2010 Timidezza d’amore e ansia sessuale

2010 Timidezza d’amore e ansia sessuale – Convegno
Convegno Ancona 20 Novembre 2010

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TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE – Ringraziamento

Come di consueto, dopo il giorno del Convegno viene il giorno dei ringraziamenti. In primis vorremmo ringraziare tutti i relatori, che hanno presentato delle relazioni di altissima qualità, realmente piacevoli da ascoltare, sia per l’interesse verso il loro contenuto scientifico, sia per la disponibilità e la generosità intellettuale (e personale, visto che tutti hanno partecipato a titolo gratuito…) mostrata nella loro illustrazione e nelle risposte date alle domande del pubblico.

Ringraziamo in particolare la Dottoressa Francesca Selloni, cui è toccato l’onore e l’onere di aprire il Convegno con una efficace illustrazione della tipologia psicosessuologica del sex offender, la Dottoressa Nina Montik che ha brillantemente descritto gli aspetti fisiologici del piacere e del dolore femminile nelle prime esperienze sessuali ed il Dottor Giancarlo Balercia che ha simpaticamente illustrato le stesse problematiche nel versante maschile, il Prof. Giancarlo Galeazzi che con la sua dotta esposizione ci ha provocato riflessioni profonde sul rapporto fra sessualità ed etica, il Prof. Enrico Paciaroni per una intensa riflessione sulla sessualità e l’erotismo nella terza età ed il Dr. Carmine Grimaldi, cui è toccatoconcludere la mattinata dei lavori con una originale relazione sulla sessualità tra natura e cultura.

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Un pubblico ringraziamento va, alla ripresa pomeridiana dei lavori, alla Dott.ssa Antonella Ciccarelli per averci parlato delle difficoltà e dei vissuti sessuali nella disabilità, seguita dalla Dr.ssa Giuliana Proietti che ha illustrato il concetto di Timidezza d’Amore, collegandolo al mondo dei Social Networks, e alle docenti dell’Università di Macerata Paola Nicolini e Luisa Cherubini, che hanno presentato una interessante ricerca su un campione di adolescenti marchigiani, all’ex dirigente della Polizia Postale delle Marche Dott. Maurizio Pierlorenzi che ci ha invece introdotti ai vantaggi ed ai rischi che incontrano giovani e meno giovani quando navigano nel web e alla Dottoressa Cinzia Giuli che ci ha avviati alla conclusione dei lavori con una dettagliata relazione riguardo a sentimenti e sessualità nella terza età, lavori che sono stati conclusi dal Dr. Walter La Gatta, che ha illustrato le connessioni tra le disfunzioni relazionali e l’ansia sessuale.

Ringraziamo poi il pubblico, come sempre di qualità, che è intervenuto nelle sessioni del mattino e del pomeriggio e che ha attivamente seguito tutte le relazioni con interesse ed utili richieste di approfondimento.

Un ringraziamento particolare va anche alla Provincia e al Comune di Ancona, al Centro Italiano di Sessuologia e all’Ordine degli Psicologi delle Marche, per il loro Patrocinio e per aver inviato i loro rispettivi rappresentanti Dott. Gianni Fiorentini, Dott. Aldo Pirani, Dr. Walter La Gatta e la Dr.ssa Silvia Di Giuseppe ad aprire i nostri lavori.

In particolare, vorremmo ringraziare la Provincia di Ancona per il contributo offerto, modesto, dati i tempi di crisi, ma per questo ancor più apprezzabile, e l’Hotel City, che da anni sostiene la nostra iniziativa, insieme al Centro Studi Erickson, che generosamente anche quest’anno ci ha fornito le cartelline per il Convegno.

Un grazie particolare ai nostri due ormai “storici” moderatori, Dr. Carmine Grimaldi e Dr. Maurizio Cesarini, per la puntualità e la simpatia personale con le quali hanno moderato i vari interventi.

Un sentito grazie anche al personale di Segreteria, in particolare a Giulia e Janet, per lo spirito di collaborazione mostrato.

Ringraziamo, sempre con grande simpatia, il Dr. Ricardo Madrid del Comune di Ancona, che per l’occasione si è improvvisato anche factotum, riuscendo a smontare e rimontare con insospettata abilità le apparecchiature tecniche, rendendole ottimamente funzionanti per l’intera giornata. Grazie anche al personale del Comune, che ci ha gentilmente assistito fino alla fine del Convegno.

Ringraziamo anche il Corriere Adriatico, che ci ha dedicato un articolo sulla pagina Salute della giornata di ieri ed èTV che ci ha dedicato una lunga intervista radio-televisiva.

Clinica della Timidezza
si occupa del benessere delle persone timide e ansiose

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
Servizio TG5 dedicato a Clinica della Timidezza

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ABSTRACTS

Dr. Walter La Gatta – Abstract Disfunzioni relazionali e ansia sessuale – Abstract

L’ansia sessuale è la causa dell’ansia da prestazione, problema che riguarda moltissimi uomini, specialmente quando sono coinvolti in relazioni con donne particolarmente giudicanti e squalificanti (o percepite come tali).

Di recente la ricerca ha però dimostrato che il problema non è solo maschile ed anche molte donne soffrono di ansia da prestazione sessuale.
Verranno presentate alcune strategie di intervento sessuologico, sul partner maschile, sulla partner femminile e sulla coppia.

Dr. Francesca Selloni, Psicologa, esperta in Psicologia Giuridica – Abstract Desiderio sessuale e aggressività

Quando timidezza e riservatezza prevalgono e la persona attua comportamenti evitanti, anche le occasioni di socialità vengono a mancare. In questo clima di parziale o totale isolamento sociale, la persona, che mantiene però desideri e pulsioni, anche sessuali, può provare sentimenti di interesse per un’altra persona di sesso opposto, ed attuare comportamenti che, nelle proprie intenzioni, dovrebbero portarla ad avvicinare e conquistare l’altro/a.

In questa situazione di emarginazione e di ridotte attitudini sociali, può accadere che ripetuti insuccessi facciano emergere anche sentimenti di aggressività, con successivi comportamenti anche violenti, per ottenere le attenzioni del proprio oggetto d’amore. In questa relazione vengono descritti cause e comportamenti del sex offender.

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona – Abstract Timidezza d’amore e social networking.

La relazione approfondirà in particolare tre punti:

1) Cosa abbiamo inteso, come organizzatori di questo Convegno, con il termine “timidezza d’amore” e perché abbiamo deciso, un po’ provocatoriamente, di dare questo nome ad una giornata di riflessione psicosessuologica sulla relazione di coppia.

2) Che cos’è la “timidezza d’amore”, come si manifesta, come la si può inquadrare dal punto di vista diagnostico.

3) Effetto Google e Social Media sulla salute delle persone e sul loro modo di relazionarsi. Rassegna delle principali ricerche condotte su Facebook e timidezza.

Dr. Nina Montik Specialista ginecologa, Clinica Ostetrica e Ginecologica, Università Politecnica delle Marche Disfunzione orgasmica e dolore sessuale nella donna (nei primi rapporti)

La prospettiva del primo rapporto sessuale genera sempre una miscela di curiosità, preoccupazioni, incertezze e anche paure che possono contrassegnare il clima e la qualità dell’esperienza.  Ciò è determinato da ragioni di ordine psicologico ed emozionale, ma anche dal contesto culturale nel quale il soggetto vive e dal credo religioso che egli segue. La prima esperienza a volte segna tutto il percorso sessuale della vita di una persona, quindi, essa va approcciata con conoscenza, coscienza e amore. In sede della conferenza cercheremo di approfondire le nozioni anatomiche basilari, i disturbi più frequenti e di sfatare alcuni miti.

Dr. Maurizio Pierlorenzi
Ex Responsabile Polizia Postale Marche

La rete è un grande contenitore di pornografia, con tutte le varianti e le perversioni che ne possono derivare, immagini, filmati, che prima o poi appariranno sul monitor
del vostro computer o su quello di vostro figlio.

Se abbiamo abituato i nostri figli a parlare con noi davanti ad un monitor, questa immagine indesiderata può diventare un momento di educazione sessuale, un momento in cui il genitore, ed è importante che sia il genitore e non una qualsiasi figura amicale, può spiegare che il sesso non è un demone da vietare ma l’espressione più alta e sublime dell’amore tra un uomo e una donna, strumento indispensabile per la procreazione.

Altro problema e ben più serio, è quello di chi, troppo spesso affetto da solitudine o da eccessiva timidezza, cerca compagnia in rete attraverso le chat o i social network. Ciò che non si ha il coraggio di dire di persona, improvvisamente, dietro un monitor esce facilmente dalla nostra tastiera.

Spesso nascono amori che, la mia esperienza professionale ha veduto naufragare, non senza sofferenze, nel breve arco di pochi mesi.

Attenti alle chat e ai social network, non senti la voce del tuo interlocutore e non vedi i suoi occhi, è quello che dice di essere o è un’altra persona.

Spesso vi si annida l’orco pronto ad adescare un minore.

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TERAPIE IN PRESENZA A:
Terapie in presenzaONLINE SU TUTTE LE PIATTAFORME

Prof. Enrico Paciaroni (AN) Primario Emerito, INRCA Ancona, componente del Comitato di Indirizzo e Verifica dell’Istituto Sessualità ed erotismo nella Terza Età

Primario Emerito, INRCA Ancona, componente del Comitato di Indirizzo e Verifica dell’Istituto

L’invecchiamento della popolazione è in progressivo e continuo aumento. Nei Paesi occidentali, circa 1/3 della popolazione ha attualmente superato i 65 anni.

Tale fenomeno è caratterizzato,inoltre, dal rapido incremento soprattutto dalle classi di età più avanzate, da una buona speranza di vita e dalla presenza di anziani in relative buone condizioni di salute.

Il 2011 è stato dichiarato dall’UE l’anno dell’invecchiamento attivo. Recentemente è stato firmato un protocollo d’intesa fra il Ministero della salute e la Regione Marche per la istituzione di un Network nazionale sulla “ Longevità attiva” Di fronte a tale realtà sociale , sopravvivono ancora, purtroppo, degli stereotipi sull’anzianità sicuramente da superare. Uno di questi è la sessualità dell’anzianità: la persona anziana non ha e non può avere una sua vita sessuale.

Prof. Giancarlo Galeazzi, Docente di Filosofia Morale all’Istituto teologico marchigiano della Università Lateranense, presidente della Società Filosofica Italiana di AN. Sessualità fra antropologia ed etica

Il relatore presenta alcune questioni relative ad una filosofia della sessualità, chiarendo che essa richiede una duplice opzione: antropologica a monte, ed etica a valle, L’una e l’altra sono da collocare in un orizzonte epistemologico che riconosca la legittimità di diversi approcci (scientifico, filosofico, teologico, ecc.) alla sessualità, e, nel loro ambito, di diversi paradigmi (riduttivistico o antiriduttivistico, analitico o olistico, ecc.). A queste condizioni una filosofia della sessualità può contribuire allo sviluppo di una sessuologia a carattere polidisciplinare per costituzione e interdisciplinare per relazioni.

Da parte sua, il relatore propone una visione personocentrica della sessualità, e quindi la necessità di un personalismo  (filosofico) per un verso, e di una personologia (scientifica) per l’altro. In tal modo la sessualità si configura come espressione della persona: di tutta la persona e di ogni persona, e si evidenzia il nesso che la sessualità ha con l’amore nella sua connotazione erotica ed agapica. La sessualità appare, allora, all’insegna della generatività, una categoria antropologica ed etica, da intendere non solo come capacità di mettere al mondo (dare la vita) ma anche come capacità di stare al mondo (saper vivere). Si tratta di una relazionalità che apre all’altro, non solo nell’ottica generatrice (di “procreazione” a livello riproduttivo) ma anche, e prima ancora, nell’ottica rigeneratrice (di “creazione” e di “ricreazione” a livello di identità personale e di genere) e che, in ogni caso, chiama in causa la vocazione e la responsabilità di ciascuno.

