Schopenhauer: consigli sulla felicità 2
Il filosofo Schopenhauer non è sempre di facile lettura, ma il testo di cui parliamo oggi lo è senz’altro e merita davvero di essere letto per la ricchezza delle riflessioni sulla vita e sul rapporto con gli altri in esso contenute. In molti punti, certamente, si può non essere d’accordo con l’autore (specialmente nel primo punto, quando elenca il valore delle cose, probabilmente secondo il suo ottocentesco ordine di priorità… Un cane non vale infatti , dal punto di vista affettivo, meno di un cavallo, ma soprattutto la moglie non dovrebbe venire dopo il patrimonio, la salute, gli amici e addirittura l’amante! Per non parlare poi del fatto che la moglie viene considerata, interpretando il sentire dell’epoca, niente più che un semplice “possesso”), ma ciò nonostante non si potrà che apprezzare la profondità delle sue riflessioni e, nello stesso tempo, la leggerezza dello stile con cui esse vengono esposte.Vi segnaliamo alcuni spunti di riflessione tratti dal libro, in tre post, di cui questo è il secondo. Saranno molto graditi i vostri commenti. Buone riflessioni.
A31/A7
Apprezzare quel che si ha
*) Alla vista di quello che non possediamo sorge facilmente in noi il pensiero: “E se ciò fosse mio?” E questo ci fa sentire la mancanza. Invece noi dovremmo sforzarci di considerare a volte quello che possediamo come ci apparirebbe dopo averlo perduto; qualunque cosa: il patrimonio, la salute, gli amici, l’amante, la moglie, i figli, i cavalli e i cani; perché perlopiù è solo la perdita a rivelarci il valore delle cose. Con la prospettiva qui suggerita, in primo luogo il loro possesso ci darà subito una felicità maggiore rispetto a prima e poi cercheremo di evitare in tutti i modi la perdita di quei beni: non rischieremo il patrimonio, non irriteremo gli amici, non esporremo a tentazioni la fedeltà della moglie, cureremo la salute dei figli e così via.
Autocontrollo
*) Quando intraprendiamo una cosa, dobbiamo prescindere da tutte le altre e sbrigarla, sì da curare, godere e sopportare ogni evento a suo tempo, senza preoccuparci del resto: dobbiamo dunque, per così dire, avere per i nostri pensieri dei cassetti e aprirne uno mentre tutti gli altri restano chiusi. (…) Certo, per guidare il nostro io verso un obiettivo, o per distoglierlo da altri, occorre, come per molte altre cose, imporsi un’autocostrizione; ma in questo dovrebbe esserci d’aiuto la riflessione che ogni uomo deve sopportare molte e forti costrizioni dall’esterni: nessuna vita ne è esente; e che una piccola costrizione volontaria, esercitata al momento giusto, preserva da molte esterne; come un piccolo settore di cerchio vicino al centro corrisponde a uno cento volte maggiore vicino alla circonferenza. Niente ci sottrae più decisamente alla costrizione esterna quanto l’autocostrizione.
Essere attivi
*) Essere attivi, occuparsi di qualcosa che è possibile fare, o almeno imparare qualcosa, è indispensabile per la felicità dell’uomo: le sue forze esigono di essere adoperate, ed egli aspira a vedere l’esito di tale impiego. Tuttavia la più grande soddisfazione a questo riguardo è data dal costruire qualcosa, dal realizzare – si tratti di un cesto o di un libro. Il fatto che si veda ogni giorno crescerci tra le mani un’opera, fino a portarla a compimento, è una felicità che ci tocca nel profondo.
*) Ognuno dovrebbe avere un’occupazione conforme alle proprie capacità. Quanto la mancanza di un’attività organizzata, di un qualsiasi lavoro, agisca negativamente su di noi, è evidente nei lunghi viaggi di piacere durante i quali, non di rado, ci si sente davvero infelici, perché senza una vera occupazione si è per così dire sottratti al proprio elemento naturale. Darsi da fare, lottare contro qualcosa che resiste è un bisogno dell’uomo, come per la talpa lo è lo scavare. Lo stato di quiete del totale appagamento, per effetto di un godimento durevole, gli sarebbe intollerabile. Il pieno godimento della sua esistenza consiste nel superare ostacoli, siano essi di ordine materiale, come nell’attività pratica o nel commercio, oppure di ordine spirituale, come nello studio e nella ricerca scientifica: la felicità è data dalla lotta contro questi ostacoli, e dalla vittoria.
Intervista sull'ipnosi
Pazienza
*) Intanto, per imparare a sopportare gli uomini, si eserciti la propria pazienza su oggetti inanimati che per una necessità meccanica o comunque fisica si oppongano ostinatamente al nostro agire: se ne incontrano ogni giorno. Si impari poi a trasferire la pazienza così acquisita sugli uomini; ci si abitui a pensare che, se essi continuano a esserci d’ostacolo, ciò deve essere a causa di una necessità derivata dalla loro natura, non meno inflessibile di quella con cui agiscono le cose inanimate; per conseguenza è altrettanto insensato indignarsi per le loro azioni quanto lo è per un sasso che ci rotoli tra i piedi.
