante una festa di laurea ho scambiato qualche parola con una ragazza mia vicina di casa con la quale non siamo mai andati oltre qualche mail per questioni di lavoro e le manifestazioni di cortesia di due sconosciuti che vivono accanto. Credo che in quell’occasione abbiamo capito di non essere indifferenti l’uno all’altra. Da quel giorno, complice la vita notturna di agosto sono iniziate le “mosse” di un corteggiamento che ho gestito malissimo, perché ho mostrato di non reagire a quelli che ho interpretato come “inviti” non verbali della ragazza (es. il fatto di camminarmi intorno, l’invito esplicito di sua sorella a partecipare ad alcune serate, ecc.) salvo poi cercare di recuperare in modo debole e inconcludente. Risultato: lei ha preso a scappare e ad evitarmi, così per ora ho lasciato perdere. Ho pensato di scriverle una e-mail per scusarmi e farle capire che la mia è timidezza e non disinteresse, ma ho paura che il rimedio sia peggiore del male. È anche possibile che io abbia preso una colossale cantonata e che in realtà l’interesse reciproco non ci sia e lei abbia solo voluto difendersi da un seccatore. Non so che fare, per cortesia, potreste darmi un consiglio? Grazie, Tony

Gentile Tony,

Quando si è così come lei, nel dubbio, la cosa migliore da fare è buttarla sempre sull’amicizia: la ragazza potrà anche pensare che lei ci stia provando inutilmente, ma se anche fosse, questo modificherebbe in qualche modo la sua vita? La renderebbe meno virile? No, anzi: se la ragazza è interessata, lei sarà ben felice di averci “provato”, se non si mostrerà interessata, lei avrà avuto comunque modo di fare un’esperienza preziosa, che le potrà essere utile la prossima volta. I grandi seduttori non sono andati all’Università: hanno semplicemente “fatto pratica” raccogliendo sicuramente molti, inevitabili, “no”. Confessare la propria segreta timidezza invece non funzionerebbe: del resto se lei è timido, lo si vede, non c’è bisogno di spiegarlo e se la ragazza è veramente interessata a lei, ciò significa che apprezza anche la sua timidezza. Coraggio, la inviti: nella peggiore delle ipotesi diventerete amici!

Dr. Walter La Gatta

A CASA E’ UN’ALTRA BIMBA

Mi chiamo rossella, e’ sono la mamma di una bimba di anni 4 ad agosto. Apparentemente mia figlia e’ una bimba allegra, socievole, furba, giocarellona, questo a casa o comunque con persone che conosce, perche’ quando c’e’ qualcuno he non consce si chiude, non vuole assolutamente salutare le persone, quando qualcuno gli chiede come si chiama abbssa lo sguardo e abbassa voce glielo sussurra,anche a scuola materna i primi mesi sono stati brutti, non perche’ la bambina piangeva, ma perche’ non voleva partecipare ai giochi , quando la maestra gli parlare lei rispondeva con i gesti, adesso fortunatante tutto si e’ risolto e la maestra mi dice che si E’ RISOLTO TUTTO, sono preoccupata perche’ mi rendo conto che per la forte timidezza mia figia viene messa in disparte, non fanno altro che ettichettarla, dicendo: si vergogna, e’ timida e’ chiusa io sinceramente me la prendo perche’ conosco mia figlia e’ so che a casa e’ un’altra bimba, Aiutatemi vi prego cosa posso fare per farle acquistare un po’ di fiducia negli sconosciuti. grazie

Gentile Rossella,

Questo problema è molto più comune di quanto non si pensi. Molte persone, specialmente mamme, chiedono una consulenza per l’eccessiva timidezza dei loro figli nel contesto scolastico, che giustamente auto-diagnosticano come “mutismo selettivo”. Ora, questa patologia è ancora poco nota e poco studiata, per cui non vi sono grandi indicazioni da dare. Le uniche cose importanti da sapere sono queste:

– La bambina, quando rimane muta, è molto impaurita e dunque il suo comportamento non va considerato un banale capriccio;
– La bambina non deve mai sentirsi al centro dell’attenzione degli altri per i suoi comportamenti. Questo significa che non va premiata quando parla o rimproverata quando non parla. Fare questo significa darle uno strumento per manipolare gli adulti, che è del tutto controproducente;
– La bambina va invitata ad esprimersi anche in altro modo (segni, disegni, ecc.)
– Le cause sono spesso di origine familiare: quando un bambino presenta questi atteggiamenti, sicuramente vi sono altri personaggi in famiglia (genitori, nonni, fratelli) che in passato si sono comportati così.
-Il problema di comunicazione con il tempo si risolve spontaneamente: resta il fatto che aver manifestato questa sindrome in età evolutiva può essere un campanello di allarme per i genitori, in quanto è probabile che il figlio, una volta cresciuto, presenti problemi di ansia sociale, attacchi di panico, ecc.
Cosa fare:
– Favorire la socializzazione, aprire le porte della propria casa a numerosi ospiti, fra cui molti bambini con i loro genitori, accettare gli inviti altrui, porsi come modelli positivi, mostrandosi accoglienti e disponibili nelle relazioni sociali:
– Evitare, quando possibile, un intervento diretto dello psicologo sul bambino
– Sono i genitori che, troppo ansiosi per questa situazione dei figli, devono cercare eventualmente un aiuto psicologico per superare questa fase dello sviluppo del figlio per loro troppo ansiogena. Un eccessivo coinvolgimento dei genitori in questo problema scolastico del loro bambino può rivelarsi controproducente.
– Informare le maestre, cercare una collaborazione
– Consultare lo psicologo scolastico, quando c’è.

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

VERGINE E SOLA

Sono una donna “disperata” di 39 anni: alla mia veneranda età, infatti, non ho mai avuto una relazione sentimentale-amorosa con un uomo! Vivo come un peso terribile la mia verginità: mi vergogno, mi sento frustrata e disillusa nei confronti del futuro…Ho una paura folle di rimanere sola per tutto il resto della mia vita!!! I motivi di questa quasi assoluta mancanza di contatto con l’altro sesso sono molteplici: timidezza, insicurezza, eccessiva selettività, mancanza di opportunità, aspetto non proprio gradevole… Il punto, però, è un altro: Lei ritine possibile che alla soglia dei quarant’anni una persona possa abbattere un muro del genere?!? Cosa potrebbe mai pensare un uomo di una donna attempata senza la minima esperienza?Temo mi deridererebbe, mi considererebbe una “sfigata”, per non dire altro… Grazie intanto per aver letto il mio sfogo. Attendo una risposta. Lettrice Sola e disperata.

