Disturbo di ansia sociale e psicobiologia
Il disturbo di ansia sociale (Social Anxiety Disorder, o SAD) è descritto nel DSM-5, in termini di paura o ansia per situazioni sociali in cui l’individuo è esposto al possibile giudizio degli altri (American Psychiatric Association, 2013).
E’importante anzitutto stabilire la natura della coscienza di sé nel SAD. Una distinzione è stata rilevata tra “autoconsapevolezza pubblica”, o consapevolezza degli aspetti pubblici del sé, e “autoconsapevolezza privata”, o consapevolezza dei propri pensieri e sentimenti (Hope e Heimberg, 1988). I pazienti SAD con alta autoconsapevolezza pubblica sembrano soffrire maggiormente di ansia sociale, mentre coloro che hanno un’elevata consapevolezza di sé privata sembrano più precisi nel riferire dettagliatamente i loro stati interni (Hope e Heimberg, 1988).
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Un argomento interessante da sviluppare in questo campo è il concetto di “self-focused attention”, attenzione focalizzata sul sé. Se ne è parlato in termini di “consapevolezza di auto-riferimento”, o di “informazioni generate internamente”, a proposito della consapevolezza che si ha dei propri pensieri e sentimenti, come pure di informazioni sullo stato del proprio corpo (Ingram, 1990). Ingram ha suggerito che l’eccessiva attenzione centrata su di sé o l’ “auto-assorbimento” sono coinvolti nella patogenesi di una serie di disturbi mentali.
Studi successivi hanno sottolineato che l’attenzione focalizzata sul sé è associata ad un aumento dell’ansia sociale, a scarse prestazioni sociali, auto-valutazioni e attribuzioni negative, che possono ridursi a seguito del trattamento del disturbo d’ansia sociale (Spurr e Stopa, 2002), ed hanno sostenuto che, durante il trattamento per SAD, ci si dovrebbe focalizzare sulle strategie di attenzione (Bögels e Mansell, 2004).
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Un modello influente di terapia cognitivo-comportamentale (CBT) specifico per il trattamento del disturbo d’ansia sociale si basa sul concetto che l’attenzione concentrata sul sé sia un fattore importante di mantenimento del disturbo, per cui è importante migliorare la gestione dei pensieri negativi e di immaginazione di sé durante le situazioni sociali (Clark e Wells, 1995). Un altro influente modello di CBT sottolinea che nel SAD c’è attenzione sia verso stimoli interni, sia verso stimoli esterni, indicativi di una valutazione negativa (Schultz e Heimberg, 2008).
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Molteplici studi di brain imaging del SAD hanno contribuito alla comprensione degli aspetti psicobiologici del SAD (Stein e Stein, 2008). Una recente meta-analisi sugli studi di risonanza magnetica funzionale (fMRI) ha rilevato che la maggior parte delle aree significative di attivazione durante gli stimoli emotivamente significativi in individui con SAD riguardano l’amigdala bilaterale, il cingolo anteriore, e il globo pallido (Hattingh et al., 2012). Questi risultati sono in linea con la letteratura animale e sottolineano il coinvolgimento dell’amigdala nel condizionamento alla paura (Davis, 1990).
Ci sono, tuttavia, anche alcuni risultati di imaging in studi individuali del SAD, come l’aumento di attivazione in regioni temporoparietali, compresi il solco posteriore temporale superiore (pSTS) e il giro sopramarginale (SMG) / giunzione temporo-parietale (TPJ), che sono in relazione con l’aumento dell’autoconsapevolezza corporea (Gaebler et al., 2014).
Inoltre, vi sono prove che durante la fMRI, gli individui con SAD mostrano un aumento delle risposte dipendenti dal livello di ossigenazione del sangue (BOLD) rispetto ai controlli, nella corteccia mediale prefrontale (mPFC) e nell’amigdala dopo le autocritiche, ma non dopo gli autocompiacimenti, o dopo critiche e lodi di diverso genere (Blair et al., 2008).
In uno studio di individui con ansia sociale subclinica, l’elaborazione autoreferenziale è stata associata con l’attività nella corteccia mediale prefrontale (che si pensa sia coinvolta nell’autorappresentazione), del cingolo posteriore e dei poli temporali (Abraham et al., 2013). Inoltre, rispetto ai soggetti con scarsa ansia sociale, gli individui con alta ansia sociale hanno dimostrato una maggiore attivazione della corteccia mediale prefrontale, della giunzione temporo-parietale, e del polo temporale quando hanno concentrato la loro attenzione verso l’interno piuttosto che verso l’esterno, durante una situazione sociale simulata (Boehme et al., 2015).
Infine, una maggiore attività dell’amigdala nel SAD viene ridotta dopo una psicoterapia cognitivo-comportamentale di gruppo (Furmark et al., 2002) o dopo una psicoterapia cognitivo comportamentale somministrata via Internet (Mansson et al., 2013).
Walter La Gatta
psicologo psicoterapeuta sessuologo
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L’insula sembra avere un ruolo importante nella trasformazione enterocettiva e nella coscienza di sé (Ronchi et al., 2015). Una serie di studi di imaging funzionale hanno scoperto un’attività alterata nell’insula in persone con SAD.
