Non scambiare il malessere per depressione

Non scambiare il malessere per depressione
La maggior parte delle persone che assume antidepressivi, secondo un nuovo studio, non soffre di depressione. I ricercatori hanno scoperto che più di due terzi (69 per cento) di queste persone non presentano i sintomi che delineano il quadro della depressione clinica. Soffrono allora di altri disturbi? Nemmeno: il 38% di questo campione di consumatori di antidepressivi non soffriva né di fobia sociale, né di disturbo ossessivo compulsivo, né di attacchi di panico.
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I più comuni antidepressivi sono gli SSRI, gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina: sono i più usati in quanto danno effetti collaterali minori rispetto ad altri farmaci. Secondo i ricercatori, questi antidepressivi vengono dati a persone di cui non si riesce a capire l’origine del malessere.
Il fatto è che probabilmente le persone scambiano i periodi di stress, tristezza e mancanza di fiducia in sé stessi per sindrome depressiva: sarebbe utile comprendere che non si è malati se si provano queste sensazioni, ma si è semplicemente esseri umani, non robots.
Per diagnosticare una depressione occorre che la persona mostri cinque o più sintomi, tutti i giorni, da almeno due settimane, per la maggior parte della giornata. I sintomi riguardano un basso tono dell’umore, la perdita di interessi e di piacere nello svolgere delle attività, perdita o acquisto di peso o disturbi dell’appetito, insonnia o maggiore desiderio di dormire.
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Altri sintomi riguardano la sensazione di non essere riposati, rallentamento motorio, senso di affaticamento, perdita delle energie, sensazione di inutilità o sensi di colpa, difficoltà nel prendere decisioni o di concentrarsi in qualche attività, pensieri di morte o di suicidio.
Le prescrizioni per antidepressivi sono più che triplicate dal 1998 nei Paesi più ricchi del pianeta, ha scoperto uno studio della Organizzazione per la cooperazione economica e lo sviluppo. Gli SSRI più utilizzati sono il Prozac e Seroxat.
I dati della OECD mostrano che è l’Islanda ad avere il maggior numero di prescrizioni, con 106 dosi al giorno ogni 1000 abitanti (2011), contro i 71 dell’anno precedente. Subito dopo l’Islanda si trovano l’Australia, il Canada, la Danimarca, la Svezia e il Portogallo. Il numero più basso di prescrizioni lo si trova in Cile e in Sud Corea. In America ne fanno uso l’11% di cittadini sopra i 12 anni.
Gli SSRI aumentano i livello di serotonina nel cervello. La serotonina è un neurotrasmettitore (cioè un messaggero chimico che porta i segnali fra le diverse cellule del cervello). Si pensa che la serotonina abbia un’influenza positiva sull’umore, le emozioni e il sonno. Dopo aver trasportato il messaggio chimico, la serotonina viene normalmente riassorbita dalle cellule nervose (ricaptazione). Gli SSRI lavorano bloccando (inibendo) la ricaptazione, il che significa che permettono una maggiore presenza di serotonina nel cervello.
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Sebbene non sia dimostrato che la depressione dipenda da un basso livello di serotonina nel cervello, è appurato che aumentare il livello di serotonina nell’area cerebrale può migliorare alcuni sintomi, ma non vanno dimenticati anche gli effetti collaterali nocivi, come quelli della donna in gravidanza che può avere, con questi trattamenti, un figlio autistico. Allo stesso modo va ricordato che, paradossalmente, Prozac e Seroxat aumentano il rischio di suicidio, specialmente nelle prime fasi del trattamento.
Dr. Walter La Gatta
Fonte:
More than two thirds of people taking antidepressants ‘may NOT actually have depression’: Doctors discover many do not meet the official criteria, Daily Mail
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