Gentilissima,

Arrivata a questo punto l’errore più grande che potrebbe fare è quello di gettarsi fra le braccia del primo che capita, solo per sbarazzarsi della sua verginità. Sarebbe un errore, perché questo rapporto poco voluto, poco sentito, potrebbe essere traumatico e spingerla così verso la scelta drastica di vivere senza amore e senza sesso. La verginità non è né un bene, né un male: è semplicemente un problema che non c’è. Un tempo infatti, nella nostra cultura, questo pezzettino di membrana regolava l’intera vita della donna: i suoi diritti, ma soprattutto i suoi doveri. Oggi, finalmente, possiamo dire che l’imene non interessa più nessuno e dunque, se non è un problema la sua lacerazione precoce, non può esserlo neanche la sua integrità tardiva … Cancelli completamente questi retaggi culturali e cominci a guardarsi intorno con occhi nuovi: 39 anni non sono poi tantissimi e qualsiasi corpo, anche poco gradevole, può essere oggi reso molto attraente con qualche piccolo accorgimento. Togliere importanza al concetto stesso di verginità le sarà utile per affrontare le relazioni con maggiore naturalezza. Eventualmente, qualche seduta di psicoterapia potrà aiutarla a cambiare i suoi pensieri ed i suoi atteggiamenti.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

SCARSA AUTOSTIMA

Non ho stima in me…in alcuni momenti m sento adeguata poi inizio a confrontarmi con le persone che mi circondano e dentro di me si insinua una voce che mi dice quanto io non valga niente, quanto sia incapace in tutto, quanto sono una persona vuota ecc mi capita spesso di sentirmi inferiore:poco attraente, poco simpatica, priva di argomenti mi sembrano tutti speciali tranne io. La mia autostima mi blocca in molte cose, molte volte mi trattengo perchè so già che fallirò. Hho paura degli scontri e molte volte non mi espongo, cerco sempre di avere l’approvazione di tutti. INon sto bene con me. Non mi piaccio come persona.

Gentile signora,

L’autostima, come dice la parola stessa, non può essere suggerita o imposta da altri: è qualcosa che si genera dentro di noi e, quando ciò non avviene, il consiglio è quello di impegnarsi, allo scopo di costringere il proprio pensiero ad evitare tutte le considerazioni negative su di sé, come ad esempio quelle di cui lei parla nella lettera. Sia meno esigente nei confronti di se stessa, nell’interagire sociale cerchi di concentrarsi sugli errori degli altri, anziché sui propri, impari a perdonarsi e a volersi bene, si dia un premio ogni volta che raggiunge un obiettivo e si impegni sempre a migliorare partendo dai propri errori. E’ difficile? Certamente, ma non impossibile.

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La GattaCOSTO DELLA TERAPIA
cOSTI TERAPIA

LA MAMMA DI MUTOLINA

sono la mamma di una bambina di 7 anni che presenta buona parte delle caratteristiche del mutismo selettivo. Fin dall’asilo ha sempre avuto difficoltà a relazionarsi con gli altri (bambini e maestre) e riesce ad instaurare relazioni verbali solo con pochissimi eletti (oltre alla cerchia strettamente familiare). Il problema è esploso con l’ingresso a scuola . Siccome è entrata direttamente in seconda (le abbiamo fatto fare la primina) si è trovata ad affrontare maggiori difficoltà di inserimento e le maestre si sono dette preoccupate del fatto che non risponde alle domande, non legge le letture, non partecipa attivamente alle lezioni e ai giochi. Sebbene sia entrata in una classe di bambini davvero adorabili e affettuosi (dove è stata soprannominata “mutolina”) è riuscita a stringere rapporti stretti solo con poche bambine, in particolare con una con la quale riesce a chiacchierare in modo “normale” e che lei ricerca sempre anche ora che la scuola è finita. Avevo iniziato anche con una terapia psicologica ma non sono stata molto convinta dalla psicologa per cui ho abbandonato dopo due sedute. Sto leggendo diversi libri e sto cercando di osservare in modo critico il mio comportamento, il suo comportamento, le sue reazioni; durante l’anno ho cercato di creare delle situazioni per aiutarla a sbloccarsi (invitando prima una amichetta a casa, organizzando uscite al parco con alcune amichette, inivitando a casa tutte le bambine della classe) e devo dire che queste iniziative hanno avuto successo. Però ho notato che anche se riesce ad instaurare un livello elevato di confidenza con un bambino (in genere le serve più di un’ora per “sciogliersi”) se lo rivede anche solo il giorno dopo non lo saluta nemmeno. Questo è successo addirittura anche con la sua amichetta preferita: è bastato non vederla per due settimane e già nel rivedersi lei era tutta chiusa mentre l’amichetta la abbracciava e sbaciucchiava felice. Grazie all’amichetta è riuscita ad andare anche in una ludoteca (dove prima non c’era stato verso di farla andare da sola e dove ancora adesso se non c’è l’amichetta non vuole andare) ma mi hanno detto che a volte lei la usa come tramite per comunicare (anche a scuola era così). Ora che si prospetta per la nostra famiglia un trasferimento in una città diversa con la prospettiva di cambiare classe e lasciare l’amichetta sono davvero preoccupata e non so davvero che cosa posso fare per farla uscire dal suo riccio. Mi mette tanta tristezza vederla così silenziosa spero di ricevere qualche consiglio utile per aiutarla. Grazie

