I problemi dermatologici sono tra i più frequenti motivi per cui i bambini vengono fatti esaminare dai medici di famiglia. In genere si tratta di episodi passeggeri, ma a volte queste malattie possono diventare croniche e influire sulla salute, sia fisica, sia psicologica.
I dati epidemiologici mostrano che esiste una relazione complessa e bidirezionale tra le malattie dermatologiche e il benessere psicologico delle persone che ne soffrono. Infatti, i sintomi dermatologici influenzano i sintomi psicopatologici e viceversa.
In campo pediatrico, le complesse relazioni tra salute fisica e psicologica sottolineano la necessità di un’attenta valutazione psicosociale dei comportamenti del bambino e della famiglia, per garantire che sia fornito un sostegno adeguato non solo al bambino, ma anche ai genitori e alla famiglia (che sono in ultima analisi responsabili della gestione del bambino)
Relazioni fra malattie della pelle e salute mentale dei bambini
Dermatite atopica
L’AD (dall’inglese Atopic dermatitis, sinonimo di “eczema atopico”) è una malattia infiammatoria della pelle, in genere con un decorso cronico o cronico recidivante. Segni e sintomi includono pelle secca, prurito intenso e un’eruzione papulare con modelli caratteristici di distribuzione che variano a seconda dell’età del bambino. Si stima che colpisca il 17,5% dei bambini a livello globale e che circa l’1% dei bambini abbia un AD grave.
Esiste un forte legame tra la storia familiare della malattia atopica e lo sviluppo di AD nei bambini, che frequentemente presentano AD prima di sviluppare anche asma e / o rinite allergica.
La maggior parte dei bambini sviluppa questa malattia fra gli 1 e 5 anni.
Il legame tra l’AD e le emozioni e il comportamento dei bambini fu riconosciuto già nel 1800, quando il Manuale di Dermatologia di Wilson notò l’influenza sulle malattie allora definite “dermatosi eczematose” su “sentimenti di tipo depressivo “.
In anni più recenti, i ricercatori hanno ormai prove documentate che indicano un aumento del rischio di problemi emotivi e comportamentali nei bambini con AD. Le madri descrivono frequentemente i loro bambini e neonati con AD come irritabili e “difficili da trattare” e richiedenti quantità straordinarie di attenzione da parte dei genitori, rispetto ad altri bambini che non hanno questo problema.
Il prurito grave, del resto, contribuisce all’irritabilità e alla mancanza di concentrazione nei bambini piccoli, e la necessità di intrattenere il bambino e di distrarlo dal graffiarsi può essere una grande sfida per i genitori. Le madri tendono a giudicare il comportamento emotivo dei loro bambini come meno positivo rispetto alle madri di bambini che non hanno questo problema, con una maggiore propensione a mostrare angoscia di fronte a limitazioni o stimoli improvvisi e nuovi.
Le madri vedono spesso i loro bambini in età prescolare con AD come “scarsamente adattabili” con un comportamento “generalmente difficile” rispetto ai bambini che non hanno AD. Sonno disturbato, attaccamento, ansia, ricerca di attenzione sono frequenti fra i bambini con questo problema e anche la valutazione clinica ha identificato una maggiore incidenza di problemi emotivi e comportamentali tra i bambini con AD (23%) rispetto ai controlli sani (5%). Ovviamente, maggiore è la gravità del disturbo dermatologico, maggiore è la problematica psicologica associata.
La ricerca condotta sui bambini più grandi ha spesso classificato questi comportamenti come “internalizzanti” (es.
paura, tristezza, ritiro sociale) o “esternalizzanti” (ad es. comportamento distruttivo, non cooperativo o aggressivo).
E’ stato riportato anche un aumento della prevalenza di problemi emotivi (40%) e disturbi della condotta (10%) tra i bambini con AD, e la prevalenza complessiva di difficoltà psicologiche è stata considerata maggiore di quella riportata nella ricerca con bambini con problemi di leucemia o epilessia.
Uno studio cross-sectional che analizzava i dati di 92.642 bambini statunitensi, raccolti durante il National Survey of Children’s Health del 2007 ha riportato che i bambini con AD avevano maggiori probabilità di soffrire di un disturbo da deficit di attenzione / iperattività (ADHD; = 1.87), depressione ( = 1.81 ), ansia ( = 1,77), disturbo della condotta (= 1,87), o autismo ( = 3,04) .
I dati suggeriscono che non è solo la gravità dell’AD del bambino capace di predire la probabilità di comorbilità psicologica, ma anche l’effetto combinato di molteplici problemi di salute cronici che possono essere ugualmente associati con la psicopatologia in questo gruppo clinico.
