Timidezza ed autostima si influenzano reciprocamente
La timidezza è anzitutto una tendenza a provare inibizione, tensione, emozioni spiacevoli o disagio nelle interazioni sociali il che, nelle situazioni più gravi può portare a comportamenti di evitamento sociale.
La timidezza può essere considerata sia uno stato emotivo che un tratto della personalità. Infatti, la timidezza può sopraggiungere in alcuni contesti e non in altri. In questo caso, uno stato di timidezza “situazionale” denota una risposta emotiva e cognitiva ad alcune circostanze sociali specifiche, nuove, temporanee e sentite come minacciose. La timidezza può anche rappresentare però anche un costrutto stabile, uno dei tratti della personalità più diffusi e comuni, se viene avvertita in modo intenso e in diversi contesti.
La timidezza può essere fonte di emozioni o disagio (frequenti sono le emozioni di imbarazzo e paura). Può anche rendere difficile provare emozioni positive quando è fonte un senso di perdita (ad es. “Non ci ho provato, anche se ne ho avuto l’opportunità”). Infine, può influenzare il modo in cui una persona timida viene percepita dall’ambiente (ad es. “Durante un colloquio di lavoro non riesce a mostrare il suo valore”).
Quando la timidezza viene sperimentata a livelli elevati riduce la qualità della vita della persona che la prova. In effetti, uno studio su un gruppo di studenti cinesi mostra che la timidezza è negativamente associata alla soddisfazione della vita.
Ricerche approfondite mostrano che una ridotta autostima è uno dei fattori cruciali associati alla timidezza. L’autostima è un concetto complesso e multidimensionale che si riferisce all’atteggiamento di una persona verso se stessa.
Nella ricerca psicologica, l’autostima è considerata un costrutto composto da due diverse dimensioni:
1) la dimensione della competenza, che esprime il grado in cui gli individui si percepiscono come qualificati e di successo;
2) la dimensione del valore, che denota il grado in cui le persone si sentono valide.
L’autostima può dipendere dai tratti della personalità, da fattori interpersonali come il feedback sociale, l’approvazione o la disapprovazione, le relazioni con i genitori e le altre persone significative, il successo personale o professionale, oltre che dal livello di timidezza.
L’ultima di queste variabili è interessante per almeno due ragioni. In primo luogo, la timidezza si manifesta in un numero considerevole di persone ad un certo punto della loro vita e, in secondo luogo, la timidezza è un fenomeno sociale e, come tale, può influenzare il senso di autostima.
I risultati empirici mostrano che la timidezza è correlata negativamente con l’autostima tra i bambini in età prescolare e scolare, così come tra i ragazzi e gli anziani. In altre parole, le persone timide in genere tendono ad avere una minore percezione dell’autostima e hanno un’autovalutazione inferiore o negativamente irrealistica di se stesse e delle proprie capacità.
Nelle interazioni sociali, la tendenza delle persone timide a evitare gli altri può avere un effetto sul loro senso generale di autostima quando cercano di presentarsi in una luce favorevole; allo stesso modo, la timidezza può avere un impatto sulla loro autostima quando, nello stare insieme agli altri, ci si percepisce indifesi, insicuri e incompetenti. Ecco allora che timidezza e autostima si influenzano reciprocamente.
Occorre mirare all’adozione di strategie di autopromozione. All’inizio queste strategie possono provocare una sorta di dissonanza cognitiva, fra come si sente di essere e come si è deciso di considerarsi, ma nel lungo periodo, questo può portare a cambiamenti sostanziali nelle proprie convinzioni.
Le persone timide devono sforzarsi a cambiare la loro opinione, in particolare sulle convinzioni che hanno di sé, in modo tale da corrispondere al loro nuovo comportamento o alle parole che si sono dette. Imparare a enfatizzare i propri punti di forza attraverso l’autopromozione permette non solo di iniziare a presentarsi in modo più favorevole nelle situazioni della vita importanti (ad esempio, durante un colloquio di lavoro), ma permette anche di vedere il proprio valore in modo più oggettivo e ad apprezzarsi di più.
Ciò potrebbe consentire a una persona timida di cogliere le opportunità in modo più audace e a impegnarsi in nuove relazioni o sfide; portando a una migliore autostima e benessere generale. Ecco perché è importante che i bambini e gli adolescenti timidi siano consapevoli dei propri punti di forza e delle proprie competenze.
Fonte: Bober, A.; Gajewska, E.; Czaprowska, A.; Świątek, A.H.; Szcześniak, M. Impact of Shyness on Self-Esteem: The Mediating Effect of Self-Presentation. Int. J. Environ. Res. Public Health2022, 19, 230. https://doi.org/10.3390/ijerph19010230
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