Festival della Coppia 2023 - La terapia di coppia dopo un tradimento

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Festival della Coppia

 

Dr. Antonella Ciccarelli (MC) Sociologa, Sessuologa e Mediatrice Familiare Sociologa, Sessuologa e Mediatrice Familiare, Sessualità e disabilità

Negli individui l’evoluzione della sessualità coincide con l’evoluzione dei processi relazionali. In questo processo di maturazione possono aver luogo diverse forme di  sviluppo, fissazione,regressione negli stadi ove vi sia trovata una carente o eccessiva soddisfazione. Ogni individuo anche un malato psichiatrico grave,  cerca di interagire con il mondo ed è motivato ad attribuire significati agli eventi e soprattutto a quelli relazionali.Le persone con disabilità  sono  soggette agli stessi stadi di evoluzione dei processi relazionali? Una persona con disabilità fisica e/o psichica  può vivere la dimensione sessuale con naturalità? Il piacere è una prerogativa dei normodotati? E’ possibile educare alla sessualità persone disabili e le loro famiglie? A interrogativi cercherà di dare una risposta l’intervento  “sessualità e disabilità

Dr. Carmine Grimaldi Medico Psicoterapeuta, Dir. Centro di Psicoterapia Dinamica Ancona, Docente di Psicoterapia Bionomica Cagliari, Pulsione, Ragione e Riflessione nella sessualità umana

Oggi, nel mondo, la sessualità umana ci mostra una molteplicità di concezioni e di condotte che erano sconosciute, a molti, fino a poco tempo fa. Risulta perciò difficile orientarsi su quale sia la corretta direzione della vita sessuale. In tanta diversità, a volte contraddittoria e perfino inconciliabile, ci si può smarrire. Eppure, ad una attenta osservazione, possiamo trovare due elementi comuni a tutte le forme di vita sessuale. Esse sono la Natura e la Cultura. In questa occasione del convegno organizzato  dal dr. W. La Gatta, voglio esporre una mia personale riflessione sulla sessualità umana sospesa tra Natura e Cultura, derivata sia dagli studi di sessuologia, sia dalla mia esperienza di psicoterapeuta-sessuologo.

 Dr. Cinzia Giuli, Psicoterapeuta, Psicologa e Ricercatrice presso l’INRCA di Fermo, Consulente sessuologia, Affettività e relazione sessuale nella terza età.

Erroneamente, si è portati spesso a pensare che l’anziano sia asessuato o privo di desiderio sessuale. Contrariamente a questa credenza, anche in questa fase della vita la sessualità rappresenta un fattore importante dell’affettività. Sebbene in età avanzata si vada incontro a variazioni sul lato fisiologico, anatomico e funzionale, esse non dovrebbero rappresentare un motivo di rinuncia alla relazione sessuale. L’eros e il bisogno di affettività è spesso influenzato da condizionamenti e pregiudizi sociali, psicologici e culturali che ruotano intorno all’invecchiamento. Alcuni studi scientifici hanno evidenziato che spesso l’anziano rinuncia all’attività sessuale per non incorrere nel senso di insuccesso, frustrazione di sconfitta personale. Ciò può portare ad avere un’immagine di sé negativa, con la tendenza all’abbassamento del tono dell’umore e al decadimento fisico.

PSICOTERAPIE IN PRESENZA:
Terapie in presenza
ONLINE su tutte le piattaforme 
Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Psicoterapeuta Sessuologo  Tel. 348 3314908

cOSTI TERAPIA

Prof. Giancarlo Balercia Responsabile dell’Unità di Andrologia Medica della Clinica di Endocrinologia, Ospedali Riuniti di Ancona, Università Politecnica delle Marche, Fisiologia dell’erezione e DE

La sindrome metabolica (SM) rappresenta una categoria diagnostica costituita da un insieme di alterazioni clinico-laboratoristiche (iperglicemia/diabete mellito, obesità addominale, ipertrigliceridemia, bassi livelli di colesterolo HDL e ipertensione arteriosa), utile per identificare soggetti ad elevato rischio per lo sviluppo di diabete mellito di tipo 2 e patologie cardiovascolari.

Recentemente è stata dimostrata una stretta relazione tra SM, disfunzione erettile (DE) e ipogonadismo maschile. In pazienti con SM, la presenza di un ipogonadismo può ulteriormente peggiorare un disturbo della sessualità e una DE su base vascolare, a causa di sintomi tipici quali un desiderio sessuale ipoattivo e alterazioni del tono dell’umore. D’altra parte è stato osservato come l’ipogonadismo di per sé si associ ad un aumentato rischio di mortalità cardiovascolare e generale. L’obesità, e in special modo l’obesità addominale è oggi considerata il maggior determinante dell’ ipogonadismo associato alla SM, mentre l’ipertensione arteriosa e il diabete giocano un ruolo più importante nella patogenesi della DE.

– Prof. Paola Nicolini (MC)
Docente di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione, Università degli Studi di Macerata e

Dr. Luisa Cherubini (MC)
Dottoranda di Ricerca, Università degli Studi di Macerata

STUDIO DI PSICOLOGIA - PSICOTERAPIA - SESSUOLOGIA

Terapeuti di Clinica della Timidezza



Cosa pensano di me i miei amici? Indagine su un campione di adolescenti marchigiani

L’adolescenza rappresenta il momento privilegiato in cui l’individuo scopre di essere portatore di un mondo interiore complesso e strutturato (Inhelder e Piaget, 1955), proprio per questo l’adolescente ha come compito specifico la conquista di una propria identità (Erikson, 1968; Meeus, 1992; Marcia, 1996). Aderendo a una prospettiva in cui il Sé è considerato legato all’interazione con l’altro (Bruner, 1990; Palmonari, Pombeni e Kirchler, 1990) diviene importante esplorare quale percezione gli adolescenti hanno del ruolo giocato in questo processo dai pari (Hinde e Stevenson-Hilde, 1987; Meeus, Oosterwegel e Vollebergh, 2002), in quanto questi ultimi forniscono un’alternativa alle prime immagini di sé formate per lo più all’interno di relazioni con adulti significativi quali quelli presenti nel microsistema familiare e scolastico.

1. La finalità della ricerca è dunque di rilevare le qualità attorno a cui adolescenti compresi tra i 13 e i 15 anni fanno gravitare la propria autopresentazione, riferendosi in particolare all’immagine riflessa dagli amici e dai compagni di scuola.

2. Gli strumenti utilizzati per la rilevazione dei dati sono questionari di autopresentazione (Zuczkowski, 1976) , raccolti in forma anonima, costituiti da domande aperte in cui è richiesta una riflessione sull’immagine di sé.

3. Il campione è costituito da circa 200 protocolli analizzati, all’interno di un più vasto campione di riferimento.

4. Il trattamento dei dati, considerati come testi linguistici, è avvenuto utilizzando un approccio lessicometrico tramite TalTac2.

5. Risultati: saranno mostrati i risultati dell’analisi svolta disaggregando i dati per genere.

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RELAZIONI PRESENTATE

– LA SESSUALITA’ FRA ANTROPOLOGIA ED ETICA
Convegno 20 Novembre 2010 Atti del Convegno TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE- Relazione del Prof. Giancarlo Galeazzi

Una premessa epistemologica

Anche la sessualità, come ogni altra questione relativa alla conoscenza dell’uomo, reclama una consapevolezza previa, vale a dire che molteplici ne sono gli approcci (scientifico, filosofico, teologico, ecc.) e che, nell’ambito di ciascun approccio, molteplici sono i paradigmi (riduttivistico o antiriduttivistico, analitico e olistico, ecc.) su cui coniugare le rispettive ricerche. Pertanto nello studio dell’uomo ciò che occorre riconoscere e tenere sempre presente è il pluralismo sia dal punto di vista ontologico, sia dal punto di vista epistemologico, e l’uno e l’altro a livello diacronico e a livello sincronico, per cui si è chiamati a esprimere una opzione, che indichi il modello prescelto e la metodologia adottata.

E’ pertanto legittimo parlare di scienza della sessualità, di filosofia della sessualità e di teologia della sessualità, anzi bisognerebbe declinare ciascuna di queste espressioni al plurale; altrettanto legittimo è poi rilevare che hanno un carattere relativo nel triplice senso della ristrettezza o limitatezza di ogni punto di vista, della rivedibilità o falsificabilità delle acquisizioni e della relazionalità o connessione che tra i diversi punti di vista e le diverse acquisizioni si possono instaurare.

Questa impostazione porta a configurare una sessuologia integrata o esistenziale, per dire “completa” e “complessa”, nel cui ambito ciascuna disciplina procede juxta propria principia e, nel contempo, realizza forme di interazione ad intra e ad extra.

Conseguentemente, riteniamo inadeguato (in questo settore come, più in generale, nel campo delle scienze umane) il riduzionismo antropologico, che pretende di rendere la sessualità oggetto di un collettivo di discipline a carattere solo scientifico (psicologico, sociologico, psicoanalitico, medico, ecc.) e di tipo totalizzante e autarchico, laddove (per usare un’espressione di Edgar Morin) la sessualità dovrebbe configurarsi come “polidisciplinarità” (dai molteplici aspetti: scientifico, filosofico, teologico) che (per usare un’espressione di Jean Piaget) si coniuga con la “interdisciplinarità” (a diversi livelli: “multi”, “inter” e “trans” disciplinare).

2. Una ipotesi ermeneutica

Possiamo allora dire (esprimendo così la nostra opzione) che un approccio corretto alla sessualità deve evitare alcune ricorrenti tentazioni: quella del separatismo, che considera la sessualità in un’ottica di isolamento (ma niente affatto splendido) e quella del riduzionismo, che identifica la sessualità con la dimensione della genitalità; deve inoltre evitare di demonizzare o di idolatrare la sessualità: la sessuofobia e la sessuolatria sono da rifiutare con decisione, anche quando sono ammantate rispettivamente di moralità e di libertà che, a ben vedere, sono“moralismo” e “libertarismo”; deve infine evitare la enfatizzazione e la banalizzazione della sessualità che, in modo diverso, esprimono una impostazione sessuocentrica o pansessuale.

Riteniamo, quindi, che per leggere adeguatamente la sessualità, occorra che nell’ambito della sessuologia scientifica si presti particolare attenzione agli orientamenti che sono espressione della“personologia”, e che si aggiungano altre chiavi di lettura come quelle filosofica e teologica, nel cui ambito riteniamo di particolare significato gli orientamenti che s’ispirano al “personalismo”.

Qui ci limitiamo alla prospettiva filosofica, fornendo qualche elemento per delineare una filosofia personalista della sessualità che pensiamo debba essere incentrata su una duplice riflessione: una a monte e una a valle: antropologica a monte, ed etica a valle, L’una e l’altra collocate in un orizzonte epistemologico che riconosca la legittimità di diversi approcci alla sessualità, e, nel loro ambito, di diversi paradigmi. A queste condizioni, una filosofia della sessualità può contribuire allo sviluppo di una sessuologia a carattere polidisciplinare per costituzione e interdisciplinare per relazioni.

In tale contesto la nostra opzione è per un personalismo filosofico, che porta a configurare una antropologia della persona, e un’etica dell’amore: siamo infatti convinti (ecco la nostra tesi) che la sessualità debba condividere, per un verso, i caratteri propri della persona, e per altro verso i caratteri propri dell’amore; diversamente la sessualità tradisce se stessa, producendo unilateralità e parzialismi, che finiscono per disintegrare la persona e dissolvere l’amore.