È interessante notare che il legame tra la dermatite atopica e la presenza di problemi emotivi e comportamentali sembra persistere anche quando l’AD del bambino va in remissione. Vari studi hanno mostrato che i bambini con AD corrono maggiori rischi di avere difficoltà comportamentali complessive a 10 anni, anche se la loro AD si era risolta durante l’infanzia o nella prima infanzia.
I meccanismi alla base dell’associazione tra AD e psicopatologia nei bambini sono ancora sconosciuti; tuttavia, sono state formulate diverse ipotesi che cercano di spiegare il legame tra problemi emotivi e comportamentali e AD nell’infanzia.
I principali fattori che contribuiscono alle difficoltà di comportamento e alla qualità della vita dei bambini con AD sono risultati essere il prurito e i disturbi del sonno.
Ci sono alcune prove a sostegno del fatto che l’apparente associazione tra AD e ADHD possa essere indotta dalla presenza di difficoltà nel sonno; anche l’irritabilità e la mancanza di concentrazione dovuta al grattarsi potrebbe imitare la fenomenologia dell’ADHD, rendendo difficile l’interpretazione dei sintomi.
Si può quindi concludere che i bambini con AD hanno un aumentato rischio di interiorizzazione e di esternalizzazione delle difficoltà comportamentali, che possono influenzare il loro comportamento in più aree.
Psoriasi
La psoriasi è una malattia dermatologica infiammatoria cronica e recidivante caratterizzata dallo sviluppo di lesioni ispessite, rosse, squamose che possono apparire in qualsiasi parte del corpo e sono frequentemente accompagnate da dolore e prurito. La psoriasi a placche generalizzata è la manifestazione più comune nei bambini.
La psoriasi è stata stimata presente nel 2 ~ 5% della popolazione generale, con circa la metà di tutti i casi diagnosticati nei primi 18 anni di vita, sebbene l’incidenza e la prevalenza differiscano sostanzialmente con la regione geografica.
La psoriasi può colpire la pelle, le unghie e le articolazioni sia negli adulti che nei bambini, e i bambini possono sviluppare artrite psoriasica giovanile come manifestazione della loro psoriasi, anche se questo è spesso preceduto dallo sviluppo della malattia della pelle.
Inoltre, i bambini con psoriasi sono ad aumentato rischio di sviluppare iperlipidemia, obesità, ipertensione, diabete mellito, artrite reumatoide, e il morbo di Crohn, così come altri disturbi psicologici. I fattori di rischio per lo sviluppo della psoriasi riguardano la storia familiare della malattia, che è un fattore predittivo più forte se insorge nell’infanzia rispetto all’età adulta. L’esordio nell’infanzia o nell’adolescenza è associato a una malattia più grave e ad una maggiore morbilità psicologica in età avanzata, che è indipendente dalla durata della malattia.
Sebbene la stragrande maggioranza della letteratura che esamina le relazioni tra psoriasi e fattori psicologici si concentri sul contesto adulto, si ritiene che la psoriasi pediatrica possa avere anch’essa un profondo impatto sulla salute psicologica e sulla qualità della vita dei bambini che ne soffrono.
I bambini con psoriasi dimostrano un compromesso funzionamento fisico, emotivo, sociale e scolastico rispetto ai bambini che non hanno questo problema, con problemi di qualità della vita paragonabili a quelli osservati in bambini con altre malattie croniche come diabete, artrite o asma.
I bambini affetti da psoriasi riportano di aver subito stigmatizzazione associata a bullismo e rifiuto sociale a scuola e di tendere all’isolamento sociale a causa della vergogna per l’aspetto della loro pelle.
La ricerca disponibile suggerisce che i bambini che vivono con la psoriasi corrono maggiori rischi di avere una serie di problemi di salute mentale, rispetto ai coetanei sani. Gli studi hanno rilevato che i bambini affetti da psoriasi presentano punteggi peggiori su scale che misurano la depressione e la qualità della vita, rispetto ai controlli sani.
I pazienti adulti, molti dei quali hanno avuto esperienza dell’insorgenza della psoriasi durante l’infanzia, ricordano di aver sofferto di sintomi di ansia o depressione a causa delle esperienze di imbarazzo, vergogna o isolamento sociale vissute.
Quando si esaminano queste relazioni nella direzione opposta, tuttavia, si osserva come numerosi fattori psicologici siano implicati nell’insorgenza e esacerbazione della psoriasi. Lo stress, ad esempio, è una causa ben riconosciuta per l’esordio e lo sviluppo di questa malattia e coloro che hanno sperimentato l’esordio dei sintomi della psoriasi durante l’infanzia (piuttosto che nell’età adulta) sembrano avere una suscettibilità ancora maggiore agli effetti nocivi derivanti da traumi e stress.