Gentile signora,

Questo trasferimento proprio non vi voleva, ma del resto nella vita non è possibile programmare tutto.
Penso che ciò che sta facendo per sua figlia sia positivo e, almeno per il momento, riterrei inutili i colloqui della bambina con la psicologa, che non farebbero che accrescere il suo senso di “diversità” dalle altre compagne. Non si preoccupi se la sua bambina ha legato solo con un’amichetta e se la “usa” per comunicare con gli altri: evidentemente sua figlia sta intelligentemente cercando di trovare un mezzo per esprimersi, viste le sue difficoltà. Lasci che la bimba conquisti la sicurezza di sé, sperimenti e infine scopra in che modo le è più facile relazionarsi con gli altri. Lei deve al momento limitarsi ad organizzare per sua figlia situazioni sociali, sostenendo la bambina, incoraggiandola, complimentandosi con lei ogni volta che c’è un successo e trascurando gli eventuali insuccessi. Cerchi però di rimanere sullo sfondo, lasci che sua figlia si senta libera di agire ed anche di sbagliare: non diventi opprimente, non le trasmetta la sua ansia. Tutte le madri vorrebbero dei figli sicuri di sé, socievoli, aperti: la sua bambina al momento non è così, ma impegnandosi nel modo giusto, lei potrà aiutarla moltissimo e vedrà che, prima o poi, anche sua figlia riuscirà a “fiorire”, come è giusto che sia. Tenga inoltre presente che a volte qualche colloquio di sostegno psicologico può essere molto di aiuto ai genitori dei bambini con mutismo selettivo, perché la situazione di ansia in cui vivono è talmente elevata che può a volte consumare tutte le loro risorse, togliendo a se stessi e alla loro famiglia il supporto di cui avrebbero bisogno.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

QUESTA VITA MI PESA TROPPO

Buon giorno, io sono M. ho un bel cuesito da porvi sviderei tutti i medici a provare a risolvere questo problema. Credo che io sia odiato da tutti, nel mondo del lavoro e non solo, nel mio lavoro fino ad ieri ho sempre avuto molto successo, credetemi un po’ per capacita’ e un po’ per fortuna, per costanza e per serieta’.Ho avuto sempre riconoscienza e considerazione e una ottima retribuzione . Io svolgo il lavoro di meccanica, nel settore di manutenzione industriale. Non riesco ad andare d’accordo con nessuno, se io potessi vivrei la mia vita da solo isolato, tra i miei bonsai,la mia musica classica e i miei animali.A casa ho una moglie che sembra mi voglia molto bene forse perche mi conosce a fondo e due figlie che mi vogliono molto bene e sono molto brave a scuola. Da un po’ di tempo quando parlo con le persone non riesco a guardarle negli occhi, distolgo lo sguardo a fianco a loro e loro di conseguenza si voltano dietro credendo che ci fosse qualcuno, situazione molto imbarazzante. Amici forse ne ho soli due forse non so, mi piace molto isolarmi e pensare e sognare le mie cose,sul lavoro quando incrocio qualcuno cambio sempre strada,in mensa ritiro il pasto e vado a mangiare solo in reparto. Questa VITA STA INIZIANDO A PESARMI TROPPO. TANTI SALUTI M.

Gentilissimo M.,

Come è nel suo stile, nella sua lettera non pone alcuna domanda, forse perché nel suo intimo è convinto che nessuno potrà mai aiutarla, se non se stesso. Il fatto è che poi non ce la fa… E questo la fa star male. A mio parere lei è già abbastanza avanti nella soluzione del problema, perché la sua conclusione “questa vita sta iniziando a pesarmi troppo” sta a significare che lei è ormai cosciente di avere un problema. Questo è il primo passo per cercare una soluzione. Se però non si toglierà prima dalla testa certe convinzioni (tutte da dimostrare!) come quella di essere odiato da tutti sul lavoro (se così fosse non avrebbe avuto il successo che dice di aver avuto, ad esempio…), non le sarà facile. Cercare aiuto non significa lanciare una sfida alla classe medica (e presumo anche la mondo degli psicologi): lei non è un caso raro su questa terra ed i suoi problemi, sono condivisi da milioni di persone in tutto il mondo. Per cercare aiuto deve anzitutto imparare una cosa importante: avere fiducia negli altri (non necessariamente in TUTTI gli altri, ma almeno in chi la deve aiutare professionalmente e soprattutto in chi le vuole bene).
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

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UNA VITA DI M…

Salve a tutti. Sono un ragazzo di 23 anni. Sono sempre stato un ragazzo timido, ma nonostante questo handicap riuscivo a vivere bene…i problemi sono sorti da quando avevo 17 anni… Oltre alla timidezza (e alla balbuzia..già…soffro anche di questo fin da piccolo, non in modo gravissimo, ma grave) si è aggiunta l’iperidrosi, parmare, facciale, ascellare, toracica, insomma per tutto il corpo…ma non finisce qui…la cosa che mi fa “rabbia” è che sono stato sempre un ragazzo che piace alle ragazze, ma come detto mi sono bloccato tantissime volte per colpa dei miei handicap. Ogni giorno, ripeto, ogni giorno, passa nella mia testa un pensiero suicida, vorrei morire… Ora sono fidanzato, con una ragazza(una santa che conosce tutti i miei handicap), ma è sorto un altro problema, l’eiaculazione precoce… Sapreste darmi un consglio?! Cosa devo fare? La mia vita è un inferno, oramai esco poco..come perlo con qualcuno che non conosco o che conosco poco mi faccio rosso(eritrofobia) e sudo… faccio una vita di m—-..davvero!!! VI RINGRAZIO PER LA MIA ATTENZIONE… IPERTIMIDOIPERIDROSIBALBUZIEERITROFOBIAEIACULAZIONEPRECOCE

Gentilissimo,

I sintomi che lei descrive si riferiscono tutti ad una stesso problema: l’ansia. Più ci si sente insicuri, più si è preda dell’ansia, più si è preda dell’ansia, più ci si sente insicuri. E così via. Per bloccare questo circolo vizioso ci vuole una psicoterapia. E’ inutile fare la vita che descrive, quando la soluzione c’è.
Scelga bene 😉

Dr. Walter La Gatta

PIU’ TOLLERANZA PER I TIMIDI

Non ho quesiti particolari,le risposte alle lettere aiutano già molto.Vorrei soltanto che per i timidi ci fosse piu’ comprensione dalle persone cosidette “normali”,questo sarebbe un immenso passo avanti!Grazie!!

