Archivio Storico Consulenza online – 12

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Archivio Storico Consulenza online - 12

Archivio Storico della Consulenza online – 12

dal 2002 al 2011


Terapia online Via Skype

COSTO DELLA TERAPIA
Online 60 euro, via Skype o WhatsappCanale YouTube

Raccoglitore n. 12

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MI SENTO ESCLUSO

Ciao , mi chiamo Claudio e ho 18 anni. Sono un ragazzo molto timido. Esco in un gruppo di 15-16 persone dove siamo io ed un altro di 18 anni, e il resto hanno 1 o 2 anni in più. Alcuni di loro hanno la macchina e le sere, quando non c’èra scuola, andavamo a giro fuori paese. A causa del mio carattere parlo solo se sono interpellato da loro, altrimenti me ne sto zitto. Per questo motivo ho sempre avuto il sospetto di non essere gradito dalla compagnia, sopratutto per il posto che occupavo in macchina. Per un pò di tempo ho pensato fosse solo una mia impressione, finchè un giorno, in cui eravamo 6 per una macchina da 5 posti, dovevamo fare un breve tragitto per raggiungere un bar. Allorchè uno della compagnia se ne esce dicendomi “tu vai a piedi”, allora io gli rispondo” perchè io?”, e lui mi ribatte” perchè sei più piccolo e non parli”, dopodichè io gli dico che non era lui a comandare ma quest’ultimo sembra non capire il concetto. La discussione continua su questi toni, finchè decidiamo di andare tutti a piedi.
Dopo questo episodio mi sento ancora di più “di troppo”, ma comunque continuo a uscire ed essere portato a giro con loro. Finchè un giorno uno dei proprietari delle macchine, mi dice ” noi non ti vogliamo più” e la persona dell’episodio precedente rincara la dose “fino a che non parlerai non potrai più tornare nelle macchine” allorchè io rispondo con un “tanto meglio” per non dargli la soddisfazione di farmi vedere dispiaciuto.
Da lì ad ora io non sono stato più portato a giro, tranne una volta che siamo andati al concerto di mio fratello.
Adesso mi ritrovo senza sapere cosa fare, il pomeriggio esco sempre con loro, dato che non ho alternative, e il sabato sera rimango sempre da solo visto che loro se ne vanno in macchina( a parte rare occasioni in cui qualcuno rimane). Cosa posso fare per uscire da questa situazione? Spero che mi possiate dare una mano, ve ne sarei molto grato.

Gentilissimo,

A parte che, quando anche lei avrà una sua macchina, questo problema finirà e magari sarà lei stesso a dare passaggi agli altri, è ovvio che il suo problema non è quello di essere accettato dentro una macchina, ma di essere accettato dal gruppo, di essere “popolare”, come dicono gli americani e come stiamo imparando a dire pure noi. Con gli amici si dovrebbero avere molte cose da dire: per confrontarsi, per chiedere consigli, per scherzare… Se lei parla poco, o meglio, non parla per niente, è abbastanza naturale che questi ragazzi non provino molta amicizia verso di lei. Quanto al senso di esclusione, se non vi fosse il problema dello scarso numero di posti in macchina, probabilmente nessuno la avrebbe mai esclusa, però quando c’è da scegliere, è naturale che vi siano delle preferenze (e per questo ciascuno dovrebbe fare la sua parte, per farsi amare dai propri amici). Per lei un modo c’è ed i suoi amici glielo hanno chiaramente indicato: provare a parlare di più. Le consiglierei dunque di sforzarsi un po’ preparandosi, ogni volta che esce con loro, un argomento interessante, in cui sia veramente informato e capace di fare bella figura. Potrebbe documentarsi su un nuovo modello di macchina o di cellulare, su un nuovo locale da frequentare, su un nuovo libro, sulle ragioni delle lotte studentesche… Tutto fa brodo. Provi a sforzarsi nel senso che le ho suggerito e, per almeno dieci volte, cerchi di parlare senza scoraggiarsi dell’argomento che si è per tempo preparato. Un ultimo suggerimento: se con questi amici non si trova bene e non le viene facile parlare, se ne trovi di più adatti a lei.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

A18

ORECCHIE UN POCHINO A SVENTOLA

Gentile dottore, mi chiamo Max , ed ho 45 Anni. Da qualche anno soffro di attacchi di panico, ma dall’inizio di quest’anno si sono intensifcati, tanto da costringermi a rifugiarmi a stare in casa ( io lavoro come camionista e faccio piccole consegne ) , ed in casa comunque, dove inizialmente mi sentivo tranquillo, si sono ripetuti lo stesso nel tempo.causandomi un po’ di depressione ora direi.sotto controllo. Di carattere sono timido e pur non avendo le orecchie sproporzionate al resto della faccia (sono un pochino a sventola) mi hanno sempre dato un po di disagio in mezzo alla gente, disagio comunque sempre controllato. Non riesco a capire se questi attacchi di panico derivino da quello oppure se c’e’ qualcos’altro….il medico psichiatra che mi curo’ circa 20 anni fa per un inizio di nevrosi d’ansia dovuta alla perdita improvvisa di mio padre avvenuta qualche anno prima, accennandogli al problema delle orecchie diceva che la mia timidezza nascondeva qualcosa, insomma essendo timido dovevo spostare l’attenzione su qualche problema. Attualmente ho iniziato una terapia cognitivo comportamentale per capire un po’ meglio le cause del mio malessere, ed ancora una volta mi sono sentito dire la stessa cosa: che la mia e’ una timidezza che nasconde qualcosa…ma che cosa dico io ?
Intanto ne soffro e non ne so i motivi, puo’ essere veritiero prendere in considerazione una probabilita’ del genere, ? Grazie Dottore, Buon lavoro

Gentile Max,

Non so, non capisco sinceramente cosa intendano questi colleghi quando le dicono che la sua timidezza nasconde qualcos’altro, anche perché non ho tutti gli elementi necessari per avere un quadro preciso della sua situazione. Attenendomi strettamente a quello che lei mi racconta di sé, verrebbe da dire che probabilmente lei ha un carattere molto ansioso, forse troppo dedito all’auto-osservazione e all’autocritica. E’ del resto questa la caratteristica principale dei timidi, che impedisce loro di superare il problema dell’ansia sociale: se fossero capaci di gestire meglio l’ansia ed i pensieri negativi che essa porta con sé, probabilmente gli attacchi di panico e tutti gli altri sintomi non vi sarebbero. Non penso che le sue orecchie siano la causa principale della sua timidezza: se avesse avuto delle orecchie perfette, sicuramente la sua attenzione si sarebbe concentrata su qualche altra parte del corpo, o su qualche modo di fare, che sarebbero diventati oggetto delle sue critiche e delle sue preoccupazioni. Certamente, l’avere una parte del corpo che crea disagio è un aggravante della timidezza e dunque se questo problema è facilmente risolvibile tramite un piccolo intervento estetico, non vi si dovrebbe rinunciare, ben sapendo però che gli attacchi di panico non spariranno sicuramente con un migliore allineamento delle sue orecchie… Continui dunque la terapia, senza chiedersi tanto le ragioni del disagio, quanto concentrando la sua attenzione sulla capacità di rilassarsi nei momenti critici, nel cambiamento del comportamento e nella conquista di un maggiore benessere personale. Non cerchi la perfezione, la felicità assoluta: cerchi semplicemente di stare meglio, di lavorare, di avere una persona che le vuole bene, e provi a godersi davvero quello che ha.
Auguri.

Dr. Walter La Gatta

TIMIDA IN CAMPO SESSUALE

Salve, mi chiamo Chiara, sono di P., ed ho 18 anni.
Ho scelto di scrivervi perchè mi porto dietro un peso da anni ed anni che non mi permette di vivere la mia vita serenamente. Sono eccessivamente timida in campo sessuale. Fin da piccola i miei genitori mi hanno abituata a pensare che qualsiasi pratica sessuale fosse peccato in quanto rigidamente cristiani. Io sono cresciuta con questa convinzione per cui ho sempre evitato di affrontare certe situazioni. Quando ho iniziato a frequentarmi con qualche ragazzo ho notato delle anomalie in me, come se non mi venisse per niente naturale scambiare effusioni. Il mio primo bacio è stata un’umiliazione, io mi sentivo bloccata e timida e la cosa mi ha condizionata parecchio. Quando mi si è presentata davanti l’opportunità di andare oltre al bacio ho sempre tirato fuori scuse per la vergogna e per la paura. Ho maturato la coscienza che tutto ciò non è peccato, ho smesso anche di credere, ma la mia condizione non è cambiata, non riesco a concludere niente ed i ragazzi con cui sono stata mi hanno sempre rinfacciato questa mia timidezza e mi hanno anche abbandonata. Mi sento un alieno, mi sento spaesata e diversa. Vedere tutte le persone che alla mia età sperimentano ogni prima volta mi fa chiedere se io funzioni male, e mi sale un profondo senso di tristezza. Ho paura che questa mia condizione mi vieti di vivere pienamente, io vorrei potermi sentire libera, impulsiva, invece vedo come un muro insuperabile davanti a me. Eppure stranamente io non credo di essere timida in generale, riesco a socializzare tranquillamente ed adoro stare in mezzo alle persone, è quando si tratta di relazioni intime che divento tutt’altra cosa.
Vorrei sapere se secondo voi è superabile, se sono un caso strano o se c’è tanta altra gente come me per sentirmi meno sola.
Grazie, grazie di cuore.

Gentilissima,

A volte trovare gli stimoli giusti e tanta motivazione al cambiamento potrebbe essere abbastanza utile: perché non provare con un libro di auto-aiuto? Se le fosse possibile iniziare una psicoterapia inoltre, potrebbe ricevere ulteriore supporto a cambiare davvero il suo modo di affrontare il rapporto con l’altro sesso. Certe convinzioni e certi pregiudizi non scompaiono solo attraverso una decisione razionale, perché comunque restano legati a delle paure inconsce, a dei meccanismi di difesa, che si sono nel frattempo creati, e che vanno prima individuati e poi eliminati.
Concludendo, sicuramente il suo problema è risolvibile, ma va anzitutto affrontato con serietà.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

A VOLTE MI SORRIDE…

Sono da sempre timido ho 46, sono sempre solo il lavoro non va perché mi sono messo con mio fratello che mi sfrutta non ho il coraggio di liberarmi e vivo ancora con mio babbo 88 anni con gravi handicap questa cosa che mi piace mi fa sentire onesto, vorrei conoscere qualche ragazza, ma non riesco ho paura vedo tutto nero, mi piace una donna più grande di me forse la vedo come una mamma, credo che anche lei ha lo stesso mio problema di timidezza molte volte mi sorride qualche volta fa delle smorfie ma si vede che la timidezza che la stringe in gabbia ,penso che anche lei non ha mai incontrato nessuno, come me vorrei fermala stare insieme ma ho paura di tutto aiutatemi come fare per liberarmi provare poi se non va bene cambiare grazie.

Gentilissimo,

Come prima cosa, se è nelle sue possibilità, le consiglierei di cercare l’aiuto di uno psicologo, perché per riuscire in questa “impresa” occorre cambiare molte cose, nella sua vita così come nel suo modo di fare e di pensare. Credo che darle dei consigli via mail non le possa essere di grande utilità, perché ciò di cui lei ha soprattutto bisogno non sono tanto dei suggerimenti pratici: lei necessita soprattutto di un supporto psicologico, per non scoraggiarsi nei vari tentativi di approccio, tenendo sempre alta la sua motivazione sulla strada del cambiamento. Nel caso di questa persona, il suggerimento è comunque quello di fare ogni giorno pochissimo, ma sempre più del giorno precedente: cominci intanto con il sorriderle anche lei, ogni giorno più a lungo, un’altra volta le chieda che ora è, poi le chieda qualche altra cosa, poi trovi una scusa per chiederle il numero di telefono, ecc. E, soprattutto, non si abbatta mai, ogni volta che le sembrerà di aver fallito (capiterà, forse, abbastanza spesso…). Lei ci riprovi, sempre.
Auguri.

Dr. Walter La Gatta

VOGLIO ESSERE RICOVERATA ALLA CLINICA DELLA TIMIDEZZA…

Io voglio essere ricoverata nella clinica almeno per un mese… Non ce la faccio più a gestire le relazioni interpersonali. Credo di avere il disturbo evitante di personalità. Mi ci ritrovo al 100% nei sintomi descritti.
Rosalia

Gentile Rosalia,

Tradizionalmente la clinica (dal greco kliní: “letto”) è la diagnosi fatta al capezzale del malato, dopo aver ascoltato la storia dei suoi sintomi. La Clinica consiste anzitutto in un procedimento investigativo, per scoprire se nel paziente vi sia effettivamente una condizione patologica (malattia, sindrome, disagio, ecc), basandosi sulla integrazione e sulla interpretazione di alcuni segni, sintomi ed informazioni fornite dalla persona durante il colloquio. Nel caso della medicina i dati raccolti durante il colloquio clinico vanno inoltre confrontati con i risultati degli esami fisici e dei test di laboratorio.

In senso psicologico, la “clinica” riguarda lo studio scientifico e le applicazioni della psicologia nella comprensione dei sintomi, oltre che nella prevenzione e nell’intervento relativamente alle problematiche psicologiche che riguardano le relazionali individuali, familiari e gruppali, oltre che nel trattamento di molte forme di psicopatologia.

Viene anche chiamato “clinica” un ospedale, generalmente privato, dove del personale sanitario presta la sua attività nella diagnosi e nella cura di persone con problemi di salute.

La nostra “Clinica della Timidezza” va intesa nel primo senso del termine: non è un ospedale, ma è un luogo virtuale dove si raccolgono e si forniscono informazioni sui sintomi della timidezza e si propongono suggerimenti, per cercare di fornire un supporto alle persone che vivono questo problema con particolare ansia.

La nostra “Clinica della Timidezza”  si occupa inoltre di organizzare Convegni, condurre ricerche scientifiche sull’argomento della timidezza, effettuare incontri di formazione con psicologi, insegnanti, genitori e popolazione scolastica sui temi dell’ansia, della timidezza, della relazione con l’altro ed è collegata allo Studio di Psicologia Ellepi Associati, uno studio di psicoterapia, dove gli psicologi-psicoterapeuti prestano la loro attività professionale in regime di libera professione, nella città di Ancona. 

A nostro avviso, nel caso della timidezza, non è tanto nella riservatezza o nella tendenza ad evitare di porsi al centro dell’attenzione (aspetti del tutto normali nelle persone predisposte, o con tali propensioni), quanto nel cercare di tenere sotto controllo gli stati ansiosi che si associano alla timidezza del carattere e che rendono la vita difficile al paziente.

Tornando a lei dunque, non possiamo “ricoverarla” in nessun ospedale e, sinceramente, crediamo che non ve ne sia alcun bisogno. Se lei sente di avere i sintomi che descrive, una buona psicoterapia focalizzata su di essi sarà più che sufficiente a migliorare la qualità della sua vita in non moltissimo tempo. Sicuramente una terapia non potrà cambiare completamente la sua personalità e la timidezza del suo carattere rimarrà tale per tutta la sua vita: l’obiettivo terapeutico non è quello di abolire la timidezza, ma di abolire gli stati ansioso-depressivi che la accompagnano, migliorando dunque notevolmente la qualità della sua vita (in particolare per quanto riguarda le relazioni con gli altri).

