Non è detto che abitare in campagna sia sempre garanzia di benessere psicologico: negli Stati Uniti un’indagine promossa nel 2004 dall’Amministrazione dei Servizi per l’Abuso e la Salute Mentale ha rilevato un incremento del 269% in dieci anni dell’abuso di analgesici narcotici nelle aree rurali, contro un incremento del 58% nelle grandi aree metropolitane.
Le piccole città presentavano un valore intermedio: 175%, comunque superiore alla media nazionale (155%). A conclusioni analoghe è giunta una ricerca, condotta a Taiwan su oltre 1000 studenti di età compresa tra i 13 e i 15 anni, che ha evidenziato una maggiore presenza di disturbi mentali nelle campagne che in città.
Più problemi del comportamento, maggior uso di tabacco, alcool e altre sostanze, differenze nell’incidenza di ansia e depressione. L’unico disturbo più frequente in città sembra essere la fobia sociale, paura persistente e irresistibile di tutte le situazioni sociali che possono creare imbarazzo.
Fonte: La Repubblica
Da quanto detto sembrerebbe opportuno, per i fobici, trasferirsi in campagna, ma se questo poi induce al consumo di analgesici narcotici, conviene davvero?
Dr. Giuliana Proietti

Psicoterapeuta Sessuologa
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● Co-fondatrice del sito Clinica della Timidezza e dell’attività ad essa collegata, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali.
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