Gentilissimo,

In realtà tutti siamo “normali” e tutti siamo “timidi”: dipende dalle circostanze, dalle capacità acquisite nella gestione delle proprie emozioni, dalla visione che abbiamo del mondo. Se poi vi fosse anche una maggiore tolleranza verso questo aspetto così umano dell’esistenza, certo, non sarebbe male!

Dr. Walter La Gatta

 

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AUTODIAGNOSI DI MUTISMO SELETTIVO

Salve, ho ventitrè anni e credo di soffrire ancora di mutismo selettivo. non che mi sia stato diagnosticato ma me ne son accorto da alcuni miei comportamenti. Innanzitutto quando ero piccolo non parlavo mai se in casa c’era mio padre e tutt’ora parlo molto di rado se lui è presente, e parlo ancora meno con lui. inoltre tendo a non parlare e a comunicare solo a gesti, o se prorpio necessario con un tono di voce molto basso, non solo quando sono con persone che non conosco, ma anche quando queste si uniscono ai miei amici e anche quando temo che questo possano sentire quello che dico (pur non dicendo nulla di disdicevole nei loro confronti ne da mantenere segreto. Mi accorgo che quando entro in un bar o in una biglietteria mi blocco aspettando che sia l’altro a chiedermi cosa desidero. preciso che di solito, se mi propongono di entrare in un locale di qualsiasi genere tendo a rifiutare e se vado a prendere un gelato con gli amici, i pochissimi che ho, tendo a nascondermi dietro uno di loro prima di rivolgermi al commesso e parlo sempre con voce molto bassa. Guardo negli occhi chi mi parla e le persone a cui parlo (e parlo senza nessun problema solo con le persone con cui ho familiarità) ma non riesco a sostenere lo sguardo su un passante e anche quando devo salutare, esito sempre un po’ prima di farlo. Ho letto il vostro articolo e l’unica cosa in cui non mi ritrovo è sul comportamento a scuola. A scuola non ne ho mai sofferto tant’è vero che sono sempre stato tra i più bravi della classe. Anzi, i miei insegnanti fino a liceo concluso, m’hanno sempre detto di avere una grande capacità di espressione. Inoltre al liceo ero anche molto spigliato e divertente, anche se comunque nascondevo una certa timidezza ed ero sempre un po’ ansioso. Ora all’università non riesco più a comunicare molto bene, non so però se questo è dovuto alla lunghezza dei programmi e quindi ad una preparazione meno accurata, oppure al problema che credo d’avere e che comunque a scuola non mi ha mai condizionato. inoltre inn quel contesto non riesco a fare nuove amicizie. Cosa ne pensate? Ho buone ragioni per temere di soffrire di mutismo selettivo? e se si che rimedi posso intraprendere? Vi ringrazio…

Gentilissimo,

Non sono anzitutto d’accordo sulla sua autodiagnosi, visto che quello che viene comunemente chiamato “mutismo selettivo” si riferisce in particolare a soggetti in età evolutiva, mentre a lei questa patologia sarebbe arrivata in età adulta. Ritengo che la tendenza ad una eccessiva auto-osservazione, una costante e puntigliosa registrazione dei propri comportamenti e dei propri stati d’animo abbia l’effetto di accentuare le normali insicurezze, presenti in ciascun individuo. Le persone che riescono ad essere più estroverse sono infatti quelle che imparano a non pretendere troppo da se stesse, a tenere in considerazione le critiche degli altri in misura limitata e ad accettare di poter essere anche sconfitti nelle proprie performances, sapendo che da ogni esperienza, anche negativa, c’è sempre qualcosa da imparare per le prestazioni future. Venendo al suo caso specifico, ritengo che in passato le sue maggiori sicurezze sul rendimento scolastico e sull’approvazione dei professori le abbiano permesso di esprimere meglio le sue potenzialità. Andando all’Università, una maggiore consapevolezza di sé, oltre alle difficoltà create dall’ambiente nuovo, le persone nuove, ecc. l’abbiano portata a rinforzare alcuni suoi atteggiamenti e stati d’animo che forse sono stati sempre presenti in lei, ma che in passato, grazie alle maggiori gratificazioni ottenute, sono stati tenuti maggiormente sotto controllo.
Il mio consiglio sincero è quello di tentare la strada di una psicoterapia breve focalizzata sui sintomi, perché il suo problema si risolve adeguatamente in un periodo di media durata (circa 6 mesi) e mi sembra inutile continuare a tormentarsi quando la soluzione c’è.

Cordiali saluti e auguri.

Dr. Walter La Gatta

NASO ENORME

da più di un anno ho dei seri problemi con il mio figlio maggiore,un ragazzo di 19 anni che è stato sempre timido e chiuso,ma riusciva a svolgere con apparente semplicità tutte le attività del quotidiano,anche se le sue uscite erano sporadiche e passava molto tempo in casaL’anno scorso ha iniziato a frequentare la scuola saltuariamente fino a non frequentarla più.Dopo qualche tempo ,con grande sofferenza ,è riuscito a rivelarmi che non usciva più di casa perchè trovava che il suo naso fosse diventato enorme.Abbiamo provato a convincerlo ad andare da uno psicologo,ma ogni tentativo è stato vano. Non esce più di casa,per nessun motivo e passa molto tempo chiuso nella sua camera o in bagno trascorrendo il suo tempo tra tv e pc.In pratica non vive più.Spero in una vostra consulenza che possa indicarmi la strada giusta da seguire per ridare il sorriso ad un ragazzo ed a tutta la sua famiglia. Grazie.Sef.