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta


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SONO DIVENTATO TUTTO ROSSO…

Salve, sono un ragazzo di 27 anni della provincia di Ascoli Piceno, navigando su internet ho trovato il vostro sito. Ieri ero in giro per un centro commerciale (perche nonostante il problema del rossore in viso non mi rinchiudo in casa, anzi esco tranquillamente e non mi faccio problemi a stare in luoghi affollati) con la mia fidanzata, quando all’improvviso incontro un mio amico col quale ci siamo salutati e sono diventato improvvisamente tutto rosso e la fronte ha iniziato a sudare in modo assurdo. Rientrato in macchina la mia ragazza ha fatto una battuta sul fatto che sia diventato rosso, paragonandomi al colore della maglia che indossavo e da li e’ partita una mega litigata. Siccome ho sentito parlare di interventi chirurgici che possono eliminare questi problemi volevo un consiglio di unesperto, o se ci sono alternative all’operazione che possano togliere queste patologie. Altrimenti dove e’ possibile effettuare l’operazione?
Grazie

Gentilissimo,

Il fatto di provare emozioni non è un limite della persona: semmai le cose stanno esattamente al contrario. Solo le persone che hanno problemi psichici infatti non si emozionano (vedi i soggetti autistici o schizoidi). Detto questo, ci sono persone in cui le emozioni non si mostrano all’esterno (ad esempio possono essere avvertite “solo” come dolore allo stomaco, bisogno di urinare, dolori muscolari ecc.) ed altre in cui esse si manifestano palesemente, come nel suo caso, con rossore e sudore. Non si tratta comunque di una scelta volontaria: la risposta emotiva dipende prevalentemente dal proprio corredo genetico, cioè dal sistema nervoso ed endocrino che le hanno trasmesso i genitori e dal contesto sociale e familiare nel quale si cresce. Volendo fare una differenza, chi non mostra le emozioni e le vive solo a livello interno, è più esposto alle così dette malattie psico-somatiche (vi sono degli organi-bersaglio che vengono ripetutamente colpiti durante questi vissuti emozionali e che, per questo motivo, finiscono per ammalarsi o per non funzionare più bene). Dunque, lei si ritenga intanto più fortunato degli altri sul piano della salute fisica, anche se è innegabile che lo stress accumulato in questo genere di esperienze che descrive, potrebbe causarle altro genere di problemi, più sociali che organici. Ad esempio, l’ansia che questa esperienza possa ripresentarsi, la paura che si ripresenti, la vergogna provata perché si è presentatata eccetera, possono creare le condizioni per lo sviluppo di una fobia sociale.

Come uscirne: anzitutto accettando se stessi per quello che si è. Inutile sognare di diventare diversi attraverso un’operazione dai risultati quanto mai incerti, se non peggiorativi. Lei deve convincere anzitutto se stesso, e poi tutti gli altri, che il suo valore personale prescinde totalmente dalle reazioni involontarie del suo sistema nervoso. Prendere questo atteggiamento significa concentrarsi e lavorare su ciò che la valorizza, che la migliora: sia nell’autostima, sia nel gradimento sociale. Significa altresì accantonare, non considerare, non attribuire valore a ciò che invece non va in questa stessa direzione (senso di vergogna, auto-colpevolizzazioni, ansia sociale, ecc.). Guardando alla vita da questa nuova prospettiva, tutto le sembrerà più facile e la maggiore tranquillità conquistata diminuirà notevolmente le occasioni in cui questa spiacevole situazione si ripresenterà. Provi a trasformare questa sua debolezza in un punto di forza: ad esempio nella motivazione a lavorare tanto, più degli altri, per fare di sé una persona stimata e di valore, a prescindere dai vari gradi di colorazione della pelle.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

ARROSSIRE E’ DIVENATATA UNA FOBIA

Buonasera,
mi chiamo K. ed ho 29 anni.Fino a 5 anni fa non mi pesava il fatto di arrosire in pubblico, anche perchè la cosa era molto rara. Ma da quando ho cambiato lavoro è diventata una vera e propria fobia. Sono commessa in un supermercato, basta che un cliente mi dica mezza parola con un pò di arroganza per me è la fine. Solo l’ idea che ho di diventare rossa mi fa arrossire pure le orecchie e rimango così per ben un paio di ore. Al momento in cui sono diventata un peperone, nonostante sia una persona estroversa e abbastanza forte di carattere, e quindi saprei rispondere normalmente a puntino, mi blocco e mi inibisco solo al pensiero che dall’altra parte capiscano la mia debolezza e mi chiudo come un riccio ed asserisco a tutto ciò che mi viene detto.
Sono disperata, anche perchè ho una bambina piccola, e sto già pensando a cosa le potrò mai insegnare se già la sua mamma non sa difendersi e reagire??!!!!!
Ho letto tanto su internet in questi giorni su questo problema ” Eritrofobia ” se di questo per il mio caso si parla….prima di dover pensare seriamente ad un intervento chirurgico e ad usare dei farmaci che possono, non solo dare dipendenza, ma logorare qualche altra parte del corpo, vorrei pensare alla psicoterapia e quindi le chiedo se conosce un professore bravo o più di uno privato o no???
E possibilmente non caro visto che non percepisco un super stipendio e che ho comunque una bambina.
Attendo con ansia un suo riscontro
Distinti saluti

K.

Gentile K.,

In effetti, sembrerebbe trattarsi di un problema di eritrofobia. Il problema però difficilmente lo risolverà cercando rimedi fuori da se stessa: l’unica cosa che c’è da modificare infatti è il suo stile di pensiero, il suo modo di reagire a questa manifestazione di ansia (che poi produce altra ansia!). Inoltre, finché lei si sentirà una persona insegna, priva di valore, debole, solo perché ogni tanto arrossisce, non si capisce perché gli altri la dovrebbero giudicare diversamente… E’ ben difficile che siano delle persone estranee a prestare conforto e a dare rassicurazioni: tutto questo deve nascere dentro di lei. E’ lei che deve imparare a ridimensionare il problema, a valutarlo per quello che in effetti è: arrossire per un’ora al giorno (e già sarebbe tantissimo, perché sicuramente il rossore dura meno di questo tempo) non può cancellare le altre 23 ore di lavoro, di applicazione, di impegno, per essere una persona valida, dignitosa ed apprezzabile dagli altri. Occorre creare un argine a tutti quei pensieri eccessivamente disturbanti e distruttivi, che le impediscono di trovare un po’ di serenità.
Se non ci riuscirà da sola, farà benissimo a rivolgersi ad un terapeuta. Quanto alle dolenti note del costo, ammetto che nel mondo degli psicoterapeuti, come in quello dei medici, ci siano i così detti “baroni”, con prezzi da far paura, ma le assicuro che, nella maggior parte dei casi, lei troverà in giro ottime professionalità ad ottimi prezzi. Non c’è bisogno di essere “cari” per essere anche “bravi”: cerchi solo il professionista “giusto” per lei.
Molti auguri.

Dr. Walter La Gatta

 

Dr. Walter La Gatta
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ARROSSISCO IN PUBBLICO

Salve
ho 46 anni e da circa dieci anni, arrossisco in pubblico. Basta una domanda privata o un complimento ed è già sufficiente a creare questo problema che non riesco a risolvere. Non sono sposata nè ho figli, forse inconsciamente una colpa per non essermi realizzata in quel senso pur avendo avuto molte occasioni. Mi hanno sempre considerata molto bella, ma per me è sempre stato un disagio. Ora finalmente con l’età mi sento più libera, ma arrossisco lo stesso! Vorrei tanto un aiuto, tanto… Giulia
Postate QUI i vostri quesiti. Vi raccomandiamo vivamente di modificare i vostri dati (nome, città di residenza, date, ecc.), per meglio tutelare la vostra privacy. Leggi il Disclaimer.

Gentile Giulia,

Le assicuro che arrossiscono anche le persone che sono pienamente realizzate, sia a livello sentimentale che familiare… Quanto all’età, è vero che con il tempo il fenomeno dell’arrossire si attenua. Resta il dubbio se è meglio arrossire in seguito ad un complimento, o non arrossire perché i complimenti non arrivano più… 🙂
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

QUALCOSA SULL’ARROSSIRE

buongiorno, sono una ragazza di bologna di 25 anni. scrivo perchè stavo guardando su internet per cercare qualcosa sull’arrossire, problema che a me affligge molto, ed ho trovato dei post sul vostro sito… sono una studentessa universitaria, credo dall’esterno di essere vista anche come una persona con molte capacità, forza di volontà, autonomia e i grado di gestirmi-e di gestire la mia vita da sola. ho avuto alcuni problemi adolescenziali, che mi hanno portato ad una psicoterapia durata circa sei anni, che ho smesso l’anno scorso. non mi ritengo quindi una persona inconsapevole e penso di aver fatto un ottimo lavoro accanto ad una psicologa di spessore. tuttavia ancora oggi mi porto avanti qualcosa, ed in particolare oggi quello che mi pesa è il fatto che mi risulta molto difficile parlare con professori ed effettuare esposizioni in pubblico. comunque il rossore si manifesta in moltissime altre situazioni, che però pian piano sto accettando! la consapevolezza di diventare viola/rosso peperone mi fa sentire molto a disagio, ed i giorni successivi emotivamente provata. sono convinta della forza dle pensiero, tuttavia sono anche molto stanca di essere così già da tanti anni. sono certa che tutto ciò derivi da una scarsa autostima, etc etc.. e che il modo migliore sia riflettere su se stessi, ma davvero mi sono stancata e penso di aver già fatto tantissimo lavoro! vorrei invece qualcosa di più semplice, magari un corso, recitazione… non so… mi domandavo se avete qualcosa da consigliare… grazie

Gentilissima,

Purtroppo non abbiamo una soluzione da tirare fuori dal cilindro, perché sebbene ci occupiamo prevalentemente di questi temi e da tanti anni, il problema del rossore non è facile da risolvere completamente. Si può sicuramente attenuare, attraverso tecniche di rilassamento e psicoterapia (oltre che con il semplice trascorrere del tempo, perché con gli anni il problema tende naturalmente a ridimensionarsi), ma non azzerare del tutto, come per magia. L’unico suggerimento valido è quello di usare la forza del pensiero, della quale lei stessa si dice convinta, per usarla in positivo, anziché in negativo. Dopo l’evento che l’ha fatta stare male infatti, lei dichiara di sentirsi, anche nei giorni successivi, “emotivamente provata”. Cosa significa questo, in altri termini? Significa che dopo un imbarazzante rossore, nei giorni successivi lei non fa altro che pensare e ripensare a quel momento. Ruminando per giorni questa sensazione di disagio e di imbarazzo lei, di fatto, usa la forza del pensiero per condizionarsi in senso negativo, aumentando le sue ansie e le sue paure e determinando la sua “stanchezza emotiva”. Non stupisce dunque che, al successivo rossore, lo stato di stress accumulato aumenti ulteriormente, lasciandola “emotivamente provata”. Una soluzione potrebbe essere quella di imporsi, una volta terminato il momento di imbarazzo, di non pensarci MAI più, nei giorni che seguono. Ciò significa impegnare la mente in altre cose, come leggere, ascoltare musica, distrarsi, recitare… Tutto può essere utile, purché il pensiero divergente la aiuti a scacciare questi pensieri distruttivi. Può sembrare impegnativo, ma non è sicuramente un obiettivo irraggiungibile. Agendo in questo modo, lei non solo starà meglio subito dopo l’evento, ma riuscirà a non sviluppare ansia anticipatoria (la quale poi genera il rossore, o ne aumenta l’intensità).

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

TREMORE ALLE MANI

Sono un ragazzo di 32 anni felicemente sposato con 2 figli, il mio problema è un tremore alle mani che mi viene ogni volta che mi sento osservato dagli altri, so con certezza che si tratta di un fattore piscologico sono stato da un psicologo ed ho percorso la mia vita capendo che il mio problema è colegato alla mia timidezza ed è chiamato fobia sociale ma non sono riuscito ad eliminare il mio tremore il quale mi inpedisce di prendere un semplice caffè in compagnia o versare un bicchiere d’acqua a chi mi sta vicino a tavola, il che non succede nell’ambito familiare.
Io vorrei trovare un qualcosa od un metodo che mi faccia superare questa ansia nel compiere questi semplici gesti, vorrei non pensare al tremore ma più provo ad eliminare il pensiero e più ci penso..
Vi prego datemi qualche consiglio.. grazie da S.

Lettera spedita al sito ClinicadellaTimidezza.it secondo le modalità prescritte. Leggi il Disclaimer.

Gentile S.,

Il consiglio è quello di imparare una tecnica di rilassamento, come ad esempio il training autogeno. Giustamente, per risolvere un problema non basta capire da dove derivi e come lo si definisca in termini medici, ma occorre anche sapere qualcosa su come superarlo, o almeno come limitarlo.
Ci provi: la tecnica funziona, ma solo se la si apprende da qualcuno che conosca approfonditamente l’argomento e lo sappia insegnare. Niente fai-da-te, perché sarebbe un’occasione sprecata.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Terapie online Clinica della Timidezza

NON SO BACIARE COME SI DEVE

Salve, il vostro sito è davvero ben strutturato e ricco di informazioni. ho 18 anni, non ho avuto molte esperienze in campo amoroso a causa di delusioni continue che mi hanno abbassato l’autostima, arrivata ad un certo punto ho pensato che il mio problema fosse l’incapacità a baciare (un ragazzo con il quale uscivo da poco mi ha rinfacciato di non averlo baciato come si deve). ma si può essere incapaci a baciare? o dipende dalla poca fiducia nelle proprie capacità? dipende dal non sentirsi all’altezza? grazie, ho davvero bisogno di uno stimolo per ricominciare.

Lettera spedita al sito ClinicadellaTimidezza.it secondo le modalità prescritte. Leggi il Disclaimer.

Gentilissima,

No, non si può essere incapaci a baciare, perché questa è una cosa assolutamente naturale, che tutti sanno fare. E’ un po’ come il gesticolare, il camminare, il parlare… Naturalmente, con l’esperienza e con l’approfondimento delle conoscenze e delle tecniche, tutto può essere migliorabile. Va anche detto che non c’è un modo migliore di un altro per baciare: molto dipende dai gusti personali e pertanto quello che può non essere piaciuto a quel ragazzo potrebbe piacere moltissimo ad un altro…
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

SOFFRO DI QUALCOSA DI PIU’ DELLA TIMIDEZZA

sono un ragazzo di 29 anni e credo di soffrire di qualcosa che sià più della timidezza. Sebbene mi sia riuscito a laureare (Giurisprudenza) quasi tre anni fa e ad avere una esperienza lavorativa fuori (Milano) mi sono accorto di temere la realtà. Quando esco di casa temo le persone e, per il lavoro che faccio (pratica forense), il sapersi vendere è una cosa importante: anche affrontare una semplice conversazione con persone che conosco mi fà stare teso soprattutto se mi si chiede qualcosa attinente al mio campo. Ho pochi amici e tante conoscenze….il lavoro di studio individuale durante l’Università ha rafforzato questa mi chiusura verso l’esterno, solo ora ne ho preso consapevolezza. Quando qualcuno mi parla ho bassissima concentrazione e questo mi provoca ansia e forte senso di adeguatezza. Monitoro i miei comportamenti per non sembrare goffo ed impacciato di fronte agli altri quando mi vengono affidati degli incarichi…Non ho mai voluto bene a me stesso sin da quando ero bambino e ho vissuto un’adolescenza abbastanza in solitario sebbene dentro di me l’istinto di uscire di casa abbia avuto il sopravvento istaurando soddisfacenti relazioni sociali. Sono sia in cura psichiatrica (Efexor, Xanax e Remeron i farmaci che prendo) che pscicologica, ma entrambe non mi soddisfano granchè. In alcuni momenti medito il suicidio perchè mi sento troppo buono e in alcuni frangenti pavido per affrontare questa vita che mi sembra una giungla. Anche un piccolo rimprovero lo vivo come una sconfitta, mi sento troppo fragile e la testa vaga in continuazione. Non so ancora quanto potrò reggere questa situazione che sta diventando sempre più insostenibile. Vi ringrazio di vero cuore qualora doveste rispondermi e spero di avevrVi dato utili elementi per avere una Vostra consulenza.

Gentilissimo,

Parlando in generale, l’unico consiglio che mi sentirei di darle è di continuare senz’altro le sue cure, eventualmente cambiando terapia e terapeuti, se i risultati fossero troppo scarsi rispetto alle aspettative. Valuti bene però anche la portata delle sue aspettative; se da una terapia lei si aspetta di cambiare completamente personalità e di diventare, quasi per magia, una persona pienamente felice, devo purtroppo dirle che questo non è probabile che accada… Ciò detto, il mondo è pieno di pazienti depressi e sfiduciati che sono riusciti ad uscire dal tunnel e a guardare alla vita con maggiore ottimismo. Abbia dunque fiducia nel cambiamento, non abbandoni le cure, non abbia aspettative eccessive: l’importante non è essere perfetti, ma riuscire a stare “abbastanza bene”, con se stessi e con gli altri.
Con i migliori auguri.

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Dr. Walter La Gatta

LA FORZA DI APPROCCIARE UNA RAGAZZA

Mi chiamo Ezio ho 38 anni e volevo illustrare al mia situazione.Sono sempre stato timido ma essendo riuscito ad incontrare la donna della mia vita il problema non mi riguardava più o almeno così credevo fino a quando ilmio matrimonio è finito.Ho passato 2 anni cercando senza riuscirci a risanare questa frattura ed a rimpiangere i bei momenti che furono.Quando ho cominciato aguardare al mio futuro ed a cercare di trovare un altrea ragazza mi sono reso conto che non ho propio la forza di approcciare una ragazza,la timidezza mi blocca completamente,è come se fossi di fronte ad un precipizio e qualcuno mi chiedesse di saltare.Come posso fare a superare questa situaziione che mi angoscia sempre di più e mi fa stare male mentalmente e fisicamente?