Le attuali prospettive favoriscono l’ipotesi che le reazioni di stress negli individui con psoriasi siano mediate dalla relazione ipotalamo-ipofisi-surrene con i processi immunologici. Sebbene quasi tutte le ricerche disponibili si focalizzino sul contesto adulto, i dati suggeriscono che fino al 90% dei bambini con psoriasi può provare stress capace di innescare un circolo vizioso per cui la psoriasi agisce come fonte di stress per l’individuo, in particolare quando la malattia è grave o altamente visibile, e lo stress che deriva dalla malattia provoca un ulteriore aumento gravità dei sintomi della psoriasi.
L’importanza della diagnosi precoce e del trattamento per attenuare l’impatto fisico e psicologico della malattia, possono essere determinanti rispetto alla gravità percepita della malattia stessa.
Orticaria cronica
L’orticaria cronica è una malattia infiammatoria della pelle caratterizzata dall’insorgenza giornaliera o quasi giornaliera di recidive, intensi pruriti, angioedema o entrambi, per più di 6 settimane. Rispetto all’orticaria acuta, che deriva principalmente da reazioni allergiche o pseudoallergiche, la forma cronica della malattia ha un’eziologia e un decorso più complessi, e la natura ricorrente e il grave prurito associato alla condizione possono essere dolorosi e avere un grave impatto sulla qualità della vita per gli individui che ne soffrono.
La ricerca disponibile suggerisce che l’orticaria abbia un impatto sostanziale sulla qualità della vita correlata alla salute dei bambini. Le diagnosi più comuni sono il disturbo d’ansia sociale, il disturbo di ansia da separazione e la fobia sociale, oltre che depressione, ansia e problemi di interiorizzazione. Due terzi dei bambini hanno riportato di aver avuto un evento di vita stressante nei 6 mesi precedenti l’insorgenza dei sintomi.
Ad oggi, la comprensione dei legami tra orticaria cronica e salute psicologica dei bambini è limitata da una scarsa ricerca nel contesto pediatrico. Tuttavia, i risultati della piccola quantità di ricerche disponibili sono congruenti con quanto avviene agli adulti con orticaria cronica: essi ottengono punteggi più elevati su una serie di misure di salute psicologica che includono depressione, ansia, insonnia e eventi stressanti della vita. Inoltre, la ricerca sui pazienti adulti suggerisce che la qualità della vita è fortemente compromessa.
Indipendentemente dal fatto che i fattori psicologici siano le cause o le conseguenze di questa condizione tra i bambini, vi è consenso generale sul fatto che i fattori psicologici svolgono un ruolo importante nel decorso della malattia e nell’efficacia del trattamento e per questo dovrebbero essere inclusi nelle fasi di valutazione, trattamento e monitoraggio della gestione medica.
In tutti i casi dunque il miglioramento del controllo delle malattie e la riduzione della gravità dei sintomi possono aiutare ad alleviare almeno alcune delle difficoltà emotive e comportamentali dei bambini. In secondo luogo,
minori difficoltà emotive e comportamentali possono ridurre i fattori scatenanti delle esacerbazioni dei sintomi dermatologici e anche facilitare una gestione più coerente ed efficace della malattia, riducendo così anche la gravità stessa della malattia.
E importante che i genitori non siano solo istruiti sulla malattia e sul trattamento del bambino, ma abbiano la capacità e la sicurezza necessarie per essere in grado di attuare il piano di trattamento del bambino in modo coerente ed efficace. Talvolta la presenza di concomitanti problemi comportamentali o emotivi nei bambini può rendere difficile ai genitori attuare i consigli di trattamento ricevuti dagli specialisti.
Inoltre, l’uso da parte dei genitori di strategie genitoriali inefficaci (ad es. lassismo, eccessiva reattività) è associato a una gestione meno efficace della malattia e a una sua maggiore gravità.
Aiutare i genitori a sviluppare capacità e fiducia nel gestire le emozioni e il comportamento dei loro figli e insegnare loro a gestire direttamente la malattia del bambino è il modo più efficace per migliorare i sintomi della malattia e gli esiti della salute di questi bambini, oltre che la qualità della vita dell’intera famiglia.
Dr. Giuliana Proietti
Fonte:
Bidirectional relationships between psychological health and dermatological conditions in children, Amy E Mitchell, 2018, NCBI
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Psicoterapeuta Sessuologa
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● Co-fondatrice del sito Clinica della Timidezza e dell’attività ad essa collegata, sul trattamento dell’ansia, della timidezza e delle fobie sociali.
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