Gentilissimo/a Sef,

Si tratta di un disturbo comune in adolescenza, che va sotto il nome di dismorfofobia. Il soggetto non riesce ad accettare questa parte del suo corpo, trova il suo aspetto sgradevole e se ne fa un’ossessione. Qualsiasi cosa debba fare, quella parte del corpo è sempre al centro dei suoi pensieri; se sta con altre persone pensa che tutti stiano a guardare e a criticare il suo “difetto” fisico. Alla fine il livello di sofferenza è tale che la persona, per non soffrire più, si isola dal mondo. In questo modo trova un po’ di serenità, ma sente dei grandi sensi di colpa, perché sente di non essere abbastanza capace per superare il problema e pian piano perde l’autostima.
Che fare? Anzitutto rendersi conto che il ragazzo soffre di questo problema e, se ha reagito come lei ha raccontato, non è cosa da prendere alla leggera. Occorre stargli molto vicini, farlo sentire amato e rispettato, ma allo stesso tempo non compatirlo troppo, altrimenti si potrebbe adagiare su questa nuova forma di gratificazione. Occorre parlare di questo problema poche volte, ma in modo approfondito, per poi non parlarne più e cercare di assumere dei comportamenti normali.
I discorsi che vanno fatti sono fondamentalmente tre:
– Non è il naso in sé che ti fa star male, ma il modo in cui tu pensi al tuo naso. Altre persone infatti hanno un naso come il tuo, ma non ne soffrono allo stesso modo: prova dunque a dare meno importanza al tuo aspetto estetico e coltiva gli altri tuoi punti di forza, che potranno darti uguali soddisfazioni.
– Non andare a scuola compromette la tua vita e il tuo futuro: se il naso potrà essere migliorato in seguito con qualche intervento estetico, rinunciare alla scuola significa rinunciare alle proprie aspirazioni per un futuro migliore.
– Uno psicologo può esserti d’aiuto per cercare di rilassarti, di non pensare a questa cosa nel modo in cui ci pensi, potrà aiutarti a valorizzarti come persona e ad essere più brillante e ricercato fra i tuoi amici, a prescindere dall’aspetto estetico.
Cordiali saluti e molti auguri.

Dr. Walter La Gatta

Festival della Coppia 2023 - La terapia di coppia dopo un tradimento

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TIMIDO, MA SOLO IN GRUPPO

Ciao! complimenti per il sito!Ho 20 anni ed ho appena iniziato l’università. Trovandomi da solo in una nuova città ho avuto diverse difficoltà per socializzare con le persone.Sono certo che occorre prima descrivere che tipo di ragazzo sono, e perchè reputo la mia timidezza particolare.Alle superiori nella mia classe ero sempre al centro dell’attenzione, ero simpatico a tutti e riuscivo sempre a relazionarmi con gli altri, e così pure con i miei amici di sempre, tanto che quando ammetevo di essere timido nessuno mi credeva e pensava che scherzassi. A pensarci bene infatti non ho tutte le caratteristiche del ragazzo timido ( questa è una mia opinione, poi lei mi darà la sua) , infatti quando sto con il mio gruppetto di amici mi trovo a mio agio, inoltre quando conosco qualcuno (e siamo solo io e lui) non ho nessuna difficoltà a relazionarmi (certo non ho molti argomenti di cui parlare, ma nn mi faccio tanti problemi), per non parlare poi del mio atteggiamento con le ragazze! Con le ragazze non sono mai stato per niente timido e non lo sono tuttora!Il problema sorge quando sono in un gruppo: mi blocco, parlo solo se interpellato e non riesco ad esprimermi! Se sono in gruppo con delle persone a cui magari sto simpatico, perchè le ho conosciute ed ho preso confidenza da solo, insomma con persone con mi trovo bene, ciò non mi aiuta e continuo arimanere nel mio angolino, Non so di cosa parlare ed ho sempre paura di proporre un tema di discussione troppo pesante, troppo stupido o altre cose…Il bello è che se ci penso so di essere interessante e di saper proporre argomenti interessanti (me lo dicono in molti) ma quando mi trovo in un gruppo che comunque non conosco bene ( in un gruppo nuovo) ho paura che non possano interessargli e sto zitto, mi blocco e faccio fatica a parlare…. Anche quando si scherza è così, ho sempre la battuta pronta ma non la dico, non ci riesco, mi blocco….Non so se ho reso l’idea… grazie in anticipo per l’aiuto!

Gentilissimo,

Grazie del suo apprezzamento per il nostro lavoro. Credo che non si tratti di un vero problema di timidezza, ma della poca abitudine a stare nel gruppo. Dal momento infatti che lei si sente più a suo agio nel piccolo gruppo o nel rapporto a due, è probabile che la sua esperienza nello stare contemporaneamente con molte persone sia ancora scarsa, come le sue abilità sociali. Nessuno può dirle se le sue battute e i suoi argomenti sono così stupidi e fuori luogo, se essi non vengono espressi: il consiglio è dunque quello di avere il coraggio di provare. Se i feedback che riceverà saranno positivi, questo significherà che le sue paure erano del tutto immotivate. Se invece dovesse effettivamente riscontrare che le persone in gruppo non amano i suoi interventi e li trovano inopportuni, questo significherà che lei dovrà studiare meglio le persone con cui si trova e capire cosa fare e cosa dire, magari prendendo spunto, inizialmente, da quelli che nel gruppo hanno più successo, per poi trovare una strada personale in cui muoversi con sicurezza.
Cordiali saluti.

Dr. Walter La Gatta

CHIARA NON PARLA A SCUOLA

ho un problema con la mia Chiara di quasi 6 anni che alla fine del terzo anno di scuola materna non ha ancora mai parlato in classe e non ha mai parlato nemmeno con le sue compagne di giochi.Invece in famiglia e con persone intime comunica normalmente e in modo assolutamente corretto.Siamo seguiti da una psicologa,ma ancora a distanza di diversi mesi non abbiamo avuto un resoconto soddisfacente al nostro problema.Volevo aggiungere che in contesti tipo supermercato ,mare,aree gioco quando Chiara non si sente osservata comunica normalmente con le sue sorelle Francesca di 7 e Maria Rita di 4 anni.Gradirei una Vostra risposta ,Vi ringrazio anticipatamente

Si tratta probabilmente di un caso di mutismo selettivo. Il problema si supera con l’età: quello che c’è da fare è un lavoro di prevenzione, per evitare che la bambina, evidentemente molto ansiosa, sviluppi disturbi d’ansia anche in età adulta, come ad esempio la fobia sociale. I genitori, che generalmente condividono con il figlio che mostra questa sintomatologia, una normale predisposizione all’ansia o hanno avuto loro stessi dei problemi di forte timidezza e inibizione durante il periodo dell’infanzia, devono essere aiutati e sostenuti psicologicamente nella ricerca di un cambiamento, sia nel rapporto col bambino, sia nella gestione dei rapporti sociali familiari, che devono essere quanto più aperti possibile. Infine, è importante che la bambina non si senta troppo al centro delle vostre attenzioni, che si senta libera di parlare o non parlare senza che venga attribuita a questo eccessiva importanza (almeno nelle apparenze).
Cordiali saluti.