Gentile Ezio,

Quando non si ha l’abitudine a fare una cosa, qualsiasi cosa, tutto resta difficile. Per fare un esempio classico, anche lei avrà imparato a guidare con difficoltà: coordinare i movimenti delle mani sul volante e sul cambio, insieme ai piedi, che sui pedali del freno, della frizione e del cambio si muovevano in modo differente, anche per lei le prime volte non sarà stato per nulla facile. Giusto? Ma poi? Dopo qualche mese di guida si sarà accorto anche lei che tutto viene in automatico e il ricordo delle tante difficoltà iniziali fa quasi sorridere… Tornando al suo discorso, se non si ha esperienza nel fare qualcosa si incontrano difficoltà: è normale. Come si risolve? Tornando alla nostra metafora: facendo tanti, tanti chilometri di… Guida!
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Sessuologa online
Dr. Giuliana PROIETTI     TEL. 347 0375949

Costo: 60 euro a seduta / Durata 1 ora / Frequenza: da concordare

LIBERARSI DELLA TIMIDEZZA

Sono una ragazza di 15 anni e frequento il liceo sociale, sono sempre stata giudicata timida fin da piccola. In effetti è vero, sono molto timida, anche se mi sforzo non riesco a sciogliermi di fronte a determinate situazioni. Non riesco a capire perchè davanti a persone che non conosco mi blocco, non riesco a guardargli negli occhi e se cerco di parlare o dico cose senza senso o talvolta balbetto anche. Quando devo incontrare qualche ragazzo faccio di tutto per evitarlo, o non rispondo ai messaggi oppure gli dò “buca”. Sono insicura di me stessa, ma non riguarda solo una questione fisica (anche se molti mi dicono che sono bella), ma non saprei nemmeno io.non riesco a liberarmi di questo “guscio” protettivo, non riesco ad essere veramente me stessa di fronte ad altri, faccio di tutto, veramente di tutto ma non ci riesco…
vi prego, come faccio a combattere la timidezza??
anche se è difficile e non basta leggere delle parole, vi prego…almeno un tentativo.
grazie in anticipo

Gentilissima,

Come prima cosa il tuo obiettivo non deve essere quello di “liberarti della timidezza”, perché se questo è l’obiettivo, tu sarai sempre perdente. La timidezza non è infatti un atto di volontà, ma un lato del carattere determinato in gran parte dall’eredità genetica (cioè quello che ti hanno trasmesso i tuoi genitori), sia a livello di DNA, sia per quello che riguarda l’educazione ricevuta ed i modelli che ti sono stati offerti. Ci sono poi dei traumi individuali, delle paure non risolte, delle incertezze che possono essersi accumulate durante il percorso di crescita (peraltro non ancora concluso). Tutto questo per dire che puoi impegnarti al massimo per “vincere” la timidezza, ma lei vincerà sempre su di te. Molto meglio allora cambiare strategia ed imparare a “giocare” con la propria timidezza, come se fosse una compagna di vita un po’ dispettosa, che ogni tanto fa qualche capriccio ma che, sapendola prendere per il verso giusto, si può riuscire a gestire. Solo accettando questa parte di te riuscirai, piano piano, a cambiare, sentendoti sempre più sicura di te. Devi porti degli obiettivi all’inizio piuttosto facili, poi a difficoltà crescente (es. salutare una nuova persona ogni giorno, chiedere il numero di cellulare o il contatto msg ad una nuova persona al giorno, quando sei con altre persone parlare per 30 secondi di fila di un argomento da te precedentemente preparato, poi per 60 secondi, ecc. ecc.) Questo è il segreto: ora sta a te lavorarci su. Se non ci riesci, prova con una psicoterapia breve.
Cari saluti.

Dr. Walter La Gatta

ESSERE OSSERVATA CONTINUAMENTE

Sono una ragazza di 27 anni,il mio problema principale è il pensare di essere osservata continuamente….il che modifica i miei comportamenti…ad esempio mi trovo in pubblico e non riesco a formulare le domande che vorrei fare..o meglio non riesco a far uscire la voce dalla mia bocca perchè mi trovo circondata da silenzio e mi infastidisce che altri possano ascoltare le mie domande o la mia voce.un altro esempio è la trasformazione della camminata,cioè se devo entrare in un luogo pubblico non entro mai per prima,sento tutti gli occhi puntati addosso e mi sento a disagio e la mia camminata sicura sparisce per lasciare il posto alla camminata di una persona palesemente a disagio.odio poi quando mi fanno notare che il mio viso arrossisce(come se non me ne accorgessi….)perchè farlo notare?perchè sottolineare l’imbarazzo ?

In effetti è un comportamento molto maleducato, quello di far notare ad una persona che è arrossita… Evidentemente chi lo fa notare è lieto di aver finalmente trovato un punto di debolezza nella persona che sta osservando, verso la quale fino a qualche attimo provava invidia e/o senso di inferiorità. Da qui la motivazione a rimarcare lo stato di ansia o di imbarazzo dell’altro, quasi come a dire “io sono superiore a te, perché non sono arrossito/a…”. In realtà è esattamente il contrario: chi si sente davvero superiore, spesso non osserva gli altri in modo così approfondito e tanto meno mette in evidenza le loro debolezze, semplicemente perché non ne ha bisogno. La prossima volta che qualcuno le farà notare questa cosa, saprà dunque cosa pensare di chi glielo dice… Quanto al sentirsi osservata, ovviamente è una sua impressione. Provi ad esercitarsi nel guardare gli altri in modo più attento, invece che concentrarsi sugli sguardi che le vengono rivolti: le sarà infinitamente più utile!

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

TRICOTILLOMANIA

salve, io soffro di questa malattia da ormai troppo tempo, ho 24 anni e ho iniziato intorno ai 13, ciglia sopracciglia e capelli sono il mio passatempo preferito..ormai mi accompagna fedelmente da tanti anni, va e viene, periodi di calma e altri in cui ricompare fortemente, sembra non esserci un nesso, non c’entra stress o ansia o timidezza, sono una persona calma, vegetariana e abbraccio la filosofia buddista, ma lo faccio anche se sono rilassatissima, oppure sto periodi senza farlo e non mi capacito del perchè, ma se solo ricomincio con un capello è la fine, e ricomincia tutto da capo…mesi di testa “pelata”..riesco a farli crescere, sono contenta ma dopo poco non si sa per quale motivo (anche se ho la sensazione di farlo come apposta) mi viene da rifarlo e vado avanti così da tantissimo. sicuramente il rapporto con i miei non aiuta certo, anzi, ho provato con tanti psicologi ma non mi è mai servito, faccio tutto da sola, nel bene e nel male. in questo periodo sono “brava” anche se la situazione familiare sta crollando letteralmente. vorrei chiedere semplicemente se esiste un centro in italia dove possono aiutarmi, una terapia, pastiglie da prendere anche per accellerare la ricrescita, persone con cui parlare, confrontarmi, magari riesco finalmente ad andare da un parrucchiere..ci provo con tutte le mie forze ora e sembra che ce la faccio.crescono lenti lenti ma qualcosina ha ancora voglia di nascere.. però ho così paura che un giorno mi torni nuovamente..ho sofferto tantissimo per questo e ancora soffro, anche per mille altri motivi ma non penso siano troppo collegati. vi chiedo solo informazioni, vorrei incontrare altre persone con questo problema, capire chi ha smesso come diavolo ha fatto. fin’ora ho nascosto la testa sotto terra, non volevo vedere, ora so cos’ho, so che sono normale e so che esiste da qualche parte un rimedio, ci convivo da così tanto, sono una maga nel nascondere, inventare capigliature strane, nelle sopracciglia ho fatto il tatto e per le ciglia beh vado pure a letto con la matita per occhi.. questa “malattia” è parte di me, ma una volta per tutte vorrei salutarla definitivamente. non la sopporto più, voglio veramente finirla, un parrucchiere, un taglio figo, le meches..sono così stanca di essere schiava di quella maledetta.. grazie infinite, se mi risponderete.
un caloroso saluto
chiara

Gentile Chiara,

Il fatto è che a volte ci si affeziona ai propri sintomi e lasciarli può essere difficile, perché occorre rimettere tutto in discussione, cercare nuovi equilibri, tentare nuove strade: lei sogna il parrucchiere, ma allo stesso tempo non le è facile abbandonare questo passatempo distruttivo, che le toglie la felicità e le complica la vita. La tricotillomania è come un dipendenza, quasi una masturbazione ossessiva e compulsiva: lì per lì dà anche piacere, ma poi lascia la persona nello sconforto più totale.
Quanto al discorso degli psicologi, temo che lei non abbia ancora trovato la persona giusta. Gli psicologi non sono tutti uguali fra loro e se non si crea un particolare feeling (in termini tecnici si chiama “alleanza terapeutica”) fra terapeuta e paziente, non si va da nessuna parte.
Concludendo, se ce la fa da sola a uscire dal problema è ottimo, ma se non ce la dovesse fare, non si scoraggi: provi e riprovi fino a che non troverà lo psicologo che potrà aiutarla davvero.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

UNA VITA INFELICE

sono Oscar e da diversi anni conduco una vita decisamente infelice. Sin da piccolo sono stato condizionato dalla timidezza. Ricordo di aver subito scherni e prese in giro dai compagni sin dall’asilo, a volte alle elementari e molto spesso alle medie e alle superiori. Raramente bullismo. Ma credo tutto nella norma, come capita a molti ragazzi e non per questo diventano sociofobici. Per timidezza e insicurezza non ho mai socializzato con nessuno, mai fatto parte di comitive, mai uscito insieme ad amici o a ragazze. Attualmente ho 22 anni, la mia vita continua sempre allo stesso modo, da anni, senza uscire mai di casa e passando tutto il giorno al pc. Ho un lavoro, con un mio parente aiuto a gestire un negozietto. Sono le uniche occasioni in cui esco di casa. Per il resto vivo nella solitudine e trascorro il tempo con della musica e qualche libro, ma sento che alla mia età ci vorrebbe qualcosa in più, degli amici, una ragazza, cose normali, che non ho mai avuto. Mi rattrista terribilmente l’idea di buttare la mia gioventù e non so cosa fare, a chi rivolgermi, come farmi aiutare. Non so neanche dirvi se sono realmente incapace di farmi una vita sociale, perché credo di non averci mai neanche provato, per paura di provare ansia e rossori, e per paura di non piacere. Poi comunque non saprei da dove cominciare, perché come saprete senza esperienze le abilità sociali non si sviluppano, e quindi sinceramente non so assolutamente muovermi nel mondo, ma anche solo nella mia cittadina, non guido neanche, non conosco i posti, non so socializzare ecc. ecc. Cerco le motivazioni giuste, il coraggio e la voglia di crearmi una vita dal nulla; di me posso dirvi che ho una famiglia normale, con dei genitori molto, anche troppo affettuosi anche se economicamente molto sfortunati, ho un fratello e tre sorelle, con tutti ho un buon rapporto anche se non aperto. Insomma il mio enorme problema è di aver buttato tanti anni di gioventù, e di avere la triste consapevolezza di buttarne altri per incapacità di reagire e mancanza di coraggio… non so come venire a capo di questa situazione e cerco da voi un consiglio… sono felice di aver scoperto questo sito e spero possiate darmi un piccolo suggerimento o un consiglio che possa motivarmi, attivarmi e farmi almeno provare a invertire la triste tendenza della mia vita. Circa i sintomi della mia timidezza, posso dirvi che sono i classici, rossore, molta ansia… riesco a stare tra la gente ma non in determinate situazioni: 1) coi coetanei 2) con ragazze carine 3) in situazioni sociali come il sabato sera 4) quando devo parlare in pubblico 5) quando devo fare discorsi seri alle persone, siano esse conosciute o estranee 6) quando devo impormi e farmi rispettare da chi tenta delle prepotenze nei miei confronti. Credo siano le situazioni di disagio principale, ma ce ne saranno altre che non mi soggiungono… vi ringrazio tantissimo per l’eventuale attenzione e per l’attenzione che riservate alle persone con questo problema, ai giovani che buttano via gli anni migliori della vita…

Oscar

Gentile Oscar,

Grazie di aver raccontato la sua storia. Spero che questa risposta le farà piacere, ma lei capisce benissimo che da essa non potrà ricavare nessun beneficio particolare, in quanto lei ha bisogno di cambiare completamente vita, relazioni e stile di pensiero e non servono suggerimenti generici, quanto banali.
Il consiglio è quello di rivolgersi ad un terapeuta di sua fiducia e di impegnarsi in un percorso di cambiamento, alla ricerca di una migliore qualità della vita. Ce la può fare comunque, nessuno è realmente un caso disperato come crede di essere…
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PAURA DI IMPAZZIRE

un anno fa ho avuto per la prima volta un attacco di panico, il cuore mi batteva fortissimo,avevo la tachicardia e stavo male,quando è passato ho iniziato a tremare
Ho sempre avuto paura di stare in posti chiusi,soffro di vertigini e quando sono sola ho paura di diventare pazza, Quand’ero piccola avevo sempre paura di morire,
Parlando con mia mamma ho scoperto che anche mio papà soffriva di questo ed è stato dallo psichiatra, Non capisco cosa devo fare

Gentilissima,

Molto spesso ci si lascia spaventare dai propri stessi pensieri e dalle proprie paure. In questo caso si tratta di fobie, in quanto non esistono pericoli reali che mettono a rischio la sua vita e la sua buona salute, ma lei avverte alcune situazioni come se fossero realmente pericolose (e ne soffre di conseguenza). L’unica cosa da fare durante un attacco di panico è lasciarsi andare, rilassarsi: invece di concentrarsi sui battiti del cuore, sul numero e la profondità dei respiri, sulla paura di perdere il dominio del proprio corpo e della propria mente, quello che si deve fare è dire a se stessi “sono calmo/a e rilassato/a. Adesso chiudo gli occhi, mi lascio andare, e il mio pensiero mi porterà calma, salute e benessere”. Infatti, il livello di eccitazione che si ottiene durante un attacco di panico è dovuto ad una forma di autoipnosi, nel senso che, solo attraverso il potere rievocativo della mente, si è capaci di spaventarsi e di allertare tutte le funzioni fisiologiche predisposte per far fronte ai comportamenti di attacco o di fuga (anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno…) L’attivazione corporea che lei avverte (tachicardia, ecc.) è infatti una funzione fisiologica dell’organismo che si attiva in caso di pericolo, per aiutarci a far fronte a eventi che richiedono molta energia per poterci mettere in salvo (es. da una persona che ci minaccia, da un luogo per noi pericoloso, ecc.). Il problema dunque non è tanto nella reazione del corpo (che è positiva, nel senso che se accade, significa che tutto funziona alla perfezione…), ma è nella errata percezione del pericolo, che invece non c’è. La cosa migliore da fare è dunque quella di rendersi anzitutto conto che la paura in questi casi non è oggettiva, ma soggettiva e autoindotta: il corpo va quindi “rassicurato” con pensieri che siano in grado di ristabilire un equilibrio. Non è facile, ma se ci pensa bene, se lei è capace di spaventarsi da sola fino al punto di condizionare in modo negativo le sue reazioni organiche, perché non utilizzare la potenza del suo pensiero in positivo, per tranquillizzarsi? Se non ci riuscisse da sola con questo tipo di atteggiamento che le ho suggerito, dovrebbe cercare aiuto in una psicoterapia breve ad orientamento cognitivo comportamentale (in genere in tre-sei mesi questo problema si risolve).
Cordialmente,

Dr. Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

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UN GROSSO PROBLEMA COL SESSO

Sono una ragazza di 18 anni…e ho veramente un grosso problema col sesso. Diciamo che quando ero vergine lo vedevo come lo descrivevano i libri o i film…ovvero “qualcosa di magico” e perfetto. Ovviamente al primo rapporto ho scoperto che di magico e perfetto non c era nulla. Preciso che non era pronta per farlo….e in fondo lo sapevo ma, dal momento che provo una profonda avversione verso cose tipo il sesso orale..mi sentivo in dovere di concedere al mio ragazzo almeno questo(ripeto pur nn essendone del tutto convinta). Ai primi rapporti provavo molta vergogna e mi sn sempre fatta male tanto che dopo un po ho cominciato ad evitare gli incontri e litigare sempre piu spesso col mio ragazzo. Poi ho deciso che non volevo piu farlo dato che in realtà non lo stavo facendo..per me quelli erano momenti di puro supplizio..mi sentivo un oggetto…Alla fine ci siamo lasciati…ho deciso io cosi..perchè lui non voleva rinunciare al sesso e io non volevo farlo..Adesso ho un blocco….ho tanta paura che questa cosa non mi passi più… non è molto normale che non provi interesse verso il sesso e che anzi lo detesto..mi da fastidio pensarci….Non so se qualcuno risponderà a questa richiesta..anche perchè in effetti non ho richiesto nulla…non saprei neanche io cosa vogli sapere…se è normale per esempio che nel sesso non provava nulla..neanche dolore…o se è normale che mi faccia schifo il sesso orale..(e non sono nè religiosa, nè vittima di un trauma,nè ho avuto educazione rigida)….Non so che dire……..vorrei soltanto sentirmi normale almeno per una volta.Vi ringrazio in ogni caso per l attenzione.

