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Figli allevati da un solo genitore più a rischio

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I bambini che crescono in una famiglia monoparentale corrono un rischio maggiore di commettere reati durante l’adolescenza: queste le conclusioni di Janique Kroese (NSCR/VU) nella sua tesi di dottorato ´Famiglie divise e criminalità: effetti differenziali della separazione dei genitori, del decesso dei genitori e della nascita con un solo genitore sul coinvolgimento criminale della prole.

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Per indagare su questo tema la, Kroese ha iniziato con una revisione sistematica della letteratura. Ha quindi raccolto informazioni anonime su tutti i cittadini olandesi registrati utilizzando i microdati di Statistics Netherlands (CBS). I dati provengono principalmente dal registro della popolazione e sono integrati con i dati di varie autorità, come la polizia olandese e le autorità fiscali (Belastingdienst).

I figli che crescono in una famiglia con un solo genitore hanno maggiori possibilità di commettere un crimine. Non importa se la famiglia monoparentale è stata creata a seguito di un divorzio o della morte di un genitore: ciò che conta è l’età del bambino.

Infatti, più il bambino è piccolo quando nasce la famiglia monoparentale, maggiore è il rischio di comportamenti criminali. Crescere con la sola madre aumenta inoltre il rischio di criminalità, rispetto a crescere con un solo padre. Questo vale sia per i figli che per le figlie.

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Inoltre, la ricerca mostra che vi è un temporaneo aumento del rischio di commettere reati subito dopo il divorzio dei genitori.

Sembra anche che i figli mostrino una minore possibilità di commettere reati se non vivono più, a causa del divorzio, con un genitore implicato in atti di criminalità. In tal caso, il divorzio non appare svantaggioso per la prole.

I figli che sembrano più a rischio sono:

1) quelli che hanno vissuto in una famiglia monoparentale dalla nascita o dalla tenera età,
2) adolescenti che hanno vissuto un divorzio o una separazione, soprattutto nei primi anni dopo questo evento,
3) adolescenti in famiglie ancora integre in cui uno o entrambi i genitori commettono essi stessi dei reati.

La ricerca sottolinea anche l’importanza che un giudice conceda l’affidamento a un solo genitore in casi eccezionali, ad esempio quando l’altro genitore commette reati: in questo caso è decisamente meglio vivere in una famiglia monoparentale.

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Fonte: Kroese, J. (2022). Broken homes and crime: differential effects of parental separation, parental decease, and being born to a single parent on the criminal involvement in offspringNSCR/VU.

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Superare le proprie paure: come fare

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Provare ogni tanto un po’ di paura è normale, fisiologico: è l’emozione della paura che ci aiuta istintivamente a proteggerci da possibili conseguenze negative. La paura ci aiuta, infatti, a riconoscere quando si sta per fare qualcosa di pericoloso per la propria incolumità e ci permette di scegliere il comportamento più sicuro.

Il problema è che a volte si ha paura di cose che in realtà non sono pericolose, come stare con gli altri, viaggiare da soli, parlare in pubblico e così via. Queste paure potrebbero costituire un grave limite per la propria crescita personale, per la carriera o la costruzione di una rete sociale di amici intorno a sé,

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Il modo migliore per affrontare le proprie paure è anzitutto quello di valutare se esistono pericoli reali e la loro eventuale entità, poi creare un piano d’azione e agire di conseguenza. Nel fare tutto ciò, alcune persone potrebbero volersi avvalere del consiglio e sostegno di un terapeuta, per ottenere risultati migliori e più rapidi.

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A volte, la paura deriva semplicemente dal non sapere abbastanza su ci che si teme. E’ importante dunque informarsi bene e parlare con altre persone che hanno vissuto quella esperienza.

La chiave per affrontare le proprie paure è fare un piccolo passo alla volta, gradualmente e senza fretta. Questo significa che ogni volta che si decide di compiere un piccolo passo in avanti si sarà sempre accompagnati dall’ansia (inutile aspettare il momento in cui l’ansia sia completamente scomparsa!), ma l’ansia non dovrebbe mai essere eccessiva, per non compromettere i propri piani e i propri risultati.

Il modo migliore per creare un piano d’azione è creare una gerarchia delle paure, composta da piccoli passi. Ad esso deve seguire un diario, in cui vengono elencate le azioni effettuate e i loro esiti.

Se le proprie paure sono intense e debilitanti, oppure non si raggiungono risultati significativi, nonostante l’impegno profuso, si può cercare l’aiuto di un professionista, specialmente se ci si rende conto che le proprie paure in realtà sono delle fobie.

