Cercare la felicità nei comportamenti prosociali concreti

Cercare la felicità nelle cose concrete

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Il paradosso della felicità è che, per inseguirla, diventiamo meno felici. E allora, quale potrebbe essere il modo per migliorare la qualità della nostra vita, senza rovinarcela?

Numerosi studi hanno dimostrato che rendersi utili agli altri (mettere in atto cioè, i “comportamenti prosociali”) può essere utile per aumentare l’autostima e, indirettamente, per far sentire le persone più felici.

Una nuova ricerca da poco pubblicata, ci dà ulteriori indicazioni su quali dovrebbero essere i comportamenti prosociali da mettere in atto per sentirsi meglio con sé stessi.

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Un percorso verso la felicità, secondo questo studio, si realizza solo quando si riesce a perseguire obiettivi realmente concreti. Ad esempio, molto meglio pensare di far sorridere una persona che conosciamo, che è sempre triste, piuttosto che, astrattamente, pensare di voler rendere felici “le persone”. Per chi tiene all’ambiente, molto meglio organizzare la raccolta differenziata attraverso, ad esempio, nuovi contenitori, piuttosto che pensare a voler ripulire il mondo dai rifiuti.

In pratica, se ci si pongono obiettivi individuali, sicuramente realizzabili attraverso l’impegno personale, ci sono maggiori probabilità di successo, e questo può rendere la persona veramente più soddisfatta di sé. Avere aspettative troppo generali, astratte, elevate, che non dipendono esclusivamente dalla propria volontà e dal proprio impegno, porta ad avere aspirazioni spesso irrealistiche e dunque non sufficientemente motivanti.

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Queste sono le conclusioni di uno studio recentemente pubblicato nel Journal of Experimental Social Psychology dalla ricercatrice Jennifer Aaker.

Come si legge nello scritto, la ricerca della felicità è una delle missioni più essenziali nella vita, ed essa è spesso considerata un segno distintivo di salute psicologica, ma purtroppo, come tutti sappiamo, una vita felice non è sempre facile da ottenere. Dice la Aaker: “anche se il desiderio di felicità personale può essere chiaro, il percorso per raggiungerlo è spesso indefinito. Una ragione di questa strada tortuosa verso la felicità è che, anche se le persone pensano di sapere ciò che conduce alla felicità, le loro previsioni su ciò che le renderà felici sono in genere piuttosto imprecise”.

Un modo troppo sottovalutato per migliorare il proprio stato di felicità è quello di dare felicità agli altri. I ricercatori hanno condotto sei esperimenti, coinvolgendo 543 persone, e da essi si è visto che migliorare il benessere degli altri attraverso obiettivi concretamente definiti funziona assai meglio rispetto all’avere obiettivi prosociali astratti. Sembra un dato abbastanza scontato, ma non è così: le persone in genere pensano che avere degli ideali astratti dia maggiore soddisfazione nella vita. Se ci si vuole sentire utili dunque, meglio individuare obiettivi facili, a portata di mano, che dipendono solo dalla propria volontà e dai propri comportamenti.

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Ad esempio, in un esperimento che riguardava come aiutare le persone in attesa di trapianti di midollo osseo sono stati testati due scenari:
1. Impegnarsi con l’obiettivo di dare “maggiore speranza” a chi aveva bisogno del trapianto (obiettivo astratto)
2. Attivarsi per dare all’altro “maggiori possibilità di trovare un donatore” (obiettivo concreto). Conclusione: aiutare qualcuno a trovare un donatore provoca maggiore felicità in chi desidera aiutare un’altra persona (sentendosi utile e per questo felice). Questo perché avere ideali irrealistici porta spesso a delusioni e stress (helper burnout) anziché alla gioia di sentirsi utili. E questo, oltre a non essere di aiuto agli altri, contribuisce solo a renderci più infelici.

Fonte:
Cultivating happiness often misunderstood, says Stanford researcher, PsyPost

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