L’adolescenza

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In genere la definizione più comune dell’adolescente è che si tratta di un individuo che non è più un bambino, ma che non è ancora un vero adulto: forse è una definizione scarsa e confusa dal punto di vista scientifico, ma probabilmente la più efficace per descrivere la complessità del fenomeno chiamato adolescenza (Moshman, 2005; Hopkins, 2014).

Nel discutere di adolescenza va anzitutto considerata l’elevata variabilità tra gli individui, tenendo conto del fatto che le diverse società definiscono l’adolescenza, in termini di età e ruoli sociali, in modo spesso diverso (Sawyer et al. 2012 ). Inoltre, va detto che la maggior parte delle società umane, nel corso della storia, non ha riconosciuto l’esistenza di un’epoca chiamata “adolescenza”, almeno come noi la intendiamo, e dunque si tratta di un concetto relativamente moderno (Kett, 1977; Hine, 1999; Hopkins, 2014).

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L’inizio dell’adolescenza viene comunemente identificato con la pubertà, cioè con il passaggio biologico verso la vita adulta, che è universale nella specie umana, anche se l’età in cui si verifica può variare a seconda delle caratteristiche individuali e ambientali.

Il miglioramento delle condizioni economiche e materiali, come l’igiene nell’infanzia , la nutrizione, la salute ecc. sembrano aver giocato un ruolo di primo piano nei paesi con buone condizioni socio-culturali, i quali garantiscono ai giovani una formazione più lunga, un ritardo nell’entrata nel mondo del lavoro, un matrimonio tardivo rispetto all’entrata nell’età fertile. Tutto questo ha esteso la durata dell’adolescenza e cambiato la sua forma, dato che le soglie sono state spostate in avanti nel tempo, quando cioè l’individuo viene legalmente considerato un adulto per quanto riguarda i suoi diritti e doveri di natura politica, giuridica, militare, ecc. (Sawyer et al., 2012).

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Questo discorso tuttavia non vale per tutti i paesi del mondo: il fenomeno dell’adolescenza cambia molto se visto da una parte del mondo o dall’altra, visto che il suo inizio dipende da caratteristiche biologiche comuni, ma il suo termine dipende soprattutto da fattori culturali e sociali.

Parlando in generale dunque si può trovare una definizione comune considerando l’adolescenza come l’età che segue la pubertà e precede la maggiore età, in cui i giovani membri delle diverse società subiscono riti specifici di passaggio, che prendono la pubertà come soglia simbolica oltre la quale un bambino comincia a diventare adulto. In questo periodo il corpo, compreso il cervello, cambia progressivamente fino a raggiungere lentamente una fase matura (ma non definitiva, visto che lo sviluppo non cessa mai).

L’adolescente oscilla tra due centri di gravità: uno di questi è la consapevolezza e l’aspettativa che presto diventerà adulto: ha un’idea, sia pure approssimativa, di ciò che questo significa, e per questo si impegna nello studio o nell’apprendimento di competenze che lo aiuteranno a raggiungere i suoi obiettivi di vita adulta. L’altro centro di gravità cui l’adolescente tende è il desiderio di godere del maggiore spazio di libertà che la società gli permette (molti contesti sono più tolleranti verso il “comportamento adolescenziale”, altri meno, o non completamente).

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Durante l’adolescenza infatti il soggetto comincia a manifestare comportamenti autonomi nei confronti del mondo esterno: applica le competenze sociali che ha acquisito in casa, a scuola e attraverso i media durante l’infanzia e, nello stesso tempo, conosce molte altre cose, frequentando gli amici o i primi fidanzatini, per i primi amori e le prime esperienze sessuali.

L’adolescenza è dunque una fase cruciale dello sviluppo umano, per la comprensione che un soggetto acquisisce, in tale periodo, su se stesso, sui propri sentimenti e desideri, sui propri modi di ragionare, sulle proprie reazioni al mondo esterno, sulle proprie sensazioni interiori.