Dr. Walter La Gatta

SONO UN MEDICO TIMIDO

Sono un Medico che negli ultimi 3 anni, per un certo impegno in associazioni scientifiche, ho potuto sperimentare un alto imbarazzo nel parlare in pubblico aggravato da un ereutofobia che non ricordavo così pronunciato. La cosa che mi frena è quella di volere a tutti i costi leggere nei pensieri altrui e laddove non trovo consensi vado in tilt…Sono un perfezionista e cerco di fare sempre le cose nel modo più completo e cerco di colmare qualsiasi lacuna per il terrore di essere colto impreparato..cosa posso fare…a chi rivolgermi?. Grazie

Gentile Collega,

La soluzione sta esattamente nel cercare di fare il contrario di quello che fa. I suoi comportamenti infatti non fanno che aggravare la sua situazione di disagio e non la portano verso una soluzione del problema. Che fare? Una psicoterapia.
Auguri.

Dr. Walter La Gatta

STUDIO DI PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - SESSUOLOGIA

Terapeuti di Clinica della Timidezza



NEL TEMPO SONO DIVENTATO PIU’ TIMIDO

Il mio problema e’ questo ho 32 anni e crescedno sono diventato piu timido e quindi mi capita di arrossire come mai mi succedeva prima o s e capitva era in maniera molto occasionale ed inpercettibile.E’ come se prima la mia incosapevolezza verso le cose il mondo le persone mi permettesee di tenere a bada la mia timidezza che per altro non ho mai pensato di avere,crescendo sono diventato molto piu lucido e cinico sviscero le situazioni nel piu profondo e mi creo ansie e preoccupazioni che prima non mi ponevo, e’ ovvio che mi creo dei muri invalicabili che poi quando me li trovo davanti mi paralizzano facednomi arrossire.Sono un ragazzo a cui non manca nulla che ha trascorso un ‘infanzia strafelice sentondosi amato dai genitori ma al tempo stesso educato con ottima disciplina ho il senso del dovere della responsabilita’ delle cose etc sono perosna sensibile e acuta molto equilibrato con un alta opinione di se forse troppa e qui mi frego con le mie mani.NOn ho mai avuto problemi con le donne ,anche grazie al mio aspetto fisico, e non lo rappresentano per me nel senso che se anche ho collezzionato la mia dose di figuracce il bilancio e’ nel complesso positivo e gratificante anche se a tuttoggi non ho trovato la persona giusta e questo mi rattrista un ‘po perche inizia a farsi strda in me il desiderio di una famiglia e di una relazione stabile ho bisogno di una compagna accanto.Il problema e’ che forse vorrei risolvere il mio futuro vorrei avere piu coraggio per esprmi ad altre situazioni ,ma non lo faccio e questo mi crea frsutrazione ,perche so che rinuncio per via della mia timidezza,nonho mai avuto particolari ambizioni ma per fortuna o per destino ho sempre avuto tutto ,ad esempio io sono un proffessionista e direttore di un azienda con a carico molti dipendenti e mi trovo in questo periodo in grosse difficolta perche evito tutte le situazioni aziendali riunioni etc e tratto solo i clienti per tel o pchi di persona con mille magheggi e nonstante tutto non so nenahc eio come sia possibile riesco a mantenere la clientela e i rpporti nell’ufffico chissa cosa penseranno a come sono strambo.Quello che mi pesa e’ che certe volte rinuncio a cene situazioni non tutte ,non vado in situazioni troppo formali o cose di questo tipo ,ho notato che mi sento piui amio agio in situazione piu informali e rilassate,tipo se la prima sera esco con una donna la porto in un localino a lume di candela cosi se mi imbarazzo non si vede poi rotto il ghiaccio iniziale me la gestisco pero’…..che fatica certe volte non ho l’energie per far fronte a tutti i problemi che la mia timidezza mi crea e allora rinuncio.Quinid mi chiedo come si fa a risolvere questo problema? e soprattutto c’e’ una soluzione o devo iniziare ad accettare che le persone mi vedano rosso e amen ..che palle pero mi scusi il termine….il mio fisico non e’ all’altezza della mi atesta o forse vicerversa.cmq come posso iniziare a risolvere il mio problema? Io capisco forse il mio problema,ma tra capire che intanto puo essere anche un inizio e crederci veramnte c’e una bella differenza…..mi scusi il mio modo un ‘po caotico e grammaticalmente poco corretto di esprimermi ,ma spero le sia arrivato il concetto….e’ come se le dicessi visto a che punto e’ oggi la mia vita io non posso permettermi di arrossire .

Gentilissimo,

Non è detto che una persona fisicamente attraente e con un lavoro di successo debba per questo essere meno timida degli altri… Il mondo è pieno di persone capaci di dominare le proprie emozioni e di interagire efficacemente nei rapporti sociali, seppure abbiano avuto un’infanzia difficile, siano nate in un ambiente svantaggiato, non abbiano un aspetto fisico particolarmente gradevole e magari siano sempre state single e disoccupate. Il suo caso è paradossale: proprio perché è stato così fortunato in tutto il resto, lei non può ora ammettere con se stesso di avere delle insicurezze… Così facendo sta buttando al vento tutte le sue fortune, che forse sente di non meritare del tutto (questo lo si legge fra le righe, ma dovrebbe essere approfondito). Provi a prendersi meno sul serio e a non avere queste aspettative di perfetta efficienza, solo perché in molte cose è stato più fortunato di altri: evidentemente ciò non è bastato. Ogni persona è diversa dall’altra, ogni storia di vita è unica e irripetibile, non si può generalizzare. Giochi di più con l’autoironia e cancelli dalla sua mente le aspettative irrealistiche che ha sulla sua performance sociale: si contenti di fare bene, non cerchi l’eccellenza. Se poi viene, meglio così.

