Siamo noi a costruire le nostre emozioni
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La paura di parlare in pubblico è una delle principali fobie di cui soffrono le persone. Una nuova ricerca tuttavia dimostra che si può imparare a riconsiderare il modo in cui si avvertono i segnali d’ansia (come il tremore alle mani, la tachicardia, il rossore ecc.), migliorando così le proprie prestazioni.
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Prima di un compito stressante infatti, se una persona cerca di convincersi che i sintomi d’ansia sono effetti naturali, fisiologici, utili, in quanto aiutano la persona a svolgere bene il proprio compito, lo stress tenderà a diminuire in modo significativo. Questo, come dimostra una nuova ricerca pubblicata su Clinical Psychological Science, una rivista della Association for Psychological Science, può ad esempio essere utile per vincere la paura di parlare in pubblico.
“Il problema è che noi pensiamo che tutto lo stress sia un male”, spiega Jeremy Jamieson, l’autore principale dello studio e assistente professore di psicologia presso l’Università di Rochester. Lo vediamo nei titoli dei giornali, quando si parla de ‘Lo stress Killer’ e nei discorsi delle persone che non fanno che dire quanto siano ‘stressate’. Prima di parlare in pubblico, le persone in genere interpretano le sensazioni di stress, come ad esempio le “farfalle nello stomaco”, come un avvertimento che qualcosa di brutto stia per accadere.
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“Ma quando proviamo quelle sensazioni, significa solo che il nostro corpo si sta preparando ad affrontare una situazione impegnativa”, spiega Jamieson. “Il corpo sta mettendo in campo le sue risorse, pompa più sangue per i nostri gruppi muscolari principali e fornisce più ossigeno al cervello”. La reazione del nostro corpo allo stress sociale utilizza lo stesso meccanismo di lotta o di fuga che usiamo quando ci confrontiamo con un pericolo fisico. Queste risposte fisiologiche sono utili se abbiamo di fronte un orso nella foresta, così come un pubblico critico nei nostri confronti.
Per molte persone, specialmente coloro che soffrono di disturbo d’ansia sociale, il disagio naturale sperimentato prima di fare un discorso in pubblico, può diventare facilmente un attacco di panico. “Se pensiamo che non siamo in grado di far fronte allo stress, sperimenteremo la situazione come una minaccia. Quando ci sentiamo minacciati, il corpo mette in atto i cambiamenti di concentrazione di sangue nel cuore e ne limita il flusso nelle braccia, nelle gambe e nel cervello”, spiega. Ad esempio, i “piedi freddi” sono una vera e propria risposta fisiologica alla minaccia.
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Le tecniche di rilassamento, scrivono gli autori, possono essere utili in situazioni che non richiedono le massime prestazioni. Quando però ci si sta preparando per un esame difficile, come un colloquio di lavoro, o un impegno a parlare in pubblico, riformulare cosa si pensa dello stress può essere una strategia addirittura migliore.
Jamieson e i co-autori Matthew Nock della Harvard University, e Wendy Berry Mendes della University of California a San Francisco, per il loro esperimento hanno utilizzato il Trier Social Stress Test: sviluppato nel 1993 da Clemens Kirschbaum e colleghi, questo esperimento si basa sulla paura di parlare in pubblico ed è diventato uno dei metodi di laboratorio più affidabili per suscitare risposte di minaccia.
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Nello studio, a 69 adulti è stato chiesto di tenere un discorso di cinque minuti sui loro punti di forza e di debolezza, con solo tre minuti di preparazione. Circa la metà dei partecipanti aveva avuto problemi di ansia sociale. Tutti i partecipanti sono stati assegnati in modo casuale ai due gruppi. Al primo gruppo sono state proposte informazioni sui vantaggi prodotti dalla risposta del corpo allo stress e i soggetti sono stati incoraggiati a “reinterpretare i segnali corporei pensandoli come benefici”. A questo gruppo inoltre è stato chiesto di leggere una sintesi di tre studi di psicologia, che mostravano i vantaggi dello stress. Il secondo gruppo non ha ricevuto invece alcuna informazione circa la ricontestualizzazione dello stress.
I partecipanti dovevano fare il loro discorso davanti a due giudici. Di proposito, i giudici dovevano emettere dei feedback non verbali negativi in tutta la durata della presentazione (cinque minuti), scuotendo la testa in segno di disapprovazione, toccando i loro appunti, e guardando impassibili davanti a loro. Se i soggetti dicevano che non avevano molto da dire, i giudici insistevano che essi continuassero a parlare. Dopo il discorso, i partecipanti sono stati invitati a contare all’indietro, per cinque minuti, in gruppi di sette, ad iniziare dal numero 996. I valutatori fornivano di nuovo un feedback negativo per ogni errore, chiedendo ai partecipanti di ricominciare ogni volta da capo.
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Di fronte a questi giudici accigliati, i partecipanti che non avevano ricevuto la preparazione allo stress hanno sperimentato la situazione come una minaccia, come dimostrato dai loro valori cardiovascolari. Il gruppo che era stato preparato ai benefici dello stress ha invece resistito meglio alla prova. Il gruppo ha riferito la sensazione di avere più risorse per far fronte al compito di parlare in pubblico e, forse più significativamente, le loro risposte fisiologiche hanno confermato queste percezioni. Nel gruppo preparato allo stress il cuore pompava più sangue su tutto il corpo rispetto al gruppo che non aveva ricevuto istruzioni.
Sorprendentemente, questo studio ha anche scoperto che le persone che soffrivano di ansia sociale in realtà non hanno avvertito un aumento di eccitazione fisiologica rispetto agli altri partecipanti non-ansiosi, nonostante la segnalazione di più intensi sentimenti di apprensione. Questa particolarità supporta la teoria che la nostra esperienza dello stress acuto o di breve durata sia modellato su come interpretiamo i segnali fisici: “siamo noi a costruire le nostre emozioni”, ha spiegato Jamieson.
Dr. Giuliana Proietti
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Fonte:
Reframing Stress: Stage Fright Can Be Your Friend, Psychological Science
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Video sull’esperimento diffuso dalla University of Rochester.
Immagine:
Pexels

Psicoterapeuta Sessuologa
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