E’, questa, una situazione che -come è stato denunciato da più parti- si va diffondendo nel nostro tempo; da qui la crescente attenzione che necessariamente si deve prestare a questioni (per limitarci ai temi di questo convegno) come quelle della timidezza d’amore e dell’ansia sessuale: l’una e l’altra sono accentuate da un modello sessuale di tipo consumistico ed efficientistico, a riprova che il paradigma economicistico o aziendalistico finisce per essere importato o adottato anche nelle sfere più private e intime.

Vediamo allora di chiarire il nesso tra sessualità e persona, e il nesso sessualità e amore.

3. Sessualità e persona

Quando si parla di persona si tende a fare subito riferimento alla dignità, perché ormai, grazie in particolare al cristianesimo e all’illuminismo, è condivisa l’idea che “la persona è sempre fine e mai solo mezzo” (per usare l’icastica espressione di Immanuel Kant), vale a dire che essere persona non è essere cosa: mentre ogni cosa ha un prezzo, la persona non ha prezzo, ha dignità; per questo non può essere cosificata, cioè usata o strumentalizzata.

Detto questo occorre subito aggiungere che non basta parlare della dignità, perché c’è un rischio, quello di cadere nella retorica ovvero nel moralismo; occorre pertanto puntualizzare che la dignità della persona non è qualcosa di astratto, ma va vista nel concreto delle persone, per cui la categoria di dignità va declinata in riferimento a tre dimensioni, cioè la sua individualità, relazionalità ed eccedenza, ovvero: la sua radicalità, orizzontalità e verticalità, ovvero (per usare il linguaggio della geometria): la sua profondità, larghezza e altezza.

Comunque si voglia dire, la dignità non va semplicemente rivendicata in linea di principio, ma è da vedere nella sua concretezza individuale, relazionale e aperta, cioè rispettivamente nella diversità, per cui la dignità è propria di ogni persona nella sua specificità irripetibile, nella dialogicità, per cui la dignità è propria di ogni persona nella molteplicità dei suoi rapporti, e nella disponibilità, intesa come capacità di oltrepassamento: sia come autotrascendimento, sia come apertura alla trascendenza.

Ebbene, la sessualità umana, proprio per essere veramente umana, è chiamata a soddisfare a questa quadruplice connotazione della persona, e pertanto a configurarsi all’insegna della dignità, per cui la sessualità deve essere sempre rispettosa delle soggettività (dell’io e del tu): ogni forma di prostituzione (non solo quella esercitata per le strade) è incompatibile con la dignità; deve anche essere rispettosa della differenza di sesso e di genere e quindi delle diverse identità sessuali; deve inoltre essere rispettosa dell’istanza comunicazionale tanto da favorire una concreta comunione che non annulla gli interlocutori; deve infine essere rispettosa di quella apertura che permette di andare oltre l’io e il tu.

Pertanto una corretta concezione della sessualità, come espressione peculiare della persona umana, è incompatibile con ogni forma palese o occulta di strumentalizzazione e di mercificazione, di diseguaglianza e di discriminazione, di arroganza e di chiusura, di egoismo e di narcisismo.

Solo evitando queste distorsioni, e collocandosi in un’ottica personalista, la sessualità appare per quello che deve essere, vale a dire una espressione della relazionalità interpersonale, una forma della dialogicità intersoggettiva, insomma un luogo privilegiato della realizzazione della persona.

E’ questo, dunque, il parametro cui commisurare la sessualità; se essa misconosce la persona, si è in presenza di una sessualità che tradisce se stessa, perché tradisce la persona. In breve, la sessualità personocentrica, coerente cioè con i caratteri propri della persona, si configura come espressione di tutta la persona e di ogni persona,

Per questo riteniamo che la sessualità vada concepita all’insegna della “generatività”, che è da intendere non come semplice riproduzione biologica, bensì nel senso più vero dell’essere persona, vale a dire quale capacità di “generare l’altro”: la generatività, costituisce una categoria antropologica che non significa solo capacità di mettere al mondo (dare la vita) ma anche capacità di stare al mondo (apprezzare la vita). Si tratta di una relazionalità che apre all’altro, non solo nell’ottica generatrice (di “procreazione” a livello riproduttivo) ma anche, e prima ancora, nell’ottica rigeneratrice (di “creazione” e di “ricreazione”, a livello rispettivamente di identità personale e di genere) e che, in ogni caso, chiama in causa la vocazione e la responsabilità di ciascuno.

Detto in altri termini, la categoria di generatività, (come è stato ben sintetizzato) mostra:che la sessualità ha una triplice finalizzazione la finalità di “creare”, nel senso che la generatività è fisiologica, riguarda cioè la dimensione individuale, portando a modificare positivamente la personalità dal punto di vista pulsionale e neuronale; la finalità di “ricreare”, nel senso che la generatività è erotica, riguarda cioè la dimensione relazionale, e riguarda lo sviluppo della identità sessuale come processo complesso di costruzione di tale identità, e chiama in causa la progettualità esistenziale e il quadro valoriale dei soggetti; e la finalità di “procreare”, nel senso che la generatività è biologica riguarda cioè la dimensione genitoriale, e chiama in causa tutta una serie di questioni fisiologiche e patologiche, tecniche ed etiche. In tutti e tre i casi, possiamo dire che si genera l’altro, rispettivamente: l’altro che è in noi (l’io), l’altro che è con noi (il partner) e l’altro che è oltre noi (il figlio).

4. Sessualità e amore

Chiarito il nesso tra sessualità e persona, possiamo passare a chiarire quello tra sessualità e amore. Al riguardo occorre anzi tutto precisare i caratteri distintivi dell’amore, dell’amore proprio della persona, e, in questa ottica, quattro possono esserne considerati i tratti distintivi (a cui ha fatto riferimento anche Xavier Lacroix), e che possiamo sintetizzare nel modo seguente.

Si “ha fiducia” nelle persone, ci si “fida” delle cose: fiducia significa fidarsi dell’altro a cui ci si affida, e confidare nell’altro che non è solo confidarsi all’altro. Si è “fedeli” alle persone, si è “attaccati” alle cose: fedeltà è quell’atteggiamento esistenziale che è il presupposto dell’amore e non ad esso conseguente, dal momento che costituisce l’orizzonte entro cui l’amore si colloca. Si “generano” le persone, si “fanno” le cose: fecondità è il dinamismo e l’apertura che si traducono nella espansività assiologica. Si “gioisce” con le persone, si “gode” delle cose: felicità, per dire il senso della realizzazione, della compiutezza, della fioritura che riguarda la persona nella sua totalità, perché l’amore non è un ambito della persona, ma la persona nella sua espressione totale.

Le quattro caratteristiche indicate chiariscono inequivocabilmente che l’amore non va inteso in senso meramente sentimentale, ma propriamente esistenziale, non in senso meramente psicologico, ma propriamente ontologico.

In diverso modo queste caratteristiche dell’amore si ritrovano nelle quattro forme dell’amore, vale a dire: l’affetto (bene velle), l’amore (amor), l’amicizia (amicitia) e l’altruismo (caritas), che sono, rispettivamente, specificate dalla dedizione, dal desiderio, dalla dilezione e dalla donatività, e si tratta di specificazioni che non si escludono reciprocamente né si conciliano del tutto, ma interagiscono, per cui si può dire che in diversa misura sono presenti in ciascuna forma di amore, e solo il prevalere dell’una sulle altre dà luogo alla diversa tipologia.

Nell’ottica abbozzata, la sessualità può essere considerata come l’icona rivelativa della condizione umana, caratterizzata da fragilità e preziosità, nel senso che tale condizione è all’insegna della mancanza (per dire limitatezza, finitezza o creaturalità) e, insieme, della donatività (per dire produttività e riproduttività di alterità).

Ebbene, la sessualità umana, per essere veramente umana, è chiamata ad essere rispondente a questa configurazione dell’amore, a soddisfarne le connotazioni e le motivazioni, e pertanto a configurarsi all’insegna del pudore,che è il senso del limite, della pariteticità, che è il senso del rispetto, della produttività, che è il senso della trasmissione, e del piacere, che è il senso della vita. Tra questi richiamiamo l’attenzione, in particolare, su due aspetti che possono apparire quasi contrastanti, vale a dire il pudore e il piacere: sul primo si insiste troppo poco, e sul secondo invece s’insiste troppo; in realtà c’è bisogno dell’uno e dell’altro, e la castità intesa, senza moralismi di sorta, come temperanza sessuale può aiutare a svolgere nei loro confronti una duplice operazione.

Per un verso, aiuta a recuperare il pudore, mostrando “la forza del pudore”, per usare il titolo del libro di Andrea Tagliapietra, e che il pudore è “un luogo della libertà”, come lo definisce Monique Seltz nell’omonimo volume, e se ne può meglio comprendere l’importanza, se lo si considera una difesa nei confronti del possesso e della relativa violenza e, insieme, una rivendicazione della dignità della persona: questa non si può ridurre a cosa, ma tale finisce per essere, quando il corpo è usato o abusato, o semplicemente quando è considerato come parte distaccata dal tutto della persona; in questo senso ha ragione chi (come Max Scheler) lo segnala come espressione della consapevolezza della limitatezza umana, e quindi, potremmo dire, come difesa della fragilità e preziosità proprie della condizione umana, e chi (come Francesco Totaro) parla del “pudore come sentimento dell’intero” e quindi della dignità umana.

Per altro verso, la temperanza sessuale aiuta a non estremizzare il piacere, che certamente si accompagna, deve accompagnarsi, all’amore sessuale, che è l’esperienza della carne per eccellenza, come ricorda Xavier Lacroix, il quale -riflettendo sulla “dimensione etica, estetica e spirituale dell’amore”- ha messo in evidenza il nesso tra piacere e amore, com’è giusto che sia in una concezione della sessualità (e della persona) che supera ogni monismo antropologico e ogni dualismo antropologico.

In questo quadro valoriale si colloca il senso più vero della intimità, che non è meramente fisica ma pienamente personale, e quindi chiama ancora una volta in causa la categoria di persona e i caratteri che la specificano. In particolare, è da evidenziare il nesso che la sessualità ha con l’amore nella sua connotazione affettuosa (di benevolenza), erotica (di sensualità), amicale (di complicità) ed agapica (di solidarietà), per cui è importante non contrapporre le diverse dimensioni, ma considerarle complementari: è, questa, la condizione perché la sessualità sia espressione dell’amore, e quindi abbia una connotazione valoriale e non meramente istintuale, culturale e non solo naturale, ed è ciò che differenzia la sessualità umana da quella animale.

Insomma (come ha ricordato Jacques Maritain) l’amore è la perfezione della persona,: l’amore non è solo emozione o passione, è soprattutto un modo d’essere, uno stile di vita della persona, per questo l’amore va alla persona, prima ancora che alle sue qualità.

Ne consegue che la sessualità va concepita all’insegna della “corporeità”, e questa non va ridotta alla sola dimensione fisica, ma colta nella sua dimensione meta-fisica: la persona non ha un corpo, è un corpo; la persona è sempre sessuata, e questa connotazione è un carattere costitutivo della persona, non è qualcosa di accidentale: l’identità della persona non può prescindere dalla sua identità sessuale e di genere.

Al riguardo un filosofo come Jean Guitton ha scritto:”non sono quei dati organi, è tutto il corpo che è sessuato in quanto incompleto, incompiuto: essendo il sesso ciò che gli fa desiderare di essere altro per mezzo di un altro”. Infatti, “se Dio è amore e amore totale, non può non volere altro che essere amato o amare, amare amando o essendo amato” e quindi, per preparare questo amore di eternità, Dio ha fatto la sessualità. E di conseguenza la sessualità è una divisione degli esseri in due metà complementari, che permette di accendere in essi una fiamma in grado di far coincidere in Dio due esseri capaci di un amore eterno e reciproco. L’estasi sessuale che esiste sul piano sensibile dovrebbe essere una preparazione dell’estasi eterna da essa simboleggiata”.

