Ansia da prestazione nei musicisti

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La musica come professione

Dopo tanti anni trascorsi a studiare musica non c’è nulla di più bello che decidere di fare della propria passione un vero lavoro, per sentirsi pienamente realizzati e aver fatto di se stessi quello che si desiderava.

Le cose possono però cambiare quando dalla teoria si passa alla pratica: il lavoro del musicista comporta infatti diversi aspetti stressanti, fra cui l’esibizione pubblica è sicuramente uno dei maggiori. La maggior parte dei musicisti presenta sintomi d’ansia prima di una esibizione ed a questo tema si sono dedicate numerosissime ricerche, che hanno scoperto nei musicisti professionisti (e non) più o meno gli stessi livelli di stress, gli stessi sintomi.

La pratica della musica infatti, sia professionale, sia amatoriale, richiede che il musicista abbia una serie di conoscenze, tecniche e abilità che si consolidano durante un lungo processo di preparazione.

Oltre ad avere una vasta conoscenza tecnica della pratica, essere un musicista richiede alti livelli di abilità come coordinazione motoria, attenzione, memorizzazione, velocità, precisione e forza.

Inoltre, essere un musicista richiede il saper svolgere anche altre funzioni e ruoli, come essere un artista, un compositore, un insegnante, un mentore, un leader, un manager.

Per un musicista poi, ovviamente, maggiore è la conoscenza e più lunga è la pratica, maggiore è la possibilità di avere successo nello spettacolo.

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I musicisti ad alte prestazioni e il dolore fisico

I musicisti ad alte prestazioni sono dei musicisti che, in generale, hanno una formazione musicale classica e dedicano in media 4-6 ore al giorno ai loro studi, con l’obiettivo di migliorare le loro prestazioni. Questi musicisti fanno intenzionalmente un grande sforzo per esercitarsi nello strumento musicale, che possono avere un impatto positivo sull’esecuzione da un lato, ma un impatto negativo sulla salute generale del musicista dall’altro.

Andrade e Fonseca (2000) riportano che i musicisti e gli atleti ad alte prestazioni mostrano somiglianze nelle loro pratiche, come l’uso di gruppi muscolari per l’allenamento e la dedizione intensiva, con lunghi periodi di pratica.

Alla luce di questa intensa dedizione, i musicisti ad alte prestazioni spesso presentano dolori muscolari (molte volte debilitanti) legati allo strumento suonato, come accade agli atleti, solo che, a differenza degli atleti, i musicisti non sono seguiti da professionisti  della salute.

Il disturbo muscolo-scheletrico correlato alle prestazioni è caratterizzato da dolore, debolezza, intorpidimento, formicolio, o altri sintomi che interferiscono con la capacità di suonare lo strumento al livello al quale il musicista è abituato.

Secondo Kenny e Ackermann (2013), circa il 55-86% dei membri della Australian Symphony Orchestra presentava questa condizione, capace di compromettere significativamente la carriera dei musicisti.

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Altre problematiche del musicista e sindromi ansiose

Oltre alle lunghe ore di pratica tipica nella carriera musicale, ci sono anche diversi requisiti intrinseci della professione che possono creare disagio, come lavorare su turni, essere disponibili a viaggiare per le esibizioni, lasciare la famiglia durante i tour, adattarsi al fuso orario , affrontare l’instabilità finanziaria, spesso tipica della professione.

In questo senso, l’angoscia psicologica vissuta dalla maggior parte dei musicisti è ampia, con sintomi di ansia, depressione e ansia da prestazione musicale (MPA), quest’ultima legata alle esigenze del pubblico e del musicista.

Uno studio di Barbar et al (2014) ha mostrato che il 19% di un campione di 230 musicisti professionisti e dilettanti brasiliani aveva indicatori di ansia sociale, il 20% aveva indicatori di depressione e il 24% aveva indicatori di MPA.

