Timidezza: da che dipende?

Timidezza: da che dipende?

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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La timidezza è una componente del temperamento individuale e il temperamento è un precursore della personalità. Quando i bambini molto piccoli iniziano ad avvicinarsi ad altre persone, vediamo che non tutti si comportano nello stesso modo: molti si sentono a loro agio nel parlare con gli altri, grandi e piccoli che siano, altri bambini escono chiaramente dalla loro zona di comfort nell’esporsi alle relazioni sociali.

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Le ricerche hanno dimostrato che la timidezza dipende in gran parte dalla genetica, ma che almeno un cinquanta per cento deriva da una reazione all’ambiente.

La maggior parte di ciò che sappiamo sulla genetica della timidezza viene da studi che confrontano la timidezza di gemelli identici – che sono copie genetiche perfette l’uno dell’altro – con gemelli non identici, che condividono solo circa la metà degli stessi geni.

Negli ultimi anni, gli scienziati hanno iniziato a esaminare il DNA per cercare di trovare quali varianti genetiche siano effettivamente in grado di influenzare la personalità e la salute mentale delle persone. Si è osservato che ogni singola variante genetica ha solo un effetto minimo, ma quando si osservano migliaia di variazioni in combinazione, l’impatto inizia ad essere più evidente.

Relativamente alla timidezza, l’influenza dei geni non può essere presa isolatamente: non ci sono uno, dieci o anche cento geni coinvolti, ma migliaia di geni. L’intero genoma di una persona dipende da quello di entrambi i genitori, per cui ci si trova di fronte a migliaia di varianti genetiche rilevanti che determinano il temperamento e interagiscono con l’ambiente.

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Poiché si tratta di un sistema dinamico, è sempre possibile cambiare attraverso terapie psicologiche che possono insegnare tecniche per far fronte alle difficoltà.

Va anche detto che la timidezza è abbastanza comune ( o “normale”, cioè nella norma) e non causa problemi, a meno che non si trasformi in una forte ansia sociale.

Per capire se la timidezza si sta trasformando in ansia sociale, occorre far caso a quante volte si cerca di evitare le interazioni sociali, con qualsiasi scusa.

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Ciò può includere non avere voglia di parlare con le persone al lavoro, avere difficoltà a socializzare con persone nuove,  trovarsi spesso in situazioni in cui ci si sente giudicati o valutati da altre persone.

Personaggi timidi e vincenti

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) è la terapia psicologica più efficace per le persone timide e ansiose. Si tratta infatti di una terapia basata sull’evidenza, che funziona cercando di cambiare il modo di pensare e il comportamento della persona. Un’altra caratteristica di questa terapia è quella di concentrarsi sul presente, piuttosto che porsi domande sul passato.

La CBT aiuta a identificare i pensieri negativi e a rendersi conto che alcuni comportamenti sono disfunzionali, come provare in anticipo a pensare alle risposte da dare, senza concentrarsi su quello che l’altro sta dicendo, o evitare il contatto visivo.

Soprattutto occorre giungere a patti con quel piccolo stalker che è dentro di noi, che spesso rema contro, e inoltre non farsi mai grosse aspettative: ad esempio, inutile aspettarsi, quando si parla in pubblico, che tutti siano come ipnotizzati dalle proprie parole…. Andrà già bene se la maggior parte dei presenti si è mostrata abbastanza interessata.

Un’altra cosa che potrebbe aiutare è cercare di concentrarsi sull’esterno, su ciò che accade intorno a se, piuttosto che sull’interno,  sui propri sintomi.

Occorre poi pensare che per ogni problema esiste una soluzione. E’ importante chiedersi quali sono i propri punti di debolezza e lavorarci, per migliorarsi. Si teme di essere noiosi, di essere a corto di argomenti? Questi problemi possono essere risolti con relativa facilità, senza continuare a lamentarsi con se stessi per i propri sensi di inadeguatezza.

Dr. Walter La Gatta

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