Gentilissima,

Nel sesso non ci sono obblighi, né comandamenti: si fa quello che piace… Se a lei non piace il sesso orale non si deve minimamente sentire in dovere di farlo. Non è detto che, con un’altra persona, quando la passione e l’attrazione sessuale sarà più forte o più sentita, non sia lei stessa a proporlo. Mai dire mai… Perché appiccicarsi delle etichette, del tipo “io sono così”? E’ solo alla prima esperienza: si dia tempo!
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

ANSIOSO E TIMIDISSIMO DA SEMPRE

Sono un ragazzo di 22 anni sono stato sempre ansioso e timidissimo ma ultimamente questa condizione mi sta creando problemi al lavoro; io faccio il geometra e lavoro in un piccolo studio e la timidezza mi impedisce di crescere nel lavoro perchè potrei dare molto di più ma mi blocco su ogni minima difficoltà e non riesco ad andare avanti, perdo tempo e non riesco a concentrarmi, la mia mente pensa troppo a tutto passato futuro e rimugina su ogni cosa a volte vorrei spegnerla, poi quando c’è da fare qualcosa di nuovo tendo ad evitarlo o a farlo controvoglia, eppure io amo questo lavoro.
La mia situazione mi ha anche fatto evitare di andare all’università per paura della nuova situazione ma soprattutto per paura degli esami, io quando ho fatto esami non riesco a stare tranquillo mi blocco, tremo, sudo e riesco a parlare a stento, per esempio quando ho sostenuto l’esame di guida per la patente mi tremava anche il piede!.
Non ho mai avuto una ragazza, pochi amici e non esco quasi mai.
Io penso che la mia condizione sia dovuta alla mia infansia,a scuola mi prendevano in giro per la mia fragilità e timidezza, poi ho una famiglia numerosa con 3 sorelle e io l’unico maschio il più piccolo, mi ripetevano sempre che i miei genitori avevano fatto 4 figli per avere un maschio e io non mi sentivo mai all’altezza, poi mio padre beveva ed io quando era così la sera andavo a dormire terrorizzato, e in qualche modo pensavo di esserne come la causa. adesso mio padre non beve più da quasi 6 anni e sta cercando di recuperare un rapporto con me ma io sono sempre chiuso e non riesco a dimenticare, io vorrei dimenticare tutto ma mi torna tutto alla mente ad ogni piccola difficoltà, e tendo a non fare niente che penso non possa andare bene in famiglia.
Ho paura a fare cose nuove e prendermi delle responsabilità e penso sempre “non sono capace” “non ci Riesco” ho paura di cosa pensa la gente e sono sempre a disaggio.
Spero vivamente che possiate aiutarmi in quanto vivo in un piccolo paese e non ho possibilita di vedere uno psicologo, ho anche sentito parlare di fiori di Bach possono aiutarmi?
Saluto e ringrazio anticipatamente per la risposta.

Gentilissimo,

Mi permetta anzitutto di suggerirle di riconsiderare l’ipotesi di andare dallo psicologo, anziché curarsi con i Fiori di Bach… I Fiori di Bach, come qualsiasi altro rimedio erboristico o farmacologico, non potranno mai aiutarla a pensare in modo diverso: la psicoterapia potrebbe esserle invece di grande aiuto, non solo per imparare a farsi coraggio da solo, ad automotivarsi nel raggiungere i cambiamenti desiderati, ma anche per imparare a gestire meglio le sue emozioni, in modo da viverle intensamente, ma senza esserne travolto. Solo una volta raggiunti questi primi due obiettivi, sempre durante il percorso psicoterapeutico, lei dovrebbe a mio parere essere incoraggiato e sostenuto anche nel riprendere al più presto gli studi universitari: solo così non proverà in futuro questo senso di insoddisfazione e di frustrazione che contribuiscono oggi a farla sentire come una persona inadeguata ed incapace, rispetto a qualsiasi compito della vita, facile o difficile che sia. La domanda da porsi dunque mi sembra scontata: vi è una sola ragione per cui scegliere l’infelicità, quando esiste una soluzione ed è a portata di mano?
(Nessun piccolo paese è troppo lontano da un luogo dove recarsi una sola volta alla settimana, per un’ora di colloquio, via…)

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Terapie online. Dr. Walter La Gatta
COSTO: 60 euro DURATA 1 ora FREQUENZA da definire

ANSIA DA PRESTAZIONE

salve!sono uomo 34 ani,in ultimi 10 ani cauza matrimonio sexualmente noioso,sono arivato piano piano a sofrire di E.PRECOCE.adeso de 7 mesi o raporti con una dona stupenda.ci vediamo circa 1 volta al mese.prendo cialis(anche se non sofro di pr.di erezione) e priligi.e andato tuto alla grande.contentisimi tutti e due.io sono molto sensibile(penso tropo a tutto)adeso per favore ditemi se puo capitare che qeste medicinali perdono eficacea,opure fanno male.io o preso molto autostima e avolte facio prestationi molto simili anche senza.ps.neanche prima di matrimonio non ero un granche!pero avolte facevo miracoli.come mai?io sospeto che il problema mio e di natura.voglio dire che sono nato cosi,e quando riesco fare prestationi buone e perche sono molto atrato di quela persona e dimentico anzia ….adeso ci doviamo vedere presto e io o paura di non fare bruta figura:(LA RINGRAZIO MOLTISIMO!

Gentilissimo,

Sicuramente il suo è un problema di natura psicologica e dunque, una volta riconquistata l’autostima, dovrebbe cercare di evitare di prendere farmaci inutili. Inoltre, è normale che le prestazioni siano variabili: certe volte meglio, certe volte peggio. Non trova che questo succeda un po’ in tutte le cose che si fanno? Anche nel lavoro, certe volte va meglio, certe volte va peggio: l’importante è non perdere la fiducia in se stessi e sapere che, anche quando non è andata benissimo, ci si potrà di nuovo provare e riprovare, fino a che andrà di nuovo bene.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

DA CHE PARTE INIZIARE?

sono un ragazzo di 35 anni di Mantova, vorrei un consiglio per passare da un’anno di teoria su Pnl, eft, yoga e varie tecniche per superare la depressione a qualcosa di pratico, sul campo. Mi consigliate un training Pnl, una seduta di ayurveda…non saprei da dove iniziare.
Lettera spedita al sito ClinicadellaTimidezza.it secondo le modalità prescritte. Leggi il Disclaimer.

Gentilissimo,

Anzitutto direi di cominciare da una diagnosi… E’ proprio sicuro di essere depresso? O si tratta di un’autodiagnosi?
Perché un conto è la depressione vera e propria e un conto è un periodo di delusione, di tristezza, di mancanza di stimoli, ecc., che può capitare a tutti. Se fosse un vero problema di depressione lei dovrebbe iniziare al più presto un percorso psicoterapeutico, se invece si trattasse solo di un periodo di insoddisfazione personale, con scarsa autostima e scarsa motivazione, tutte le pratiche da lei citate vanno benissimo. Per avere una diagnosi precisa, occorrono specifici test psicologici.
Saluti cordiali.

Dr. Walter La Gatta

UN PROBLEMA MI AVVELENA L’ESISTENZA

Ho 18 anni e ho un problema che mi sta avvelenando l’esistenza…sono una persona generalmente ritenuta, da chi non mi conosce da molto tempo, tranquilla, posata, di poche parole, timida, passiva, insicura, impacciata ecc ecc..mentre invece sono tutt’altro che una persona tranquilla..sono attiva, entusiasta, piena di voglia di vivere, amo il rischio, la vita movimentata, mi piaccio abbastanza come persona…mi piace molto parlare e in alcuni casi sono anche logorroica… se mi vedessero con le persone con cui sono in confidenza penserebbero di avere le allucinazioni! il problema è che quando devo conoscere nuove persone, entrare in una stanza dove c’è gente che non conosco, conoscere l’amica di qualche amica, sto male, inizio a sudare, mi viene ansia e per quanto io mi sforzi di parlare normalmente, di sorridere, di non far vedere la mia preoccupazione il risultato è che sembro sempre impacciata, goffa, insicura. Poi dopo un pò di tempo esce fuori il mio vero carattere, inizio a parlare, scherzare, e allora tutti mi dicono che “non sembravo così”, che “non se lo aspettavano da una come me”, e frasi del genere. ci sono anche persone con cui non il mio vero carattere non viene mai fuori e credo che resteranno con l’idea di una persona timida e introversa per sempre. questo problema si manifesta anche quando cammino in mezzo alla gente, mi sento osservata e cerco di camminare il più velocemente possibile, soprattutto se sono sola. cerco in continuazione di non farmi notare ed è una cosa talmente radicata in me, che nonostante la mia lotta continua non riesco a cambiarla…ho cercato di fare alcune attività da sola, ma il risultato è che il mio istinto prevale e non riesco comunque a coltivare le amicizia che ogni tanto creo…per non parlare della mia vita sentimentale, che fallisce in continuazine, per il fatto che ogni volta che esco con un ragazzo, non so che dire e resto in silenzio quasi tutto il tempo. mi si blocca davvero il cervello, non trovo nessun argomento, mi viene l’ansia e il risultato è che sembro davvero una persona poco interessante. poi magari torno a casa e piango tutta la notte. questo fatto di non riuscire a mostrarmi per quello che sono, di non tirare fuori le mie emozioni, il mio carattere, mi fa stare talmente male, tanto da aver sofferto e soffrire di attacchi di panico, onicofagia, stress, insonnia. insomma sto male e vorrei davvero cambiare. vado da una psicologa da un anno, ma nn è servito quasi a niente. sono migliorata un pò ma il mio modo di approcciarmi agli altri è sempre lo stesso. sono disposta a qualunque cosa pur di cambiare, non ce la faccio davvero più. vi prego di aiutarmi. grazie anticipatamente.

Gentilissima,

Il mondo è pieno di timidi che non sono affatto tranquilli e che anzi cercano tutte le situazioni possibili per mettersi alla prova: non a caso molte persone che si dedicano a sport estremi o lavorano nel mondo dello spettacolo sono persone timide (o ex timide).
Il fatto che lei ami la vita movimentata, che abbia voglia di vivere, che ami il rischio, che sia logorroica con chi conosce bene, ecc. non è affatto in contraddizione con la personalità timida.
La soluzione del problema dunque non sta nella sua negazione: lei deve ribaltare il concetto errato che ha di sé, se vuole uscire dal problema. La sua personalità potrebbe essere meglio ridefinita come quella di una persona particolarmente ansiosa nei rapporti sociali, molto concentrata sulle sue prestazioni, che ha un grande timore di sbagliare o di essere considerata come una persona di poco valore (perché evidentemente queste insicurezze sono dentro di lei…) In alcune circostanze tuttavia lei riesce, attraverso “una lotta continua”, a riconquistare la stima di sé, esponendosi a situazioni rischiose, che altri evitano, o esasperando le dimostrazioni di euforia e socievolezza (anche questi comportamenti tipici della personalità timida).
Quello che lei deve aspettarsi ragionevolmente da una psicoterapia non è di cambiare completamente personalità, come tra il Dr. Jekyll e Mr. Hyde, ma di imparare a stimarsi per quello che lei è, non per quello che vorrebbe essere, valorizzando i suoi punti di forza e lavorando sulle sue debolezze, non per eliminarle, ma per renderle sempre meno al centro delle sue attenzioni e dunque sempre meno dolorose.
Inoltre, se dopo un anno di psicoterapia, seguita con impegno e regolarmente, tutte le settimane, non vi sono che impercettibili miglioramenti, non si può che concludere che quel tipo di psicoterapia (oppure quel terapeuta) non fanno per lei.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PROBLEMA DI ROSSORE

Ho un problema di rossore che mi crea non poche difficoltà lavorando in un negozio.. ho già raggiunto ottimi risultati perchè pochi anni fa avevo difficoltà ad entrare in negozi, andare in giro da sola, parlare con le persone e quando il rossore mi prendeva mi bloccavo e non riuscivo a dire più nulla.. ora probabilmente aiutata anche dal lavoro in negozio (che faccio da un anno) la cosa è più rara ma capita ancora,, ora se arrossisco non mi blocco continuo a parlare ma odio sentirmi così.
mi sembra d essere stupida poi tutti mi guardano come un’aliena.. questa cosa mi impedisce d essere serena e non sò come superarla..
e la cosa strana è che non divento rossa sempre o perforza in situazioni di imbarazzo mi capita “a caso” ogni tanto soprattutto quando una persona mi guarda troppo negli occhi. l ultima cosa mi succede anche con persone che conosco da sempre coi miei genitori a tavola, con parenti, con il mio ragazzo.
Grazie infinite dell ascolto

Gentilissima,

Questo avviene perché la paura di arrossire è diventata per lei un’ossessione. Il fatto di essere tanto concentrata su questo meccanismo involontario, l’ha portata a dominare la situazione, ma purtroppo in senso negativo. Basta infatti che lei evochi mentalmente il timore di un improvviso rossore, che il fenomeno puntualmente si presenta, in pratica a comando. Il ragionamento da fare è questo: se sono stata così brava a condizionarmi a tal punto, perché ora non provo a dominare allo stesso modo le mie emozioni, ma per ottenere l’effetto contrario?
Come si fa: pensi a tutto quello che ha fin qui fatto per condizionarsi ed ottenere questa situazione (ci ha pensato sovente, si è vergognata, si è detta “sono una stupida”, oppure “tutti mi guardano come un’aliena” ecc.)
Ora dovrà fare esattamente il contrario: non pensarci mai, cercare di distrarsi, quando succede dirsi “sono una persona in gamba”, oppure “questa persona mi considera molto intelligente, ed io la ringrazio con un sorriso”. Eccetera.
Ci provi.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

Walter La Gatta
psicologo psicoterapeuta sessuologo
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Tecniche di Rilassamento e Ipnosi

ALLO STADIO NON E’ TIMIDO

mi chiamo andrea ho 17 anni. tutti mi dicono che sono un bel ragazzo, però sono molto timido,e quando mi devo vedere con una ragazza incomincio a procuparmi,mi vengono fitte alla pncia, rossore al viso, sudorazione insomma mi vengono tutti i sintomi della timidezza. Io sinceramente mi sono un po stancato di questa cosa, perchè mi ossessiona spesso. Sono un ragazzo timido in generale ma sopratutto quando mi devo vedere con una ragazza, ma ho notato una cosa: quando gioco a calcio ( dove sono anche abbastanza brava ) è come se la mia timidezza sparisse, anche se sugli spalti, faccio un esempio, ci fossero migliaia di persone non mi fanno, nessun effetto.vorrei avere qualche consiglio su come superare questa timidezza verso l’altro sesso. grazie mille.

