La gelotofobia e le emozioni ad essa collegate

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LA GELOTOFOBIA E LE EMOZIONI AD ESSA COLLEGATE

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Una recente ricerca si è basata su un argomento in genere poco trattato: la gelotofobia, ossia la paura di essere derisi e presi in giro dagli altri.

In passato, diversi studi hanno collegato la gelotofobia ad alcuni aspetti del comportamento emotivo. Per esempio, Platt (2008) ha scoperto che gli individui con questo disturbo non riescono a distinguere fra una derisione profonda, a livello di bullismo, da una bonaria presa in giro.

Nella stessa ottica, un recente studio di Ruch, Altfreder e Proyer (2009) ha scoperto che i gelotofobi non sono in grado di distinguere tra risate benevole e maligne che altri fanno nei loro confronti. Papousek et al. (2009) hanno rilevato che i gelotofobi hanno una scarsa capacità di gestire le proprie emozioni e, se esposti ad esempio ad un film particolarmente commovente, mostrano un alto livello di contagio emotivo, in particolare per quanto riguarda gli stati d’animo negativi. Ruch, Beermann e Proyer (2009) notano che i gelotofobi sono generalmente meno allegri e più inclini degli altri ad essere di cattivo umore.

Platt e Ruch (2009) rilevano, in questo tratto di personalità, l’importanza particolare delle emozioni della paura e della vergogna. In un primo studio di questi ricercatori su un campione di soggetti di lingua tedesca, essi hanno chiesto ai partecipanti di valutare le emozioni di tristezza, paura, rabbia, felicità, disgusto, sorpresa, divertimento, e vergogna rispetto a diversi parametri di base: la latenza dell’emozione (cioè il tempo che essa impiega a manifestarsi), la sua intensità, la sua durata, come è di solito espressa, e la sua intensità nel corso di una settimana-tipo. Sebbene la maggior parte dei parametri non abbia raggiunto un livello di correlazione superiore allo 0,30, la paura e la vergogna, seguite da tristezza e rabbia, sono le emozioni che sono risultate moderatamente correlate con la gelotofobia, quando è stata valutata l’intensità di questo sentimento nelle sue manifestazioni all’interno della settimana-campione presa in esame.

Altri studi successivi hanno confermato queste conclusioni, in particolare per quanto riguarda l’emozione della vergogna.

In altri studi si è osservato che i gelotofobi sono dei soggetti ‘introversi instabili’, che nei test raggiungono un alto livello di nevrosi (instabilità emotiva) e un basso livello sulla scala che misura l’estroversione (Hrebícková et al, 2009;. Proyer & Ruch, 2010; Ruch, Proyer e Popa, 2008; Ruch & Proyer, 2009), anche se, come osservato da Ruch e Proyer (2009), non tutte le variabilità osservate su questi soggetti possono essere attribuite alla personalità.

Utilizzando diversi strumenti di ricerca non precedentemente impiegati nella ricerca sulla gelotofobia, questo studio ha indagato ciò che le persone riferiscono circa le loro emozioni negative,  tra cui la paura e la vergogna, registrate dopo la lettura di sei brevi storie che nelle intenzioni dovevano indurre sentimenti di vergogna, timidezza e imbarazzo.

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Metodo
I partecipanti allo studio erano 104 studenti di psicologia (84 femmine, 20 maschi) della Università di Melbourne, in Australia. La loro età era compresa tra i 17 e i 45 anni, con un’età media di 20,00 (DS = 4.72). Sono stateinoltre incluse nel questionario delle domande per ottenere informazioni sul background culturale della famiglia. Si è scoperto così che essi erano 27 ‘anglo-australiani’, 66 ‘asiatici’ (in maggioranza di etnia Cinese) e 11 di origine ‘europea’.

Questionari
I partecipanti hanno compilato dei questionari, fra cui il gelotophobia questionnaire, in 46 items, denominato GELOPH “46”; (Ruch &Titze, 1998), il Big Five Inventory (BFI) sviluppato da John Oliver e colleghi. (Si tratta di un test liberamente disponibile basato su 48-item che misurano cinque caratteristiche di personalità come nel popolare ‘Big Five’ : Stabilità emotiva, Estroversione, Apertura mentale, amicalità, coscienziosità).