Certo -aggiunge Guitton- occorre esercitare molteplici “forme di sublimazione e sarebbe errore circoscriverle alla sola sfera dell’amore. La sublimazione di cui parliamo va oltre: si estende a tutta la vita sessuale. La parola sessualità, oltre ad essere corrotta dall’uso che se ne fa, attira l’attenzione su un punto troppo limitato. Vicino a questa sessualità localizzata, esiste una sensibilità diffusa”.

Il fatto è che l’eros che nel primitivo piano divino doveva essere “lo strumento dell’unione con Dio, è diventato al contrario uno strumento di autosoddisfazione egoista, di godimento ripiegato su se stesso, di crudeltà e di tutte le inversioni e le perversioni della lussuria. L’eros è diventato avidità, orgoglio, disobbedienza: fermento del peccato umano. Sono rari i peccati che non muovono dall’eros e non si risolvono nell’eros”.

Guardando “ai giorni nostri e nello stato di decadenza in cui ci troviamo”, Guitton precisa che “la sublimazione dell’eros esige due atti”: uno negativo è all’insegna della “ascesi cristiana sulla quale per secoli si è unicamente insistito e a ragione”, e un altro positivo, “sul quale non si è ancora insistito, e che non è un atto di negazione, ma di transfert, di sublimazione: un atto nel quale prendiamo l’eros e lo sublimiamo cercando, per quanto è possibile, con l’aiuto della grazia, non di reprimerlo ma di farlo servire all’unione divina”. Dunque, “per arrivare a Dio, occorre trovare un metodo che consista nel captare le energie latenti nell’eros, per trasformare l’eros in agape”.

5. Una conclusione ontologica

Da quanto siamo andati dicendo, la persona appare come “spirito nella condizione d’incarnazione” (Maritain), come “spirito incarnato” (Mounier), come “spirito incorporato” o “corpo inspirituato” (Caturelli). Si tratta di una antropologia personocentrica, cioè di una concezione che è alternativa tanto alle varie forme di monismo antropologico ad orientamento materialistico (Democrito) o spiritualistico (Platone), quanto alle varie forme di dualismo antropologico ad orientamento compositivo (Aristotele) o antinomico (Cartesio).

Invece, quello che possiamo denominare l’olismo personalista e personologico concepisce la persona non come un solo elemento (corpo o spirito che sia) né come una somma (di sostanza estesa e di sostanza spirituale) e nemmeno come un composto (di materia e di forma), ma come una unità totale, per cui la persona viene prima delle distinzioni che vi si possono operare (come, per esempio, l’individualità e la personalità di cui parla Maritain, ovvero l’interiorità, la comunione e la trascendenza di cui parla Mounier).

Se, dunque, la persona è una unità, caratterizzata dalla unicità individuale, dalla unitarietà relazionale e dalla universalità trascendentistica, consegue che la sessualità deve essere rispettosa di questa quadruplice connotazione della persona, ed essere coerente con la totalità della persona, rispettosa della specificità di ciascuno, espressione di comunicazione intima, atteggiamento di apertura oblativa.

Solo in tal modo riteniamo che la sessualità risulta essere non un semplice aspetto della persona, bensì una modalità di manifestazione della persona nella sua integralità.

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Intervista sull'ipnosi

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Convegno 20 Novembre 2010 Atti del Convegno TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE- Relazione del Prof. Giancarlo Galeazzi, LA SESSUALITA’ FRA ANTROPOLOGIA ED ETICA

– SESSUALITA’ ED EROTISMO NELL’ANZIANITA’

Relazione presentata dal Prof. Enrico Paciaroni (AN) Primario Emerito, INRCA Ancona, componente del Comitato di Indirizzo e Verifica dell’Istituto. Convegno Timidezza d’amore e ansia sessuale, Ancona 20 Novembre 2010

Premessa

L’invecchiamento della popolazione è in progressivo e continuo aumento. Nei Paesi occidentali, circa 1/3 della popolazione ha attualmente superato i 65 anni. Tale fenomeno è caratterizzato,inoltre, dal rapido incremento soprattutto dalle classi di età più avanzate, da una buona speranza di vita e dalla presenza di anziani in relative buone condizioni di salute. Il 2011 è stato dichiarato dall’UE l’anno dell’invecchiamento attivo.

Recentemente è stato firmato un protocollo d’intesa fra il Ministero della salute e la Regione Marche per la istituzione di un Network nazionale sulla “ Longevità attiva” Di fronte a tale realtà sociale , sopravvivono ancora, purtroppo,degli stereotipi sull’anzianità sicuramente da superare. Uno di questi è la sessualità dell’anzianità: la persona anziana non ha e non può avere una sua vita sessuale.

La SESSUALITA’ e l’ANZIANO Forti sono i pregiudizi sulla sessualità delle persone anziane: stupore, meraviglia o addirittura fastidio e repulsione nell’ammettere una sessualità corporea ricca e viva oltre una certa età che assume l’aspetto del risibile e dell’osceno, frutto di un’influenza culturale e sociale negativa. Secondo la Prof.ssa Luisa Bartorelli , geriatra di Roma, l’anziano è considerato poco attraente e quindi poco desiderabile. Penalizzato da tale contesto sfavorevole, egli, a sua volta, percepisce il suo calo funzionale, direi del tutto fisiologico in relazione all’età, in modo negativo, anche nei riguardi della propria sessualità. In realtà questa, intesa nel suo significato più ampio di desiderio dell’incontro, di relazione, rimane pressochè inalterata anche nell’anzianità ( L.Bartorelli)” Fare l’amore” non è soltanto un atto fisico ,ma significa sentirsi accettati, scelti, non più emarginati, meno in solitudine. Non esiste un limite di età per la sessualità:la ricchezza del desiderio non tramonta con gli anni, se esiste una stimolazione di qualità, la vita sessuale si può praticare, cambiando natura ed espressività, per tutta l’esistenza, afferma ancora la geriatra Luisa Bartorelli.

In una recente ricerca praticata in due ASL del Lazio, su di un campione di donne in una zona urbana ed una omologa in zona rurale, divise in coniugate, vedove, nubili e separate( età media 70 anni), l’attività sessuale è ammessa dal 56,6% delle donne in città e dal 47,6% in zona rurale, laddove sono maggiori le reticenze soprattutto fra le vedove , le nubili e le separate. La ricerca dimostra anche come la frequenza dei rapporti sessuali diminuisce notevolmente con il procedere degli anni, mentre il desiderio sessuale decresce in maniera più graduale, senza mai scomparire del tutto anche nelle età più avanzate e in presenza pure di malattie disabilitanti e, nello stesso tempo, come sia fonte di autostima, di autonomia e di benessere psichico.

Il 66% delle donne prive di desiderio è risultato trovarsi in una condizione con spunti depressivi. “La sessualità nell’anziano non solo persiste, ma assume una fisionomia qualitativa peculiare: cambia la qualità del piacere sessuale, che diventa meno genitale; diminuisce l’intensità delle sensazioni orgasmiche tipiche dell’irruenza della giovinezza e al loro posto subentrano un’esperienza più attenta alle sfumature e una gestualità familiare, qualità che sublimano l’intesa intima della coppia. Il contatto, il coccolamento, l’holding, cioè il contenimento favoriscono l’integrazione tra esigenza di affetto e tenerezza e l’erotismo non ancora spento, dando sensazioni tattili, intimità, gioia, gioco, fantasia. In definitiva il rapporto con il partner può essere improntato ad una più profonda complicità e solidarietà. E si è visto che, con l’età, l’uomo modifica il suo modo di proporsi nel rapporto, lasciando maggiore iniziativa alla donna” (Luisa Bartorelli).

L’erotismo e l’anziano

Come si evince da quanto affermato, la sessualità con il progredire degli anni diventa più che un’attività fisica, direi genitale, una manifestazione che può rientrare nella vita affettiva, emotiva, psichica assumendo una dimensione rilevante per la persona che invecchia. L’amore è sicuramente una ragione di vita anche nell’anzianità: si ha bisogno di sentirsi considerati ed amati, essere oggetto di attenzioni e di affetto. Bisogno di continuare a sentirsi soggetto ed oggetto erotico ( un’identità) anche nell’anzianità . L’erotismo nell’età avanzata può essere considerato una modalità di linguaggio e di comunicazione mantenendo quel valore simbolico di linguaggio non verbale della sfera affettiva. Le espressioni sessuali della terza età non sempre e non solo coincidono per forza con il coito, ma spesso si esplicitano con carezze, tenerezze, ecc.. Il corteggiamento, per esempio, nell’ erotismo dell’anzianità aiuta a valorizzare le capacità della seduzione e ad estendere il piacere del gioco d’amore che non si riduce all’evasione della pratica urgente del coito (M.Antonich, 1998)

Guido Ceronetti ha recentemente scritto un articolo sul Corriere della sera(10-5-2010) dal titolo eloquente e suggestivo. Il giornalista- scrittore afferma che “l ’eros non invecchia” L’anziano ha fame di amore, soprattutto oggi, quando si cerca di emarginarlo, di rinchiuderlo nelle Case di riposo, di escluderlo dalla vita e dall’amore, di negargli una sua identità sessuale: x l’immaginazione, i ricordi, la fantasia hanno nel vecchio un significato di importanza vitale. Lo scrittore riporta dal libro ” La casa delle belle addormentate” del giapponese Yasunari Kawabata , che in una casa i vecchi del luogo possono andare a dormire la notte insieme a belle ragazze,completamente nude,addormentate con farmaci, con l’impegno di non molestarle. Il regolamento della casa permette solo carezze superficiali e contemplazione pura. Il piacere della vicinanza , della flagranza e freschezza della giovinezza, al di fuori del sesso, in pieno erotismo, in una cultura orientale,quella giapponese, più formale e rituale della nostra. La mattina la casa offre la colazione, l’ospitalità viene regolarmente pagata, mentre le ragazze continuano a dormire. Fame d’amore, bisogno di calore , di relazioni umane, paura della solitudine e dell’abbandono, vivacità dell’immaginazione e della fantasia! Il libro ricorda il passo della Bibbia nel quale si narra che il re David, vecchio e in procinto di morire, chiede di avere nel suo letto una vergine fanciulla per potersi finalmente riscaldare. Riferisce ancora Ceronetti che anche il vecchio Gandhi, negli ultimi anni della sua vita dormiva con una giovane fanciulla.

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Secondo me,Francesco Alberoni, sociologo e famoso studioso dell’innamoramento, in un recente articolo sul Corriere della sera (27-5-2010), ha saputo bene stabilire le differenze fra il sesso puro e l’amore erotico, indipendentemente dall’età. Nel primo caso si tratta di un rapporto senza un coinvolgimento emotivo, del tutto impersonale, è quello che si definisce in pratica “ fare sesso”, come fare un’altra funzione, più o meno fisiologica che arreca piacere.

L’amore erotico è un rapporto fra un uomo ed una donna che si amano in modo totale, esclusivo, un amore ad un tempo erotico e spirituale che cresce negli anni,potendo raggiungere la sua piena maturità nell’anzianità. Un amore in cui i due fondono i loro corpi , le loro anime,un’integrazione completa di due contesti culturali-affettivi e creano una terza entità che prima non esisteva, la coppia innamorata, che vive in un suo incantesimo, del tutto personale e di reciproca fedeltà. Condizione quest’ultima essenziale, secondo Alberoni, perchè si realizzi una concentrazione dell’attenzione esclusiva dell’uno sull’altro e viceversa, scoprendo l’infinita ricchezza dei reciproci valori ed un piacere sessuale sempre nuovo( F.Alberoni, 2010).

