Gli introversi possono avere altri modi per esprimersi

Gli introversi possono avere altri modi per esprimersi
In molti paesi occidentali, l’estroversione, la socievolezza, la loquacità, e la capacità di convincere gli altri sono considerati requisiti per il successo e la felicità. In tali culture gli introversi sembrano non avere spazio, sembrano persone prive di mezzi per esprimersi.
Questi “senza voce” sono persone che ingiustamente vengono sottovalutate, non apprezzate, non riconosciute.
Negli ultimi anni, l’introversione ha fatto notizia. Per esempio, il libro di Susan Cain, Quiet—The Power of Introverts in a World that Can’t Stop Talking, è diventato un best seller.
La Cain nel libro incoraggia gli introversi ad abbracciare la loro passione per il silenzio, anche in questo mondo, che sembra non riesca mai a smettere di parlare.
In fondo, non tutto è esprimibile con le parole, come sanno benissimo gli artisti, che si esprimono nella pittura, nel ballo, nella musica, nella scultura, nella fotografia.
Il filosofo Ludwig Wittgenstein, in una sua lettera ad un potenziale curatore del suo libro Trattato logico-filosofico, scriveva:
“Il mio lavoro si compone di due parti: ciò che ho scritto, più tutto ciò che non ho scritto. E proprio questa seconda parte è importante. Grazie al mio libro, l’etico viene per così dire delimitato dall’interno; e sono convinto che, in senso stretto, l’etico sia da delimitarsi solo in questo modo. In breve, credo che: tutto ciò su cui molti oggi parlano a vanvera, io, nel mio libro, l’ho definito semplicemente tacendone. Perciò, a meno che non mi sbagli del tutto, questo libro dirà molte cose che anche lei vuol dire, magari senza nemmeno accorgersi che vi vengono dette. Nel frattempo, vorrei raccomandarle la lettura della prefazione e delle conclusioni, perché esprimono le cose nella maniera più immediata”.
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Non tutto deve essere espresso nel modo consueto, per essere compreso.
Sir Ken Robinson, autore inglese, conferenziere e consigliere internazionale sull’educazione per i governi e le istituzioni no-profit, ha raccontato in un video molto visto sul Web la storia vera di una bambina i cui mezzi di espressione non si confacevano ai requisiti del sistema scolastico. Era irrequieta e distratta a scuola, e i suoi genitori sospettavano che avesse una disabilità di apprendimento. L’hanno per questo portata ad un medico per chiedere aiuto. Dopo aver parlato con i genitori e la bambina, lo specialista ha detto ai genitori: “La vostra bambina non è malata. Lei è una ballerina. Portatela in una scuola di danza.” E così è diventata prima ballerina del Royal Ballet. Oggi probabilmente le avrebbero dato un farmaco per farla calmare.
Sir Robinson raccomanda dunque a genitori e agli insegnanti di riconoscere, amare e nutrire le diverse disposizioni, i diversi talenti, e i diversi modi in cui i bambini si esprimono, invece di costringerli in una scatola troppo stretta per loro.
Questo è l’unico modo per garantire una voce ai senza voce: sia bambini, sia adulti.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
Introverts aren’t voiceless—they’re quietly powerful, Quarz
Immagine:
Pexels
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Dr. Walter La Gatta, psicoterapeuta sessuologo.
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