Gentile Andrea,

Allo stadio lei si sente a casa sua: conosce bene la situazione e sa come muoversi, cosa dire, cosa fare. Prossimo obiettivo: imparare a stare con una ragazza con la stessa sicurezza con la quale va allo stadio. Come si fa? Semplice: provando e riprovando… Non ci sono altri modi 😉

Dr. Walter La Gatta

FRAINTENDIMENTI

Arrossisco con molta facilità e più temo che succeda, più succede.Ho l’ansia in anticipo al solo pensiero che si verifichino certe situazioni, ad es. incontrare una determinata persona, specie del sesso opposto. non succede con persone appena conosciute bensì dal secondo incontro in poi. C’è un rimedio, un modo per controllare queste emozioni così forti che possono essere facilmente fraintese?
grazie

Gentilissimo/a,

E’ proprio così: più una persona è in ansia per qualche evento temuto, più l’ansia favorisce la comparsa dei sintomi. Il rimedio sta nel cercare di interrompere, di spezzare, questo circolo vizioso. Importante è cominciare da un punto qualsiasi del cerchio… Ad esempio, si potrebbe imparare a pensare che l’arrossire di una persona non è una caratteristica così importante ed imparare a non vergognarsene più. (Più ci si vergogna di arrossire, più si arrossisce). Questo cambiamento di atteggiamento procurerebbe, con il tempo, minori ansie e le minori ansie permetterebbero, sempre con il tempo, un maggior controllo delle proprie emozioni. Leggendo la sua breve lettera si capisce che i problemi maggiori che lei deve affrontare sono con persone dell’altro sesso: lei non vorrebbe essere “trasparente” così come attualmente è, o si sente di essere, cioè non vorrebbe che l’altra persona capisse al volo (partendo dai suoi rossori) quali sono i suoi reali pensieri nei confronti di lei. Anche qui potrebbe cercare di cambiare atteggiamento mentale: e se poi, alla fin fine, qualcuno venisse realmente a conoscere i suoi pensieri al riguardo, o potesse fraintenderla, proprio nella peggiore delle ipotesi, cosa succederebbe mai? Cambierebbe così profondamente la sua vita? Provi a ragionarci su. Per concludere con un detto popolare, ma molto esplicativo: a volte il diavolo non è così nero così come lo si dipinge… Detto in altre parole: spesso la paura di un evento è peggiore dell’evento temuto. Coraggio, una persona non si giudica dal numero di volte in cui arrossisce: provi a dimostrare al mondo le sue capacità e sarà apprezzato per quelle.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PERDO LA MEMORIA!

Sono Nina e ho 29 anni, sono sposata, ho una figlia, e sto completando gli studi che ho iniziato dopo la gravidanza. Il mio problema relativo alla timidezza, oltre alle problematiche ricorrenti comuni ad altri utenti che hanno chiesto consulenza, presenta un aspetto che non mi sembra di aver letto nelle precedenti mail. In pubblico, nello specifico nel gruppo , quando il numero delle persone è più di tre o quattro e devo espormi oltre ad avere un blocco emotivo ho come l’impressione di perdere il controllo su quelle che dico e che faccio, come se per tutto il tempo vivessi in uno stato mentale di confusione, di sospensione. So di essere presente ma nello stesso tempo è come se fossi altrove. Come se la mia mente cercasse disperatamente di uscire da quella stanza. Questo mi porta anche a dimenticare cose che sono successe e a ricordare solo in parte quello che ho vissuto. Magari riesco a ricordare dei dettagli irrilevanti come uno sguardo, una frase che mi ha colpito, delle gaf che ho fatto e dimentico altre cose. Ho dei problemi di memoria fin da bambina e mi domandavo se possano essere legati alla timidezza e se si come si risolvono.
Grazie.

Gentile Nina,
Con delle tecniche di rilassamento lei potrebbe imparare a controllare meglio i sintomi: si informi se qualcuno può seguirla, nel luogo dove vive, nell’apprendimento del training autogeno.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PER FAVORE, AIUTATEMI!

ho 24 anni e sono ritenuto da molti un ragazzo bello, intelligente, colto, sensibile, molto simpatico e ricco d’interessi. Ad oggi, però, mi trovo in una situazione davvero problematica, soprattutto a livello di relazioni affettive. Non sono mai stato fidanzato ma ogni giorno percepisco sguardi, ammiccamenti, sorrisi ecc. da parte di persone dell’altro sesso. Questi segnali da una parte mi lusingano molto, dall’altra mi terrorizzano, nel senso che, quando sento che lo scambio di sguardi ecc. sta diventando via via più “compromettente” mollo tutto e rinuncio a instaurare alcun tipo di rapporto. E fu così che fino ad oggi non ho mai tentato alcun approccio o corteggiamento veramente diretti, nemmeno in contesti che si prestano bene a far questo, ad es. in discoteca. Perchè? Perchè ho un'”ansia da prestazione” esagerata (uso quest’espressione in senso atecnico, intendendo per prestazione anche il fatto di scambiare due chiacchiere di convenienza…); la prospettiva di rendermi ridicolo, o agli occhi di estranei “assatanato”, o ancora di ricevere un rifiuto mi paralizza letteralmente. Mi sembra quasi che voglia preservare nella mente dell’osservatrice interessata la sola mia immagine, magari gagliarda e sicura di sè, da eventuali passi falsi che farei venendo allo scoperto. Quindi sono sempre il primo a distogliere lo sguardo, non chiedo più informazioni sulle ragazze perchè non voglio passare per “l’arrapato di turno”, mi scervello per pensare ad una situazione nella quale potrei conoscere una ragazza che ho notato (intutile dire che si tratta di situazioni assolutamente utopiche e che, quindi, non si realizzano mai)… Come se non bastasse, col passare del tempo, ho sviluppato una sorta di perfezionismo estetico maniacale per il sesso opposto a furia di fare il ragionamento della volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba : non riesco a provarci e, quindi, mi sforzo di trovare il minimo difetto per autoconvincermi che non vale la pena provarci. E’ una situazione insostenibile! Io, che ho sempre odiato aforismi e luoghi comuni, trovo la mia situazione riassunta perfettamente nel detto “Chi ha il pane non ha i denti”! Mi sento veramente un leone in gabbia! Per favore, aiutatemi!

Grazie della pazienza e cordiali saluti da Luca.

Gentile Luca,

Il suo problema, condiviso da molti, è che traccia una netta linea di separazione fra il “provarci” e il “non provarci”, mentre chi ci sa fare con le donne è campione nel vagare con leggerezza fra le ampie sfumature presenti fra queste due polarità. Detto in altre parole, lei dovrebbe cercare di sviluppare quelle competenze sociali che le permettano di diventare anzitutto “amico” di una ragazza, a prescindere dalla sua bellezza e dal fascino che esercita su di lei. Diventare amico di una ragazza significa condividere con lei anche momenti di intimità e di vicinanza dei corpi, lo scambio di affettuosità, ma senza nessuna malizia e senza sentirsi un fesso solo perché non ci prova, o almeno non ci prova subito. Questa abitudine al contatto con persone dell’altro sesso potrà poi facilitarla moltissimo nell’avvicinarsi, nel modo più adeguato, alle persone che le sembreranno più adatte a lei.
Cordiali saluti e auguri.

Dr. Walter La Gatta

 

Ipnosi. Dr. Walter La Gatta
Costo: 60 euro a seduta / Durata 1 ora / Frequenza: da concordare

NASCONDERSI

Sono una ragazza di 23 anni,studio,sto per laurearmi tra l’altro con ottimi voti..Da qualche tempo ho un grosso problema,quando sono in presenza di amici o parenti e devo parlare o esprimere la mia opinione su un argomento,proprio non ce la faccio.Sono pietrificata,arrossisco e non riesco più a controllarmi.Questo problema però si presenta solo con gente che conosco,dalle quali potrei essere potenzialmente giudicata.Negli ultimi tempi però si manifesta di frequente e soprattutto con i parenti del mio ragazzo,che fino a qualche tempo fa non erano daccordo sulla nostra relazione;infatti proprio quando mi trovo con loro sento un disagio assurdo,non riesco ad esprimermi e se mi fanno qualche domanda subito arrossisco,provando ovviamente una tale vergogna da voler sprofondare.Tutto ciò mi impedisce di accettare i loro inviti a pranzo o cena,ad evitarli per strada.Purtroppo però questo senso di inadeguatezza poi me lo porto anche nelle altre relazioni sociali,infatti mi capita spesso che dovendo parlare ad un gruppo di amici non ce la faccio,quindi non esprimo le mie opinioni e resto da parte.Vi chiedo com’è possibile risolvere questo problema?Sono davvero stanca di dovermi continuamente nascondere.Daly 86

Gentile Daly,

E’ del tutto comprensibile che, sentendosi rifiutata da questa famiglia, lei abbia potuto perdere, come reazione, un po’ di autostima. Probabilmente, se vi è stato questo iniziale rifiuto ed è presente questa difficoltà di rapporto, è perché i familiari del suo ragazzo sono un po’ distanti da lei, come modo di fare e di pensare. Non abbia dunque paura di questa sua “diversità”, perché probabilmente è proprio questa che ha determinato l’attrazione del suo ragazzo nei suoi confronti. E’ con lui, del resto, che dovrà costruire il suo futuro e i familiari acquisiti è importante che restino sullo sfondo. Detto questo, rifletta sul fatto che è sicuramente meglio apparire timida che maleducata (anche perché non ci vuole molto a capire che certi atteggiamenti sono dettati dalla timidezza e, evitando continuamente queste persone, lei rischia di essere giudicata ad un tempo sia maleducata che timida…).
E’ probabile che lo stress accumulato in questo tipo di rapporti, che le creano ansia e tensione emotiva, si esprima poi liberamente anche quando si trova insieme ad altre persone. Sicuramente nel tempo, quando anche le altre cose si saranno meglio stabilizzate, lei si sentirà più rilassata e questo le permetterà un migliore controllo sulle emozioni.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PAURA DI ENTRARE IN UN NEGOZIO

Sono giacomo un ragazzo di 15 anni, combatto ormai da qualche anno con la timidezza.io non riesco più a stare tranquillo, ogni volta che per esempio entro in un negozio,esco con nuove persone o anche semplicemente quando qualcuno per strada mi rivolge la parola, divento rosso e incomincio a sudare. è come un incubo che mi perseguita, pur di non entrare in un negozio ( per esempio) mando qualcun’altro a posto mio.spero che voi mi darete qualche consigllio per provare a superare questo problema.grazie mille, cordiali saluti.

Salve Giacomo,

Forse resterai sorpreso, ma quello che tu devi fare è smettere di “combattere”. Questa lotta con te stesso infatti assorbe tutte le tue energie e tutte le tue risorse e non ti permette di mantenere un pensiero lucido e razionale per far fronte alle situazioni che ti capitano. Allora… Cerca di metterti nell’ordine di idee che non devi dimostrare nulla a nessuno e che il tuo valore, come persona, non dipende dal colore della tua faccia. Se stai dicendo o facendo qualcosa di buono o di ben fatto, il tuo comportamento resterà comunque lodevole, a prescindere dalla dimostrazione esteriore di questo surplus emozionale, che ti porta ad arrossire, o a sudare. Concentrati, in questi momenti, su quello che dici e che fai e non su quello che senti interiormente. Quanto al problema del negozio, il consiglio è quello di abituarti ad entrare nei luoghi che meno ti creano ansia (es. locali poco illuminati, dove c’è poca gente, ecc.), per poi lanciarti in sfide sempre più difficili. In ogni caso, evitare le situazioni non è una soluzione: semmai puoi scegliere, per il momento, di evitare ciò che ti sembra più difficile, affrontando le cose che senti più alla tua portata. Se senti di aver sbagliato in queste prove che fai, cerca di capire quale è stato l’errore e correggiti, se hai fatto bene, premiati! 😉

Dr. Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

Terapie Online

 

DA QUALCHE TEMPO HO UN PROBLEMA

Sono una studentessa di 25 anni. Vi scrivo perchè da qualche tempo ho un problema:una settimana prima o anche il giorno prima degli esami sono pervasa dall’ansia, piango continuamente, ho le palpitazioni e mi manca il respiro, addirittura spero che mi succeda qualcosa pur di non andare a sostenere l’esame, nonostante abbia studiato con diligenza per diversi mesi tutti i giorni per otto ore al giorno(concedendomi solo per tre volte a settimana un’ora di palestra e il sabato sera un’uscita con gli amici)!Solo nel momento in cui decido di non andare a sostenere l’esame sto meglio fisicamente,anche se sono delusa di me stessa e soprattutto perchè credo di deludere anche le persone intorno a me (in particolare i miei genitori,mia sorella e il mio fidanzato). Inizialmente credevo fosse dovuto dalla paura dell’esame, poi mi sono accorta che non è nell’esame in sè per sè, perchè a volte mi è capitato di affrontare esami senza questo stato di ansia (magari solo non dormendo la notte!). Il fatto è che sono sempre stata una persona molto riservata, difficilmente riesco a confidarmi con gli altri, ma soprattutto non riesco a stimarmi e ho sempre la paura di deludere i miei genitori e le persone che credono in me. Vi ho scritto perchè vorrei cercare di superare questo ostacolo, che per me sta diventando insormontabile, in modo da riuscire a terminare il percorso universitario (visto che mi mancano cinque esami alla laurea) ,ma soprattutto perchè vorrei essere orgogliosa di me e non far preoccupare i miei genitori. Vorrei trovare un modo per sentirmi meglio e più sicura di me!Voi cosa mi consigliate?? Parlare con persone qualificate? oppure nonostante l’ansia cercare di affrontare l’ostacolo-esame (anche se mi sento morire dentro) ?? Sento che ho bisogno di un aiuto,perchè sono stanca di sentirmi così…voglio stare bene e essere contenta di me! Vorrei venire alla clinica ma sono di Roma e quindi non mi sarebbe semplicissimo raggiungervi!Attendo fiduciosa una risposta,
Cordiali saluti.

Gentilissima,

Probabilmente il suo livello di aspettativa sulle sue prestazioni all’esame è talmente elevato che non si sente mai abbastanza pronta per poter sostenere la prova. Del resto, anche la persona più preparata sarà presa, all’ultimo momento, da molti dubbi ed è normale non sapere tutto alla perfezione, come lei invece si aspetterebbe – sempre – da se stessa. Studiare è importante, ma la vita è fatta anche di altro e lei dovrebbe provare a prendere con maggiore leggerezza le cose. Oggi infatti si preoccupa per l’Università, ma se non cambia modo di pensare, in futuro sarà altrettanto tesa per il lavoro, per i figli, per la salute… E’ il modo di pensare che non va: si può essere orgogliosi di sé anche quando si è fatto bene, o abbastanza bene, senza aspettarsi troppo, senza criticarsi troppo. Un’altra ragione ipotizzabile per quanto le accade potrebbe essere che lei è spaventata del dopo-università e per questo fa di tutto (inconsapevolmente) per non terminare il suo percorso di studi e non dover così affrontare il poi… Lavoro? Matrimonio? Cosa la preoccupa? Se questo fosse il caso, il consiglio è quello di parlarne con uno psicologo, per chiarirsi le idee prima di compiere scelte importanti.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PER FORTUNA IL TG5…

Per fortuna il TG5 mi ha messo al corrente della vostra esistenza, finalmente qualcuno a cui posso chiedere un parere, non mi sembra vero!!! Sono timida da sempre, ho sempre subìto il mio carattere reputandolo il mio peggior difetto e ho passato un’adolescenza da incubo. Una volta terminata la scuola, mi sono inserita piuttosto facilmente nel mondo del lavoro. Non avendo avuto particolari difficoltà ad ambientarmi, pensavo di aver “superato” in qualche modo questo lato del mio carattere… invece no. Il mio problema fondamentale sono sempre state le relazioni con i ragazzi. Ho sempre avuto confronti “forti” con loro: da piccola essendo un “brutto anatroccolo” mi prendevano spesso in giro, poi invece quando sono cresciuta (e fisicamente migliorata) mi sono trovata spesso a dare “due di picche”… così mi sono creata una sorta di barriera per respingerli sempre e comunque, una specie di scudo ultra protettivo. Oggi posso contare gli amici (anzi amiche) sulle dita di una mano e sebbene abbia quasi 30 anni, non sono mai stata fidanzata… tanto per esser chiari la mia sola esperienza “pratica” è stata un bacio quasi “rubato” da un ragazzo che non mi piaceva poi più di tanto… La scorsa estate ho conosciuto un ragazzo via web, l’ho incontrato e lo sto frequentando tutt’ora (sempre a livello “reale”, non ci sentiamo più via web, quasi non ricordo nemmeno di averlo conosciuto così). Mi piace moltissimo (credo di essermi proprio innamorata) ma quando sono con lui mi blocco. Discuto, faccio battute, chiacchero tranquillamente come una persona normalissima… solo che poi basta che mi metta una mano sul braccio e mi agito, non capisco più nulla, arrossisco, mi viene caldo, non riesco a “gestire” l’emozione… e la cosa strana è che io non vedo l’ora che lui si faccia avanti, solo che mi rendo conto che non riesco a farglielo capire! Ho sempre avuto bisogno di “tempo” per prendere confidenza con le persone e devo dire che lui me ne sta lasciando parecchio… solo che ormai sono più di 6 mesi che ci vediamo e temo che potrebbe stancarsi e rivolgere lo sguardo altrove senza nemmeno farsi avanti… Ho cercato di fargli capire qualcosa, ma è più forte di me, ad un certo punto mi tiro indietro, è come se avessi vergogna di mostrare i miei sentimenti… e ho paura, una paura folle che mi paralizza completamente… Sono davvero in ansia, sono un pò di sere che mi addormento piangendo a dirotto proprio perchè non so come affrontare questo problema… Secondo voi cosa posso fare per cercare di superare tutti questi timori e lasciarmi andare come vorrei veramente? Spero mi risponderete, ho davvero bisogno di un consiglio… grazie mille!