In uno studio precedente, Kenny et al. (2014) hanno anche identificato un modello significativo di indicatori di depressione (32%), ansia sociale (33%) e stress post-traumatico (22%) tra i membri della Australian Symphony Orchestra, suggerendo che la condizione medica e psicologica del musicista è indipendente dalla cultura e dalla formazione musicale.

È inoltre possibile evidenziare altre condizioni cliniche associate alla carriera del musicista, come problemi legati al sonno e all’uso di sostanze.

Pereira et al. (2010) hanno condotto uno studio sulla qualità del sonno nei musicisti classici e hanno scoperto che il 71% dei partecipanti aveva una scarsa qualità del sonno, che sembra essere associata a dolore e disagio fisico.

Uso di sostanze

Per quanto riguarda l’uso di sostanze, West (2004) riferisce sia l’uso di sostanze lecite come alcol, caffè e farmaci, sia di sostanze illecite, come cannabis e cocaina. È noto che molti musicisti fanno affidamento su sostanze per far fronte alle esigenze tipiche della carriera, tra cui esibizioni in pubblico, molte ore di prove, viaggi e fusi orari.

Lockwood (1989) ha scoperto che il 20% dei musicisti che soffrono di ansia da prestazione ha problemi nel consumo di alcol e di droghe. Questi numeri indicano cioè che molti musicisti ricorrono a delle sostanze per gestire la loro ansia da prestazione, che si fa sentire in modo particolare prima dell’esibizione (Lehrer, Goldman, & Strommen, 1990).

La qualità della vita di un musicista

Tutto questo panorama sembra avere un impatto complessivo negativo sulla qualità della vita del musicista Ciò nonostante, c’è scarsa attenzione a questa specifica popolazione da parte delle politiche sanitarie pubbliche, così come non vi è la ricerca di misure alternative di sostegno e trattamento per queste problematiche dei musicisti.


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L’ansia, in generale

L’ansia è generalmente definita come l’anticipazione di un evento imminente ed è associata all’esperienza della tensione muscolare e della vigilanza come modalità per prepararsi al pericolo futuro, attraverso comportamenti di evitamento.

È importante sottolineare che l’ansia in sé non sia un problema. Essa infatti è un’emozione naturale che fa parte delle natura umana, essendo necessaria per la sopravvivenza. Tuttavia, quando il livello di ansia aumenta al punto da influenzare negativamente il funzionamento dell’individuo e causare angoscia, allora viene considerata patologica.

Nel DSM-5 i disturbi d’ansia sono caratterizzati dalla presenza di eccessiva paura e ansia e relativi comportamenti disfunzionali. Sebbene questi due stati emotivi si verifichino contemporaneamente nella maggior parte dei casi, la paura è caratterizzata da una risposta emotiva a una minaccia imminente o reale, mentre l’ansia può essere prodotta anche da pensieri negativi che riguardano un evento futuro.

I sintomi fisiologici provati nell’ansia da prestazione musicale non sono diversi da quelli dell’ansia provata in tutte le altre situazioni della vita: tipicamente, quando ci si trova di fronte ad una minaccia, il corpo si prepara all’attacco o alla fuga (Sinden, 1999) a volte creando più problemi che soluzione di problemi.

Infatti, quando si percepisce una minaccia, il cervello manda un segnale al sistema nervoso autonomo, che si attiva immediatamente e, nello stesso tempo, vengono messi in circolazione vari messaggeri chimici come la epinefrina (comunemente chiamata adrenalina), che immette nel corpo un flusso di energia (adrenaline rush)  attraverso la produzione di glucosio.

Gli ormoni rilasciati nel corpo causano anche un aumento del cortisolo, aumentando la pressione sanguigna e preparando il corpo all’attacco o alla fuga (Martini, Timmons, & Tallitsch, 2012). Tutto questo serve in teoria per neutralizzare una minaccia con un aumento di forza fisica… Quando però “la minaccia”, come ad esempio l’esibizione in pubblico, non richiede sforzi fisici, ma solo maggiore tranquillità e concentrazione, tutto questo può essere devastante.

