Come opera l'industria farmaceutica
Come opera l’industria farmaceutica

Dr. Walter La Gatta


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Uno studio presentato alla American Sociological Association questa settimana, sostiene che l’industria farmaceutica spende enormi quantità di denaro per convincere i medici a prescrivere nuovi farmaci, minimizzando i possibili effetti collaterali.

Il professor Donald Light, docente di politica sanitaria comparata all’Università di Medicina e Odontoiatria del New Jersey, ha sostenuto che i dati dei revisori indipendenti hanno mostrato che 5 su 6 – l’85 per cento – dei nuovi farmaci offrono pochi o nessun beneficio’.

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La società farmaceutica, lo si sa, lavora principalmente per i suoi azionisti, non per i pazienti: è un effetto del capitalismo moderno, ma i medici dovrebbero essere consapevoli che questa industria ha un interesse concreto a convincerli a prescrivere i loro farmaci e dovrebbero pertanto prescrivere le medicine in modo più responsabile.

Occorre sapere che il 90 per cento delle sperimentazioni sui farmaci e il 70 per cento degli studi presentati sulle riviste mediche sono finanziati dall’industria farmaceutica, un fenomeno che sta molto peggiorando negli ultimi anni, anche se è stato sempre presente.
L’industria farmaceutica sta vivendo infatti un periodo di crisi: negli ultimi 50 anni, la medicina ha fatto enormi balzi in avanti per il trattamento di molte malattie (basti pensare all”introduzione degli antibiotici, degli antipsicotici e della la chemioterapia – per citarne solo alcuni -), farmaci che hanno modificato la concezione stessa della malattia nel mondo moderno.

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Di recente però, il numero dei nuovi farmaci è, di anno in anno, in declino. Solo una decina di anni fa, il numero di nuovi farmaci brevettati era di 50 l’anno; questo dato è ora sceso a meno di 20. Un’intensa attività di ricerca è un’impresa ad alto rischio, molto costosa, e pertanto l’industria farmaceutica ha adottato una serie di strategie intelligenti per garantirsi comunque i propri profitti.

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In primis, hanno creato nuovi mercati. La timidezza, ad esempio, è ora definita “disturbo da ansia sociale”, un disturbo che si può curare con gli antidepressivi SSRI. Un’altra strategia è quella di adattare dei farmaci già presenti sul mercato, in modo da farli classificare come “diversi”. Le nuove versioni del farmaco offrono vantaggi comparativamente molto esigui, ma sono notevolmente più costosi (e redditizi) perché sono venduti sotto brevetto, piuttosto che come più convenienti versioni generiche.
L’introduzione di un nuovo farmaco viene inoltre preceduta da una forte campagna di marketing:  pubblicità a tutta pagina compaiono sulle principali riviste mediche, e ospedali e studi medici si affollano di informatori scientifici sul farmaco.

Anche il modo diverso in cui un farmaco può essere assunto può estendere la durata del brevetto per decenni, e garantire un flusso costante di entrate. Questo può riguardare ad esempio la sostituzione di una pillola dura con una compressa che si scioglie in bocca, oppure riducendo il numero di volte in cui un farmaco deve essere assunto ogni giorno.

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I medici dovrebbero impegnarsi a prescrivere i farmaci in modo responsabile: si tratta non solo di salute pubblica, ma anche di (tanto) denaro pubblico, il nostro.

Fonte: Telegraph

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6 thoughts on “Come opera l’industria farmaceutica

  1. Signoe La Gatta, ma quale folla di informatori affolla gli studi medici? Ma se è una categoria che è stata decimata….. si faccia un giro tra ambulatori e ospedali e toccherà con mano la desolazione e la scarsità di tali operatori. Ma in che mondo vive? Faccia lo psicologo, che sarebbe il suo mestiere…..

  2. Forse, gentile quanto anonimo lettore, lei non si è reso conto che questo post è la sintesi di un articolo apparso sul Telegraph, di cui può trovare il link dove è scritto “Fonte”.
    Cordialmente.

  3. sarebbe interessante una analisi simile riferita al mercato italiano, anche se non sarebbe molto diversa. Forse aggiungerei che su queste nuove formulazioni l’informatore del farmaco ha anche dei premi sul colume di pezzi venduti, e negli anni abbiamo visto di tutto pur di far prescrivere, tenendo presente che se da un lato l’industria farmaceutica attraverso noi informatori propone, dall’altro trovi sempre un medico che accetta.

  4. Siamo in genere molto attenti a questo argomento e, se vi fossero dati nuovi, non mancheremmo di pubblicarli. Continui a seguirci (e grazie per il commento).

  5. Gli SSRI come pure altri psicofarmaci non dovrebbereo essere prescritti così facilmente come purtroppo accade. Qusta classe di farmaci in particolare è ben documentata se si vuole,direttamente dalle esperienze di chi ne fa uso e li vi si trovano frequentemente problemi dovuti agli effetti secondari e i molto più subdoli rebound da dismissione o uso improprio.
    Quando si dovrà aspettare per vederli declassati come gli IMAO?

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