Gentilissima,

Sicuramente molti ragazzi leggendo questa sua lettera penseranno che il mondo è ben strano… Infatti qui non è lei che deve prendere il coraggio a due mani e dichiararsi a qualcuno, ma dovrebbe solamente… Non fare nulla, assolutamente nulla e lasciare che tutto accada nel modo più naturale possibile. Se non ce la fa ad esprimere ciò che prova, cerchi una scusa per stargli vicino in un luogo poco luminoso (es. finga di avere una leggera emicrania, un giramento di testa, per cui gli chieda semplicemente un braccio oppure, da seduta, si appoggi alla sua spalla, poi chiuda gli occhi (del resto ha l’emicrania!) e si lasci andare, senza dire nulla. Vediamo cosa succede. Nella speranza che non sia timido anche lui 🙂 Ci faccia sapere!

Dr. Walter La Gatta

 

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SOFFRO DI TIMIDEZZA DA SEMPRE

Sono una ragazza di 21 anni. Soffro di timidezza da sempre. Anzi il problema è peggiorato col passare del tempo, dalle elementari fino all’ università. Ho sempre desiderato essere accolta dagli altri, invece col mio comportamento servizievole ho ottenuto solo l’ effetto opposto, ci si approfittava della mia gentilezza e disponibilità. Adesso quando incontro persone nuove mi chiedo sempre se hanno dei secondi fini con me, se sono sincere. Temo che scoprendo il mio pessimo carattere finiscano per approfittarsene, come tutti.
Tuttora non ho molti amici, non esco spesso. Un pò perchè lo evito, non gradisco le persone con cui mi propongono di uscire, un po’ perchè ho paura di non trovarmi bene qualunque cosa accada. Forse sono troppo poco tollerante verso gli altri, tendo a giudicarli quasi subito. Mi basta una loro battuta, il modo in cui la dicono per fameli piacere o meno.
In passato mi buttavo, andavo alle feste dove sapevo avrei incontrato persone nuove. Tutto questo solo nella speranza di migliorare le cose. Invece ho collezionato solo insucessi, non riuscivo e non riesco a stare bene in comitiva. Forse non sono così cattiva in realtà perchè ho tanti interessi, passioni, che però non riesco a comunicare. Ho sempre l’ impressione che gli altri siano 100 volte migliori di me in tutto. Non so mai cosa dire o fare, ho paura di fare la figura della scema.
Tendo anche ad addossarmi la colpa di tutto quello che accade, quando sono in compagnia non sono mai lucida, sbaglio cose semplicissime e mi demoralizzo.
Ho delle amiche con le quali mi confido, ma mai fino in fondo, ho serie difficoltà a comunicare i miei sentimenti e le mie vere opinioni anche con loro. In generale sono io quella che ascolta i problemi degli altri e non il contrario. Questo mi fa soffrire, perchè così potrei apparire coma una senza pensieri che non ha niente di meglio da fare che ascoltare l’amica al telefono che si lamenta del suo nuovo ragazzo.
Eppure mi sforzo, un tempo di più, di essere più socievole. Mi sto rassegando.
Vorrei essere più sicura, positiva, decisa e aperta, invece vivo in una perenne insicurezza, frustrazione e solitudine.

Grazie.

Gentilissima,

La prima e più importante cosa da dire è che non si può cambiare il carattere come se fosse un vestito nuovo e dunque lei dovrebbe anzitutto imparare a stare bene con se stessa. Non le piace uscire con gente superficiale? Bene, non esca, ma dopo cerchi di non colpevolizzarsi perché non l’ha fatto,o perché non è abbastanza socievole, o per altre ragioni. Ci sono persone che stanno bene con tutti, che non danno importanza a ciò che viene detto, ma al fatto di stare insieme, di divertirsi, di trascorrere del tempo in compagnia. Non è chiaramente il suo caso: lei è una persona introversa, ovvero una persona che riflette molto su se stessa: è attenta, osservatrice, pesa le parole, non affronta discorsi futili, non ride a sproposito, desidera legami profondi, piuttosto che rapporti superficiali. La soluzione è nel cercare di frequentare delle persone simili a lei, attraverso attività o hobbies che mettano in risalto le particolarità di questo tipo di carattere.
Se invece tutto questo non le piacesse, c’è un’altra possibilità: imporsi di diventare estroversa. Si tratta di imparare a recitare un ruolo, che col tempo le verrà sempre più naturale, ma nel quale, sia chiaro, lei non si sentirà mai veramente se stessa. (Chi le dice che persone così socievoli e estroverse che lei tanto ammira, non abbiano già fatto questa scelta?). Se è questa la strada che ritiene più utile percorrere (ed in alcuni casi può essere in effetti un’ottima soluzione), occorre cominciare a prendersi dei modelli di riferimento e copiare i loro atteggiamenti, per poi cercare di personalizzarli e adattarli, per quanto è possibile, alla propria personalità.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta


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HELP ME

salve mi chiamo Marco ed ho 30 anni è da poco che sono venuto a conoscenza della vostra clinica. Ho un problema, ho poca autostima odio stare al centro dell’attenzione soprattutto a livello lavorativo e quando vengo interpellato su questioni di lavoro arrossisco e non riesco a parlare davanti a tanta gente. E’ difficile superare questo problema? esistono tecniche per superlarlo? Devo dire che con i miei amici non ho questi problemi, mi imbarazzo soprattutto quando devo parlare di me stesso, delle mie idee e delle mie opinioni, ho paura di essere giudicato….help me 🙂

Gentilissimo,

E’ solo una questione di abitudine, Marco. Per imparare a sentirsi più a suo agio dovrebbe cercare di abituarsi a parlare in pubblico, iniziando con piccole prestazioni, ovvero dicendo poche cose, di fronte a poche persone, per poi aumentare progressivamente. Solo con la pratica e con l’esperienza riuscirà a desensibilizzarsi al problema. Un altro consiglio è quello di cercare di essere sempre sicuro di quello che dice: non citi numeri o date a caso, non esageri le esperienze o i racconti per renderli più interessanti per gli altri, parli solo quando è il suo turno e si concentri su quello che sta dicendo, anziché su quello che sta provando.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

COMBATTE LA TIMIDEZZA DA QUANDO E’ NATO

Sono un ragazzo di 30 anni che combatte con la timidezza da quando è nato.penso di avere tutti i sintomi della timidezza che mi porta in certe occasioni ad avere paura di fare brutte figure, di aprire bocca in pubblico, di relazionare con il prossimo, e quindi in certe occasioni se costretto,arrossisco, aumenta la sudorazione e posso anche avere leggere crisi di panico tipo nodo alla gola, ansia etc.etc,
comunque faccio una vita normale, il mio lavoro mi porta ad avere continui contatti con la gente pertanto con granparte riesco ad avere una relazione discreta, ma non mi sento sempre a mio agio e non mi esprimo come posso fare in tranquillità e in conseguenza mi sento goffo e limitato.
vorrei superare questi stati in quanto ultimamente mi sta pesando questa situazione perchè credo di non riuscire a crescere mentalmente, in quanto una persona di una certa età, come la mia, avrebbe già dovuto superare la timidezza, o almeno così credevo prima.
penso che sia legato anche a come una persona crede nel suo “io”, forse una buona dose di autostima potrebbe farmi superare questi inconvenienti, ma mi documento frequentemente e ho letto vari libri o articoli, ma poi non riesco a mettere in pratica con naturalezza tutte le “dritte” .
molti mi dicono che fa parte del mio carattere e che è nel mio dna, non posso farci niente, ma io così non vivo felice, e vorrei migliorare e cercare di risolvere definitivamente il problema.
faccio comunque una vita abbastanza sana, dall’alimentazione allo sport, al riposo giornaliero, alla vita di coppia etc.etc.
penso a volte di rivolgermi ad un medico, ma poi tralascio in quanto il problema si presenta solo in determinati momenti della giornata ma poi vivo abbastanza serenamente e cerco di dimenticare..
confido in una Vostra risposta.
RC

Gentile RC,

La felicità, o anche la condizione mentale nirvanica di assenza di dolore e di dispiacere, sono esperienze che tutti noi facciamo nella vita, ma solo in modo occasionale e discontinuo. Non esiste una persona che possa dire di non essersi mai sentita qualche volta a disagio: con gli altri, con se stessa, in particolari gruppi, in particolari circostanze. L’errore sta dunque nell’attendersi che questo stato ottimale della mente possa effettivamente essere raggiunto in modo permanente. Se questa è l’attesa, è ovvio che spesso, o talvolta, ci si sentirà delusi della propria performance e della propria vita. In realtà i dati di buon senso, oltre che i riscontri scientifici sull’argomento, ci dimostrano che è impossibile scrollarsi completamente di dosso la timidezza e che, tutto sommato, non è neanche utile farlo, perché un pizzico di timidezza migliora sicuramente la nostra preparazione, la nostra sensibilità, la nostra capacità di introspezione e l’empatia verso gli altri.
Si goda dunque il suo equilibrio, fatto di piccole e grandi cose e non perda fiducia nella sua vita se ogni tanto questo equilibrio vacilla: se questo non succedesse, non avrebbe nemmeno la cognizione di cosa sia, in effetti, l’equilibrio…
Cari saluti e avanti così 😉

Dr. Giuliana Proietti

Terapie Online Dr. Giuliana ProiettiDr. Giuliana Proietti
TERAPIE ONLINE
Individuali e di Coppia
Costo: 60 euro a seduta / Durata 1 ora / Frequenza: da concordare

STRANA, DIFFIDENTE E SOLITARIA

Buongiorno,
premetto che è la prima volta che cerco un aiuto esterno per il mio “problema” se così vogliamo chiamarlo. Il più delle volte ho tenuto dentro di me il tutto senza farne mai parola, mentre altre volte ho provato a confidarmi con delle amiche.
E già qui entriamo nel primo problema: non ho molti amici, le persone che conosco mi ritengono strana, diffidente e solitaria, una che si isola sempre e non vuole stare con gli altri. So di esserlo, sono consapevole di non amare particolarmente la compagnia troppo “affollata”, ma allo stesso tempo vorrei avere più persone che mi amano, più persone che credono in me e soprattutto vorrei essere più brillante, estroversa e capace di cogliere l’attimo.
Sono ormai abituata alla solitudine, so stare da sola e la cosa non mi spaventa; tutto sommato spesso mi sento ridicola a stare in pubblico sola, mentre vedo gli altri sempre in compagnia. Anche se non ne fanno parola, sento che gli altri mi evitano e non amano stare con me; non è solo un’impressione, mi creda. So riconoscere gli atteggiamenti di distacco, quando questi mi vengono rivolti. La prova è il fatto che, tempo fa, sentivo un’insofferenza da parte di un’amica che conoscevo da circa 15 anni e che dopo qualche mese in effetti mi ha lasciata sola.
Diciamo che ormai convivo con la solitudine; non ho fratelli nè sorelle, mio padre non vive in casa e sono abituata a non essere particolarmente amata dagli esterni.
Penso che questo disinteresse da parte degli altri sia dovuto al mio atteggiamento freddo e distaccato, che esprime la totale insicurezza e paura di non piacere alle persone: ne ho sempre fatto una malattia, fin da piccola; ricordo ancora la solitudine di quando ero all’asilo e non ero in grado di farmi degli amici. E mi sono portata dietro questa cosa per molti anni.
Ogni volta che ci sono persone che non conosco, che sia a scuola o magari ad una festa (anche se la maggior parte delle volte tendo ad evitare quest’ultime, proprio per la troppa timidezza nel conoscere gli altri e nel farmi vedere divertita da quelli che conosco), tendo a restare in silenzio, non sapendo di che parlare e avendo paura di incappare nella banalità. Forse questo è dovuto ai troppi fallimenti con le persone; già dalle elementari, fino alle medie e poi alle superiori, non sono mai riuscita a crearmi molti amici, mentre gli altri mi deridevano.
Come ho già detto, ho fatto una malattia di questa situazione.
Ultimamente ho cercato di abbattere i numerosi muri che mi bloccavano e sono riuscita a mostrarmi più estroversa davanti agli altri; a volte ci riesco, e forse gli altri mi ritengono una di loro, ma non sanno che dentro di me è tutta una maschera: dentro muoio dalla paura di sbagliare, di dire qualcosa di sbagliato o semplicemente di fallire. Muoio dalla paura degli altri in sostanza; ho paura del loro giudizio e ho paura di cosa possano pensare di me. A volte penso che questo sia dovuto alle esperienze precedenti, anche al fatto che non ho avuto una vita facile rispetto a molti che mi circondano (pochi anni fa ho rischiato l’esaurimento nervoso a causa della compagna di mio padre che mi ha reso la vita un inferno), ma spesso penso di essere “fatta male”, nel senso che credo di essere troppo razionale e pensare troppo alle conseguenze.
Nonostante tutto, so di essere diversa. Vedo come gli altri trovino facile parlare fra di loro, mente per me è un problema ogni parola, detta o molte volte non detta. E cerco comunque di mettere una maschera che mostri la mia sicurezza, mentre dentro mi sciolgo nell’insicurezza più totale.
Come ho già detto, il fatto di essere sola ormai convive con me. Ma ultimamente c’è un fatto che mi turba più del resto. Non ho mai avuto una relazione sentimentale con nessun uomo, non sono mai riuscita a farmi piacere da nessuno. Ho avuto amici maschi (pochissimi) e spesso ho paura di averne. Trovo molta difficoltà a socializzare con persone dell’altro sesso, e non riesco a capire perchè. Perchè nessuno mi si avvicina? Le mie amiche dicono che non sono una brutta ragazza, ma mi faccio un problema enorme del mio aspetto fisico; sono un po’ sovrappeso, il che mi ha portato a seguire una dieta rigidissima e ad iscrivermi in palestra e in un centro estetico che fa trattamenti dimagranti. Penso sempre che gli altri mi vedano solo per il mio aspetto e che mi prendano in giro per questo. Mi sento sempre più brutta e insicura degli altri, ma non riesco a capire perchè e questo mi logora. La cosa che mi dà più fastidio, però è proprio il fatto di non essere riuscita a farmi piacere dagli uomini. Perchè nessuno si cura di me? E sono consapevole del fatto che non è solo l’aspetto fisico, perchè anche quando avrò finito questi trattamenti, so che non avrò mai quella sicurezza di me stessa che invidio negli altri. A volte penso che non sono riuscita a legarmi con nessun uomo per i precedenti, ovvero mio padre che ha abbandonato mia madre quando io avevo qualche mese e gli ho sempre portato rancore per questo. Nonostante lui venisse sempre a trovarmi, non ho mai avuto una figura paterna fissa vicino a mia madre e ultimamente mi viene in mente che il motivo dei miei pochi legami con gli uomini sia proprio questo. Ho meditato sul famoso complesso di Edipo. Può essere che io non l’abbia mai avuto? Ricordo che a circa due anni mi “infatuai” di un amico di famiglia che aveva circa l’età di mio padre; forse ho spostato il mio complesso di Edipo sulla figura paterna più “sicura” rispetto a quella di mio padre? E’ l’unica ragione che mi viene in mente. Molte volte mi sono invaghita di ragazzi che però non mi hanno trovata “alla loro altezza” e spesso mi chiedo perchè e come devo fare per farmi piacere dagli altri.
La ringrazio in anticipo per il suo tempo e spero riuscirà a rispondermi al più presto. Grazie molte. F.

Gentile F.