Dopo una terapia con un inibitore selettivo della ricaptazione della serotonina (SSRI) o un inibitore reversibile delle monoaminoossidasi (RIMA), i pazienti con SAD mostravano una diminuita attivazione dell’insula (Warwick et al., 2006). Altri studi sul SAD hanno scoperto che l’attivazione di varie strutture, tra cui le regioni dell’insula e temporo-parietali viene normalizzata dalla psicoterapia, nonché da tecniche di regolamentazione emotiva come la self-focused reappraisal (o rivalutazione del sé, Brühl et al, 2013 Klumpp et al, 2013; Gaebler et al., 2014).
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Ci sono prove che il SAD sia caratterizzato da alterazioni di entrambi i sistemi dopaminergici e serotoninergici (Stein et al, 2002; Frick et al, 2015). I neuropeptidi, come l’ossitocina sono altrettanto importanti nell’ansia sociale. Tuttavia, alterazioni in tali sistemi non sembrano essere specifiche per il SAD. Si sa inoltre che il SAD dipende moderatamente da fattori genetici, ma le particolari variazioni neurogenetiche alla base di questa condizione rimangono ancora incerte (Fox e Kalin, 2014).
In generale, i sistemi neurochimici svolgono chiaramente un ruolo importante nelle regioni del cervello che interessano sia il SAD, sia la consapevolezza di sé. Inoltre, è possibile che i sistemi neurotrasmettitoriali coinvolti nel SAD, come i sistemi dopaminergici e serotoninergici, abbiano un ruolo nei processi autonomi connessi, come la consapevolezza corporea (Albrecht et al., 2011).
Sintomi importanti del disturbo di ansia sociale, come l’arrossire o la difficoltà a sostenere lo sguardo, possono essere strettamente legati alla coscienza di sé (Stein e Bouwer, 1997a). Sono stati condotti diversi studi sulla neurochimica dell’arrossire, anche se è necessaria una buona dose ulteriore di indagini per comprendere appieno la psicobiologia di questo fenomeno, e studiare possibili anomalie psicobiologiche nei pazienti con persistente tendenza all’arrossire nel contesto del SAD (Stein e Bouwer, 1997a). Per il momento, vista l’assenza di studi che affrontano direttamente il problema, appare semplicemente speculativo fare associazioni tra neurotrasmettitori e sintomi di alterazione neuroendocrina nel SAD e nelle sue manifestazioni (come rossore o avversione allo sguardo), che sono associate con una maggiore consapevolezza di sé, o attenzione focalizzata sul sé.
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Una crescente letteratura ha esplorato il valore adattativo dell’ansia, e le implicazioni di una prospettiva evoluzionistica per comprendere l’ansia e i disturbi correlati, come il SAD (Stein e Bouwer, 1997b; Stein e Nesse, 2015). Da questo punto di vista, l’ansia sociale è adattiva, in quanto avverte opportunamente gli esseri umani al riguardo di eventuali minacce sociali, e garantisce il successo nella negoziazione delle gerarchie sociali.
Il rossore del volto è stato ampiamente discusso da Darwin (1872). Da un punto di vista evolutivo, arrossire può avere valore adattativo nel ridurre l’aggressività tra individui (Stein e Vythilingum, 2007). Il SAD può essere caratterizzato da una bassa soglia per tali manifestazioni. E’ significativo, forse, che sia il rossore, sia l’ansia sociale aumentino durante l’adolescenza, un periodo in cui l’elaborazione di sé diventa più sofisticata ed aumenta la coscienza del sé sociale.
Tali modifiche possono essere mediate da alterazioni nella corteccia mediale prefrontale e nelle connessioni striate-mPFC durante l’adolescenza (Somerville et al., 2013). Questo periodo della vita rappresenta certamente un periodo di cambiamenti per l’autoregolazione emotiva (Stein, 2008).
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In conclusione, l’ansia sociale sembra essere un fenomeno molto importante per la psicobiologia della consapevolezza di sé. Considerata l’importanza dell’ansia sociale nella vita di tutti i giorni, e quanto sia invalidante il SAD (Stein et al., 2010), è necessario molto lavoro aggiuntivo per delineare pienamente gli aspetti psicobiologici di questo disturbo. Tuttavia, la letteratura sul SAD ha iniziato ad affrontare la psicobiologia connessa all’autoconsapevolezza, e vi sono un certo numero di ricerche che hanno evidenziato l’attività alterata nella corteccia mediale prefrontale (coinvolta nella rappresentazione del sé ), nell’insula (coinvolta nella trasformazione enterocettiva) e in altre strutture che svolgono un ruolo nella coscienza di sé, così come il valore potenziale di interventi terapeutici attraverso gli SSRI e interventi psicoterapeutici di rivalutazione di sé, focalizzati a normalizzare tali alterazioni.
Dr. Walter La Gatta
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Fonte:
Stein, D. J. (2015). Social anxiety disorder and the psychobiology of self-consciousness. Frontiers in Human Neuroscience, 9, 489. http://doi.org/10.3389/fnhum.2015.00489
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