Conoscere il linguaggio del corpo e sentirsi più sicuri di sé
Cosa significa linguaggio del corpo? Come tutti sappiamo, gli esseri umani non si esprimono solo attraverso le parole, ma anche attraverso i gesti ed i simboli (vestiti, accessori, macchine, pettinature, ecc.).
Negli ultimi decenni il linguaggio non verbale è stato oggetto di un crescente interesse, poiché rappresenta una visione dell’essere umano che per lungo tempo era stata trascurata: quella affettivo-emozionale.
Per molti decenni infatti gli psicologi ed i ricercatori si erano dedicati soprattutto allo studio del linguaggio verbale, visto come unica modalità di comunicazione all’interno della nostra specie. (Cosnier e Brossard, 1984).
Esiste tuttavia anche la comunicazione non verbale, in cui si usa il corpo, e non le parole, per esprimere o trasmettere informazioni. Tale comportamento include le espressioni facciali, la postura del corpo, i gesti, il movimento degli occhi, il tatto e l’uso dello spazio. Il linguaggio del corpo esiste sia negli animali che nell’uomo.
Si tratta di una comunicazione istintiva, naturale, non prodotta ad opera della volontà e lascia trasparire con maggiore facilità il vissuto profondo del soggetto: ciò significa che comunica a volte anche al di là della nostra consapevolezza e della nostra intenzionalità.
Il linguaggio del corpo non deve essere confuso con la lingua dei segni, poiché le lingue dei segni sono lingue complete, come le lingue parlate, ed hanno i loro complessi sistemi grammaticali. Il linguaggio del corpo invece non ha una grammatica e deve essere interpretato in senso ampio: per questo sarebbe sbagliato attribuire un significato certo e assoluto ad ogni specifico movimento o ad ogni postura.
Il linguaggio del nostro corpo è importante perché sottolinea, enfatizza e rende più credibile il discorso. Se una persona è rossa e sudata in viso, con gli occhi spalancati e le braccia che si muovono in aria con fare minaccioso si comprende benissimo il messaggio che desidera inviare, e le parole possono perfino apparire superflue, anche se ovviamente ci aiutano a comprendere meglio la ragione per cui la persona è arrabbiata.
Il linguaggio del corpo è stato definito un “linguaggio silenzioso”, ma non per questo meno espressivo, che ha lo scopo di comunicare soprattutto emozioni e sentimenti. (Mehrabian, 1972).
L’espressione facciale
Il volto è la parte del corpo più significativa nell’ambito espressivo-comunicativo. Le espressioni facciali si ottengono attraverso una combinazione di movimenti degli occhi, delle sopracciglia, delle labbra, del naso, delle guance. Le espressioni facciali del parlante accompagnano, sottolineano, enfatizzano, o anche ridimensionano il contenuto del messaggio (pensiamo ad esempio all’ironia: un gesto del viso può cambiare completamente il senso del discorso appena fatto da una persona…).
Le espressioni del viso riescono ad esprimere in modo silenzioso accordo, disaccordo, attenzione, interesse, dubbio, perplessità, incredulità, disinteresse e molto altro ancora.
La ricerca ha dimostrato che le espressioni del volto rimangono in gran parte sotto il controllo cosciente e che l’espressione spontanea delle emozioni è maggiore nella parte sinistra del volto, mentre sulla parte destra si manifesta maggiormente il controllo volontario (Ekman, Hager, Friesen, 1981).
Lo sguardo
Tra le espressioni del viso, sicuramente di grande importanza è l’analisi dello sguardo. In questo caso infatti interagiscono fra loro elementi fisiologici e involontari (battito delle palpebre, dilatazione delle pupille, ecc.) ma anche gesti usati in modo consapevole (guardare, strizzare l’occhio).
Uno sguardo molto intenso e prolungato ha sempre un significato ‘speciale’: è un modo per entrare in contatto esclusivo con la persona. Non a caso, chi desidera sviluppare un rapporto particolare con l’altro cerca anzitutto un contatto più significativo a livello degli occhi.