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Sia le paure che le fobie generano una risposta emotiva, ma una fobia provoca un’ansia sproporzionata rispetto alla minaccia reale, tanto da interferire con la capacità di una persona di agire o reagire in modo appropriato.

Qualche consiglio per affrontare le proprie paure:

1. Comprendere la propria paura e accettarla. Un atteggiamento negativo rispetto alla propria paura sarebbe controproducente e ansiogeno.

2. Non avere fretta nel cercare di trattare le proprie paure: è sicuramente preferibile fare scelte ben ponderate piuttosto che emotive, reagendo alla foga del momento.

3. Dare un nome alla paura che si avverte. Se si conosce il problema e gli si dà un nome, è più facile trovare le soluzioni.

4. Pensare a se stessi nel lungo termine. Questo non risolverà i problemi del presente, ma può aiutare a vedersi in modo più oggettivo, senza dare troppa importanza a quello che avviene nel presente.

5. Informarsi sulle proprie paure. A volte le paure sono semplicemente dovute a mancanza di informazioni: cercare statistiche, testimonianze, fatti e non opinioni.

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6. Migliorarsi sempre. Se si cade in qualche occasione, questo deve essere uno stimolo per fare meglio la prossima volta.

7. Scegliere le giuste amicizie. A volte le paure nascono e si mantengono perché ci si circonda di persone che, a loro volta, hanno le stesse paure e non fanno nulla per cercare di superarle. Entrare in contatto con persone che hanno superato le proprie paure in determinati campi può essere molto stimolante.

8. Premiarsi per ogni successo che si ottiene, grande o piccolo che sia. A volte ci ricordiamo solo degli insuccessi, e questo non aiuta nel processo di crescita personale.

9. Chiedere aiuto.  Gli atleti hanno degli allenatori, gli studenti hanno degli insegnanti. Non è normale imparare le cose da soli. In certe circostanze un terapeuta può essere la soluzione.

10. Mantenere sempre un atteggiamento positivo verso la vita; il pessimismo non aiuta a vivere meglio, ma anzi è causa di sofferenza, malattia e diminuzione dell’attesa di vita.

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Gli uomini hanno maggiori difficoltà delle donne a farsi aiutare da un esperto?

Certamente si. Un uomo su due, quando ha un problema di salute, preferisce soffrire in silenzio piuttosto che cercare il consiglio di qualche esperto. In uno studio è emerso ad esempio che il 22% degli uomini si terrebbe addirittura i pidocchi, piuttosto che ammettere davanti al farmacista di avere questo problema. Il 18% ha dichiarato che si vergognerebbe di parlare al farmacista del sospetto di aver contratto una malattia a trasmissione sessuale, come ad esempio l’herpes o le verruche genitali, e confiderebbe nella speranza che la situazione possa migliorare da sola. Il 10% infine ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali non protetti “perché si vergognava di comprare il condom in farmacia”. (Fonte:The Press Association, sett. 2010).

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C’è qualcosa, nella mascolinità tradizionale, che impedisce agli uomini di avvicinarsi ad un terapeuta?

Sembra di si. In una meta-analisi del 2017 su 19.453 partecipanti, si è visto che più gli uomini si conformano alle norme maschili tradizionali, più hanno difficoltà nel cercare un aiuto psicologico. La stessa cosa è stata riscontrata in uno studio pubblicato su Psychology of Men and Masculinity (Vol. 6, No. 1, pagine 73-78), in cui si è visto che uomini con livelli più elevati di ideologia della mascolinità tradizionale tendevano ad avere un’opinione negativa sulla ricerca di aiuto psicologico.

Questo, secondo i ricercatori, accade per colpa di stereotipi che vogliono che “Gli uomini non devono piangere” e che nella vita bisogna saper “fare l’uomo”. Queste affermazioni possono sembrare apparentemente innocue, ma alimentano l’idea che cercare aiuto sia in qualche modo poco virile.

Questa situazione influenza la gestione di malattie serie, come la depressione?

Si. Basti pensare che negli Stati Uniti, nel 2019, gli uomini morti per suicidio sono 3,63 volte più frequenti rispetto alle donne. (Il tasso di suicidio era più alto negli uomini bianchi di mezza età). Questo dato è impressionante, perché in genere le donne soffrono di depressione più degli uomini.

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La depressione si presenta in modo diverso negli uomini rispetto alle donne?

In un’analisi del 2013  sulla salute mentale della popolazione americana, che metteva a confronto l’esperienza della depressione maschile con quella femminile, gli uomini hanno riportato tassi più elevati di:

  • rabbia
  • abuso di sostanze
  • assunzione di rischi

C’è anche un problema di uso di sostanze?

