Malattia, salute e benessere

Malattia, salute e benessere

Giuliana ProiettiDr. Giuliana Proietti
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Nella storia umana, per raggiungere e mantenere lo stato di salute delle persone sono stati usati vari mezzi, fra i quali: arti magiche, alchimie, digiuno, preghiere… Presso ogni popolo e in tutte le culture, la salute è sempre stata considerata un bene prezioso, da difendere e da propiziare.

Oggi, per definire la salute, si ricorre alla definizione dell’OMS (1961):

La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non la semplice assenza di malattia o infermità.

A22

Molti critici ritengono che questa definizione abbia poco a che fare con la salute e molto di più con la felicità. La definizione  dell’OMS tuttavia è stata ed è importantissima, perché ha evidenziato l’importanza dell’approccio globale al benessere, considerato in tutte le sue dimensioni: fisiche, mentali e sociali.

Recependo le linee guida definite dall’OMS, ogni Paese organizza il suo “welfare state”, termine inglese che può essere tradotto in italiano in “stato assistenziale” o “stato di sicurezza sociale” o ancora “stato del benessere sociale”. Le politiche di welfare tendono ad assicurare un tenore di vita minimo a tutti i cittadini, a dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di eventi naturali ed economici sfavorevoli di vario genere e a consentire a tutti i cittadini di usufruire di alcuni servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità (definizione di A. Briggs).

L’intervento dello Stato Assistenziale (che solo in italiano ha una accezione negativa) viene dunque ad assumere un ruolo “riparatore” nei confronti delle ingiustizie sociali provocate dal libero mercato (che, per sua natura, tende a favorire le categorie sociali più forti). Sfortunatamente negli ultimi anni la crisi economica ha portato i governi a tagliare le spese per lo stato sociale, il che determinerà sicuramente dei danni  per diversi decenni, visti i mancati investimenti nella prevenzione, o nell’individuazione di criticità che potranno verificarsi nel futuro (si pensi alla pensione dei ragazzi che oggi hanno trenta anni e lavorano saltuariamente con contratti a termine, o all’invecchiamento della popolazione con l’aumento dell’aspettativa di vita).

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Uno Stato efficiente dovrebbe preoccuparsi di monitorare anche il cambiamento dei bisogni sociali: i bisogni delle persone infatti sono in gran parte fattori dinamici, che cambiano in ragione dei contesti sociali che si vivono, per cui anche in assenza di malattia, molti cittadini potrebbero provare malessere per problemi legati ad altri fattori che in altri tempi non rappresentavano un problema.

I bisogni delle persone presentano in genere una certa variabilità anche perché gli individui sono molto diversi fra loro: ciascuno si differenzia dagli altri in quanto presenta caratteristiche fisiche o psichiche che lo rendono differente dagli altri suoi simili, ognuno ha una sua “personalità” (ed anche suoi particolari bisogni)

La personalità di ciascuno si esprime attraverso il comportamento, cioè attraverso la messa in atto di azioni consapevoli o inconsapevoli (ad esempio nei gesti, nella mimica facciale, ecc.). Attraverso il comportamento dell’individuo si può giudicare il suo livello di adattamento al vivere sociale. (Secondo la psicologia umanistica invece, sano è chi giunge all’ “autorealizzazione”, al pieno sviluppo delle proprie potenzialità, colui che diventa ciò che è, e non un semplice “adattato”, cit. da Maslow).

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La condizione di malattia, fisica o psichica, porta spesso la persona a dover rinunciare alla propria autonomia e questo può provocare sensazioni di frustrazione o di rabbia. Il livello di frustrazione o di rabbia dipendono certamente dalla gravità della menomazione e dalle effettive possibilità di guarigione, ma dipendono anche dagli atteggiamenti individuali nei confronti della malattia.
Una malattia nel corpo produce spesso una malattia anche a livello psichico (depressione, ansia, fobie) e viceversa (disturbi sistema digerente, disturbi del sonno, ecc.) ed è per questo che è importante un approccio olistico alla persona.

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Il termine «olismo» proviene dal greco όλος, (olos), e significa “totalità”. L’olismo in medicina rappresenta uno stato di salute “globale”, che riguarda mente, corpo, ambiente e società. L’approccio olistico è finalizzato al raggiungimento del benessere individuale di una persona. Quasi sempre, l’approccio olistico si limita a fornire al soggetto le impostazioni necessarie per ritrovare le proprie innate abilità di auto-guarigione.

L’approccio secondo l’Asse PNEI (sistema psico-neuro-endocrino-immunitario) non considera superficialmente il singolo sintomo come segnale da sopprimere ad ogni costo, ma lo considera un segnale del corpo che cerca di ripristinare un equilibrio andato perduto.  Si cerca dunque di controllare questi sintomi/segni senza sopprimerli, regolando l’asse PNEI per una guarigione completa.

Il malato deve essere curato anche dal punto di vista psicologico, attraverso l’ascolto e il sostegno. Occorre far leva su una prospettiva di guarigione quando è possibile, ma anche attingere alle risorse positive che ogni persona può conservare dentro di sé, anche nelle difficoltà e nella malattia.

Le emozioni positive, cioè le esperienze piacevoli (gioia, entusiasmo, soddisfazione) riducono il rischio di ammalarsi: per questo è importante che le persone facciano di tutto per prevenire le malattie attraverso uno stile di vita particolarmente sano, ricco di soddisfazione e, soprattutto, di significato.

Dr. Giuliana Proietti

 

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