Balbuzie: un disturbo del linguaggio

Balbuzie: un disturbo del linguaggio

 

Dr. Walter La Gatta
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Cosa è la balbuzie?

La balbuzie è un disturbo specifico dello sviluppo, un disordine nel ritmo della parola per cui il soggetto sa con precisione cosa vorrebbe dire, ma nello stesso tempo non è in grado di dirlo a causa di arresti, ripetizioni e/o prolungamenti di un suono che hanno carattere di involontarietà (Organizzazione Mondiale della Sanità, 1977).

La balbuzie è causata da un pensiero più lento?

No, il rallentamento nella fluenza verbale non riguarda il pensiero: il soggetto sa benissimo quello che desidera dire, ma le parole che pensa faticano a tradursi in suoni. Ad esempio, può ripetere o prolungare il suono di una parola, una sillaba, una consonante o una vocale. Oppure può fare delle pause durante il discorso perché sta tentando di pronunciare una parola o un suono che gli causa problemi.

Quanto è diffusa?

Nei bambini piccoli è molto diffusa: i piccoli fra i tre e i cinque anni possono balbettare se le loro abilità linguistiche non sono ancora abbastanza sviluppate per stare al passo con ciò che essi desiderano esprimere con il linguaggio verbale. Negli adulti, il rapporto tra maschi e femmine  è di 4 a 1, mentre nei bambini non si evidenziano differenze statisticamente significative fra maschi e femmine, il che fa pensare che le bambine riescano a recuperare spontaneamente durante lo sviluppo più dei coetanei di sesso maschile.

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Quali sono i sintomi?

I sintomi caratteristici della balbuzie sono alcuni fra i seguenti:

  • Difficoltà nell’avvio di una parola o di una frase
  • Prolungamento di una parola o suoni all’interno di una parola
  • Ripetizione di un suono, sillaba o parola
  • Breve pausa per determinate sillabe o parole
  • Pause all’interno di una parola (parola spezzata)
  • Interiezioni di fonemi, sillabe, parole o frasi senza funzione comunicativa (aggiunta di parole extra, come “um” se il soggetto prevede la difficoltà a passare alla parola successiva)
  • Eccesso di tensione, senso di oppressione o movimenti del viso o della parte superiore del corpo per produrre una parola
  • Ansia nel parlare
  • Capacità limitata di comunicare efficacemente
  • Tremori delle labbra o della mascella
  • Tic facciali
  • Pugni serrati
  • Incapacità di mantenere il contatto oculare,
  • Strizzamento degli occhi,
  • Smorfie del viso

Quanti tipi di balbuzie ci sono?

Vi sono due tipi di balbuzie:

  • la balbuzie tonica, caratterizzata da un blocco e una difficoltà ad emettere un suono, per un periodo di tempo;
  • la balbuzie clonica, che si distingue per la ripetizione continua ed involontaria di una sillaba, di solito la prima della frase.
    Spesso questi due tipi di balbuzie coesistono.

Quando insorge il disturbo?

l periodo critico è in genere fra i 3 e i 5 anni; il fenomeno può temporaneamente regredire per poi ripresentarsi in età adolescenziale. La balbuzie può presentarsi anche in età adulta, dopo uno shock affettivo o emotivo.

Quali sono i tratti di personalità di chi balbetta?

Alcuni tratti di personalità sono caratteristici e frequenti nelle persone che balbettano: introversione, ansia, passività e sottomissione, aggressività ed impulsività.

La fluenza dell’eloquio può cambiare da un giorno all’altro, o rimane stabile?

La fluenza può variare in uno stesso soggetto da un giorno ad un altro, da un momento a un altro, a causa dei diversi interlocutori, dello stato emotivo della persona e dei contenuti del discorso, che possono essere più o meno disturbanti. La balbuzie trova la sua maggiore espressione nella relazione con un’autorità, specialmente quando questa viene percepita come rigida e severa.

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In alcuni momenti può sparire del tutto?

Si. Nelle situazioni di solitudine o in qualsiasi altra situazione ove il soggetto si senta rilassato o si ritenga superiore rispetto alla situazione che affronta, la balbuzie può del tutto sparire. Così accade, ad esempio, nella recitazione e nel canto.

Il livello intellettivo delle persone con questo disturbo è minore della media?

Assolutamente no: le persone che balbettano sono assolutamente ” normali” sotto tutti i punti di vista ( intelligenza, capacità percettive ecc.) per cui è del tutto fuori luogo nutrire dei pregiudizi nei loro confronti.

