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Consulenza online Walter La Gatta

TERAPIE ONLINE

Buon giorno mi chiamo Giovanni ho letto l’articolo iltimido come deviante e devo dire che mi sono trovato perfettamente in linea con ilmio pensiero sulla timidezza, ho un passato diciamo da ex timido e grazieall’analisi e all’attivita’ di volontariato che svolgo posso dire che i risultatihanno superato le aspettative, e soprattutto mantengo sempre una gran voglia dicrescere e di fare nuove esperienze. La mia domanda è la seguente, da anni conoscouna donna che è molto chiusa, ma anche molto intelligente, con la quale èdifficilissimo comunicare, a volte le conversazioni diventano dei monologhi anche suargomenti non particolarmente personali o intimi. Per cercare di smuoverla e usciredal guscio gli ho raccontato parte della mia esperienza, ma mentre con altre personeè servito a farle aprire e instaurare dei rapporti molto profondi e intimi, con leinon è servito piu’ di tanto, nonostante ci sia una stima reciproca notevole. inconsiderazione del fatto che non considero la timidezza come una malattia, quando micapita di andare sull’argomente evito di parlare della cosa come tale, ma nonostantetenti accuratamente di evitare la psichiatrizzazione della cosa, non riesco a farlalasciare andare. Quello che vorrei sapere è se esistono il modi diversi perapprocciare quelle persone, che forse si sentono malate, o di avere qualcosa che nonva , di piu di quanto il mondo esterno le consideri tale, in modo da stabiliresempre che si sentano sempre alla pari con il loro interlocutore, e non di personabisognosa che viene aiutata?Complimenti per questo splendido sitiCordiali saluti
Giovanni


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Gentilissimo Giovanni,

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Grazie anzitutto per le belle parole che ha riservato al nostro lavoro.
Quanto alla domanda che mi pone, io direi che non bisogna neanche avere paura del silenzio: ci sono persone che parlano molto, perché non hanno difficoltà a farlo, ed altre che parlano poco, ma che per questo sono costrette ad ascoltare molto. E, a volte, ascoltare può essere anche stancante.

In molti casi, quando cade il silenzio nella conversazione, la persona più estroversa si sente nella necessità morale di colmare questi vuoti e di parlare anche per l’altro: in questo modo però l’altro si sente invaso da un mare di parole, che non sempre gradisce.

Credo dunque che l’approccio debba essere più morbido: non avere paura del silenzio, cosa che invoglia anche il più timido ad esprimersi (finché parla l’altro non c’è motivazione a farlo).E’ un segreto che riguarda anche la nostra pratica terapeutica con pazienti particolarmente riottosi a parlare di sé.

Ci provi: vediamo se la cosa riesce a sbloccare anche la sua amica.
Saluti

Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La GattaCOSTO DELLA TERAPIA
cOSTI TERAPIA

Immagine:
Pixabay

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