I cambiamenti fisici percepiti dopo questa attivazione del corpo sono: tremore, disturbi allo stomaco, aumento del battito cardiaco, sudore, rossore, ecc.

L’ansia da prestazione musicale (MPA)

Tra i disturbi d’ansia, si può evidenziare il disturbo d’ansia sociale (DAS), la cui caratteristica principale è la presenza di paura o ansia in situazioni di interazione sociale, in cui l’individuo si spaventa o si preoccupa per la possibilità di essere giudicato da altri.

Nel DAS i sentimenti di paura e ansia, oltre che di evitamento, sono molto forti, con conseguente grave disagio e compromissione del funzionamento sociale.

L’ansia da prestazione è associata solo alla prestazione e può essere considerata un tipo specifico di DAS in cui gli individui presentano paure legate alla prestazione.

Pertanto, il termine MPA  (Ansia da Prestazione del Musicista) si riferisce a una condizione di ansia da esibizione specificamente correlata all’esecuzione musicale, in presentazioni da solista e di gruppo, che coinvolgono qualsiasi strumento musicale, incluso il canto, e quindi può essere considerato un sottotipo di ansia sociale.

Nell’ MPA esiste una scala di intensità dei sintomi in cui i sentimenti vissuti dai musicisti vanno da sintomi di stress e ansia, considerati normali nella pratica della professione, fino a sensazioni di terrore molto simili agli attacchi di panico.

L’MPA può influire non solo sulle prestazioni dei musicisti, ma anche sulla loro carriera e qualità di vita. Secondo la letteratura scientifica, è comune che i musicisti con MPA manifestino anche sintomi di depressione e ansia sociale, che influenzano la loro qualità di vita e possano svolgere un importante ruolo negativo nel loro sviluppo professionale.

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Prevalenza dell’MPA

Per quanto riguarda la prevalenza dell’MPA nella popolazione di musicisti, non sembra esserci consenso in letteratura e la spiegazione di questo fatto potrebbe essere correlata alla difficoltà che gli operatori sanitari e persino i musicisti hanno nel rilevare questo disturbo.

Uno studio condotto in Brasile (2014) ha mostrato una prevalenza di MPA nel 24% dei musicisti brasiliani e Brugés (2009), in una revisione della letteratura, ha riportato una prevalenza che andava dal 16% al 70% nei musicisti che suonano negli Stati Uniti e nei paesi europei negli anni ’80 e ’90.

Secondo Steptoe (2001), che ha anche eseguito una revisione della letteratura, la prevalenza di MPA tra i musicisti variava dal 15 al 25%.

Genere sessuale

Per quanto riguarda il genere, sembra esserci una maggiore prevalenza nelle donne rispetto agli uomini, così come per l’ansia sociale e altri disturbi d’ansia.

I cantanti d’opera

Sandgren (2002) si è interessato dei cantanti d’opera, scoprendo che anche in questo campo si prova una grande ansia da prestazione, specialmente prima di eventi significativi, come una prima.

I cantanti però, a differenza dei suonatori, sono in ansia soprattutto per la propria salute vocale, con una fissazione quasi ossessiva per la gola. Un altro studio su 32 cantanti d’opera australiani ha mostrato ansia da prestazione, dovuta specialmente all’ambiente in cui i cantanti devono lavorare, palcoscenici pieni di polvere o livelli di temperatura non ottimale (Kenny, Davis, & Oates, 2004).

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Musicisti professionisti e non professionisti

Steptoe and Fidler (1987) hanno studiato dei musicisti professionisti e non professionisti, scoprendo che gli allievi di musica hanno un livello di ansia più elevato rispetto ai professionisti, a causa della giovane età e della mancanza di esperienza. C’è però un’altra cosa che li accomuna, leggiamo in questa ricerca, e cioè la tendenza ad esagerare l’importanza della prestazione, prevedendo possibili catastrofi in caso di errore… Queste esagerazioni, insieme alla paura di perdere il controllo di sé, contribuiscono ad accresce l’ansia durante la prestazione.