Si. Più del 50 per cento delle persone con disturbi di salute mentale sperimenta anche un disturbo da uso di sostanze, in quanto le persone spesso si rivolgono all’alcol e alle droghe per farcela. In tutto questo, gli uomini hanno maggiori probabilità di cercare questo tipo di “stampelle” rispetto alle donne ( recensione del 2013 ). Sicuramente alcool e droghe possono dare un sollievo temporaneo, ma a lungo termine, non fanno che peggiorare le cose, come purtroppo i dati ci confermano.

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Tutti gli uomini sono uguali su questo punto?

Ovviamente no, non tutti gli uomini sono uguali. Per questo motivo, alcuni ricercatori hanno iniziato ad approfondire il comportamento degli uomini in cerca di aiuto, per cercare di analizzare i fattori sociali e personali che rendono alcuni uomini, in alcune situazioni, più propensi a rivolgersi a uno psicologo o ad un’altra fonte di aiuto.

Si è visto così che il primo ostacolo che alcuni uomini devono affrontare è il fatto di essere così lontani dalla esplorazione delle proprie emozioni da non rendersi nemmeno conto di essere, ad esempio, depressi.

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Cosa si può fare?

Un modo per convincere più uomini a cercare aiuto, è diffondere la consapevolezza che c’è un rimedio alla sofferenza. Ad esempio, è stato osservato che ora gli uomini vanno più spesso dal medico per la disfunzione erettile, perché sanno che esiste il Viagra ed altri farmaci che possono essere d’aiuto.

Per questo motivo nel 2003il National Institute of Mental Health ha lanciato una campagna mediatica chiamata “Real Men. Real Depression”, per aumentare la consapevolezza che la depressione colpisce più di 6 milioni di uomini ogni anno.

Si è anche pensato di usare campagne che sostituiscano il termine “terapia” con “consultazione”, sottolineando che gli interventi hanno lo scopo di promuovere l’auto-aiuto e il successo personale. La pubblicità che, secondo alcuni ricercatori, funziona di più per gli uomini non è quella di promuovere uno sviluppo personale, ma che abbia finalità pratiche, come ad esempio migliorare le capacità genitoriali o il controllo della rabbia..

Forse la cosa più semplice sarebbe metterli di fronte agli esiti negativi di una depressione non curata. Se le donne muoiono di suicidio meno degli uomini è perché sanno cercare aiuto.

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Non avere amici è pericoloso?

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Perché alcune persone pensano di “non avere bisogno di amici”?

Le ragioni possono essere molto diverse: perché si è rimasti delusi in passato di qualche amicizia finita male, oppure perché si trova il supporto sociale nella famiglia, senza sentire il bisogno di allargare la propria cerchia ad ulteriori persone. Infine, perché non si ha il coraggio di proporsi agli altri, per eccessiva timidezza.

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Perché non si ha il coraggio di proporsi agli altri?

Si può avere paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri: ridurre al minimo le amicizie può sembrare ad alcuni un modo per non deludere e non rimanere delusi.

E’ possibile che sia il superlavoro a rendere le persone troppo sole?

E’ possibile: costruire e mantenere amicizie richiede infatti tempo e fatica. Se si è impegnati a tempo pieno con famiglia, lavoro, volontariato, scuola,  ecc. si potrebbe ritenere di non avere il tempo o l’energia da dedicare agli amici.

Ci sono persone che trovano l’amicizia nel/nella partner e per loro basta così?

Si, è possibile: oggi nella coppia stabile si è soprattutto amici, si condividono spesso le stesse passioni e così può accadere che il/la partner diventi anche la persona più “amica” che si ha.

Oggi le persone fanno affidamento sulle amicizie più o meno del passato?

Moltissimi studi riferiscono che le persone fanno affidamento sui propri amici come principale fonte di supporto in modo assai meno frequente rispetto al passato. Ad esempio, un sondaggio Gallup del 1990 rilevava che il 26% degli adulti si sarebbe rivolto, per un problema personale, prima di tutti a un caro amico; nel 2021 solo il 16% degli adulti ha dichiarato che avrebbe parlato con un amico prima di parlarne con chiunque altro.

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Quanto è comune non avere amici?

Un sondaggio ha suggerito che il 27% dei millennial ha riferito di non avere amici intimi, mentre il 22% ha riferito di non avere amiciper niente. Per fare un confronto, solo il 16% della generazione X e il 9% dei baby boomer hanno riferito di non avere amici.
Un sondaggio dell’Associated Press ha rilevato che il 18% degli intervistati aveva solamente una (o meno) persone al di fuori del proprio nucleo familiare a cui avrebbero potuto chiedere aiuto se ne avessero avuto bisogno.