Il disturbo influisce sulla qualità della loro vita?

Si, i bambini e gli adolescenti che balbettano spesso sono vittime di bullismo, isolamento e rifiuto sociale Queste conseguenze negative possono provocare vergogna ed imbarazzo, forti sensi di insicurezza, bassa autostima, scarse relazioni sociali, rendimento scolastico insoddisfacente. Gli adulti possono sentire questo disturbo del linguaggio come un problema per la vita sociale, la scelta del lavoro e della carriera, la creazione e il mantenimento di rapporti sociali e sentimentali.

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Quali sono le cause?

Sull’origine della balbuzie ci sono, come sempre, teorie organicistiche e psicologiche che in alcuni casi si contrappongono, in altri si integrano. Tra le prime si pensa ad un’imperfetta dominanza cerebrale, oppure ad un deficit nell’attività neuromuscolare a livello laringeo: il balbuziente sarebbe incapace di iniziare, sostenere e integrare la fonazione con l’articolazione, scatenando un laringospasmo; un’altra ipotesi è che il disturbo potrebbe essere generato da fattori genetici.

Quando iniziare a preoccuparsi?

I genitori dovrebbero iniziare a preoccuparsi se i sintomi:

  • durano da più di sei mesi dopo i 5 anni d’età
  • diventano più frequenti con la crescita del bambino
  • si verificano in presenza di tensione muscolare o evidente fatica a esprimersi
  • impediscono al bambino di comunicare efficacemente a scuola o nelle interazioni sociali
  • provocano ansia o problemi emotivi, come la paura e l’evitamento di situazioni in cui è necessario parlare

Quali sono le terapie?

In molti casi la balbuzie si attenua e sparisce spontaneamente con l’età. Se così non accadesse, l’ostacolo relazionale che essa oggettivamente rappresenta potrebbe giustificare un approccio terapeutico.

E’ bene chiarire che non vi sono cure magiche per la balbuzie; il trattamento consiste in una rieducazione ortofonica per ri-acquisire il controllo degli apparati deputati all’articolazione della parola.

Vengono fatti eseguire esercizi sistematici che sollecitano tutti movimenti articolatori dell’atto fonatorio, cercando di ri-coordinare tutti i movimenti patologici per impostare il corretto funzionamento muscolare.

Si rieduca l’atto respiratorio, il ritmo della fonazione, la ripetizione sillabica e l’impostazione della voce. Per rieducare il ritmo verbale spesso si usa il metronomo, con il quale si cerca di regolarizzare la velocità nella produzione delle frasi.

Lo scopo di tali esercizi è quello di fornire a chi balbetta modalità operative per sincronizzare i movimenti articolatori e respiratori.

In che modo può essere d’aiuto lo psicologo?

Generalmente il lavoro psicologico si affianca a quello del logopedista. Lo psicologo cerca di agire sugli aspetti motivazionali del paziente, sulla desensibilizzazione relativamente ai vissuti e sulla capacità di contenere la frustrazione, aumentando la tolleranza verso gli episodi disfluenti.

Nel trattamento psicologico cognitivo-comportamentale,  il trattamento consiste nel desensibilizzare la persona, per riportarla ad un nuovo adattamento sociale,  ad una maggiore fiducia in se stessa, con la conseguente riduzione dell’ansia collegata al verbale.

La desensibilizzazione avviene soprattutto attraverso l’esposizione: il paziente viene esposto a situazioni che normalmente gli inducono una notevole paura o ansia. Le sessioni iniziali consistono in genere in situazioni temute di basso livello, mentre le sessioni successive prevedono compiti gradualmente più difficili. Il soggetto viene esposto a ogni situazione temuta finché non riesce a viverla con relativa facilità. La gerarchia della esposizione parte dalle situazioni meno temute, per poi arrivare a quelle sentite come maggiormente minacciose.

Si può ad esempio partire dall’uso del telefono, presentazioni di gruppo con poche persone, per poi aumentare il numero dei partecipanti, conoscere persone per la prima volta, fare un complimento a una persona, eccetera.

E’ importante apprendere tecniche per imparare a gestire l’ansia sociale, che è in genere sempre presente nei casi di persone che balbettano, attraverso tecniche di rilassamento, come il training autogeno.

Se il paziente è un bambino, è spesso consigliabile una terapia familiare, in modo da aiutare anche i genitori a recuperare la fiducia nella propria funzione educativa, riuscendo a comprendere meglio le difficoltà del figlio ed a scoprire vie alternative per interagire con lui.

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