Padre di un bambino timido – Consulenza online

Padre di un bambino timido – Consulenza online

 

Dr. Giuliana Proietti

Terapie Online

 

Sono papà di un bellissimo bambino di 11 anni e di una bambina di 7 anni con un bel caratterino, attiva, dinamica, con tante amiche e ricercata dal “gruppo” Il fratello invece è l’esatto opposto: timido, introverso, serio, pauroso di dire o fare la cosa sbagliata, non gli piacciono gli sport di gruppo, non vuole mai uscire di casa, non ha il classico “amico del cuore” e non viene mai ricercato da nessuno. Come sport ha scelto il nuoto (dove è anche molto bravo), è molto bravo anche a scuola è un bimbo molto ‘cerebrale’, attento, osservatore, dotato di un’ intelligenza e di una fantasia vivissima. Fin dall’asilo non ha mai legato molto con i suoi coetanei maschi e purtroppo alla scuola primaria è stato collocato in una sezione dove il gruppo maschile era molto compatto, tutti giocano a calcio e a lui non piace, sta preferibilmente insieme alle femmine anche quelle poche volte che si esce al parco. Preferisce giocare con la sorella, i suoi compagni lo ignorano e lo considerano noioso e triste, io lo adoro perché è mio figlio è noto in lui una sensibilità differente dagli altri ragazzi ma nello stesso tempo lo vedo molto fragile e ho paura che crescendo possa venire sempre più escluso e soffrire per queste sue caratteristiche. Quando al parco vedo i suoi compagni giocare a calcio o ad altri sport tutti insieme e lui sempre con la sorella o le bambine mi viene una tristezza… a volte mi scappa qualche frase infelice del tipo: “perché sei cosi diverso oppure- ma come ho fatto ad avere un figlio così.. poi mi sento una merda e sto malissimo, mi si stringe il cuore, temo di allontanarmi con il mio comportamento. Li voglio bene e farei di tutto per Lui, ma faccio fatica accettare la sua “diversità”. A settembre inizierà le medie e si troverà in classe più o meno gli stessi compagni delle elementari che lo ignorano… ho paura per questo e sono molto preoccupato. Per favore, datemi qualche buon consiglio su come comportarmi o raccontatemi qualche vostra esperienza. Grazie a tutti


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Gentilissimo,

Se al mondo esistessero solo gli estroversi non avremmo avuto né poeti, né artisti, né scienziati… Gli introversi riescono a raggiungere risultati più eccellenti degli altri perché sono più accurati nel proprio lavoro e si lasciano distrarre meno dagli svaghi e dalle compagnie. Certo: è inutile essere così eccellenti se poi non si riesce a comunicare, a farsi una rete sociale, a “vendere” le proprie abilità e conoscenze. Ecco allora la necessità, anche per una persona introversa, di apprendere le abilità sociali, per potersi muovere con maggiore disinvoltura nelle strade del mondo.

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Cosa può fare un genitore di fronte ad un figlio così introverso e così poco portato verso i coetanei? Direi che anzitutto occorrerebbe evitare di parlare, a lui direttamente (o ad altri) della “diversità” che nota in suo figlio. Suo figlio va bene così come è: non c’è nulla da cambiare nella sua personalità, va solo aiutato ad apprendere i comportamenti sociali, dove è carente.

E’ frequente che bambini così poco socievoli abbiano avuto in famiglia dei modelli altrettanto poco socievoli: lei, ad esempio, fa di tutto per presentarsi, in questo senso, come un modello positivo? Invita amici a casa, fa sport di squadra, coltiva qualche hobby o passione insieme ad altre persone?

Per quanto riguarda l’apprendimento delle regole sociali è importante cercare di dare al bambino dei piccoli incarichi che prevedano interazioni con altri (es. andare a comprare il giornale, telefonare in un negozio per sapere se sono aperti, chiedere che ora è ad un altro bambino al parco, ecc.). Se il bambino si rifiuta, non insistere, non lamentarsi, non mostrare rabbia o delusione: farlo sentire in colpa per la sua vergogna sarebbe solo aggravare le cose. Basterà proporre altre interazioni, da svolgere eventualmente insieme (es. padre e figlio che giocano a carte, a tennis, a bigliardino, ecc. con un altro padre e figlio)

Infine, credo sia fondamentale lo sport di squadra, ma se ci sono le difficoltà di cui parla, occorre tentare un inserimento soft, magari attraverso il coinvolgimento di uno-due amici, diversi dai compagni di scuola (ad esempio: figli di amici o conoscenti?)

Concludendo, suo figlio è normalissimo ed è forse più intelligente e più consapevole degli altri e a questo deve la sua “diversità”: molto può fare lei come padre per diventare suo complice e amico e facilitargli le relazioni, piuttosto che lamentarsi con lui (forse ripensando alle proprie inibizioni e difficoltà sociali del periodo dell’infanzia o dell’adolescenza?)

La saluto cordialmente e le faccio molti in bocca al lupo.

Dr. Giuliana Proietti

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