Perché molti giovani riferiscono di avere pochi o nessun amico, nonostante i social?

Sebbene le ragioni esatte non siano ancora del tutto chiare, l’aumento dei social media e dell’uso di Internet sembra svolgere un ruolo importante, ma in negativo. Una ricerca ha infatti scoperto che le persone che usano i social media tendono a sperimentare livelli più elevati di depressione e solitudine.

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Il Covid che ruolo ha avuto in tutto ciò?

Sicuramente il Covid ha influito molto sulle relazioni. Secondo le ricerche, il 28% degli uomini di età inferiore ai 30 anni non ha più stretti legami personali. Tuttavia c’è un dato interessante: le recenti ricerche hanno mostrato che, sebbene nel periodo del Covid l’isolamento sociale abbia fatto perdere i contatti con i vecchi amici, quasi il 50% degli adulti si è fatto almeno un nuovo amico nell’ultimo anno.

Quali sono i vantaggi nell’avere amici?

La ricerca suggerisce che avere un sistema di supporto sano è importante per il benessere mentale degli individui, anche se spesso si pensa di non averne bisogno. Avere un sistema di supporto sociale è infatti associato a meno stress e ansia. Avere forti amicizie può anche aiutare a migliorare la salute fisica: gli amici possono infatti aumentare le possibilità che si svolgano attività all’aria aperta.

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La solitudine che impatto ha sulla salute?

È stato dimostrato che la solitudine ha un grave impatto sulla salute e sulla mortalità. Gli studi hanno scoperto che le persone che hanno amicizie di qualità sono in grado di affrontare meglio lo stress, hanno maggiore resilienza e hanno anche meno probabilità di sperimentare lo stress.

E’ sano non aver bisogno di amici?

Se si si sente felici anche senza amici, può essere sano. Alcune ricerche hanno, ad esempio, scoperto che tra le persone molto intelligenti e creative trascorrere il tempo con gli amici diminuisce, anziché accrescere, i livelli di soddisfazione per la vita. Se il supporto sociale può essere trovato nel/nella partner o nella famiglia, se ci si sente circondati da persone cui poter chiedere aiuto in caso di difficoltà, anche se queste persone non sono propriamente degli amici, non ci sono problemi. Se invece ci si rende conto di essere soli o isolati, se non ci sono persone intorno a sé cui chiedere potenzialmente aiuto, è consigliabile assolutamente fare qualcosa per allargare la propria cerchia di conoscenze e amicizie.

Dove si possono cercare nuovi amici?

E’ molto più facile di come si potrebbe pensare. Ecco alcune idee:

  • Fare volontariato per un’organizzazione o una causa a cui si tiene. Trascorrere del tempo lavorando su qualcosa che si ritiene importante è un ottimo modo per incontrare persone che la pensano come noi e che condividono gli stessi nostri interessi e passioni.
  • Cercarsi un nuovo hobby : iscriversi a un corso dedicato a qualcosa su cui si desidera saperne di più, che si tratti di cucina, pittura, lingue, o giardinaggio. Entrare a far parte di un gruppo di escursionisti, in una squadra sportiva o in un club del libro  sono solo alcune idee che possono aiutare a conoscere nuove persone, fra cui selezionarne alcune.
  • Ricordarsi sempre che fare amicizia da adulti è spesso molto più difficile: potrebbero essere necessari tempo, fatica e disponibilità a mettersi in gioco. Una volta stabilite le relazioni con le persone poi, è importante continuare a coltivarle, offrendo agli altri il proprio tempo e le proprie attenzioni.

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L’incompetenza sociale e le difficoltà con l’altro sesso

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Cosa significa avere delle incompetenze sociali?

L’immagine stereotipata di una persona con incompetenze sociali è quella di un tipo timido e maldestro nei rapporti con gli altri, siano essi amici, colleghi o estranei; questo difetto si accentua quando si hanno rapporti con l’altro sesso. Di conseguenza la persona con incompetenze sociali spesso non ha mai avuto una relazione, né rapporti sessuali (se non, a volte, a pagamento) e questo potrebbe portare a giudicare le sue avances anche come molestie, mentre invece si tratta solo di tentativi disperati di superare la propria timidezza.

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Perché avere a che fare con l’altro sesso mette più ansia?