Barbar et al. (2014) hanno invece scoperto che i musicisti professionisti hanno tassi più alti di MPA (39%) rispetto a quelli amatoriali (14%). Secondo questi autori, ciò può essere spiegato dalle esigenze tipiche della professione.

Felm e Schmidt (2006) studiando un campione di studenti tedeschi di scuola superiore hanno scoperto la stessa paura di sbagliare fra musicisti non professionisti.

I solisti

Uno studio di Wesner, Noyes, and Davis (1990) condotto presso la American University School of Music  ha scoperto che essere solisti è una delle principali cause di ansia (il 52% ha dichiarato di provare “estrema ansia”).

Problemi riscontrati in chi si deve esibire da solo: mancanza di concentrazione, aumento del battito cardiaco tremore , gola secca, sudore. Il 9% di questi musicisti ha ammesso di rinunciare spesso alle esibizioni, per ansia da prestazione.

Paura del palcoscenico

I sintomi d’ansia possono essere avvertiti quando si è già sul palco (portando il musicista a sperimentare pensieri negativi, paure, ecc.). Ciò che produce ansia è, soprattutto, la percezione di un pericolo (McQuade, 2009): il timore di sbagliare, di essere giudicati male, di compromettere la propria carriera e di perdere l’autostima.

Fishbein, Middlestadt, Ottati, Strauss & Ellis (1988) hanno condotto uno degli studi più ampi sull’ansia da prestazione musicale. Questi ricercatori hanno scoperto che il 24% (su un campione di 2122 musicisti professionali che suonavano in un’orchestra) provavano ansia da prestazione, che nel 16% dei casi era definita “grave”. Fra questi musicisti maggiormente in ansia erano coloro che suonavano in piccole orchestre.

Ansia da prestazione musicale e paura del palcoscenico

Il termine “paura del palcoscenico” è stato in molti casi usato come sinonimi di MPA. Tuttavia, Kenny (2011) e Steptoe (2001) affermano che è importante distinguere questi concetti, per ottenere un rigore più concettuale e di conseguenza un maggiore rigore metodologico negli studi volti a studiare questi due fenomeni relativi alle prestazioni, poiché entrambi si tratta di approcci diversi.

La MPA si riferisce ai sentimenti vissuti dai musicisti in vari momenti e contesti, e non esclusivamente sul palco. La paura del palcoscenico comporta un’improvvisa paura o terrore legata al momento della presentazione sul palco. I livelli di ansia provati da chi suona in pubblico (van Kemenade, van Son & Heesch, 1995) vanno da un’ansia leggera o moderata (32% per entrambi i casi), ad ansia di una certa intensità (27%) a ansia molto intensa (9%), ma l’MPA può svilupparsi gradualmente e iniziare giorni e giorni prima dello spettacolo: il 5% dei musicisti sentiva ansia già 5 mesi prima dell’esibizione, il 10% provava ansia settimane prima dell’esibizione e il 21% giorni prima dell’esibizione.

La paura del palcoscenico diminuisce, per molti, al momento dell’esibizione, il che può incidere positivamente sulla qualità della performance. Al contrario, nel caso dell’MPA, che comprende anche sintomi a livello cognitivo, non si verifica una desensibilizzazione causata da una maggiore esposizione alla prestazione.

Papageorgi et al. (2013) hanno dimostrato che l’ansia del musicista aumenta con l’avvicinarsi della presentazione, raggiungendo un picco immediatamente prima dell’esibizione. D’altra parte, questa ansia inizia a diminuire man mano che l’esibizione procede.

