L’ansia e la timidezza

L’ansia e la timidezza


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L’ansia e la timidezza si influenzano vicendevolmente.

Le reazioni psicofisiologiche del timido sono dovute infatti anzitutto allo stato di ansia, ovvero a quel meccanismo che consente di attivare il sistema simpatico, per reagire al pericolo attraverso comportamenti di attacco e di fuga.

L’ansia produce accelerazione del battito cardiaco, aumento del ritmo respiratorio, trasferimento del sangue ai muscoli, che diventano tesi e scattanti, aumento dell’attenzione e della vigilanza.

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Questa perfetta attivazione dell’organismo diventa però un limite se il pericolo che dobbiamo affrontare non si risolve con un comportamento di attacco o di fuga, ma è di tipo più evoluto: riguarda, ad esempio, la nostra credibilità sociale, la nostra immagine, il lavoro, i sentimenti,  o altre situazioni. In questi casi, l’aiuto dato dall’ansia al nostro corpo per affrontare meglio le sfide, non solo non ci è di giovamento, ma anzi rappresenta un limite, in quanto viene a ridurre le nostre potenzialità.

Le principali reazioni fisiologiche allo stato di ansia causato dalla timidezza, sono:

  • Nervosismo
  • Irrequietezza
  • Facile affaticabilità
  • Alterazioni del sonno
  • Irritabilità
  • Difficoltà di concentrazione
  • Sensazione di testa leggera
  • Sintomi di iperattivazione dell’organismo (tachicardia, bocca secca, capogiri, tremore, sudorazione, disturbi gastrici)
  • Stimolo ad urinare spesso
  • Difficoltà respiratoria (respiro corto)
  • Tensione motoria (irrequietezza, tremori, mal di testa, incapacità a rilassarsi)
  • Paura di avere un attacco di cuore o di perdere il controllo
  • Sensazione di vivere in una situazione inventata

Tra i disturbi d’ansia che influiscono sulla timidezza ricordiamo anzitutto l’ansia da separazione, provata dai bambini che temono di essere separati dal loro “custode”: genitore o persona di cui si fidano. Quando i bambini che soffrono di questa sindrome si trovano fuori dal loro ambiente, vogliono tornare a casa, rivedere i genitori, essere da loro rassicurati e riforniti affettivamente.

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A differenza dei bambini che soffrono di una vera e propria fobia sociale, questi bambini non si mostrano inibiti nei confronti degli altri se si sentono ‘protetti’ dalla propria casa e dalla presenza dei suoi ‘vigilantes’.

Un altro tipo di ansia che si lega alla timidezza e che riguarda soprattutto i ragazzi, è l’ansia da esame.

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Elevati stati d’ansia sono infatti invalidanti per la prestazione scolastica e la prova d’esame e questo può essere un vero e proprio trauma per lo studente timido, che ha scarsa stima di sé, difficoltà di comunicazione, forte tendenza all’autocritica.

La scuola tuttavia vede ancora l’ansia da prestazione come un fatto “privato” dello studente, che fa in qualche modo parte della sua “personalità” e sul quale non è possibile intervenire. La scuola spesso non è attrezzata per analizzare ed intervenire sul fenomeno, per cui accade che molti soggetti, con forte ansia da prestazione, emotivamente instabili, dopo una serie di insuccessi, abbandonino la scuola.

Dr. Walter La Gatta

Saluto del Centro Italiano di Sessuologia

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