La prima impressione che si ricava leggendo la sua lettera è che lei sia forse troppo centrata su se stessa. La stessa espressione “farmi piacere dagli altri” risulta un po’ ambigua, nel senso che potrebbe dare l’impressione che siano piuttosto “gli altri” a non piacere a lei… Li trova del resto, per sua ammissione, superficiali, noiosi, poco divertenti. Quello che è importante capire è che non tutti siamo uguali: alcuni sono estroversi, portati per la compagnia e per le grasse risate, mentre altri sono più riflessivi, hanno imparato a stare bene con se stessi e con i loro pensieri, non amano la moltitudine e cercano semmai delle compagnie “speciali”, perché non si contentano di compagnie che non li divertono e non li stimolano. E non amano mentire a se stessi, come nel suo caso.
Vede dunque che è fondamentalmente una questione di scelte: se le aspettative e le esigenze della persona sono molto (troppo?) elevate, è chiaro che nessuna compagnia sarà sufficientemente piacevole per starci insieme. Le soluzioni al problema sono due: o lei impara ad essere meno esigente, verso gli altri e verso se stessa e impara a lasciarsi andare, a contentarsi del poco che la sua vita sociale le offre, oppure si dovrebbe cercare delle compagnie più selezionate, che le somiglino nel modo di fare e di pensare, con le quali condividere la propria scelta di solitudine, di fuga dalla pazza folla. Per quanto sembri più sensata la seconda alternativa, la prima è sicuramente di più facile attuazione.
Non perda dunque il suo tempo in elucubrazioni psicologiche che non la portano da nessuna parte e si concentri piuttosto sull’unica cosa che può fare per se stessa: cercare ragioni di divertimento e di piacere anche là dove non si aspetterebbe di trovarne. Si incuriosisca degli altri, provi a cercare lei per prima la loro compagnia. Sorrida, saluti ogni giorno qualche nuova persona, chieda dei numeri di telefono o degli indirizzi per la chat, si iscriva a qualche corso dove potrebbe incontrare persone che condividono i suoi stessi interessi.
Se tutto questo le sembrerà impossibile o irrealistico, una spiegazione c’è: lei, in fondo, sta bene come sta e non desidera modificare in alcun modo la sua vita. Nessuno, del resto la obbliga a farlo e l’unica persona che potrebbe beneficiare dei suoi sforzi di cambiamento è solo lei. Dunque, a lei la palla.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

PARLARE IN PUBBLICO

soffro di una timidezza patologica che credo possa essere classificata come fobia sociale. ho cercato aiuto prima nella psicoterapia cognitico-comportamentale e in seguito nella psicofarmacologia, senza ottenre alcun miglioramento, ma il motivo di questa lettera è un’altro: alcuni anni fa dovetti parlare in pubblico, e la conseguenza fu una delle esperienza più umilianti di tutta la mia vita: cominciai a tremare fuori controllo e a balbettare di fronte ad una platea ammutolita. adesso mi si è ripresentata la necessità di una nuova “prova pubblica” del tutto simile alla precedente, che mi aspetta per circa metà marzo. la domanda è: come posso affrontarla senza andare incontro ad un’altra disfatta, visto che l’unico precedente di tale esperienza è ancora vivo in me, perseguitandomi ogni giorno col suo ricordo?

grazie

Gentilissimo,

Quanto alla prima parte della sua mail la risposta è che le cure devono essere personalizzate: ciò che funziona con altri non è detto che automaticamente funzioni per lei. Se il/la terapeuta scelto e/o le sue terapie non erano adatte a lei, questo non significa automaticamente che lei con la psicoterapia abbia chiuso: sarebbe riduttivo e autolesionista.
Quanto al problema specifico che solleva, i suggerimenti sono questi:

1) Imparare dall’errore: analizzi con precisione in che cosa ha sbagliato la volta scorsa. E’ arrivato troppo tardi ? Troppo in affanno? Non si era preparato a sufficienza? Non si sentiva a suo agio per come era vestito? Non si era fatto una scaletta? Ecc.
2) Una volta eseguito il passaggio precedente, cerchi di ottimizzare, questa volta, tutte le situazioni che le hanno creato disagio.
3) Superati i due passaggi precedenti si imponga di non pensare più a quella esperienza e la archivi definitivamente nella memoria. Cerchi di combattere i pensieri che scattano in automatico con specifici pensieri predisposti, che devono scattare con la stessa velocità ed efficacia di quelli distruttivi (es. rievocare un momento felice, un successo, un riconoscimento)
4) Si ricordi che legge fondamentale della comunicazione è che il contenuto del discorso conta assai meno del “come viene detto”. Si concentri dunque sul tono della voce, sull’atteggiamento, sul sorriso; si prepari qualche battuta spiritosa che disponga in senso favorevole il suo uditorio.
5) Faccia particolare attenzione all’inizio e alla fine del discorso: questi sono i due passaggi che più vengono ricordati. Dunque concentri tutte le energie in queste due fasi e si rilassi durante l’esposizione del corpo centrale del discorso.
6) Dorma almeno 8 ore (e magari qualcosina in più) prima dell’evento
7) Si prefiguri l’evento in forma positiva, dicendo a se stesso che, comunque vada, si tratta di una bella esperienza, che non capita a tutti e dunque vale la pena di viverla intensamente, possibilmente divertendosi.
Cordiali saluti.

Dr. Walter La Gatta

Terapie online Clinica della Timidezza

DISTURBI D’ANSIA

Scrivo in merito ad alcuni disturbi d’ansia che purtroppo sono diventati insostenibili e si sono trasformati in vera fobia. I miei disagi maggiori sono questi:
Eccessiva timidezza, paura di essere al centro dell’attenzione, paura di parlare in pubblico o comunque di imporre un mio pensiero ecc.
Questo si è aggravato da quando il tutto si è trasformato in fobia (paura di arrossire o sudare in viso).
Le conseguenze:
Costante ansia anticipatoria nei momenti di contatto con altre persone (a lavoro praticamente tutti i giorni per 8 ore), agitazione, difficoltà nel relazionarmi, rinunce nella vita privata.
Avete qualche consiglio?
Ho 27 anni
La ringrazio anticipatamente.

Andrea

Gentile Andrea,

L’ansia anticipatoria nei momenti di contatto con le altre persone è preceduta e prodotta da una serie di pensieri. Se questi pensieri riescono ad incidere così pesantemente sul suo comportamento, questo significa che lei è una persona facilmente influenzabile. Detto questo, poiché nulla lei può fare sull’ambiente esterno, per cercare di migliorare le condizioni della sua performance, deve lavorare intensamente sul suo pensiero, in modo da sapersi influenzare con la stessa forza di sempre, ma questa volta in modo positivo (es. saranno tutti simpatici verso di me, mi troverò a mio agio, sento di sapere il fatto mio, riuscirò ad esprimere le mie idee, mi sentirò bene con me stesso ecc.)
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

TRICOTILLOMANIA

Mia figlia, 9 anni, soffre di tricotillomania. Il disturbo è stato diagnosticato 1 anno fa dopo le numerose visite e analisi comportamentali. Si manifesta nello strapparsi le ciglia nei momenti in cui si trova sola, durante l’orario scolastico o a casa, ansiosa di essere interrogata oppure annoiata. Dal novembre del 2009 è seguita dalla psigologa presso AUSL di residenza e fino ad ora non ci sono rivelati dei miglioramenti.
Giulia è figlia unica, vivace ed intelligente, frequenta la 4° elementare, non ha mai avuto alcun problema a scuola anche se non dimostra una grande voglia di studire e preferisce giocare con i videogiochi. Da mamma ho provato in tutti i modi di convincerla inutilmente a non farlo. Non funziona ne con i rimproveri ne con le promesse. Arrivata a questo punto non saprei più cosa fare. Mi rendo conto della scarsità delle informazioni fornite e l’importanza di tutti i minimi dettagli necessari per avere la maggiore chiarezza. Spero tanto nel vostro consiglio.
Grazie!

Irina

Gentile Irina,

Questo comportamento, per chi lo mette in atto, ha una valenza di auto-terapia, perché riesce in qualche modo a placare l’ansia. Come prima cosa dunque bisogna arrivare all’origine del problema: capire da cosa nasce l’ansia e come si può tenere sotto controllo. In un secondo momento si cercherà di agire sul sintomo specifico. I risultati non possono essere immediati, però vanno valutati con attenzione. Cosa significa per lei che “non vi sono stati miglioramenti” a seguito della psicoterapia? Se non si è ancora arrivati alla soluzione del problema (ma comunque qualche cambiamento, per quanto piccolo, vi è stato), è importante continuare, perché in 3-4 mesi di psicoterapia non si può sempre risolvere un disturbo che dura da anni. Se invece non vi è stato, letteralmente, nessun miglioramento, neanche minuscolo, non vi è dubbio che qualcosa va cambiato, perché 3-4- mesi sono un periodo sufficiente per produrre qualche piccolo progresso nella soluzione del problema. (Intendo dire 3-4 mesi con un appuntamento una volta alla settimana, della durata di un’ora. Spesso nel servizio pubblico 3-4 mesi di psicoterapia corrisponde a 1-2 incontri…)
Cordiali saluti e auguri,

Dr. Walter La Gatta

TIC NERVOSO

Il mio compagno, fin da piccolo, soffre di tic nervosi, che si accentuano nei momenti di forte emotività, ma che comunque sono sempre presenti nella vita quotidiana. Chiaramente oltre ad essere un problema per l’interessato diventa limitante anche per chi gli sta vicino.
Vorrei conoscere se trattate questa problematica.
E’ possibile intervenire in qualche modo? Ci sono delle terapie valide ?
Grazie.

Gentilissima,

Questo è un argomento molto delicato, perché non si può generalizzare: ogni caso è un caso a sé e merita di essere studiato singolarmente. E’ importante infatti comprendere quando è insorto il sintomo, come si manifesta, in quali condizioni la persona riesce a controllarlo, in quali no, quali sono i disagi che comporta, come questi vengono vissuti, quali interventi, medici e psicologici sono stati tentati in precedenza e quali, di questi, hanno avuto qualche effetto positivo. Inoltre: quale è il tono dell’umore del paziente, quanto questi sintomi influenzano la sua qualità della vita (lavoro, affetti, amicizie ecc.).
Qualsiasi altra risposta in merito ad un caso che non si conosce sarebbe, a mio parere, superficiale e soprattutto inutile.
Cordialmente,
Dr. Walter La Gatta

GIU’ DI MORALE

Ultimamente sono molto giù di morale, dovrei essere contento per aver trovato un lavoro ma ho paura di sbagliare e ciò mi provoca ansia con le donne durante le prestazioni sessuali, cosa posso fare?

Gentilissimo,

Non sempre l’ansia è provocata da situazioni negative: come nel suo caso, lo stato ansioso può derivare dal raggiungimento di un obiettivo. Aver trovato il lavoro la porta a dover imparare nuove cose, a conoscere nuove persone, a cambiare le sue abitudini, i suoi orari, i suoi obiettivi ecc. Questi “effetti collaterali” dell’aver trovato il lavoro indubbiamente mettono in crisi il suo equilibrio precedente e dunque le creano ansia.
Inoltre, lei si tormenta con il pensiero “dovrei essere contento e invece non lo sono” : per questo si sente giù di morale, le sue prestazioni sessuali ne risentono, ecc….
Il consiglio è quello di non obbligarsi né a sentirsi contento, né a sentirsi scontento: lei ha trovato un lavoro, e questo è un fatto. Se deve esserne contento o scontento invece non è un fatto, è solo un’opinione su un fatto. Perché perdere tante energie nel chiedersi “ma perché non sono contento, quando invece potrei esserlo”?
Si concentri piuttosto nel lavoro, cerchi di fare bene, senza la necessità di eccellere, e se dovesse sbagliare, non cada in depressione: piuttosto impari da quell’errore. La prossima volta andrà meglio.
Con questo tipo di atteggiamento mentale anche le sue prestazioni sessuali, piano piano, miglioreranno.
Cordialmente,
Dr. Giuliana Proietti

LA MIA BAMBINA SI VERGOGNA

Sono una mamma molto preoccupata per la mia bambina di 9 anni,e molto timida cammina con la testa bassa,se qualcuno la guarda lei e molto imparazzata,anche a scuola dice la maestra che quando viene interrogata non risponde anche se ha studiato perchè si vergogna ddei compagni….come posso mi fa tanta tenerezza…..

Gentilissima,

In genere quando i bambini sono molto timidi, è possibile che anche i genitori lo siano, o lo siano stati. Questo non significa che la timidezza sia solo ereditaria, perché ovviamente contano molto anche le condizioni in cui si viene cresciuti e si fanno le prime esperienze. Il consiglio è anzitutto quello di evitare di parlare della bambina come di una persona “timida” o che “si vergogna”: queste parole dovrebbero essere abolite dal vostro lessico familiare, perché potrebbero essere altamente condizionanti e, in un certo senso, funzionare come una profezia che si autoavvera. Mi spiego meglio: se tutti dicono alla bambina che è timida, il problema non farà che ingigantirsi.Inoltre, se lei sente di essere molto preoccupata nei suoi riguardi, è possibile che inavvertitamente (ed inconsapevolmente) lei possa lanciare questi segnali di preoccupazione, che contribuiscono a far sentire la bambina sotto pressione. Meglio dunque cercare un atteggiamento più disinvolto nei confronti della bambina: non farle pesare assolutamente il suo comportamento a scuola, scherzarci su, dicendo che passerà, che anche lei da piccola ha avuto delle difficoltà, ma che poi ha saputo superarle e non le è successo nulla di grave. La aiuti nella socializzazione, la incoraggi, la sostenga, la premi ogni volta che riesce in una cosa “difficile”. Eviti di portarla dallo psicologo, come molti insegnanti potrebbero consigliarle, a mio parere sbagliando: piuttosto, vada lei a fare qualche seduta dallo psicologo, per avere suggerimenti su come migliorare il suo stato ansioso e come aiutare la bambina a sentirsi sempre più a suo agio nei rapporti sociali. Lo psicologo infatti non si deve consultare solo per i casi “patologici”: sempre più spesso la psicologia si occupa di “benessere” delle persone e, parola grossa, “felicità”.
Cari saluti,
Dr. Giuliana Proietti

QUANDO LA VOCE TREMA E NON SI TROVANO LE PAROLE

Il mio problema è apparso circa 12 anni fa, quando per forze maggiori dovetti lasciare la mia città e cambiare lavoro.
Il mio problema è questo:ogni volta che mi trovo a parlare con persone diciamo estranei mi sento una agitazione dentro e nello stesso tempo non riesco a trovare le parole giuste per poter continuare il mio discorso. Sono bloccata. Mi sento molto emozionata e confusa e alcune volte la mia voce sento che trema e mi capita di dire delle parole sbagliate.
E’ possibile che io non riesca più a parlare in pubblico? Da cosa dipende questo disturbo.Cosa posso fare? nella mia piccola esperienza cerco di leggere tanto ogni sera, in modo da tenere il mio cervello sempre allenato, ma devo essere sincera non trovo miglioramenti.

Aspetto consigli e suggerimenti in merito.

Grazie e saluto cordialmente

Gentilissima,

Leggere molto è in effetti un ottimo modo per tenere in esercizio il cervello e mantenersi informati. Se non ci fossero queste due condizioni di base, sarebbe ben difficile trovare sia gli argomenti di conversazione, sia le parole giuste per esprimerli. Questo però non basta, ovviamente. Quello che a lei manca non è la preparazione, ma la sufficiente calma e sicurezza di sé per esprimersi come vorrebbe in situazioni di stress. Ci sono vari modi per migliorare la prestazione.
Ad esempio 1) Cercare di ridurre lo stress che la assale in alcune situazioni 2) Tentare una terapia di rilassamento per gestire al meglio le emozioni 3) Desensibilizzarsi nei confronti del public speaking, lavorando sul linguaggio del corpo, sull’emissione vocale, sulla graduale esposizione alle situazioni ansiogene.
La cosa migliore da fare sarebbe una psicoterapia, ma nel caso non potesse, potrebbe provare a leggere intanto qualche libro di auto-aiuto, che le potrebbe dare qualche suggerimento e qualche spunto di riflessione.
Cari saluti.

Dr. Giuliana Proietti

ESPRIMERE L’AMORE

Sono una ragazza di 29 anni,sposata e con un bambino di 2 anni e 8 mesi.Da qualche tempo,mio marito mi rimprovera di non aver capito che lui si stava allontanando ed io non me ne sono accorta.Di conseguenza,ne è nata una forte rottura e mi ha detto di non amarmi più.Vorei sapere come fare per esprimergli il mio amore,visto che non ci sono mai riuscita per timidezza.

Gentilissima,

Francamente mi rimane difficile pensare che, per timidezza, lei non sia ancora riuscita ad esprimere a suo marito tutto il suo amore, visto che ormai dovrebbe conoscerlo bene, avendo avuto con lui un bambino che ha quasi tre anni… Mi sembra però di leggere fra le righe che probabilmente quello cui lei allude non è tanto il dire “ti amo”, o il fargli le coccole: è molto probabile che lei si riferisca piuttosto alla vita sessuale, la quale, come accade in molte coppie dopo il primo parto, si è forse interrotta (e suo marito si è di conseguenza allontanato).
Se questo fosse il caso, occorrerebbe saperne molte di più per esprimerle un parere. Il consiglio è dunque quello di rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta, che saprà sostenerla e consigliarla nel modo più opportuno per favorire un riavvicinamento. Anche una terapia di coppia, che coinvolga suo marito, oltre che lei, potrebbe essere molto utile.
Cordialmente,

Dr. Giuliana Proietti

Clinica della Timidezza - Terapie onlinePer fare della timidezza un punto di forza.