Nell’anzianità questo rapporto diventa sempre più profondo ed intimo perchè si viene a realizzare , nella vita insieme, una specie di comunione di sentimenti e di interessi, un mondo di complicità di affetti e di rappresentazione-interpretazione della vita. Recentemente un gruppo di ricercatori americani (Barry Komisaruk et al.) ha scoperto ,utilizzando la risonanza magnetica, che durante il rapporto sessuale puro, si attivano funzionalmente , diverse aree del cervello ( ben 30 tra cui quelle del tatto, emozione, gioia, memoria, ecc.). Nell’amore erotico come descritto, l’attivazione è sicuramente più completa e diffusa( aree sensoriali e psico-affettive-emotive diverse).

Il cardinale Carlo Maria Martini , nel suo recente libro “ Le età della vita”, edizione Rizzoli, 2010, preferisce, alle tante denominazioni oggi in uso sull’invecchiamento, il termine “Anzianità”, in armonia con le altre età della vita, Infanzia, Fanciullezza, Giovinezza, ecc., indipendentemente dagli aspetti biologici, antropologici, sociali previdenziali ecc. sottostanti le persone in età avanzata.Nel suo libro, come uomo di Chiesa, vuole evidenziare , nell’anzianità, i grandi valori di questa epoca della vita, oggi dimenticati: la maturità del pensiero , il senso di responsabilità e di ragionevolezza, la sofferenza per le perdite subite, la gioia per il dono della vita nelle sue diverse espressioni, l’impegno sociale, l’autorevolezza derivante dalla propria esperienza di vita, l’umiltà del mendicare da credente, il distacco progressivo dalle cose terrene, non essenziali, . Ogni stagione dell’anno ha i suoi frutti, ogni età della vita ha i suoi piaceri , diritti e doveri e la possibilità di raccogliere finalmente le sue soddisfazioni in rapporto a quanto seminato durante la vita. L’Anzianità va vissuta nella sua globalità in una piena apertura verso gli altri. Quello del cardinale Martini è un messaggio pieno di ottimismo e di speranza, di amore nel senso più ampio , di gioia di vita e di impegno civile. “Camminare insieme nell’amore” è il titolo dell’ultimo capitolo del suo libro In esso viene ovviamente esaltato il valore dell’amore nel senso cristiano. Un’accorata esortazione a camminare insieme all’insegna dell’amore. Sotto il profilo strettamente laico, tale sollecitazione può comprendere anche la vita e la complicità della coppia unita grazie anche “all’amore erotico” vissuto personalmente e globalmente sul piano fisico, psicologico ed affettivo.In sintes,un amore equilibrato , responsabilmente maturo.

Da queste parole emerge un’Anzianità nuova, attiva, in armonia con quanto indicato dalla commissione UE , che ha dichiarato il 2011 l’anno “dell’invecchiamento attivo”.

Relazione presentata dal Prof. Enrico Paciaroni (AN) Primario Emerito, INRCA Ancona, componente del Comitato di Indirizzo e Verifica dell’Istituto. Convegno Timidezza d’amore e ansia sessuale, Ancona 20 Novembre 2010

PSICOTERAPIE IN PRESENZA:
Terapie in presenza

Dr. Giuliana Proietti Psicoterapeuta Sessuologa
Tel. 347 0375949
Dr. Walter La Gatta Psicoterapeuta Sessuologo
Tel. 348 3314908

 – PULSIONE, RAGIONE E RIFLESSIONE NELLA SESSUALITA’ UMANA
Convegno Timidezza d’amore e ansia sessuale. Intervento del Dr. Carmine Grimaldi, psicoterapeuta, Ancona, 20 Novembre 2010.

ATTI DEL CONVEGNO

Oggi nel mondo la sessualità ci mostra una molteplicità di concezioni e di condotte  che erano sconosciute a molti fino a poco tempo fa. Risulta perciò difficile orientarsi su quale sia la corretta direzione della vita sessuale.

In tanta diversità, a volte contraddittoria e perfino inconciliabile, ci si può smarrire. Eppure, ad una attenta osservazione, possiamo trovare due elementi comuni a tutte le forme di vita sessuale. Esse sono la Natura e la Cultura.

In questo intervento voglio esporvi una mia personale riflessione sulla sessualità umana sospesa tra natura e cultura, derivata sia dagli studi di sessuologia, sia dalla mia esperienza di psicoterapeuta-sessuologo.

Il fine immediato che mi prefiggo è quello di offrire agli ascoltatori stimoli esperienziali per elaborare una personale ed autonoma visione della sessualità dell’uomo.

Dei due estremi: Natura e Cultura, tra i quali la sessualità si estende, considererò prima il primo rispettando l’ordine dello sviluppo sessuale naturale che trova, all’inizio, il suo fondamento nella natura biologica: il dato naturale sul quale si innesta, in seguito, la componente culturale.

K. Lorenz, medico-etologo viennese, sosteneva che il “sesso” è uno degli istinti naturali che insieme alla fame ed alla aggressività permettono ad un organismo di vivere, conservarsi e continuare la specie.

Il “sesso” a livello della condizione animale si caratterizza per tre tipici aspetti:

1) il comportamento sessuale è determinato geneticamente, ossia è predeterminato dalla natura rispetto alla volontà del singolo organismo ed è comune a tutti gli appartenenti della specie;
2) l’attività sessuale si pratica in definiti periodi di tempo (estro). Periodi di attivazione sessuale si alternano a periodi di non attivazione in sequenze definite e precise;
3) il rapporto sessuale è finalizzato alla riproduzione mentre il godimento dell’animale sembra essere secondario rispetto ad essa.

Esempi di sessualità animale sono molto vicino a noi, basti osservare i cani, i gatti, gli equini ecc.

La sessualità umana si differenzia da quella animale!

Si caratterizza per essere:
1) ”plastica” nel tempo e nei modi. Si può praticare l’attività sessuale con una frequenza, una durata del rapporto e modalità libere da costrizioni biologiche.
2)  funzionale al desiderio soggettivo dell’uomo \ donna.
3) indipendente dalla riproduzione. Il periodo di fertilità della donna è relativamente breve correlato alla sua ovulazione che dura 3 giorni circa ogni ciclo mestruale di 28 giorni Va dalla pubertà ( 11-13 anni) alla menopausa ( 45-55 anni).

Comparando la sessualità della condizione animale a quella  umana, ci accorgiamo del grande mutamento evolutivo compiuto dalla natura e della liberazione della sessualità umana dai condizionamenti genetici.
“Come” e “perché” questo passaggio sia avvenuto non ci è dato sapere con certezza.

Le numerose ipotesi formulate dalla scienza in proposito non hanno svelato il mistero. Resta la constatazione che la sessualità umana, pur essendo fondata sulla biologia, ha evoluto un grado di plasticità elevatissimo che la differenzia dagli animali. Dall’istinto si passa alla “Pulsione” coniugata con la Riflessione e la Ragione.

Data la plasticità della pulsione sessuale, è probabile che essa sia stata utilizzata come uno strumento sociale per disciplinare le condotte degli individui in funzione degli interessi comunitari di una società.

L’ampia disposizione sessuale, naturale e potenziale dell’individuo è stata perciò regolamentata dalla società. Il controllo sociale ha preso il posto della genetica per dirigere la pulsione verso la conservazione e la continuità del gruppo di appartenenza.
La sessualità in tale modo è divenuta una componente bio-culturale di un gruppo, di un popolo, di una società.

In una prospettiva antropologica osserviamo che la sessualità è concepita e praticata in funzione della cultura d’appartenenza dell’individuo per i fini del gruppo. Il desiderio sessuale del singolo è stato inserito in una finalità sociale più grande e la vita sessuale è stata etero-diretta dalle regole sociali date, dall’esterno, alla persona.

La trasmissione delle norme sociali si compie mediante un processo educativo fin da bambini. Alcuni esempi ci chiariranno meglio le affermazioni precedenti.
La Margaret Mead, nota antropologa americana, nel libro “sesso e temperamento” riporta le sue osservazioni sul carattere maschile e femminile in tre società primitive della Nuova Guinea: i cannibali Mundugumor, i gentili Arapesh, i Ciambuli.
Nella prima tribù entrambi i sessi sono aggressivi e violenti; nella seconda, al contrario, entrambi sono dolci e remissivi; infine, nel terzo gruppo, l’uomo e la donna hanno ruoli distinti e complementari.
L’antropologa ci offre un esempio della netta differenziazione del carattere dei due generi sessuali e del modo di concepire e vivere la sessualità in tre società primitive che hanno una stretta vicinanza territoriale.
Possiamo considerare le osservazioni della Mead come una conferma sul campo di quanto abbiamo affermato in precedenza: la sessualità è un prodotto socio-culturale basato sul dato biologico.

La Natura, liberata dai condizionamenti genetici della condizione animale, ha permesso di modellare la “pulsione” sessuale dell’uomo in funzione della cultura di appartenenza.
La concezione ed il costume della sessualità, tuttavia, cambiano non solo in relazione alle diversità culturali, ma anche in funzione del cambiamento storico  e dell’esperienza personale.

Nella società italiana attuale, moderna e tecnologica, la vita ed il costume sessuale sono oggi cambiati rispetto al tempo della civiltà contadina.
La rivoluzione industriale, mass-mediatica e digitale, ha inciso profondamente sulla personalità, sulla vita e sulla concezione della sessualità.
Nel Medioevo vigeva il “diritto della prima notte” da parte del signore feudale; poi venne la regola della pratica sessuale solo nel matrimonio per “fare i figli a Dio”; fino ad alcuni decenni fa la relazione uomo-donna era gestita dalle famiglie sulla testa dei protagonisti.
A partire dagli anni ’60, però, l’uomo occidentale si libera dalle ideologie totalitarie, razionali ed utopistiche, si scrolla dalle spalle le teologie e si pone di fronte alla vita come “centro del mondo”. La personalità sviluppa come individualità che matura e diviene coscienza di sé creatrice del mondo in quanto espressione del lavoro che nasce dal suo mondo interiore.
La cultura contemporanea nelle società occidentali mette in primo piano l’uomo, come persona fondata su una struttura psichica unica ed irripetibile, e considera la sessualità in una nuova prospettiva culturale.

Essa è una componente naturale della persona e va gestita e vissuta da ognuno in funzione delle proprie caratteristiche personali  in un’armonia funzionale e spirtuale.
La vita sessuale diventa sessualità che si personalizza, la pulsione si “individua” e si armonizza con la totalità del sé da vivere nella relazione con al’altro secondo regole morali ed etiche liberamente scelte e condivise.

La “sessualità personalizzata” riassume e compendia i vari fattori: biologici, psicologici, culturali, li trascende in una sintesi che ha un valore esistenziale assoluto fondato sulle qualità e sui principi della persona.
Nell’uomo consapevole la sessualità diventa gioia e soddisfazione, al contrario nell’uomo condizionato la sessualità  è conflitto, insoddisfazione ed, a volte, perfino nevrosi.
La persona cosciente di sé diventa capace di riflettere e concepire la sua sessualità come entità biologica che nella consapevolezza si armonizza con i molteplici fattori psico-culturali costitutivi della personalità.

La vita sessuale e la cultura della sessualità fondata sulla persona che riflette in quanto coscienza di sé si caratterizzano per alcune qualità peculiari. La sessualità è:
1) libera! Si pratica l’atto sessuale in funzione del proprio desiderio nel rispetto del consenso del partner.
2) morale! Ognuno si dà da sé le regole per vivere la “pulsione”. Le regole scaturiscono da un processo di auto elaborazione del “vissuto” determinato dall’esperienza. La costruzione di una moralità dall’interno del sé rappresenta lo strumento principale per vivere oggi nella relazione sessuale i valori morali e della fedeltà.
3)  etica! La morale ci dà le regole personali, l’etica quelle da vivere nel rapporto con l’altro.

