L’ansia dipende da un’attività molto intensa nell’amigdala

Ansia

Una nuova ricerca condotta dall’ Health Emotions Research Institute and Department of Psychiatry presso la Scuola di Medicina e Salute Pubblica (SMPH) della Università del Wisconsin indica che i cervelli di coloro che soffrono di ansia e timidezza cronica nelle situazioni sociali rispondono allo stress in modo più profondo, e mostrano segni di ansia anche in situazioni che per altri sono del tutto sicure.

Il Dr. Ned Kalin, Direttore del Dipartimento di Psichiatria e dell’Istituto di Ricerca, in collaborazione con Andrew Fox ed altri ha pubblicato uno studio sul comportamento del cervello in persone ansiose sulla rivista online PLoS One.

Lo studio riguarda essenzialmente l’attività cerebrale, il comportamento ansioso, gli ormoni dello stress osservati in scimmie rhesus adolescenti, che sono state usate come modello per comprendere il temperamento ansioso dei bambini. Il comportamento ansioso è importante perché è un predittore di un possibile rischio futuro di sviluppare ansia, depressione e abuso di droghe allo scopo di potersi auto-medicare.

I ricercatori hanno scoperto che gli individui con un temperamento tipicamente ansioso hanno una attività cerebrale molto intensa nella amigdala, la parte del cervello che regola le emozioni e genera le risposte di attacco o di fuga. Le scimmie ansiose presentavano infatti una attività metabolica nell’amigdala, sia in situazioni di tranquillità, sia in situazioni di stress.

Le scimmie Rhesus sono state osservate per valutarne il comportamento, poi sono state esposte a situazioni tranquille (stare nella gabbia con altri compagni) a stare da sole, a confrontarsi con una persona sconosciuta che evitava il contatto oculare.

Alle scimmie è stata somministrata una iniezione di FDG, una sostanza radioattiva simile al glucosio che illumina le parti attive del cervello durante una tomografia (Positron Emission Tomography – PET).

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Anche se in situazione sicura esse avevano una maggiore attività nell’amigdala, che portava ad un comportamento più goffo, a minori vocalizzazioni e a più alti livelli di cortisolo nel sangue.

Dopo un anno e mezzo le scimmie sono state nuovamente sottoposte a test e si è visto che le scimmie che si erano mostrate maggiormente ansiose, mantenevano questa caratteristica rispetto alle altre.

Da tempo si sa che un temperamento ansioso durante l’infanzia è un fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo d’ansia, della depressione o di un abuso di sostanze. Queste nuove scoperte nelle giovani scimmie rhesus puntano alla scoperta di un meccanismo cerebrale presente nei primi anni di vita, che predispone allo sviluppo di questo temperamento.

E’ per questo, suggerisce la ricerca, che chi è ansioso non riesce a volte a calmarsi: questi soggetti sono intrappolati in un sistema che li rende tesi e ansiosi anche in situazioni tranquille.

Journal reference:
Fox AS , Shelton SE, Oakes TR, Davidson RJ, Kalin NH. Trait-Like Brain Activity during Adolescence Predicts Anxious Temperament in Primates. PLoS One, 3(7): e2570 DOI:

 

Links: Public Library of Science,
EurekAlert!

Fonte: Science Daily

 

Dr. Walter La Gatta
Clinica della Timidezza

 

 

Tags: psicologia, timidezza, shyness

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