Dr. Walter La Gatta

FATICO A STARE CON GLI ALTRI

mi chiamo Laura e sono una studentessa di 21 anni! Vivo da sola da un paio di anni lontana dalla mia famiglia e da casa.Sin da piccola ho riscontrato forti problemi relazionali e l’incapacità di avere rapporti con gli altri a causa della mia timidezza.Vedo tutto grigio e tetro e ho la convinzione che tutte le persone che mi circondano abbiano un’idea del tutto negativa sulla mia persona e che mi giudichino poco vivace,divertente..questo porta le persone ad allontanarsi completamente da me anche per la mia ridotta loquacità.Sono una persona abbastanza silenziosa e diffiicilmente riesco a sentitrmi immediatamente a mio agio con la gente che mi circonda,ho bisogno di moltissimo tempo per aprirmi,per cui passo la maggior parte del mio tempo in completa solitudine..lontana dagli altri e dal mondo..potrei definirmi anche un po pigra nel relazionarmi con gli altri in quanto molte volte sono proprio io a isolarmi per lo sforzo eccessivo che faccio nell’avvicinarmi alle persone e perche nella maggior parte dei casi mi convinco che nessuno voglia la compagnia,ci sto male e penso di essere troppo noiosa o spenta.Ho solo 21 e mi sento davvero infelice,molte volte ho sperato che mi accadesse qualcosa di brutto se mi devo esprimere in tutta sincerita e non riesco piu a vivere in questo modo.Ho bisogno di aiuto e non so come manifestarlo,come esprimermi verso la mia famiglia..vorrei sentirmi amata dagli altri,considerata perche a volte mi sento invisibile,inutile..grazie per l’attenzione

Gentilissima,

Quelli che descrive sono dei vissuti personali, non certo la realtà. Nemmeno la persona più insignificante, noiosa e fastidiosa sarebbe allontanata completamente da tutti per evitare la sua compagnia. Come lei dice benissimo, ci sono persone che stanno insieme agli altri come se questa fosse la cosa più facile del mondo, mentre altre faticano terribilmente e si stancano anche molto. Quale è la differenza fra queste due categorie di persone? Sicuramente l’indole, la personalità, le esperienze di vita, l’ambiente che si frequenta… Ma c’è anche un’altra differenza: le abilità sociali. Chi sa cosa dire, cosa fare, che atteggiamento assumere in ogni situazione della vita, non si isola e non viene isolato. Dunque, in mancanza di naturali doti di estroversione, l’unica cosa da fare è cercare di prepararsi un copione, da utilizzare in ogni occasione della vita. Molte persone quando sentono questo discorso mi dicono: “ma io vorrei essere naturale, vorrei essere me stesso/a, non posso recitare una parte”… Due obiezioni a questo discorso. La prima: essere se stesso/a l’ha aiutata fino ad ora? La seconda: chi le dice che le persone che lei tanto ammira non facciano la stessa cosa? La felicità spesso non viene dall’alto, ma va costruita con il proprio impegno, giorno dopo giorno. Coraggio, è ora di cambiare!
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta


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IL MIO CORPO SI IRRIGIDISCE

Vi scrivo per chiedervi consiglio(ovviamente:) ) per una cosa che,ormai,è diventata un serio problema per me.In pratica ogni qualvolta mi trovo a dover parlare con uno sconosciuto,nello specifico se questi è una persona che reputo “superiore” oppure una ragazza molto carina,il mio corpo si irrigidisce e avverto un forte senso di disagio,disagio che si aggrava man mano che scorre il tempo visto che inizio a pensare solo a come fare per assumere un atteggiamento spontaneo e a cosa può pensare la persona che ho davanti.Come se non bastasse tutte le persone con cui ho contatti,non importa quanto mi sforzi di essere socievole,simpatico,ed estroverso(qualità che mi sono accorto di avere,malgrado tutto)alla fine se ne escono con la solita,odiata frase “si vede che sei timido”,che,nonostante dovrei accettare,mi abbatte ancora di più perché mi dimostra,ineluttabilmente,che i miei sforzi non servono a nulla.A pensarci bene forse tutto questo è nato quando ero bambino:mio padre vedendomi camminare per strada mi faceva spesso notare che dovevo essere “più sciolto”,cosicché sovente mi capitava di pensare,ogni volta che mi trovavo a passeggiare,”sembrerò normale?” e questa cosa me la sono portata fino ad ora,21 anni,So benissimo che non dovrei pensarci,che se ci penso divento più rigido,ma non posso farne a meno…Qualcuno può darmi qualche consiglio, o espediente che mi permetta di migliorare?Grazie già per aver letto,tanti cari saluti N.

Gentilissimo,

Per assumere una postura più rilassata deve lavorare anzitutto sul corpo. Le consiglio di seguire un corso di comunicazione, oppure di comprarsi un libro sul body language: eviterà così le posture considerate negative. In secondo luogo, un po’ di esercizio fisico le farà bene, perché la aiuterà a sciogliere la muscolatura e a sentirsi, lei stesso, più libero e disinvolto. Terzo consiglio: imparare a fare training autogeno per controllare l’impatto delle emozioni sul sistema nervoso. Quarto consiglio: pensare che ad avere problemi non è solo lei, ma anche le persone con le quali lei si trova a parlare… Invece di concentrarsi unicamente sulle sue reazioni, si sforzi di osservare le reazioni degli altri, individuando con esattezza rossori, pallori, perline di sudore, ecc. Vedrà che non si sentirà più solo! 🙂

Dr. Walter La Gatta

 

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LA TIMIDEZZA STANCA

Ho 29 anni e sono un ragazzo molto timido e che forse ha anche qualche fobia sociale.Non ho mai avuto una ragazza e sono completamente solo.Non ho amici e neppure conoscenti.Ho difficoltà a relazionarmi con gli altri. Non riesco ad avviare una semplice conversazione ed a frequentare luoghi pubblici.Sto male perchè sento il desiderio di relazionarmi, ma non riesco anzi a volte cerco di evitare situazioni di socializzazione.Con gli altri mi sento impacciato, inferiore , fuori luogo.Non credo di essere una pessima persona o antipatica e la mia infanzia/adolescenza è stata piuttosto normale. Non so cosa mi blocca.Mi sembra di essere entrato in una via senza uscita, non so che fare.Per questo, gentile dottore, sono qui per chiederle una consulenza.Ultimamente mi sento anche molto stanco e non riesco minimamente a concentrarmi su niente. La ringrazio anticipatamente e colgo l’occasione per farle i miei complimenti per la realizzazione di questo sito.