Quando due persone si incontrano stabiliscono una relazione che deve essere basata su principi e regole che entrambi i partner formulano e condividono. La reciprocità e la parità dei costituenti la coppia nel determinarne le regole è un fondamento dell’etica della sessualità  che costituisce a base della libera scelta.
4) responsabile! La soddisfazione della pulsione sessuale umana comporta la possibilità della procreazione. Perciò è indispensabile porsi prima della pratica sessuale, il problema del concepimento e del controllo delle nascite.
Ogni coppia risolverà il problema secondo le convinzioni ed i valori religiosi ed esistenziali personali, ma la questione non può essere disattesa e/o rimossa.

Per concludere, voglio raccontare una esperienza personale, che ci aiuta a chiarire meglio quanto detto in precedenza.
Durante un corso di educazione sessuale che svolgevo in una scuola media secondaria della provincia anconetana, ho chiesto ai ragazzi di spiegarmi il concetto di morale e di etica rispetto alla sessualità.

Non ricevendo una risposta, ho usato un metodo indiretto per arrivare allo scopo,
Ho formulato ai ragazzi una situazione esistenziale immaginaria: – “un ragazzo incontra una ragazza, la conosce e viene attratto da lei, desidera una relazione sessuale, ma non si sente innamorato. La ragazza sente di amare il ragazzo e sarebbe favorevole al rapporto sessuale a sua volta, a condizione che il ragazzo l’ami”.
Ho chiesto ai ragazzi se trovandosi in questa situazione avrebbero svelato la realtà dei loro sentimenti e quindi rinunciato al rapporto sessuale o avrebbero detto il falso per realizzare la soddisfazione sessuale.
Grande fu la mia sorpresa!? La maggior parte dei ragazzi ha risposto che avrebbe optato per la seconda modalità. La posizione immorale: comunicare un sentimento d’amore, in realtà non sentito, per avere un rapporto sessuale prevaleva rispetto a quella morale: comunicare ciò che si sente e rinunciare al rapporto sessuale rispettando i sentimenti della ragazza.

E’ un semplice aneddoto per dimostrare quanto la riflessione deve essere presente nella nostra quotidiana vita di relazione affettiva-pulsionale-amorosa e che la morale, l’etica, la responsabilità sono i binari lungo i quali si può realizzare la pulsione cieca e senza direzione.
L’indifferenziazione pulsionale acquista “significato” umano nella consapevolezza di sé e diviene libertà poiché l’uomo che sa di sé, della sua realtà, può scegliere il tempo, lo spazio, il partner e il modo per realizzare il suo desiderio.

Il mio discorso svolto nella prospettiva psicologica del “Senso nella Psiche” ha il fine di invitare giovani ed adulti ad una riflessione sulla realtà personale della sessualità, per divenire, lentamente, creatori responsabili della propria vita sessuale e affettiva.

Diamo ora, uno sguardo su come la pulsione, la ragione e la riflessione hanno operato sulla sessualità umana in  contesti culturali diversi da quello occidentale.
Nel mondo orientale, in India, Il Tantra indica che la via alla liberazione nell’esistenza può passare anche per la sessualità.

Secondo la concezione di questa filosofia gli opposti devono riunirsi. I partners sessuali, uomo e donna, possono con i loro amplessi riprodurre la medesima perfezione dell’universo. Come dire che il microcosmo (umano ) raffigura il perfetto equivalente del macrocosmo (naturale) a patto che gli amanti se ne rendano conto e possono così includere nel loro abbraccio tutte le creature: il mondo intero.
Una storiella indiana racconta. Un cieco e uno zoppo si ritrovarono casualmente insieme, a vagare nel bel mezzo di una radura. L’uno disponeva delle doti che difettavano all’altro: solo così poterono intendersi. Così il cieco si caricò lo zoppo sulle spalle, mentre questi gli indicava la direzione.

Allo stesso modo il maschile e il femminile, lo statico e il dinamico, congiungendosi, sprigionano energie nuove, al fine di rivitalizzare l’universo.
Soltanto nel coito si è veramente vicini all’altro  al fine di arricchirlo ed esserne, nel contempo, arricchiti. Nel Tantra indiano la stretta dei corpi è detta maithuna e spesso la si pratica davanti ad un vasto pubblico, come un rito o una cerimonia religiosa.
E’ molto importante, però, che i due partners siano proprio intimi: fisicamente, non meno che spiritualmente.

Il Tantra anticipa la sessuologia contemporanea, suggerendo agli adepti persino la respirazione opportuna, in modo da eliminare le benché minima interferenza al perfetto svolgimento del rapporto.
L’elemento centrale è il controllo dell’eiaculazione. L’adepto deve imparare a procrastinare il proprio piacere orgasmico, a vantaggio del godimento della compagna.

Nel Tantra indiano viene dichiarata la totale parità tra i sessi: ciascuno dei due si vota all’altro in modo da procurargli il massimo piacere. E sarebbe inconcepibile uno squilibrio laddove uno dei partners perseguisse il proprio piacere personale. Ripercussioni negative si determinerebbero automaticamente in ogni ambito dell’universo (e se non si condividono certe convinzioni sarebbe meglio astenersi dal Tantra).

La cultura brahmanica non vedeva di buon occhio queste posizioni, che risultavano decisamente in contrasto con la sua generale svalutazione e subordinazione della donna.

Nel mondo cinese si ha una concezione  simile a quella tantrica nel Taoismo. Qui gli opposti sono rappresentati dallo yin (il femminile) e dallo yang (il maschile). Il Taoismo è una delle poche filosofie mondiali che tengono conto del ruolo ( e della potenza) della donna e del femminile. Il Confucianesimo invece considera la donna inferiore all’uomo, relegandola in una posizione di secondo piano.

E non è forse un caso che in quest’ultima linea di tendenza attecchisse un perbenismo sessuale e una morale bacchettona, finendo col negare molti degli aspetti vitali dell’esistenza.
Nel Taoismo alchemico l’unione tra l’uomo e la donna viene ritenuta equivalente a quella tra il fuoco e l’acqua, il cielo e la terra.
Anche qui il controllo dell’eiaculazione viene ritenuto essenziale, nella convinzione che la fuoriuscita del liquido seminale comporti la rottura di un equilibrio.
Alla donna, di converso, sono concessi molti orgasmi: quante più secrezioni vaginali si determinano tanto più intenso e vitale si fa il rapporto stesso.

Nell’amplesso c’è complementarietà: uno dei due partners si controlla, mentre l’altro si dedica all’orgasmo. E che sia la donna a trovarsi in questa posizione di (apparente) privilegio è un aspetto che la mentalità occidentale, diversamente orientata, stenta a tollerare.
Anche nel Taoismo gli amanti si congiungono nella consapevolezza di costruire realtà trascendenti che oltrepassano, trasfigurandole, le individualità chiamate in causa.
Anche qui, se non si è convinti di questa valenza simbolica dell’atto sessuale, sarebbe bene astenersi dalle pratiche. La relazione deve essere autenticamente paritaria e bilaterale, grazie ad essa l’uomo e la donna risultano perfettamente uniti. Ciascuno dei due dona qualcosa di sé all’altro ricevendo né più, né meno, quanto ha offerto.

Nel Taoismo si suggerisce di cambiare spesso compagna, al fine di confrontarsi con molte realtà femminili. Nel Tantra indiano si prescrive, a seconda dei casi l’amplesso con la propria moglie o con prostitute sacre, cioè donne con cui non si ha nessun altro tipo di rapporto.
Dopotutto nel Tantra e nel Taoismo è la corrispondenza interiore, ossia l’intimità, che si richiede ai due partners. L’amplesso non è fine a sé stesso, ma possiede una rilevanza simbolica. I testi tantrici non sono puri e semplici comprendi dell’arte d’amare “manuali per la liberazione”.
A differenza del Kàmasutra, orientato su un’altra mentalità, nel Tantra e nel Taoismo non vengono raccomandate posizioni coitali particolari: non attecchisce il virtuosismo, bensì una grande semplicità di esecuzione.

E il maestro delle carezze amorose, nel Taoismo, è una donna, la “fanciulla semplice” che istruì persino l’Imperatore Giallo, uno dei massimi saggi della Cina.

Il rapporto sessuale non è altro che un’alchimia interiore; con esso ci si rafforza nel corpo e nello spirito. E’ una convinzione che potrebbe essere tranquillamente sottoscritta sia in Cina che in India, sia dal Taoismo  che dal Tantra. I cinesi rispetto agli indiani insisterebbero sulle virtù terapeutiche della sessualità. Un coito perfetto allontana i malanni, risultando molto più efficace dell’agopuntura o della moxibustione. Esso produce la longevità, meta tipica del cinese medio.

L’astinenza non viene suggerita. E’ considerata uno stato artificioso che va contro la natura e offende il Tao: la via della spontaneità; oppure intralcia il cammino dei mondi  e il fluire dell’energia cosmica.
La masturbazione può essere praticata come tecnica preliminare di preparazione al coito. Ma è, forse, superfluo osservare che non può, né dovrebbe sostituirlo.

Riguardo all’omosessualità, le posizioni del Tantra e del Taoismo presentano varie sfaccettature. E’ indubbio, tuttavia, che si insiste, generalmente, sulla sua svalutazione: l’unione comporta gli opposti perciò il cielo e la terra, cioè l’uomo e la donna.  Anche se, oggi, si ha notizia di una debole tolleranza in alcune correnti culturali, sia in India che in Cina, sono promotrici d’una mentalità più aperta e vicino all’occidente riguardo l’omosessualità.

BIBLIOGRAFIA

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Bharati A.,( 1977)  La tradizione tantrica – Ubaldini, Roma.

Dasgupta S. B., (1982) Introduzione al Buddhismo tantrico, Ubaldini Roma.

Garrison O., (1966) Tantra, Lo Yoga del sesso, Ubaldini, Roma.

Grimaldi C., La sessuologia in un consultorio delle Marche, Residenza, Ancona.

Grimaldi C. (a cura), (1988) Le facoltà sessuali, Mediateca, Ancona.

Liebl M., (1995) Il senso nella Psiche, Belforte, Livorno.

Lysebeth (van) A., Tantra. L’altro sguardo sulla vita e sul sesso, Mursia, Milano

Mead M., (1967) Sesso e Temperamento, il Saggiatore, Milano.

Convegno Timidezza d’amore e ansia sessuale. Intervento del Dr. Carmine Grimaldi, psicoterapeuta, Ancona, 20 Novembre 2010

– RELAZIONE DISFUNZIONALE E ANSIA SESSUALE

Relazione disfunzionale e Ansia Sessuale
Dr. Walter La Gatta psicoterapeuta

RELAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE, ANCONA, 20 NOVEMBRE 2010

L’ansia è prevista dalla “Natura” come una sorta di sistema di avvertimento: ci avverte  infatti dei pericoli e delle minacce presenti nell’ambiente, in modo che gli individui possano mettere in atto dei comportamenti tali da allontanare questi pericoli, salvaguardando la propria vita.

Questo sistema difensivo funziona efficacemente in caso di un pericolo reale presente nell’ambiente: ad esempio, se un leone sta per attaccarci, attraverso il sistema di attivazione dell’organismo prodotto dall’ansia, possiamo difenderci al meglio, attraverso l’attacco o la fuga.