Ciò suggerisce che l’esibizione può essere suddivisa in almeno tre momenti distintivi, vale a dire:

a) il periodo che precede l’esibizione, con già lievi sintomi di MPA;
b) il periodo immediatamente precedente alla presentazione, con la percezione di sintomi più intensi di MPA;
c) il periodo più critico, quando la presentazione si sta effettivamente svolgendo, con i sintomi dell’MPA ancora presenti, sebbene in diminuzione.

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MPA e prestazione musicale

I sintomi dell’MPA comprendono disturbi fisiologici, psicologici e comportamentali. In generale, questi sintomi si manifestano contemporaneamente.

Tra i sintomi fisiologici, si può citare l’aumento di frequenza cardiaca, palpitazioni cardiache, respiro corto, iperventilazione, secchezza delle fauci, sudorazione, nausea, diarrea, vertigini. mal di testa, problemi digestivi, sudorazione eccessiva, problemi muscolo-scheletrici, tensione muscolare, mani fredde, affaticamento, cambiamenti di pressione sanguigna, frequenza cardiaca e frequenza respiratoria.

I sintomi psicologici possono essere divisi in due gruppi per una migliore comprensione, vale a dire: sintomi cognitivi ed emotivi. I sintomi cognitivi comportano difficoltà di concentrazione, alta distrazione, problemi legati alla memoria, pensieri disfunzionali, ecc.  Per quanto riguarda i sintomi emotivi, è possibile evidenziare stress, apprensione, insicurezza, terrore e panico.

Per quanto riguarda i sintomi comportamentali, si possono evidenziare agitazione, tremore, rigidità muscolare e compromissione della prestazione (cioè difficoltà nel mantenere la postura del corpo e altri problemi tecnici). Spesso  i sintomi comportamentali finiscono per compromettere le prestazioni, in quanto possono influenzare il suono dello strumento.

Eziologia dell’ansia da prestazione musicale

Per studiare l’eziologia di questi disturbi in genere si utilizza il modello dei disturbi d’ansia di Barlow. Questo modello intende integrare tre fattori eventualmente coinvolti nello sviluppo ansia, vale a dire:

  • vulnerabilità biologica generalizzata (eredità genetica),
  • vulnerabilità psicologica generalizzata
  • vulnerabilità psicologica specifica

Secondo un tale modello, si può supporre che l’ansia possa essere spiegata da processi ed esperienze fisiologiche nel corso della vita dell’individuo. Ciascuno dei suddetti fattori svolge un ruolo determinante nello sviluppo dell’ansia.

Valentine (2002) afferma che l’MPA è influenzata da tre elementi, vale a dire: persona, compito e situazione. Per l’autore, la persona è un insieme di caratteristiche della personalità individuale che comprende aspetti come il perfezionismo, l’autostima e l’ansia di tratto o di stato; l’attività si riferisce ad aspetti correlati (ad es. repertorio, interpretazione della musica, memorizzazione); e la situazione si riferisce al contesto, cioè se si tratta di una prova o di una presentazione, o se è valutativa o meno, e così via.

L’autostima

L’autostima, intesa come il modo in cui l’individuo pensa a se stesso, sembra essere un fattore importante nello sviluppo dell’MPA. Secondo Mei-Yuk (2011),  alti livelli di ansia possano essere correlati a bassi livelli di autostima. Concettualmente, l’autostima è un processo che si sviluppa nel tempo e le relazioni sociali dell’individuo svolgono un ruolo importante nella costruzione di questo sentimento.

Brand (2007) ha condotto uno studio per confrontare i livelli di autostima degli studenti di musica in America, Australia e Cina. I risultati hanno mostrato che i gruppi etnici differiscono nella percezione di se stessi. Gli studenti di musica cinese, che appartengono a una cultura collettivista, avevano bassi livelli di autostima rispetto alle loro controparti americane. I risultati dello studio dimostrano che le differenze culturali, intese come un insieme di aspetti e valori di ciascun paese o regione, svolgono un ruolo importante nella comprensione e nello sviluppo dell’MPA.