FACENDO UN’ANALISI…

Facendo un’analisi della mia vita e della mia persona credo di aver bisogno di una consulenza approfondita,sinceramente non so se dipende tutto esclusivamente dalla timidezza ma lavorare su quello potrebbe essere un aiuto a superare o venire a capo di tutto il resto dei miei problemi?E come si fa a capire il livello per cui si necessita di una consulenza più accurata?Grazie Andreina

Con una psicoterapia breve focalizzata sui sintomi potrà migliorare (anche di molto) i problemi legati alla timidezza, all’ansia e alla scarsa autostima.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

VORREI, VORREI

Vorreì trovare il modo per riuscire ad avere il coraggio di vivermi la mia via al cento per cento, a essere indipendente,a non avere paure di nulla,vorreì imparare a confrontarmi davvero con le persone senza paure timore di essere gidicata male,vorreì affrontare le critiche che ogni volta fanno solo del male,e vorrei riusire a essere serena e felice.

Gentilissima,

Non confonda i problemi di timidezza con uno stato di generale insoddisfazione e infelicità. Anche le persone timide possono essere felici, se imparano a convivere con alcuni aspetti del proprio carattere, facendoli diventare punti di forza. Non è detto infatti che la tipologia di persona che lei descrive sia poi così felice come potrebbe apparire…
La cosa importante è guardare alla luna e non al dito: l’obiettivo deve essere la felicità individuale, non l’azzeramento della propria timidezza. In ogni caso, anche imparando ad essere un po’ più disinvolta, qualche nota di timidezza le farà comunque compagnia e continuerà ad emergere nei momenti in cui lei meno se l’aspetta… Del resto, a chi non capita di essere timido/a in alcune circostanze della vita? Nel nostro sito, cliccando sull’etichetta “Personaggi” troverà che molte persone sono timide, anche se hanno molto successo.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

TROVARE UNA FIDANZATA

Sono un Ragazzo di 27 anni e la seguente descrizione rappresenta in pieno la mia situazione: – In genere riesci a stabilire un rapporto con le donne, ma non senza fatica e con qualche incomprensione. Non ti mette paura affrontarle, ma cerchi con loro un rapporto paritario, del tutto avulso ad ogni forma di seduzione e corteggiamento. Sei in genere considerato un buon amico, anche se spesso polemico e qualche volta un po’ ‘pesante’. Vorresti essere più brillante, ma ti senti un po’ stupido quando provi ad esserlo. Hai sicuramente avuto molte amiche, ma poche fidanzate.
Alcuni amici hanno provato a darmi dei consigli ma non riesco a cogliere l’esenziale, intorno ai 20 anni non pensavo molto al problema perchè mi dicevo che prima o poi, come tutti gli altri, troverò una fidanzata.
Adesso il mio problema mi dà molto da pensare per il semplice motivo che sento il bisogno di una persona al mio fianco. Ringrazio sin d’ora per la vostra consulenza.

Gentilissimo,

Verrebbe da risponderle con le parole del Piccolo Principe: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi. Il sito Clinica della Timidezza è molto ricco di consigli su questo argomento… Provi a sfogliarlo. L’unica cosa che posso aggiungere è che lei dovrebbe anzitutto chiedersi se, per raggiungere i suoi obiettivi, è davvero pronto a mettersi in gioco, a stabilire degli obiettivi, degli sforzi quotidiani, per superare i propri limiti e le proprie incertezze.
Per scalare una montagna infatti, non basta guardare la sua cima e sospirare: occorre partire !
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

 

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QUELLO CHE VI CHIEDO

Quello che vi chiedo è se la timidezza che vi ripromettete di curare è solo la timidezza comunemente intesa oppure se questo termine va interpretato in senso piu ampio. Inoltre vorrei sapere come dove, con che modalità e con che prezzo eventualmente fornireste una consulenza dal vero.

Gentilissimo/a,

Noi non ci ripromettiamo di “curare” la timidezza, perché la timidezza fa parte del carattere della persona e pertanto non può essere curata: può essere solo attenuata, conquistando uno stato di maggiore benessere. Poiché però in alcuni casi la timidezza può essere motivo di grande sofferenza e trasformarsi in fobia sociale, è assolutamente necessario intervenire per cercare di migliorare la condizione di vita della persona che ne soffre. Come? Cercando di cambiare le sue abitudini, il suo modo di leggere la realtà, insegnandogli/le a gestire meglio le proprie emozioni e a rilassarsi completamente per combattere lo stress, incoraggiandolo/a a perseguire degli obiettivi e a migliorare la stima di sé.
Il nostro studio psicologico è ad Ancona e tutti i riferimenti per contattarci sono nel sito.
Grazie per il suo interessamento.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

NON NE POSSO PIU’

Sono un ragazzo di 18 anni e Vi scrivo perchè ho stostanzialmente 2 problemi che mi affliggono da 3 o 4 anni a questa parte e non capisco il perchè.
I problemi sono i seguenti: il primo sono le ragazze con cui, non so il perchè, non riesco a parlare, mi imbarazzo e mi sento inadeguato; il secondo è quello di parlare in un gruppo con 3 o più amici dove praticamente divento muto e non mi calcola nessuno.
Vi ringrazio in anticipo per la risposta e spero che mi sia di aiuto perchè non ne posso veramente più.

Saluti M.

Gentilissimo M.,

La risposta che attendi è probabilmente quella che sai già: per superare questo stato di cose non basta lamentarsene, ma occorre fare qualcosa per migliorarsi. Come? Imparando da quelli che sono più bravi di te nei rapporti sociali: possono essere tuoi amici, ma anche personaggi televisivi, attori nei film, ecc. Copia le battute, copia gli atteggiamenti, risolvi le situazioni nel modo in cui fanno queste persone che ritieni “brave”. All’inizio sarà uno sforzo enorme, ma poi nel tempo riuscirai a personalizzare queste abilità e ti sentirai sempre più spontaneo e sicuro di te.
Le persone più capaci che vedi intorno a te non sono “speciali”, sono solamente più audaci: non temono la sconfitta e, sin da quando erano piccole, cercano di mettere a frutto i loro talenti. Ora non ti resta che recuperare il tempo perduto… Prova e riprova, prova e riprova e, soprattutto, non scoraggiarti mai: con l’esperienza acquisista, andrà meglio la prossima volta!
Ciao e auguri.

Dr. Walter La Gatta

AL LIMITE DELLA SOPPORTAZIONE

È la prima volta che scrivo una lettera di questo genere e questo significa per me che sono arrivato al limite della sopportazione del mio problema. In breve penso di soffrire di depressione da circa quattordici anni, vivo ciclicamente periodi sempre più lunghi di pochissima voglia di “vivere”, faccio fatica alzarmi al mattino, sono sempre stanco e dolorante, mi sento sempre triste e insoddisfatto, evito nel limite del possibile la mia relazione con i miei familiari e parenti, evito del tutto situazioni esterne che potrebbero mettermi in stati di ansia o fobia sociale che mi colpiscono periodicamente, insomma una gran sofferenza quotidiana! … Purtroppo sono consapevole della causa e me ne vergogno perché mi sembra agli occhi degli altri “ridicola”. Ho sempre avuto un rapporto con mio padre molto conflittuale fin da giovane, all’età di ventitré anni ho avuto la possibilità di arruolarmi nell’Arma dei Carabinieri e ho svolto servizio per un anno, dopodiché ho avuto l’occasione di fare firma e procedere in una rafferma di altri quattro anni. Arrivo al dunque: ho chiesto consiglio a mio padre, ricordo perfettamente quel giorno, non mi ha guardato neanche in faccia e ha sussurrato con voce disprezzante un commento sull’idea mia di seguire questa strada nell’Arma anziché studiare e andare all’università … ho firmato la mia domanda di congedo e anche la mia condanna, tutti i giorni penso e mi pento amaramente di averlo fatto, è diventata un’ossessione quotidiana, ho cambiato diversi e svariati lavori (nonostante i vari successi ottenuti in tutti), ho vissuto all’estero per anni cercando di “fuggire” dall’Italia evitando di “vedere” il mondo dell’Arma, sono convinto che quella strada e tipo di carriera fosse il mio destino, ho avuto l’occasione di provarla (cosa per altro che non è facile per ragazzi del nord) e non ho accettato su un consiglio di una persona, mio padre! Vorrei morire, mi reputo una persona intelligente e anche di bell’aspetto, avrei occasione per avere tanti amici e faccio di tutto per nascondere questo stato di malessere, non ho mai avuto una ragazza perché so che non mi sopporterebbe … rimango senza parole, purtroppo devo rassegnarmi e convivere con tutto ciò e soffrire … grazie per l’attenzione buon lavoro.

Gentilissimo,

Lei non è chiaramente contento di se stesso, né della sua vita, ma sarebbe sbagliato cercare a tutti i costi un responsabile della sua situazione attuale. Sicuramente infatti suo padre non le avrà dato questo unico consiglio nella vita e sicuramente ai suoi consigli lei avrà risposto più e più volte di no… Dunque, poiché la firma su quel foglio l’ha messa lei e l’ha messa quando ormai era una persona matura e consapevole, ciò che deve fare è semplicemente assumersene la responsabilità. Guardare al passato e alle occasioni mancate non la condurrà da nessuna parte, così come tentare di fuggire da se stesso, cambiando lavoro o lasciando il suo Paese d’origine. Provi a valutare, magari insieme a qualche esperto di orientamento, le sue potenzialità, le sue risorse, le sue competenze, i suoi punti di forza (così come le sue vulnerabilità, che fanno parte di lei e che non si possono oscurare), cerchi di darsi degli obiettivi e poi si impegni a realizzarli nel lavoro che sceglierà. Quanto al discorso della ragazza, che lei non si cerca perché “è sicuro” che dopo la ragazza non la sopporterebbe… Da che cosa nasce questa sua “sicurezza”? Se nasce da molteplici esperienze ok, se nasce dalla sua fantasia o dal suo pessimismo, questa sua “certezza” e non va tenuta, ovviamente, in minima considerazione…

Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

LA TIMIDEZZA SI SUPERA CON L’ETA’?

Sono stata sempre molto timida e riservata, ma alla mia età (52)  il timore di non essere altezza e di fare brutte figure persiste.Ho sempre paura ad esprimere il mio giudizio sopratutto quando mi trovo di fronte a più persone e nel mio lavoro capita spesso ho paura di fare brutte figure, di sbagliare,e sono letteralmente colta dal panico.Con l’età non si dovrebbero superare questi problemi?Grazie

Gentilissima,

Ha perfettamente ragione: con l’età molte insicurezze si superano,ma ce ne sono molte altre che invece persistono. La cosa importante tuttavia è rendersi conto che ogni giorno è diverso dal precedente ed ogni momento o situazione sono diversi da quelli che li hanno preceduti: noi cambiamo continuamente, a seconda di quello che facciamo, di come ci sentiamo, delle persone che abbiamo intorno…. Può accadere dunque che certi giorni la nostra performance sia migliore, altre volte peggiore, anche se la situazione sociale appare identica. Meglio evitare dunque di appiccicarsi un’etichetta fissa, come lei ha fatto in questa lettera… Dicendo a se stessa che alcune volte ha una gran paura di fare brutte figure mentre altre volte si sente più sicura di sé, non solo potrà darsi un po’ di coraggio, ma sarà molto più vicina alla verità… Infatti, le persone insicure tendono spesso a dimenticare gli episodi positivi o neutri, mentre le situazioni di disagio e le brutte figure vengono da loro amplificate ed esasperate, facendole diventare un pensiero ossessivo ed un tormento. Così facendo però, la realtà viene distorta e la fobia confermata. Provi a tenere un diario delle volte in cui le cose sono andate bene, benissimo o non troppo bene e vedrà che questi momenti di disagio le capitano in realtà molto meno spesso di quanto pensa.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta

POTRO’ MAI ESSERE COME GLI ALTRI?

mi chiamo Simona e ho 24 anni. Non ricordo quando tutto ha avuto inizio. Se ripesco nei meandri della mia memoria so di per certo che da bambina ero un vulcano di emozioni. Sempre pronta a stare al centro dell’attenzione. Poi un giorno qualcosa è cambiato. Man mano che gli anni passavano una vocina dentro di me si insinuava inevitabilmente nella mia testa urlando e proclamando le mie imminenti sconfitte.
Ho iniziato a sistemarmi negli angoli del mondo per non rischiare di trovarmi in situazioni imbarazzanti. Purtroppo le mie emozioni si denotano attraverso il mio corpo. Divento rossa, sudo, tremo anche quando la circostanza non richiede un vero campanello d’allarme. Ci sono state occasioni in cui mi sono sentita a disagio senza capire nemmeno il perchè. Spesso mi capita di sentirmi completamente inadatta in tutto. La cosa buffa è che so perfettamente di nascondere un meraviglioso mondo incontaminato dentro di me. Mi sento speciale, diversa. E a far contrasto a questo vince sempre l’insicurezza, la paura di sentirmi inutile, quasi invisibile. Mi accorgo che più cresco e più tendo a nascondermi da tutto e da tutti.
Ho avuto una relazione di tre anni con un ragazzo decisamente immaturo. In questa mia esperienza ogni forma di sfiducia si è amplificata al massimo livello, forse anche in merito ai costanti sforzi da parte sua di farmi sentire la persona più imbecille del pianeta.
Sono una ragazza carina e piacente. Ho comunque vissuto fino ad oggi con riscontri positivi sulla mia personalità. Piaccio perchè sono così, goffa, timida, impacciata. Probabilmente agli occhi degli altri tutto questo può risultare un pregio, un modo di vedere una ragazza diversa dai soliti standard che ormai ci hanno inculcato nella testa.
Il problema è che per me è diventato un vero incubo. Insistentemente mi domando se sarò mai come gli altri. Quando mi guardo intorno vedo gente parlare, ridere, confrontarsi senza nessun timore. Perchè io non ci riesco?Perchè non posso essere la bambina che ero?
Oltre a questo si è aggiunta anche una difficoltà fisica. Sto perdendo un mucchio di capelli. Mi sento una giovane donna a cui manca qualcosa. Questo mi impedisce di sentirmi all’altezza di un possibile confronto con l’altro sesso. E’ come se partissi già dal presupposto di non poter piacere più a nessuno.
Come posso ritrovare fiducia in me stessa?Terapia?Teatro?Psicoterapia?
Delle volte penso che l’unico modo per evadere dalle mie paure quotidiane sia quello di conoscere il giorno della mia morte. Sapere che un domani non potrei più esserci darebbe libero sfogo alla mia personalità. Per il momento tengo tutto recluso, imprigionato e bloccato dentro di me privandomi forse della sola cosa che un essere umano è destinato a fare: vivere!

Gentile Simona,

Molto bella la sua lettera, che però denota un carattere introverso ed uno stile di pensiero depressivo, tipico di chi trascorre molto tempo a “trastullarsi” con le sue riflessioni ed i suoi ricordi, anche quelli meno piacevoli.  Questo fa pensare che anche l’analisi spietata delle sue goffagini deve, in qualche modo, essere gratificante per lei, forse perché osservarsi, autoanalizzare ogni singolo passaggio della sua vita, sembra darle una competenza in più, una risorsa con la quale tentare di risolvere la situazione che la rende infelice. Purtroppo non è così: sia l’esperienza clinica, sia gli studi e le ricerche sul campo dimostrano che il modo migliore per superare questo genere di timidezza è quello di riflettere poco e, piuttosto, automotivarsi all’acquisizione di competenze relazionali, o social skills, attraverso le quali riuscire a stabilire migliori relazioni con gli altri, per raggiungere degli obiettivi prefissati, a difficoltà crescente. Il teatro è sicuramente una scuola di vita che aiuta moltissimo a migliorare il proprio stile di comunicazione sociale: saper regolare il tono della voce, la postura, lo sguardo ecc. può essere di grande aiuto. Un suggerimento potrebbe essere quello di cercare intorno a sé dei modelli da imitare, magari personalizzandoli con creatività, anche senza essere necessariamente sopra un palcoscenico. La psicoterapia può essere un modo per guidare le sue riflessioni personali verso obiettivi da raggiungere senza permettere che esse si avviluppino e si contorcano sempre di più su se stesse, isolandola di fatto dal mondo. Ultima considerazione, prima di salutarla: “insistentemente” lei si chiede “se potrà mai essere come gli altri”… Ha mai pensato che lei appartiene già alla categoria “gli altri” per gli altri? 😉

Dr. Walter La Gatta

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