Le persone altamente sensibili

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Le persone “altamente sensibili”, definizione che in italiano potrebbe essere resa forse in modo migliore dal termine “ipersensibili”, sono persone che hanno una sensibilità molto superiore alla media. Questa caratteristica riguarda tutti i sensi: la vista, l’odorato, l’udito, il tatto, il gusto, ma naturalmente riguarda anche il modo in cui si vivono le emozioni.

La High Sensitivity, è un tratto di personalità di cui ha parlato per prima la psicologa californiana Elaine Aron, negli anni ’90, cui sono seguiti numerosi studi che hanno approfondito gli aspetti genetici, neurologici ed evoluzionistici relativi a questa caratteristica, la quale è risultata essere di origine genetica e ambientale. In particolare si è notato che la persona altamente sensibile ha:

  • Un differente funzionamento sensoriale
  • Una predisposizione a rispondere con maggiore intensità agli stimoli ambientali e sociali
  • Una neuro-sensibilità elevata in alcune aree specifiche
  • Degli aspetti comportamentali specifici
  • Una differente gestione dello stress

Le persone “altamente sensibili” (in inglese Highly Sensitive People) possono essere di sesso maschile o femminile, Secondo la Aron questo tratto di personalità è indipendente da altre variabili, quali l’essere timidi o introversi. 

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Secondo le ricerche di Elaine Aron e del marito Arthur Aron (neurologo) le Highly Sensitive People si contraddistinguono per caratteristiche riassumibili nell’acronimo D.O.E.S:

  • Depth of processing (Le informazioni) vengono elaborate in modo più approfondito;
  • Overarousability (Il livello di attivazione dell’organismo in questi soggetti risulta maggiore);
  • Emotional Intensity, Empathy (Le emozioni vengono vissute in modo intenso ed è presente l’empatia);
  • Sensitivity to subtle stimuli (vengono percepiti anche gli stimoli più deboli).

Queste caratteristiche mostrano dei vantaggi, dal momento che le persone con queste caratteristiche possono permettersi una più attenta e profonda elaborazione delle informazioni, trattenute in memoria nei singoli dettagli.

Un altro vantaggio è la capacità empatica, cioè la capacità di comprendere le emozioni e i vissuti altrui, sapendosi mettere nei panni della persona con cui entrano in relazione, e questa è una indubbia competenza relazionale, che può essere di aiuto nell’instaurare e mantenere relazioni con altre persone.

Questa sensibilità permette inoltre un maggiore apprendimento delle esperienze, che non vengono semplicemente vissute, ma anche elaborate, ricordate, confrontate con altre, restando così indelebili nella memoria.

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La Aron osserva che il 15-20% della popolazione potrebbe essere ipersensibile, tanto da essere costretta ad adattarsi alle caratteristiche degli altri. Ad esempio la psicologa suggerisce che questo dato dovrebbe essere considerato anche a scuola, evitando lavori di gruppo in gruppi troppo estesi, evitando le interrogazioni faccia a faccia, o le attività di gruppo a scuola. Secondo l’autrice le caratteristiche delle persone altamente sensibili non possono essere inquadrate in un quadro clinico di ansia, depressione o disturbo ossessivo compulsivo.

I possibili svantaggi di questa caratteristica della personalità riguardano invece la sensazione di sentirsi spesso stressati, travolti dalle emozioni o, come dice la Aron,  “sopraffatti dal mondo”. Questo fa si che il semplice stare in mezzo agli altri, partecipare a eventi sociali, esporsi a delle emozioni forti, porta la persona a perdere tutte le sue energie, a sentirsi facilmente stanca.

Per vivere positivamente questo aspetto della personalità dunque occorrerebbe limitare gli aspetti negativi, cercando di evitare stimoli eccessivi intorno a sé (persone, rumori, suoni, scene emozionanti, storie di vita troppo coinvolgenti, ecc.) dandosi la possibilità di recuperare le energie dopo un eccessivo stress. Inoltre, è utile avere consapevolezza di questo aspetto temperamentale, in modo da conoscere i propri limiti e prevenire gli stress emotivi inutili.

Va infine specificato che il mondo scientifico non riconosce attualmente questo tratto di personalità come una patologia e pertanto l’alta sensibilità non è una categoria diagnostica elencata nel DSM-5. Detto in altre parole, si tratta di una semplice teoria, promossa da una psicologa, che oggi potrebbe essere spiegata ricorrendo ad altre categorie nosologiche, come le sindromi ansioso-depressive e le sindromi autistiche.

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