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Il Perfezionismo

Per quanto riguarda il perfezionismo, esso può essere caratterizzato come un tratto di personalità e definito come la presenza di modelli ad alte prestazioni accompagnati da autovalutazioni eccessivamente critiche. Due aspetti di questo concetto sono particolarmente importanti per la comprensione dell’MPA, vale a dire: gli sforzi del perfezionista e le preoccupazioni del perfezionista.

Gli sforzi del perfezionista sono legati alla ricerca di un modello elevato, in generale associato ad aspetti positivi. Il perfezionismo può essere positivo, perché interiorizzare elevati standard di esigenza, che prima erano esterni, può favorire un maggiore allenamento e migliori prestazioni.

Le preoccupazioni del perfezionista riguardano una eccessiva preoccupazione per gli errori, i dubbi sulle proprie azioni e le risposte negative a fallimenti e imperfezioni. Gli individui perfezionisti usano un’elevata quantità di energia quando vengono coinvolti in comportamenti valutativi e finiscono per sviluppare una rigidità cognitiva sui concetti di successo, errore o fallimento, spesso valutando dicotomicamente il successo, cioè, tutto o niente.

Hollender (1978) ha dato questa definizione del perfezionismo: “la tendenza a domandare a se stessi o ad altri una qualità della performance più elevata di quanto la situazione richieda“.

Bourne (1995) pensa al perfezionismo sotto due forme: la tendenza ad avere aspettative su di se, gli altri e la vita che sono irrealisticamente elevate e la preoccupazione eccessiva per i piccoli errori.

Sinden (1999) afferma che, col perfezionismo ci si concentra solo sulle cose negative e non su quelle positive, a causa di standard personali molto elevati e valutazione eccessivamente critica di sé.

Hewitt and Flett (1991) descrivono tre dimensioni del perfezionismo: orientamento sul sé, sugli altri, o bisogno di rispettare le aspettative degli altri (perfezionismo socialmente prescritto).  I perfezionisti orientati sul sé danno di se stessi valutazioni molto severe e si puniscono quando non raggiungono i risultati desiderati; quando invece le aspettative di perfezionismo sono riposte negli altri è possibile che insorgano difficoltà relazionali, conflitti, ostilità. Il perfezionista non è mai convinto di aver eseguito una esibizione soddisfacente: desidera sempre di più.

Insomma, anche i musicisti più sublimi restano comunque esseri umani: l’arte migliora la vita, ma per stare veramente bene con se stessi non conta solo il mestiere che si sceglie di fare, quanto l’equilibrio personale che si è raggiunto.

L’auto-osservazione

Kenny (2011) afferma che l’auto-osservazione dei sintomi ansiosi  riguarda la tendenza dell’individuo a percepire il proprio stato di ansia e interpretare i suoi sintomi come pericolosi / minacciosi. Uno studio di Stephenson e Quarrier (2005) mostra che questo atteggiamento è un importante predittore di MPA, in particolare per quanto riguarda le donne. I musicisti che presentano questo atteggiamento provano più dolore e meno piacere mentre suonano i loro strumenti.

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L’età

L’età è un’altra variabile socio-demografica da tenere presente.

Kenny e Osborne (2006) affermano che i bambini molto piccoli raramente sperimentano la MPA allo stesso modo degli adulti ma, al contrario, sembrano gradire le presentazioni e apparentemente non si sentono a disagio per possibili insuccessi nella performance.

LeBlanc et al. (1997) hanno valutato i musicisti adolescenti delle scuole secondarie in tre situazioni come segue: in una sala prove vuota, in una sala prove con un ricercatore e in una sala prove con ricercatori, compagni di classe e una telecamera che li registrava. I risultati mostrano che i livelli di MPA e la frequenza cardiaca sono simili nelle due prime situazioni, aumentando considerevolmente nella terza.