Se qualcuno ha difficoltà nelle relazioni sociali di tutti i giorni, è facile capire come si potrebbe trovare quando si rapporta con una persona da cui si sente attratto, ma allo stesso tempo incapace di relazionarsi con lei. Avere a che fare con l’altro sesso non significa solo rendersi piacevoli, ma anche avere senso dell’umorismo, saper fare battute, saper leggere correttamente il linguaggio del corpo o i segnali di interesse. Tutte cose che non si apprendono a scuola, ma nella pratica sociale.

Esistono persone socialmente capaci, ma estremamente timide con l’altro sesso?

Si, esistono persone che possono sentirsi a proprio agio riguardo alla loro capacità di conversazione generale, ma mancano di quelle abilità secondarie specifiche per flirtare, mostrare il loro interesse in modo appropriato o sapere il momento giusto per fare delle avances.

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Quali potrebbero essere i loro problemi?

Le persone socialmente capaci ma inibite con l’altro sesso potrebbero avere problemi e insicurezze riguardo al loro aspetto fisico o le loro abilità sessuali, anche se per il resto se la cavano benissimo nelle conversazioni con gli altri.

Può succedere il contrario, cioè persone abili al flirt e incapaci socialmente?

E’ molto raro. Infatti, se qualcuno può essere abbastanza affascinante e sicuro di sé da avere una vita amorosa, perché non potrebbe svolgere un compito molto più semplice come conversare con i colleghi al lavoro? Esistono, tuttavia, delle persone che si sentono a proprio agio nel conversare con le persone con cui sono in particolari rapporti di vicinanza (amici di infanzia, amici intimi), ma credono di essere noiosi nella chiacchiera sociale, che per questo evitano. Oppure possono esserci persone di bell’aspetto, che si lasciano letteralmente conquistare, senza fare assolutamente nulla per attirare a sé delle persone.

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Perché si hanno delle difficoltà sociali?

Non si tratta di salute mentale, ma di semplice difficoltà a comprendere le norme e le abitudini sociali, spesso per mancanza di esperienza.

Quali sono i segni di imbarazzo di chi ha incompetenze sociali?

In genere i segnali sono questi:

  • Provare ansia quando si è con persone nuove
  • Trovare difficile gestire le situazioni sociali
  • Mancato rispetto delle aspettative sociali e delle consuetudini
  • Sentimenti di solitudine
  • Varcare inconsapevolmente i confini e violare lo spazio personale degli altri
  • Sensazione di paura del palcoscenico quando si deve parlare di fronte agli altri
  • Sintomi fisici come dolori muscolari
  • Sudori freddi e sensazione di rossore
  • Battito cardiaco accelerato
  • Iperventilazione polmonare

Chi ha problemi di ansia sociale può comunque vivere una vita piena e significativa?

Si, certamente, perché si attiva in tutti i campi in cui non è richiesta la competenza sociale. In particolare:

  • Si affida alla sua creatività personale e produce opere d’ingegno
  • E’ riflessivo, preciso e puntuale nel lavoro e negli impegni che prende
  • Frequenta poche persone, ma ha rapporti profondi

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Cosa fare per acquisire le competenze sociali che mancano?

Ecco alcuni suggerimenti:

  • Esercitarsi nelle interazioni sociali: può aiutare pensare di recitare un ruolo ed esercitarsi nelle conversazioni in modo da avere un repertorio di cose da dire e saperle comunicare;
  • Non evitare le situazioni sociali: rimanere presenti e concentrati su ciò che sta accadendo intorno a se, concentrandosi più su quello che accade agli altri che su quello che accade a se stessi;
  • Riflettere sul fatto che tutti hanno provato, almeno in alcune circostanze, la situazione di sentirsi completamente fuori posto: non esistono persone che provano disagio e persone che non sanno cosa sia il disagio;
  • Consentirsi di provare imbarazzo: l’imbarazzo fa parte dell’esperienza umana e imparare a far fronte a questa situazione, anche con lautoironia, senza sfuggirla, aiuterà a sentirsi molto più a proprio agio, anche nelle situazioni più difficili;
  • Aggregarsi ad amici più abili nelle relazioni sociali: saranno dei maestri di vita, ma allo stesso tempo aiuteranno a risolvere molte situazioni apparentemente complicate.
  • Parlarne con un terapeuta: questo è un altro modo per apprendere abilità che possono essere di aiuto per affrontare la gestione delle relazioni sociali.

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Come può aiutare la terapia?

La terapia è un ottimo modo per imparare a gestire l’imbarazzo sociale, soprattutto se ci si sente ansiosi o depressi per le proprie esperienze. Insegna come affrontare situazioni scomode e permette di scoprire quali sono i problemi di fondo che contribuiscono a creare imbarazzo.

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