Gentilissimo,

Grazie anzitutto per le sue gradite parole di apprezzamento. Capisco la sensazione che descrive: infatti la timidezza, quando è intensa, come nel suo caso, può portare la persona a sentirsi esausta, completamente deprivata di qualsiasi energia. Il problema è che in questo momento tutti i suoi pensieri, tutte le sue paure, tutti i suoi progetti e le sue relazioni sociali sono, direttamente o indirettamente, legati a questo suo problema di ansia sociale. In questo modo lei non riesce a concentrarsi su niente altro e, malgrado i tanti pensieri su questa cosa, non riesce neanche a trovare la strada per venirne fuori. La soluzione sta nel canalizzare tutte le energie che lo stato ansioso le fornisce verso mete positive, socialmente apprezzabili, che la aiutino a costruire, giorno dopo giorno, la sua autostima. Si dedichi dunque a qualche attività, frequenti dei corsi, acquisisca delle qualifiche, sia per il lavoro, sia per il tempo libero e il divertimento. L’importante è fare delle piccole cose, ma farle. Le montagne si scalano con il tempo, un passo dopo l’altro: l’importante è partire, sapere dove si vuole arrivare e soprattutto, darsi del tempo.
Cordiali saluti e auguri.

Dr. Walter La Gatta

TROPPO SILENZIOSA

Ho un bel problema ho 24 anni e non riesco a relazionarmi con gli altri, ho letto l’articolo sul mutismo selettivo e sono io…. da piccola ero una piccola mummia a scuola sia all’asilo sia in primina sia alle elementari…alle medie le cose sono un pochino migliorate ma al liceo di nuovo problema grave. ora sto all’università e il disturbo ancora mi perseguita non riesco a vivere così a casa e in famiglia sono una persona vera a scuola e con gli amici sono solo un corpo. Sono stata autolesionista vari anni proprio a causa di questo mutismo ora sono in terapia non mi taglio più ma il problema c’è sempre. mi condiziona tantissimo anche nella vita amorosa sono stata fidanzata una sola volta in vita mia e mi hanno appena lasciata xkè sono troppo silenziosa. come posso uscirne? sono disperata non si può vivere così vedo le altre persone che ridono e si divertono e vorrei tanto essere normale ma proprio non ci riesco… quanto ancora posso sopportare tutto questo?? aiutatemi vi prego

Gentilissima,

Lei deve semplicemente continuare a fare quello che fa, ovvero la psicoterapia. Se vedrà che, dopo un tempo di almeno sei mesi, i risultati attesi non vi saranno, e neanche dei miglioramenti, allora potrà prendere in considerazione un eventuale cambiamento di terapia e/o di terapeuta. Per il momento il risultato di non farsi più del male mi sembra ottimo e dunque le consiglio vivamente di continuare. Se poi vorrà aiutarsi un po’ anche da sola, potrebbe imparare a memoria delle brevi frasi di convenienza, da “recitare” al momento giusto: non si sentirà molto spontanea, ma almeno sarà più socievole con gli altri. Quanto a chi l’ha lasciata, non credo abbia poi perso molto: se fosse stato vero amore, lei sarebbe stata sicuramente più loquace!
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta, Ancona

CONSIGLI PER UNA LETTRICE

Vivo con mia madre da sempre, a 12 anni ho perso mio padre un punto di riferimento e da quel giorno non ho abbandonato più mamma che mi ha cresciuto protetta e non mi ha fatto mancare niente ma è stata invadente nella sfera privata e non sono riuscita a farmi una vita, sono attraente e forse per questo non mi servivano dei riscontri e quindi…è passato il treno. Ora sono rassegnata alla mia vita ma non riesco a sopportare il carattere di mia madre che diventando anziana e malata è diventata almeno apparentemente “cattiva” e irriconoscente non la riconosco più, a volte ho delle crisi ma poi mi calmo e tutto ricomincia da capo. Ho raggiunto un’ indipendenza economica e psicologicamente mi sento equilibrata anche se risulto a volte chiusa e non molto disponibile.Potete aiutarmi con qualche consiglio?
Grazie.
Una lettrice.

Gentile Lettrice,

Grazie anzitutto di essere tale :-). Venendo a quanto chiede, colgo l’occasione per offrire, a lei e agli altri lettori, un breve spunto di riflessione. Lo psicologo non è come un farmacista, il quale, anche senza ricetta medica, una volta sentiti i sintomi del suo cliente, cerca di aiutarlo andando a cercare qualche rimedio fra i suoi scaffali… Lo psicologo è anzitutto un ricercatore: la sua professione, come diceva Freud, è molto simile a quella dell’archeologo. Quello che lei racconta è la sua visione dei fatti, la ricostruzione logica e razionale, la sintesi estrema di una storia di vita… Ma che cosa ha volutamente evitato di dire? Che cosa non si è resa neanche conto di non aver raccontato? Che cosa ha invece completamente dimenticato, rimosso, nella sua vita? La storia che lei racconta in meno di dieci righe, senza citare amori e passioni, dolori e difficoltà, è sicuramente piena di molti interessanti retroscena e di infinite sfumature, che andrebbero meglio approfondite per capire davvero come si è svolta la sua vita fino ad oggi e cosa dovrebbe fare per affrontare meglio il futuro.

Cari saluti.

Dr. Walter La Gatta
Clinica della Timidezza

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