Quando si nutre un sentimento positivo nei confronti dell’altro, questo porta le persone ad aumentare il contatto visivo. Al contrario, con l’imbarazzo o il disprezzo, il contatto visivo diminuisce.
Le persone estroverse fanno maggiore uso dello sguardo e usano occhiate più lunghe degli introversi; le donne mantengono lo sguardo negli occhi degli interlocutori per un tempo maggiore degli uomini. In alcune occasioni rifiutare di abbassare lo sguardo può far parte di una strategia consapevole di resistenza o ribellione. Ad esempio si guarda profondamente negli occhi una persona quando la si vuole rimproverare per qualcosa.
Le persone di status socialmente più elevato o con un carattere dominante guardano poco il loro interlocutore, anche perché hanno minore necessità di controllare visivamente le persone meno potenti.
Il sorriso
Il sorriso è la migliore maschera sociale per nascondere le vere emozioni e i pensieri che non possono essere esplicitati. (A volte, in realtà, si sorride anche a sé stessi, quando un ricordo piacevole sfiora la mente).
Si può riconoscere un sorriso falso, in quanto esso copre solo le azioni della parte più bassa del viso e della palpebra inferiore, mentre un sorriso autentico, nascente da emozioni realmente positive, interessa praticamente tutto il viso. (Un sorriso vero produce le così dette “zampe di gallina”).
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La prossemica
La prossemica è la disciplina che studia i rapporti spaziali fra le persone. Se la persona sbagliata entra nella zona sbagliata, ossia si avvicina troppo ad una persona estranea, questo può causare all’altra un forte disagio, che può concludersi con una reazione di attacco o di fuga.
La disciplina è stata introdotta da Hall nel 1966. Hall parlò di quattro zone prossemiche distinte in cui operano la maggior parte degli individui: una zona intima, che è quella che permette a due persone di abbracciarsi, toccarsi, sussurrarsi qualcosa all’orecchio, una zona personale, che è quella che si ha con dei buoni amici o con i familiari, una zona sociale, per le interazioni fra conoscenti, e una zona pubblica, per parlare in pubblico a delle persone estranee.
Modificare la distanza tra due persone può trasmettere un desiderio di intimità o di distacco, dichiarare una mancanza di interesse o aumentare/diminuire il desiderio di dominanza nell’interazione.
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Distanze personali e Culture
La distanza fra le persone cambia da cultura a cultura. Come ha suggerito Hall, “il contatto fisico tra due persone può essere perfettamente corretto in una cultura e assolutamente tabù in un’altra “. Nei paesi mediterranei, ad esempio, anche persone che non si conoscono o si conoscono poco possono entrare in stretto contatto, spesso salutandosi con baci sulle guance o strette di mano. In altre culture si evita persino di stringersi la mano e si mantiene uno spazio fisico elevato durante le interazioni.
I soggetti che si trovano costretti ad una distanza ravvicinata e che non sono in intimità, in genere provano imbarazzo, fastidio, minaccia e reagiscono irrigidendosi, scostandosi, evitando il contatto visivo, per compensare l’invasione dello spazio personale.
E’ ovvio che in alcune circostanze particolari (come ad esempio in un ascensore affollato) la bolla d’aria che ci contiene e che ci fa sentire protetti si riduce e si comprime. Diverso invece è avere una persona distante un metro, ma in una stanza enorme: la disponibilità non sfruttata dello spazio e la relativa vicinanza fra le due persone può essere causa di disagio.
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La postura
Venendo alla postura, un portamento eretto, con testa piegata all’indietro, mani sui fianchi, indica un atteggiamento di dominio rispetto a persone di status inferiore (quando è troppo enfatizzata, si parla della “Mussolini positition”).
Anche le posizioni del corpo, seduto o in piedi, possono indicare aspetti della personalità o le emozioni. che si stanno vivendo: una persona seduta comodamente fino allo schienale della sedia, che si sporge in avanti e annuisce con lo sguardo indica che è rilassata, sicura di sé e pronta all’interazione. In particolare, l’inclinazione del busto in avanti è segno di un atteggiamento propositivo e di interesse verso il destinatario, rinforzato dalla prossimità fisica e da un contatto visivo più intenso.