Non si può certo dire la stessa cosa se i problemi che troviamo nell’ambiente non richiedono particolari attenzioni ed anzi, l’ “avvertimento” stesso è generatore di ansia…

Nell’ «ansia da prestazione sessuale» ad esempio, ricevere questa sorta di «avvertimenti» è sicuramente più un male che un bene.

In tutti i tipi di ansia da prestazione si osservano:

  • aumento dell’autoconsapevolezza
  • riduzione nella qualità della prestazione

Quando l’individuo si rende conto della scarsa qualità della prestazione, questo produce allarme e dunque genera altra ansia. E questo peggiora la prestazione…

A volte è difficile uscire da questi meccanismi, anche usando un pensiero logico e razionale. Infatti, abbiamo a che fare con dei meccanismi automatici, che normalmente non sono sotto il controllo della coscienza.

Lo spectatoring, ad esempio,porta la persona sessualmente ansiosa ad osservare  lucidamente i propri stati emotivi e le proprie reazioni sessuali; questa tendenza a osservare con gli occhi di un giudice la propria maniera di fare l’amore è altamente dannosa per la sessualità. Il fenomeno fu descritto per la prima volta da Masters e Johnson.

In genere, i pensieri alla base dell’ansia da prestazione riguardano: il timore del giudizio altrui, problemi intrapsichici legati al bisogno di affermazione e di sicurezza, bisogno di dominio sul/sulla partner (es. contrastare i sentimenti di gelosia sottomettendo il/la partner ad un piacere che gli/le impedisca di pensare ad altri partners)

In alcuni casi l’ansia da prestazione potrebbe rispondere al bisogno di non disperdere il proprio Io nell’altro/a: tenendo occupato il proprio pensiero con l’ansia, non si accede al piacere e non si entra realmente in contatto con l’altra persona, restando appesi ad una catena di pensieri che portano verso sé stessi.

A volte un comportamento femminile particolarmente aggressivo, una bellezza molto pronunciata, uno status socio-economico elevato, un maggiore livello di esperienza sessuale, una persistente ammirazione per l’ex, possono indurre nell’uomo un forte stato di ansia.

La terapia sessuale deve intervenire sui significati soggettivi e relazionali dell’ansia cercando di ridurre il sintomo ed indurre dei cambiamenti.

Il punto di partenza è la lettura del disagio.

L’anamnesi dovrà partire dall’infanzia, dai rapporti con le figure genitoriali, le esperienze di riconoscimento affettivo da parte dei pari, i primi innamoramenti, il vissuto corporeo in generale e il rapporto con i propri genitali, nella visione estetica ed emotiva del corpo.

Il primo obiettivo è quello di riconciliare il paziente con il suo Ideale dell’Io, abbassando la paura del giudizio e il timore del confronto, potenziando la capacità sensoriale del proprio piacere, che solo in seconda battuta andrà ad incontrare il piacere dell’altra persona.

Altre volte l’ansia nasce dalla delusione che l’uomo legge nel mancato raggiungimento del piacere nella sua partner, oppure dalla mancanza di desiderio di lei, dalla sua distanza emotiva e dalla sua indifferenza.

Questo tipo di relazione disfunzionale all’interno della coppia va a potenziare l’ansia da prestazione dell’uomo. La partner diventa dunque complice, consapevole o inconsapevole, del disagio maschile.

La disfunzione sessuale di uno dei due partner va sempre affrontata come disfunzione sessuale della coppia: è la coppia che deve cambiare il modo di avvicinarsi al rapporto sessuale (e non solo la persona che presenta la disfunzione).

Nel caso della disfunzione sessuale maschile un intervento mansionale deve prevedere anche un intervento allo scopo di migliorare le modalità femminili di comunicare gusti e desideri, senza esprimere giudizi eccessivamente severi e frustranti.

Molto importante, per chi soffre di ansia da prestazione. è stabilire una relazione sessuale di qualità: la partner dovrebbe essere una persona con la quale vi sia un legame che va oltre il rapporto sessuale e dunque  prediligere un rapporto d’amore e di complicità  a rapporti di sesso occasionale.

Quando un uomo fallisce nella prestazione, la donna tende a reagire in due modi: teme di non essere sufficientemente desiderabile per il partner, prova rabbia per la sua incapacità e debolezza, che viene a volte sentita come «egoismo».

Nel lavoro con la coppia può essere utile focalizzare l’attenzione sui comportamenti che ostacolano la sessualità, sostituendoli con pensieri e atteggiamenti facilitanti: la riduzione dell’aggressività, la rassicurazione affettiva,  la costruzione di ambienti sereni e rilassati.

Nell’uomo si lavora sui concetti di distrazione e concentrazione: distrazione dai pensieri disturbanti, sostituendoli con un diverso ascolto del corpo e cercando nuove complicità con la partner. ; concentrazione, a partire dal coito inesigente, che mira al recupero del piacere dello scambio corporeo e relazionale.

Sebbene in letteratura si parli soprattutto di ansia da prestazione maschile, la ricerca dimostra che  anche la funzionalità sessuale femminile può essere compromessa da distrazioni cognitive, sia di natura sessuale che non sessuale.

Recentemente è stato suggerito che la preoccupazione che  gli uomini hanno nei confronti del proprio organo genitale può svilupparsi nelle donne nei riguardi della loro immagine.

Variazioni di aspetto nel corpo femminile sono stati collegati a cambiamenti nella risposta sessuale.

Per esempio, pazienti di sesso femminile che hanno subito interventi chirurgici mostrano una diminuita eccitazione sessuale.

Al contrario, donne che hanno seguito un percorso psicoterapeutico per guarire dalla bulimia, perdendo peso, mostrano una maggiore risposta sessuale in seguito al trattamento.

Dr. Walter La Gatta

Bibliositografia

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2859459/
Emmanuele A. Jannini, Andrea Lenzi, Mario A. Maggi, Sessuologia medica, Masson
Giorgio Rifelli, Sessuologia Clinica, Masson
Heln S. Kaplan, Manuale illustrato di terapia sessuale, Feltrinelli

 

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– TIMIDEZZA D’AMORE E SOCIAL NETWORKING

Relazione presentata al Convegno TIMIDEZZA D’AMORE E ANSIA SESSUALE, Ancona, 20 Novembre 2010. Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta

Questa mia relazione sulla timidezza d’amore si focalizzerà principalmente su tre punti:

1) Cosa si può intendere oggi per timidezza d’amore e che cosa abbiamo inteso noi con questa definizione, dando questo nome al Convegno 2) Che cos’è la timidezza d’amore (nascita, morte e risurrezione del concetto) 3) Rassegna sui principali studi che hanno fin qui studiato la timidezza, in rapporto alle attività svolte dalle persone in cerca di un partner sui social networks.

1) La timidezza d’amore in questo Convegno

Per “timidezza d’amore” abbiamo inteso la difficoltà che molte persone incontrano nello stabilire e nel mantenere una relazione con un soggetto dell’altro sesso. Questa difficoltà nasce da una combinazione di fattori che non sempre hanno a che fare, almeno direttamente, con la psicopatologia: spesso infatti la timidezza, l’inibizione, la vergogna, le esitazioni di fronte all’altro nascono da fattori diversi, di tipo sociale, culturale, anagrafico, fisico, di orientamento sessuale, religioso.

Non è facile infatti proporsi all’altro per una relazione romantica o semplicemente sessuale, quando non ci si sente all’altezza, magari perché ci si sente ridicoli e inadeguati, per ragioni di età (in quanto troppo anziani per l’età dell’innamoramento e dell’amore), oppure perché disabili (con un problema che fa sentire la persona come non desiderabile da altri), oppure quando si soffre una problematica organica legata all’apparato genitale (come potrebbero essere il vaginismo nella donna o la disfunzione erettile nell’uomo), così come quando si vive una condizione di diversità a causa dell’orientamento sessuale, (con tutti i pregiudizi che si possono per questo incontrare, a partire dalla mancanza di comprensione da parte dei familiari) o non si riesce a stabilire una relazione soddisfacente con il gruppo di pari.
La timidezza d’amore, intesa in senso più esteso, potrebbe essere dovuta anche alla difficoltà di accettare un rapporto di sesso facile e mercificato, in quanto si desidera rimanere fedeli a valori culturali e religiosi che vedono nella coppia un tutto inscindibile, che comprende sia l’amore sia il sesso.

Ovviamente, a tutto questo si aggiungono alle inibizioni d’amore anche i limiti propri della fobia sociale e delle altre patologie della personalità evitante, che spingono la persona alla solitudine e spesso anche alla totale assenza di relazioni sentimentali o sessuali in tutto l’arco di vita.

Tutti questi punti sono stati o verranno trattati da altri relatori, per cui credo sia utile arrivare al secondo punto, per discutere sul concetto originario di”timidezza d’amore”.

2) La timidezza d’amore: un concetto nato, morto e “risorto” grazie a Internet.

L’Autore, Brian Gilmartin, un docente universitario di psicologia e sociologia, ha studiato un campione di 300 soggetti di sesso maschile, età compresa fra i 19 ed i 50 anni,  che rispondevano ai suoi criteri per la definizione di “love shyness”, mettendoli a confronto con un campione di 200 uomini “non timidi”.
Conclusioni del suo studio: la Love Shyness interesserebbe circa l’1.5% della popolazione maschile americana. (Dato non verificato da altre ricerche).

Questa ricerca pilota servì da linea-guida per l’autore, nella scrittura di un poderoso volume in lingua inglese, chiamato Shyness and Love, pubblicato nel 1987, dalla University Press. Il libro fu attaccato da diversi critici che lo stroncarono soprattutto per due motivi:
a) per il riferimento che Gilmartin fa nel libro a pseudoscienze come l’astrologia, la reincarnazione, la regressione a vite passate, l’aura Kirlian ecc., che non sono accettabili in un trattato che si propone di essere scientifico;
b) perché la sua ricerca non sembrava avere validità scientifica, essendo costruita su un campione composto di soli uomini ed oltre tutto piuttosto limitato (300 soggetti). Oltre tutto, tutti gli uomini esaminati avevano orientamento eterosessuale.

Del resto Gilmartin era interessato a dimostrare la sua teoria, ovvero che la timidezza d’amore riguarda una particolare categoria di persone: gli uomini eterosessuali.

Definizione di «Timidezza d’Amore» di Gilmartin
Un tipo specifico di grave timidezza cronica che colpisce alcuni uomini eterosessuali, che altera o impedisce le relazioni intime, a causa di un comportamento di inibizione e di reticenza con le potenziali partner, sufficientemente grave da rendere impossibile la relazione interpersonale con un soggetto di sesso femminile e quindi anche il matrimonio e l’assunzione di ruoli familiari.

Sintomi

Il timido d’amore sente i suoi sintomi soprattutto nelle situazioni informali che coinvolgono potenziali partner sentimentali o sessuali. L’uomo ha difficoltà ad avviare conversazioni con qualsiasi soggetto femminile, a causa di forti sentimenti di ansia sociale.

Le donne timide, secondo Gilmartin, sono più fortunate e non soffrono di questo problema come gli uomini. Le donne timide possono infatti sposarsi e avere figli anche se risultano inibite nelle relazioni sociali, perché comunque troveranno sempre una persona maggiormente assertiva che farà il primo passo e che non considererà la sua timidezza come un aspetto negativo del carattere. Anche le donne lesbiche molto timide, dice sempre Gilmartin, possono trovare una compagna. Ed infine, se anche esse rimanessero nubili, sempre secondo l’autore della Love Shyness, esse possono sempre dedicarsi ad altro: alle associazioni di beneficenza, alla carriera… Possono cioè realizzarsi in altro modo.

