Il rendimento scolastico degli introversi

Come migliorare il rendimento scolastico degli introversi


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Gli insegnanti cercano spesso il modo di far uscire i bambini troppo tranquilli dal loro guscio, ma fanno bene a comportarsi così? Nuove ricerche mostrano che la scuola potrebbe migliorare il rendimento scolastico degli studenti introversi, sia riducendo la pressione esercitata su di loro, affinché diventino più estroversi, sia dando loro un tempo maggiore per riflettere.

“Chi ha progettato il contesto della classe moderna non ha certo pensato ai ragazzi timidi o silenziosi,”

ha affermato Robert J. Coplan, professore di psicologia ed esperto di timidezza alla Carleton University di Ottawa, Canada. In queste classi, spesso affollate, in cui le capacità dell’allievo vengono misurate dalle interrogazioni orali e dalla loro partecipazione in classe, la classe moderna è, secondo Coplan, il peggior incubo dei bambini più riservati.

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Il concetto lo aveva già affrontato Susan Cain, l’autrice di Quiet: The Power of Introverts in a World That Can’t Stop Talking (Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare). Nel libro l’autrice sostiene che i bambini riservati spesso smettono di impegnarsi nello studio, perché si sentono minacciati emotivamente, in un ambiente di classe in cui l’essere estroversi è considerato la norma.

Dice, infatti, la Cain:

“Troppo spesso si guarda a questi bambini come se fossero inferiori o addirittura patologici, tanto che gli insegnanti si sentono in dovere di trasformare i soggetti introversi in estroversi”.

Eppure, essere riservati non significa essere stupidi… Prendete una tipica interrogazione di classe, in cui l’insegnante pone a raffica delle domande a tutti gli allievi.

Il Prof. Coplan mette in luce un altro aspetto:

“Se l’insegnante chiede una cosa e l’allievo non risponde subito la cosa più comune non è che l’insegnante attenda tranquillamente la risposta, ma che chieda subito a qualcun altro, pensando magari che il bambino non sia così intelligente, o non studi abbastanza”.

la timidezzaLa lentezza nel parlare influisce notevolmente sul rendimento di uno studente, soprattutto nelle classi in cui le attività orali e la partecipazione al gruppo sono fondamentali.

Uno studio del 2011  ha scoperto che gli insegnanti tendono a considerare i bambini più riservati come soggetti con più scarse capacità scolastiche ed anche meno intelligenti, rispetto a bambini più loquaci. È interessante notare che solo gli insegnanti che vengono considerati timidi, o che si ritengono timidi, riescono ad apprezzare l’intelligenza che si nasconde dietro un cattivo rendimento scolastico, a causa della timidezza.

Perché è importante distinguere fra l’allievo timido e quello introverso?

La distinzione è necessaria perché uno studente timido, una volta che abbia superato la paura degli altri e si senta accettato, potrebbe rivelarsi un estroverso, e sentirsi magari gratificato dall’essere al centro dell’attenzione.

Al contrario, un bambino introverso potrebbe parlare, perfettamente a suo agio, in classe o socializzare con alcuni compagni, ma potrebbe avere bisogno di spazi di solitudine e di silenzio per “ricaricare le batterie”.

Il Dr. Coplan e i suoi colleghi hanno trovato differenze tra studenti timidi e introversi già all’età di 4 anni: nelle osservazioni sul gioco, si è visto che i bambini timidi hanno l’ansia di emarginarsi al più presto da un gruppo di bambini sconosciuti, mentre i bambini introversi giocano tranquillamente per conto proprio e non tentano di avvicinare altri bambini.

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Come osserva il Prof. Coplan,

“I bambini troppo estroversi assorbono tutte le risorse della classe e gli studenti più riservati rischiano di essere spesso ignorati”.

La ricerca mostra che, effettivamente, gli studenti più riservati ottengono voti più bassi a scuola, soprattutto in ragione della loro scarsa partecipazione al lavoro di classe, ma vanno assai meglio quando devono fare dei compiti scritti (a differenza degli estroversi).


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Bobbi MacDonald, preside delle City Neighbors charter schools di Baltimora, sta cercando di creare un ambiente scolastico più favorevole per gli studenti introversi. Il suo sistema:

  • Anzitutto, basta con il vedere gli studenti tutti in fila sui banchi di scuola, tutti a pensare la stessa cosa nello stesso momento. Quando un allievo ha bisogno di tempo, occorre darglielo e per questo le classi devono essere arredate con tavoli di forma e dimensioni diverse e debbono esservi lavagne che occupano l’intera parete, in modo che gli studenti possano lavorare sia da soli, sia in gruppo.
  • Creare piccoli gruppi di due o tre allievi, piuttosto che di cinque o più,  fornisce con chiarezza il ruolo che ha ogni membro all’interno del gruppo e questo può aiutare gli studenti più riservati a dare il loro contributo. Molti studi hanno infatti dimostrato che nei gruppi più grandi a dominare sono sempre gli estroversi, anche quando non sono preparati sull’argomento di cui stanno parlando.

“Ci sono molte situazioni in cui parlare troppo non è utile, e se si parla così tanto, c’è meno tempo per pensare,

ha detto Diana Senechal, una ex insegnante di New York City, che ha pubblicato nel 2011 Republic of Noise: The Loss of Solitude in Schools and Culture, (La Repubblica del rumore: la perdita della solitudine nelle scuole e nella cultura, pubblicato da Rowman & Littlefield Education. (Non ancora tradotto in italiano).

Osserva la Senechal:

“Quando si sta insegnando qualcosa di impegnativo, in cui le risposte non arrivano facilmente, gli studenti che amano parlare intervengono subito ma poi, se la discussione è ben gestita, si potrebbe far notare loro che le  risposte che hanno dato non sono complete. Gli studenti più riservati, coloro che trascorrono più tempo a pensare che a parlare, possono essere fatti intervenire a questo punto”.

Dr. Walter La Gatta

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Fonte:

Studies Illustrate Plight of Introverted Students, EdWeek

Immagine: Unsplash

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