Le affinità
*) Se immaginiamo per assurdo una grande comunità di persone tutte molto sagge e intelligenti, con l’eccezione di due imbecilli presenti nel gruppo, questi si sentiranno attratti l’un l’altro dalla simpatia e ben presto ciascuno dei due si rallegrerà dentro di sé di aver incontrato almeno una persona ragionevole. E’ davvero sorprendente constatare come due individui, specialmente quando si tratta di due persone moralmente e intellettualmente arretrate, si riconoscano a prima vista, cerchino in ogni modo di fare conoscenza e tutti giulivi si salutino amichevolmente, come fossero vecchi conoscenti; tutto questo è così stupefacente che si è tentati di credere, secondo la dottrina buddhista della metempsicosi, che quei due siano stati amici in una vita precedente.
*) Le bottiglie sono il mezzo consueto per creare in un gruppo uno stato d’animo comune. Persino il tè e il caffè servono a questo intento.
*) Il ricordo agisce come la lente convergente nella camera oscura: concentra tutto e produce un’immagine assai più bella dell’originale. Abbiamo il vantaggio di essere visti così, in una certa misura, ogni volta che ci assentiamo. Infatti, benché la memoria idealizzante abbia bisogno di parecchio tempo per compiere l’opera, la sua azione può cominciare subito. Per conseguenza è saggio mostrarsi ai conoscenti e agli amici intimi solo dopo intervalli di tempo considerevoli; allora, al momento di rivedersi, si constaterà che la memoria ha già cominciato ad operare.
*) In primo luogo uno viene amato nella misura in cui riduce le proprie pretese in merito all’intelligenza e al cuore degli altri.
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Astrologia
*) Gli uomini sono per la maggior parte così soggettivi che in fondo non provano interesse che per se stessi. (…) Una prova grandiosa della miserveole soggettività degli uomini, per cui essi riferiscono ogni cosa a sé stessi e riconducono ogni pensiero al loro io, è data dall’astrologia, che collega il corso dei grandi astri all’insignificante individuo, e mette in relazione le comete celesti con le faccende e le miserie terrene. Del resto questo è avvenuto in ogni epoca, sin dai tempi più antichi (cfr. ad esempio Stobeo, Ecl I, 22, 478)
Prestiti
*) Di norma non si perde un amico se gli si nega un prestito, mentre è assai facile che ciò avvenga se glielo si concede.
Amicizia
*) E’ consigliabile far sentire di tanto in tanto a chiunque – uomo o donna – che si può fare benissimo a meno di lui: questo consolida l’amicizia; anzi, con la maggior parte degli esseri umani conviene, di tanto in tanto, aggiungere un pizzico di disprezzo nei loro confronti (…) E se qualcuno per noi è davvero importante dobbiamo nasconderglielo come se fosse un delitto. Tutto ciò non è piacevole, ma è la verità. Neppure i cani sopportano troppa confidenza, figuriamoci gli uomini.
Perdonare
*) Perdonare e dimenticare significa gettare dalla finestra le preziose esperienze fatte.
Il mondo
*) Il mondo è un brutto affare: i selvaggi si divorano fra di loro e i popoli civilizzati si imbrogliano a vicenda: e questo è l’andamento del mondo.
Guerre
*) In fondo, quasi tutte le guerre, non sono forse spedizioni di briganti?
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Educazione
*) La regola si acquisisce immediatamente con la ragione, l’applicazione a poco a poco, con l’esercizio.
Autocritica
*) Ognuno ha nell’altro uno specchio nel quale può scorgere chiaramente i propri vizi e tutto quello che di grossolano e di antipatico c’è in lui stesso. (…) Perciò, per diventare consapevoli dei propri difetti, è bene notarli e biasimarli negli altri. Per migliorarci abbiamo bisogno di uno specchio.
Ruoli sociali
*) Ognuno viene considerato in base alla carica che ricopre, all’attività che svolge, alla nazionalità, alla famiglia, quindi in generale in base alla posizione e al ruolo che le convenzioni gli assegnano: e in base a tali convenzioni egli è classificato e trattato come un prodotto di fabbrica. Invece quello che egli è in sé e per sé, ossia come essere umano, in virtù delle sue qualità personali, viene preso in considerazione solo occasionalmente, eccezionalmente, e sarà messo da parte o ignorato ogni volta che fa comodo, vale a dire quasi sempre. Quanto più dunque un uomo è ricco di qualità personali tanto meno si adatterà a un sistema del genere e cercherà di sottrarvisi.
A cura di Giuliana Proietti
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Immagine:
Schopenhauer, Wikimedia
Schopenhauer, Consigli sulla felicità, Parte prima
Parte terza
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