Quando le persone sono insicure, tristi o depresse il loro corpo può curvarsi e assumere posizioni di chiusura. Al contrario, una postura eretta, con sguardo diretto e mento elevato mostra sicurezza in se stessi o tono dell’umore molto positivo.
Disagio e bisogno di manipolazione
Nelle situazioni di disagio cresce il bisogno di manipolazione : quasi tutti hanno un gesto favorito, un tipo particolare di gesto. (es. girare continuamente l’anello al dito, toccare una penna, arricciarsi i baffi, tamburellare con le dita sul tavolo, fumare…).
Gesti delle gambe e delle braccia, delle mani
La chiusura delle braccia e delle gambe, posizioni troppo rigide, mani dietro la schiena, dita intrecciate ecc. possono mostrare disagio o distacco emotivo.
Se, ad esempio, qualcuno inizia o porta avanti una conversazione mantenendo le braccia incrociate, questo non è normalmente un segnale di interesse o di benvenuto: probabilmente la persona non è affatto interessata al suo interlocutore.
I gesti delle mani spesso indicano lo stato di benessere della persona: mani rilassate indicano sicurezza di sé, mentre mani serrate possono indicare paura, stress o rabbia. Se una persona si torce le mani, questo dimostra nervosismo e ansia. Generalmente non ci si rende pienamente conto di questo tipo di messaggi inviati attraverso il corpo.
La stretta di mano
Le strette di mano sono dei rituali che vengono messi in atto quando si conosce qualcuno, quando si saluta, quando ci si congratula e dopo il completamento di un accordo. Il rituale nasce dal fatto che si stringono le mani destre, quelle che teoricamente potrebbero portare delle armi. La stretta di mano significa dunque: vengo in pace.
Per fare una buona impressione occorre dare una stretta di mano ferma e amichevole, in quanto di solito una stretta di mano permette di conoscere il livello di sicurezza e il livello di emozione provato dall’altro nell’interazione.
Gli studi hanno anche classificato diversi tipi di strette di mano, come quella del “tritaossa” , quando la stretta è troppo vigorosa (usata da chi vuole attaccare per primo o ha aspettative di dominanza nel rapporto), o quella scivolosa e veloce della persona timida o disinteressata.
La seduzione
Il linguaggio del corpo è più importante di quello che si dice ed è fondamentale nel comportamento seduttivo. Gesti tipicamente seduttivi, nella donna, sono: leccarsi le labbra, guardare con sguardo sbieco, socchiudere gli occhi, dischiudere le labbra, scostarsi o toccarsi i capelli, avvicinare il viso alla spalla, accarezzarsi leggermente, avvicinarsi, sorridere o ridere in modo evidente, accavallare le gambe.
Nell’uomo un interesse sessuale può essere notato nella postura (petto in fuori), nel sedersi a gambe aperte, nel portare le dita alla cintura (gesto di dominanza), nello sguardo profondo rivolto a tutte le parti del corpo della donna.
Sentirsi più sicuri con un corretto linguaggio del corpo
Si può diventare più sicuri di sé nelle interazioni con gli altri apprendendo tutte queste tecniche di comunicazione, ma a volte, per mostrarsi più sicuri, basta lavorare semplicemente sui propri pensieri. Se si fanno pensieri positivi, ci si sente allegri, sicuri di sé e contenti di stare insieme ad altri, anche il corpo rifletterà questi stati d’animo.
Al contrario, quando ci si mette in un angolo, si abbassano gli occhi e si trascinano i piedi, poi ci si sente anche depressi. Quindi, anche la mente ascolta il linguaggio del corpo…
La sfida dunque è quella di armonizzare il linguaggio del corpo con il proprio stile del pensiero.
Gli psicoterapeuti Dr. Giuliana Proietti e Dr. Walter La Gatta sono esperti formatori di Comunicazione e Competenze Relazionali. Operano da anni nel settore delle Tecniche di Comunicazione e si occupano anche della gestione dell’ansia, soprattutto per quanto riguarda situazioni particolari, come parlare in pubblico, primo appuntamento, timidezza d’amore, difficoltà sessuali dovute ad ansia da prestazione.
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