Diversi studi mostrano come le reti sociali cambiano in tutta la durata della vita: le interazioni durante l’infanzia  normalmente avvengono all’interno della famiglia o in ambienti quasi-familiari, come la scuola primaria. La rete sociale globale comincia a crescere durante l’adolescenza, quando i soggetti acquisiscono autonomia emotiva e comportamentale nei confronti dei genitori, che tende poi gradualmente a diminuire in tutta l’età adulta ( Wrzus et al., 2013).

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La rete sociale di un adolescente dunque diventa più ampia, ma anche più impersonale. Gli adolescenti sono coinvolti in situazioni che richiedono loro di assumere un ruolo nella scuola secondaria, o nei luoghi di lavoro e vi sono aspettative, nei loro confronti, di comportamenti formali e responsabili.

Questa è l’età infatti in cui si diventa maggiorenni e si può cominciare a leggere una notizia, prendendo una posizione politica, partecipando a manifestazioni o, in contesti più difficili, imparando a usare, più o meno volontariamente un’arma da guerra.

E’ interessante notare che l’attuale generazione di persone adolescenti,  di età compresa tra 10 e 24 anni, è il numero più grande di persone mai avute nella storia: si tratta di 1,8 miliardi di persone, cioè un quarto della popolazione mondiale. Quasi il 90% di questi individui vive in paesi a basso o medio reddito, dove, a causa dei tassi di fertilità più elevati, essi costituiscono una proporzione molto maggiore della popolazione presente nei paesi ad alto reddito (WHO, 2009). In questi paesi possano, legalmente o illegalmente, essere utilizzati o sfruttati come schiavi, prostitute, soldati, o anche attentatori suicidi.

E’ dunque molto importante studiare questa età della vita, anche perché non dobbiamo dimenticare che molti disturbi psicologici iniziano in questo periodo: disturbi psicotici, disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, abuso di sostanze, ecc. L’insorgenza della schizofrenia, per esempio, si verifica in genere nella tarda adolescenza o all’inizio dell’età adulta (Häfner e an der Heiden, 1997; van Os e Kapur, 2009; WHO, 2015). Inoltre, l’incidenza dei disturbi dell’umore e delle disfunzioni legate all’ansia aumenta durante l’adolescenza (Hankin e Abramson, 2001; Costello et al., 2002).

Inoltre, va osservato che in questo periodo della vita gli individui sono probabilmente più dinamici, più forti e più resistenti alle malattie ma, allo stesso tempo, le loro probabilità di morire aumentano, perché i ragazzi si mettono spesso a rischio per le risse, l’aggressività, la criminalità, la promiscuità, la guida spericolata, l’uso di droghe, ecc. Ne consegue che proprio tali comportamenti a rischio, dovuti ad un diminuito controllo di se, ricerca di sensazioni forti e pressione dei pari, sono la prima causa di morte in questa fascia di età (Casey e Caudle, 2013).

La salute fisica e mentale degli adolescenti è dunque influenzata da una complessa interazione di fattori individuali e sociali a livello personale, familiare, comunitario e nazionale (Viner et al., 2012), oltre che dalle differenze individuali nelle abilità cognitive (Romer et al. , 2011), la storia individuale di attaccamento (Bowlby, 1988), e i tratti di personalità.

Una migliore comprensione di questo periodo della vita e delle sue caratteristiche è quindi utile e auspicabile, per attuare politiche di prevenzione.

Dr. Giuliana Proietti

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Fonte:

Brizio A, Gabbatore I, Tirassa M, Bosco FM. “No more a child, not yet an adult”: studying social cognition in adolescence. Frontiers in Psychology. 2015;6:1011. doi:10.3389/fpsyg.2015.01011.
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Editore: Xenia, 
 
Collana: I tascabili
 
Anno edizione: 2004 
 
Pagine: 128 p. Brossura

Autori:
Giuliana Proietti - Walter La Gatta

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