Per gli uomini invece, secondo Gilmartin, le cose non stanno così: i timidi rimangono persone vulnerabili, per tutta la vita, a meno che non siano gay (e dunque la timidezza cessi di essere un problema). Il problema infatti, ribadisce Gilmartin, è solo dei maschi eterosessuali, in quanto sono chiamati ad adeguarsi ad un ruolo di genere che vuole l’uomo virile e intraprendente. Essere timidi dunque diventa per gli uomini quasi una forma di devianza dal tradizionale ruolo del «macho» e del seduttore.

Trattamento

Il «trattamento» proposto da Gilmartin è quello di aiutare l’uomo a fare esperienza con numerosi appuntamenti, allo scopo di desensibilizzarsi e rassicurarsi attraverso l’esperienza diretta. In un’ottica cognitivo-comportamentale questo approccio appare essere infatti un trattamento possibile: l’esposizione graduale attenua l’ansia e aumenta l’autostima e l’autodeterminazione, producendo risultati positivi sul piano delle abilità sociali.
Un altro suggerimento di Gilmartin, che riguarda invece la terapia sessuale, è quello che il paziente possa fare sesso con una terapeuta-didatta, alla presenza di un secondo terapeuta che svolga un ruolo di “supervisione”. Ovviamente questo secondo suggerimento è del tutto inaccettabile, sia sul piano etico che deontologico.

L’altra critica che viene fatta a Gilmartin è che esistono già altre categorie diagnostiche, elencate nel DSM IV, il manuale diagnostico e statisticodegli psichiatri americani, che prevedono già questo genere di inibizioni nei rapporti sociali.

Critiche alla Timidezza d’amore di Gilmartin

1) Si tratta solo di una nuova etichetta, non di un nuovo concetto.
Peraltro l’ansia è una condizione assolutamente normale nel momento del corteggiamento e della seduzione, tanto che su questo molte campagne pubblicitarie fondano i loro messaggi per vendere prodotti che servono spesso solo allo scopo di placare questa ansia (dal Viagra alla biancheria intima, ai deodoranti intimi ecc.) ed in questo senso riguarda soggetti di entrambi i sessi.

2) Esistono già delle classificazioni nosografiche sul DSM che potrebbero ricomprendere la sintomatologia della timidezza d’amore. Esse sono:

SINDROME DI ASPERGER
sindrome dello spettro autistico, che non riguarda le abilità cognitive o espressive, ma solo un deficit nelle abilità sociali. Lo stesso Gilmartin sostiene che circa il 40% dei soggetti Love-shy potrebbero soffrire di questa sindrome.

FOBIA SOCIALE
Paura marcata e persistente di una o più situazioni sociali o prestazionali nelle quali la persona è esposta a persone non familiari o al possibile giudizio deglialtri.

DISMORFISMO CORPOREO
Preoccupazione per un supposto difetto nell’aspetto fisico che causa disagio nei rapporti sociali.

PERSONALITA’ EVITANTE
inibizione sociale, sentimenti di inadeguatezza, estrema sensibilità a valutazioni negative nei propri confronti e la tendenza a evitare le interazioni sociali.

PERSONALITA’ SCHIZOIDE
difficoltà ad esprimere partecipazione emotiva in un contesto di relazione, mentre nelle relazioni superficiali la persona può apparire normale.

3) Si può descrivere la timidezza anche con altri termini che non sono nel DSM

Oltre alle definizioni comunemente usate nel DSM, ve ne sono altre di uso comune nella letteratura psicologica, che richiamano lo stesso concetto, come ad esempio:

TIMIDEZZA CRONICA
Timidezza non occasionale, che si protrae nel tempo. Termine usato da Philip Zimbardo.

EROTOFOBIA
paura e sensi di colpa rispetto al sesso. Difficoltà a parlare di sesso, reazioni negative di fronte a materiale sessualmente esplicito, scarsi rapporti sessuali.

ALESSITIMIA
«non avere parole per le emozioni». Incapacità di riconoscere le proprie e le altrui emozioni. Mancano di capacità introspettive, sono persone dipendenti e solitarie, carenti di “intelligenza emotiva”.

Spunti di riflessione sul successo «postumo» della Love Shyness

Il segreto di Gilmartin e della longevità della sua teorizzazione appare chiaramente nell’aver descritto la timidezza non nelle tante occasioni sociali in cui si manifesta, ma in particolare  nell’ambito, assolutamente più ansiogeno, del “dating”, ossia degli incontri sociali che nascondono l’interesse alla creazione di una relazione sentimentale o sessuale fra partners.

Infatti il suo libro sparì dalle librerie e il concetto di “timidezza d’amore”, non essendo stato convalidato dalla comunità scientifica, avrebbe dovuto fare la stessa fine, senonché in questo caso la storia ha preso un altro corso perché nel frattempo è nata Internet.

Gilmartin ha aperto un Forum Yahoo sulla timidezza d’amore e, nei primi anni del 2000, un frequentatore del suo Forum trovò una rara copia del libro che, con il consenso dell’autore, «scannerizzò» rendendolo disponibile online, dove è ancora possibile farne liberamente il download.

Il Forum di Gilmartin si è trasformato intanto in un sito, Love-Shy, dove si fa riferimento, oltre che alla Love Shyness, anche ad una nuova denominazione del problema della timidezza maschile, puntando più sugli effetti che essa produce, anziché sulle cause:  i timidi d’amore (Love shy) vengono ora definiti “incels”, cioè celibi involontari, seppure continuino a rispecchiarsi alla perfezione nel concetto di “timidezza d’amore” espresso da Gilmartin.

Effetti della «scelta dal basso» della categoria diagnostica

Malgrado i tempi siano molto cambiati rispetto agli anni ‘80, coloro che si riconoscono nella «timidezza d’amore» sono sempre di più, grazie alla diffusione in Rete di questa teoria e al sito, che richiama iscritti provenienti da tutte le parti del mondo.

La teoria espressa da Gilmartin dunque, bocciata a livello scientifico da altri ricercatori per le varie pecche che dimostrava, è tornata a nascere solo grazie a Internet. Non a caso in Italia se ne parla poco e tutti i testi che si trovano in Rete fanno riferimento ad un breve articolo pubblicato su Wikipedia, nel quale peraltro si avvertono i lettori della non-scientificità dell’argomento.

Le cose stanno diversamente nel web inglese, dove invece si moltiplicano pagine web, siti internet ed articoli (recentemente ne hanno parlato anche Times e Newsweek) sulla Love Shyness, che è dunque morta e “resuscitata” grazie a Google.

Non va trascurata dunque la riflessione sull’influenza del web e dei social media sulla informazione delle persone riguardo alla loro salute. Ciò che è presente su Internet rischia di avere maggiore credibilità e permette anche un’enorme diffusione. Nel caso della “timidezza d’amore”, sebbene la scienza non la riconosca, molte persone si sono riconosciute in essa ed hanno compiuto, per così dire, una scelta “diagnostica” dal basso: se anche voi non la riconoscete, io sento di avere questo problema e cerco di entrare in contatto con persone che hanno il mio stesso problema, perché insieme cercheremo di trovare una soluzione.

Come si capisce, sul piano della salute Internet è dunque una sfida tutta nuova e ancora inesplorata per quanto riguarda il benessere delle persone. Questa enorme diffusione di dati migliorerà o peggiorerà il benessere individuale?

Veniamo così al Terzo punto della relazione: l’attività in Rete, in particolare nei social networks.

3) I social network stanno migliorando la vita sociale dei timidi, con particolare riguardo agli aspetti della relazione sentimentale?

Ci si potrebbe chiedere… L’avvento dei social network ha reso più facile la relazione?
In un Convegno del 2006 parlavamo di questa novità, Facebook, un social network che appariva veramente stupefacente, anche perché era riuscito ad attrarre molti dei visitatori abituali dei siti pornografici… Cosa offriva a questo genere di persone, per distrarle anche da dipendenze o almeno abitudini fisse di consumo?

Facebook è un terreno ancora quasi-vergine dal punto di vista della ricerca scientifica e sono ancora pochi gli studi che lo riguardano, anche se in futuro probabilmente la raccolta di questi dati permetterà di avere una fotografia completa della situazione sociale dei nostri tempi. Rispetto alla timidezza, queste sono le ricerche più rilevanti:

Extrapolating psychological insights from facebook profiles
Young, S., Dutta, D. & Dommety, G. (2009). Extrapolating psychological insights from facebook profiles: A study of religion and relationship status. CyberPsychology & Behavior, Vol 12, No 3.

Conclusioni:

Sono soprattutto i singles ad indicare la loro religione e ciò significa che FB viene usato come mezzo per cercare una relazione stabile, visto che la religione è uno dei dati più importanti nella ricerca di una persona affine.

Facebook profiles can be used to detect narcissism
Buffardi and Campbell University of Georgia’s Department of Psychology, Personality and Social Psychology Bulletin,2008

Conclusioni:

Il livello di attività su un social network è strettamente collegato al proprio livello di narcisismo.
Chi si ama, ama mostrarsi al mondo tramite iI social network, puntando più sulla quantità che sulla qualità delle amicizie.

Ricerche future

La Dr. Susie Scott, sociologa dell’Università del Sussex, esperta in problemi di timidezza, sta iniziando una ricerca per capire se sia “etico ed appropriato” che le nuove tecnologie forzino le persone a interagire, ad avere più amici, ecc.
La tesi della sociologa è che l’uso delle tecnologie per non essere considerati dei “dinosauri” sia una forzatura sulla personalità: non tutti vogliono avere tanti amici ed i timidi hanno “diritto a mantenere la loro riservatezza”.

Restano ancora alcune domande da farsi, in conclusione di questa relazione:

1) La maggiore intraprendenza e disponibilità femminile è riuscita a cambiare la situazione dei timidi maschi? Apparentemente no, visto che molti si sentono, ancora oggi, love-shy (o in-cels). In effetti, si potrebbe dire che le donne, quando prendono l’iniziativa si rivolgono comunque a delle persone che loro apprezzano particolarmente, e non solo a livello fisico, ma anche a livello di capacità relazionali… Volendo usare un termine di moda fra i giovani, gli “sfigati” sono destinati a restare tali?

E allora, non sarebbe forse necessario che la ricerca scientifica approfondisca il tema della Timidezza d’Amore con una indagine seria, volta quanto meno ad escludere che vi sia una percentuale di popolazione maschile eterosessuale che, in ragione di questo, non riesce ad avere una normale vita familiare?

2) Coloro che, qualche anno fa, hanno lasciato i siti pornografici per Facebook, ora che il più famoso social network sembra mostrare i primissimi segni di crisi, come ci dicono numerose statistiche, fra le quali l’indice di ricerca delle parole su Google, dove staranno andando?
Anche su questo punto sarebbe interessante indagare.

Dr. Giuliana Proietti

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Bibliositografia
http://women.timesonline.co.uk/tol/life_and_style/women/relationships/article6740888.ece
http://it.wikipedia.org/wiki/Timidezza_d%27amore
http://en.wikipedia.org/wiki/Love-shyness
Free Ebook on Love-shyness Syndrome; Shyness & Love by Dr. Gilmartin
http://www.love-shy.com/resources
http://www.sussex.ac.uk/newsandevents/?id=4609
http://spr.sagepub.com/content/early/2010/09/01/0265407510375261.abstract
Extrapolating psychological insights from Facebook profiles: a study of religion and relationship status (2009)
Narcissism and social networking Web sites (2008)
The influence of shyness on the use of Facebook in an undergraduate sample (2009)
Malignant Self Love: Narcissism Revisited
http://www.laymanpsych.com/2009/06/the-psychology-of-twitter-facebook-and-other-social-networking-devices/
http://www.psypost.org/2010/03/religion-affiliation-and-relationship-status-on-facebook-417
http://www.uga.edu/news/artman/publish/080922_Narcissism.shtml
http://www.psypost.org/2010/01/2010-shyness-facebook-use-26

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