I risultati dello studio di Kenny et al. (2014) mostrano che i giovani musicisti (meno di 30 anni) sono più colpiti dalla MPA rispetto alle controparti più anziane (più di 51 anni). Questi risultati suggeriscono che, man mano che i musicisti acquisiscono più esperienza, i sintomi dell’MPA si fanno più lievi.

Per questi ultimi autori, i bambini  musicisti possono diventare adulti con MPA solo in presenza di una combinazione di diversi fattori che possono riguardare temperamento innato, tratti d’ansia, aumento della capacità cognitiva e della funzione auto-riflessiva, prese di coscienza, tipo di istruzione dei genitori, impatto di altre esperienze interpersonali, percezione e interpretazione del mondo, abilità tecniche ed esperienze precedenti correlate alla performance.

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Stile del Pensiero

Per Kenny (2011), tra i pensieri più ricorrenti in soggetti con alti livelli di MPA, si possono citare i seguenti:

a) forti aspettative negative prima dell’evento;

b) forte pregiudizio negativo nell’autovalutazione delle prestazioni precedenti;

c) forte aspettativa che le prestazioni vengano valutate negativamente dai valutatori / pubblico;

d) marcata preoccupazione per le conseguenze di uno scarso rendimento;

e) elevata suscettibilità ai cambiamenti riguardanti le reazioni del pubblico o del pubblico

f) incapacità di sentirsi a proprio agio, anche dopo aver affrontato numerose prove precedenti.

Variabili correlate al compito 

Sinico e Winter (2012) evidenziano che il livello di ansia sperimentato è direttamente proporzionale alla difficoltà e alla complessità del compito. Pertanto,  la scelta del repertorio è molto importante quando il livello dei requisiti e la domanda tecnica sono incompatibili con le capacità del musicista, poiché sussistono rischi di impatto negativo sull’ansia da esibizione.

In uno studio descrittivo sulle cause dell’ansia nei flautisti, gli stessi autori hanno riferito che il repertorio musicale è stato indicato come la causa principale dell’APM.

Anche la memorizzazione è un elemento di attività correlate che merita attenzione. A seconda del livello di ansia provato durante l’esecuzione, possono verificarsi perdite di memoria e poiché in molte situazioni si prevede che il musicista suoni senza spartito, fare affidamento sulla memoria e correre il rischio di dimenticare può favorire l’emergere di più sintomi di MPA durante l’esibizione.

La preparazione del musicista

In un altro studio, McKenzie (2013) ha valutato sei musicisti che avevano avuto accesso alla formazione musicale universitaria e i risultati hanno mostrato che, nonostante la preparazione, provavano ugualmente ansia. Alla luce di ciò, si è concluso che l’MPA può essere vissuta indipendentemente dalla preparazione del musicista, ovvero la sua manifestazione potrebbe essere più correlata all’incapacità di affrontare gli stati di ansia, piuttosto che all’avere una preparazione adeguata.

Il genere musicale

Per quanto riguarda il genere musicale, i dati di uno studio di Papageorgi et al. (2013) suggeriscono che i musicisti di  generi musicali simili condividono percezioni e preoccupazioni simili, sebbene i musicisti classici abbiano livelli più alti di MPA.

Il contesto dell’esibizione

I livelli di MPA possono variare a seconda del contesto della presentazione, vale a dire se si tratta di prove o di una presentazione pubblica, se si tratta di una valutazione o di una competizione e così via.

I dati di uno studio di Yoshie et al. (2007) suggeriscono che i musicisti sperimentano livelli più alti di MPA nei contesti di valutazione, più che nelle situazioni di prova.

 

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Strategie di coping associate all’ansia da prestazione musicale

Le strategie di coping si riferiscono a un insieme di abilità che le persone usano per affrontare situazioni avverse e stressanti. Nel contesto musicale, le strategie di coping sono comportamenti e pensieri che i musicisti usano per gestire l’MPA.

