Curare l'autismo con la realtà virtuale

Curare l’autismo con la realtà virtuale

Giuliana ProiettiDr. Giuliana Proietti
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Aprile è il mese dedicato all’autismo (Autism Awareness Month). Circa l’1 per cento della popolazione mondiale soffre di un disturbo dello spettro autistico.

Come la medicina sta facendo sempre maggiori progressi per diagnosticare e comprendere lo spettro autistico, anche le tecnologie stanno studiando il modo di  aiutare le persone autistiche a comprendere meglio le emozioni e a relazionarsi con gli altri.

Alcuni neuroscienziati stanno sperimentando alcuni strumenti di realtà virtuale, che si sono mostrati utili nell’aiutare le persone con problemi di relazione sociale. Gli utenti indossano delle cuffie e possono assistere a una serie di interazioni sociali, come quelle che riguardano un colloquio di lavoro, il linguaggio del corpo, ecc. esponendosi a situazioni nuove per promuovere le capacità di comunicazione.

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La realtà virtuale e i programmi basati sugli avatar possono essere particolarmente promettenti per le persone con autismo che sono a disagio nelle interazioni sociali e che hanno difficoltà a percepire i segnali sociali meno evidenti“, ha detto Daniel Smith, dell’Associazione Autism Speaks, in un comunicato .

In studi clinici che coinvolgono quattro adulti di età compresa tra 18 e 35 anni, i ricercatori stanno utilizzando l’imaging cerebrale e il monitoraggio delle onde cerebrali, mentre i partecipanti sono impegnati in una sessione di Realtà Virtuale. Risultati: le regioni del cervello che normalmente si attivano quando c’è comprensione sociale si attivano nei partecipanti allo studio in misura significativamente maggiore che in passato.

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“I nostri primi risultati stanno cominciando a rivelare un notevole grado di plasticità nei sistemi neurali coinvolti nella cognizione sociale in adulti con disturbi dello spettro autistico”, ha detto il dottor Daniel Yang.

La Newcastle University ha una stanza blu , una sala di RV a 360 ° con quattro grandi schermi blu, che permette ai ricercatori di creare tutti i tipi di scenari e proporre attività interattive per i partecipanti. L’obiettivo della sperimentazione è quello di aiutare i soggetti autistici che partecipano alla ricerca a superare le fobie sociali, in un ambiente controllato e sicuro.

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Tutto ciò che in precedenza aveva mostrato di generare ansia nei partecipanti alla ricerca è stato virtualmente ricreato in studio. Fra queste attività c’erano lo shopping, il parlare in pubblico, l’utilizzo del trasporto pubblico, esporsi alle altezze. Se un partecipante ha paura di salire in un autobus affollato, i ricercatori iniziano a simulare la sua salita su un autobus vuoto, e poi nel corso delle sessioni, lo fannovirtualmente salire su autobus progressivamente più affollati. Gli psicologi aiutano i partecipanti con strategie di gestione dell’ ansia e tecniche di rilassamento durante tutto il percorso.

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Entro sei settimane dalla fine del percorso terapeutico con RV, otto su nove partecipanti allo studio sono stati in grado di affrontare la loro situazione obiettivo nella vita reale, e quattro hanno mostrato di aver superato la loro fobia alla fine dell’intervento. I risultati sono stati confermati a sei e 12 mesi di follow-up.

“La vera intuizione, il vero progresso che la realtà virtuale permetterà sta ora nelle mani dei ricercatori, dei medici, degli educatori e dei volontari delle comunità che si interessano dell’autismo, tra cui genitori, fratelli e amici di persone con autismo”, ha detto Fred Shic, assistente alla Yale School of Child Study Center di Medicina e direttore del Programma di autismo a Yale.

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Più la realtà virtuale diventerà di facile utilizzo, più essa si diffonderà in  qualsiasi luogo. I pazienti non devono recarsi negli studi dei terapeuti; essi possono interagire con il terapeuta attraverso un avatar e attraverso diverse simulazioni e ricevere quindi la terapia a casa.

La realtà virtuale dunque si sta dimostrando una tecnologia molto potente e una speranza di cura per il futuro, ma i ricercatori devono prima capire meglio i suoi limiti e le sue possibilità di utilizzo. Non sarà una cura per tutti: infatti la RV sembra più efficace per le persone con più alta funzionalità nello spettro autistico, mentre il suo uso è limitato per coloro che sono a basso funzionamento, secondo Katarzyna Chawarska, professore associato presso la Yale School of Medicine.

Dr. Giuliana Proietti

 

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Fonte:

How virtual reality can help people with autism, TechPageOne

Immagine:
Freepik

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