Sinico (2013) ha proposto una classificazione di queste strategie in cognitivo, comportamentale e cognitivo comportamentale.

Secondo l’autore, le strategie cognitive mirano ad alterare i processi cognitivi disfunzionali, come i modelli di pensiero negativi o distorti relativi alla performance, ad esempio mediante la ristrutturazione cognitiva. Le strategie comportamentali si basano su tecniche specifiche volte ad alterare i comportamenti mediante desensibilizzazione sistematica. Infine, le strategie cognitivo-comportamentali mirano a modificare schemi inadeguati di pensieri e comportamenti problematici.

Tra le principali strategie di coping utilizzate dai musicisti dell’orchestra, ci sono le seguenti:

  • respirazione profonda,
  • tecniche di distrazione,
  • conversazione interiore,
  • maggiore allenamento,
  • tecniche rilassanti,
  • ricerca di assistenza medica,
  • ipnosi,
  • uso di farmaci
  • uso di alcol.

In un altro studio di Zakaria et al. (2013), è stato scoperto che le principali forme di gestione dell’MPA, come riportato da musicisti universitari, erano:

  • pregare,
  • usare tecniche di respirazione e rilassamento,
  • fare più pratica
  • prendere spunto da precedenti esperienze di esibizione.

Per quanto riguarda le strategie, le migliori sembrano essere le tecniche di respirazione, l’uso di farmaci e  le tecniche di autocontrollo. L’uso del caffè era la strategia meno efficace.

Esistono anche altre strategie di coping utilizzate dai musicisti, come l’uso di alcol e droghe illecite, principalmente per controllare i sintomi. Va sottolineato che queste strategie sono comunemente utilizzate, nonostante non siano sempre efficaci, e contribuiscano allo sviluppo di comorbilità psichiatriche.

Trattamento dell’ansia da prestazione musicale

La ricerca sul trattamento dell’MPA è stata effettuata per la prima volta negli anni ’70 . Le modalità di intervento più studiate sono state la terapia cognitivo comportamentale (CBT), lo yoga, il bio-feedback, la meditazione, l’esposizione virtuale, la musicoterapia e la tecnica di Alexander.

Tra queste terapie, solo la terapia cognitivo comportamentale si è mostrata realmente efficace. Il trattamento farmacologico risulta essere un’opzione meno praticabile per i musicisti, poiché gli ansiolitici possono compromettere il controllo motorio e i beta-bloccanti possono compromettere le prestazioni musicali.

Tuttavia, un importante studio di Fishbein et al. (1988) su 2212 musicisti orchestrali ha sottolineato che il 27% di loro utilizzava beta-bloccanti, usati soprattutto da parte delle donne.

Considerazioni finali

L’MPA è una condizione complessa e ha attirato l’attenzione dei ricercatori negli ultimi decenni, probabilmente a causa della sua alta prevalenza tra i musicisti e del suo impatto sulla loro carriera e qualità della vita. Si può osservare tuttavia che i musicisti stessi spesso interpretano i sintomi dell’MPA come normali e inerenti alla professione e non cercano un trattamento, medico o psicologico.

Si spera che nel prossimo futuro avremo una migliore comprensione dell’MPA, al fine di consentire la diffusione di informazioni sul problema, migliorare le tecniche di intervento e le misure di prevenzione, contribuendo così al benessere dei musicisti (e a quello del loro pubblico!).

Dr. Giuliana Proietti

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Adattato da:

  • Erin Dempsey, Music Performance Anxiety in Children and Teenagers: Effects of Perfectionism, Self Efficacy, and Gender, 2015
  • Burin Beatriz Ana, Osorio L. Flavia, Music performance anxiety: a critical review of etiological aspects, perceived causes, coping strategies and treatment, Archives of Clinical Psychiatry (São Paulo)

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