Inoltre, è stata somministrato il test denominato The Highly Sensitive Person Scale (HSPS; Aron & Aron, 1997), che misura la sensibilità emotiva nei confronti degli stimoli esterni.  Esempi di domande sono: “Sei facilmente sopraffatto da forti stimoli sensoriali? “, oppure: ” Hai una ricca e complessa vita interiore ?”, o anche:  “Eviti di guardare i film violenti?”

Sono stati poi elaborati sei scenari, in cui i partecipanti dovevano immedesimarsi e completare l’attività indicando degli aggettivi che descrivevano le emozioni provate. Due scenari sono stati studiati per indurre ‘vergogna’, due ‘timidezza’, e due ‘imbarazzo’.

  • Scenario 1 (‘timidezza’)
    Ti trovi ad una conferenza di un famoso docente di psicologia, che sta per parlare. Cinque minuti prima di parlare, il presidente della riunione viene da te e ti dice: “Mi piacerebbe che presentassi tu l’oratore, visto che sei uno studente di psicologia “. Lo studente accetta di farlo, anche se sa molto poco del professore. Immagina che sensazione potrebbe provare questo studente nel momento in cui deve iniziare a parlare…
  • Scenario 2 (‘imbarazzo’)
    Sei in un ascensore pieno di gente. Ad un tratto ti esce un rumore poco ortodosso e tutti si girano a guardarti…
  • Scenario 3 (‘timidezza’)
    Sei a pranzo da solo in un fast food. Tutto ad un tratto, la persona di cui sei innamorato/a si avvicina e ti confessa di essersi presa una cotta per te. Immagina cosa provi in quel momento.
  • Scenario 4 (‘Vergogna’)
    Mentre stai andando a scuola vedi una persona che viene investita in strada da una macchina, ma tu non la vai ad aiutare e non telefoni per un’autoambulanza: dicendoti che hai fretta, che sei in ritardo, ti allontani a passo svelto.
  • Scenario 5 (‘Vergogna’)
    Sei in una libreria con un tuo amico. Esci distrattamente dal negozio con un libro in mano. Un ragazzo che lavora nel negozio ti grida di fermarti; tu dai il libro al tuo amico e scappi. Il tuo amico, più tardi, viene interrogato dalla polizia.
  • Scenario 6 (‘imbarazzo’)
    Vedi un vecchio amico in lontananza e lo guardi insistentemente per attirare la sua attenzione.  Mentre la persona cammina verso di te ti accorgi di aver salutato uno sconosciuto, dopo essere stato ingannato da una somiglianza inattesa.
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A seguito di ogni scenario, i partecipanti hanno valutato i sentimenti provati sulla Differential Emotions Scale, modificata da Mosher and White (1981) per includere l’imbarazzo e la timidezza. Così modificata, la scala comprende nove gruppi chiave di emozioni negative, ciascuno composto da sottogruppi di tre parole che indicano emozioni specifiche. Es. Timidezza (timido, imbarazzato, confuso). I nove gruppi sono:  vergogna, imbarazzo, timidezza, rabbia, disgusto,  paura, senso di colpa, disprezzo.

Le 27 parole sono state valutate su una scala a 5 punti che andava da “la sensazione era debole” a “la sensazione era molto intensa”, e i punteggi dei cluster sono stati ottenuti sommando i punteggi per le tre parole in questione.

Ogni cluster ha dimostrato un coefficiente alpha di affidabilità soddisfacente, variando dal minimo di 0,80 (disgusto), fino a 0,89 (colpa) e 0,95 (disprezzo, rabbia).

Le fobie

Procedura

I partecipanti hanno completato i questionari in piccoli gruppi, nel seguente ordine: il GELOPH 46,il BFI, gli scenari, l’HSP.

Risultati finali

Utilizzando un test Big Five non precedentemente impiegato nella ricerca sulla gelotofobia si rafforzano le conclusioni precedenti riguardo ad una elevata instabilità emotiva e un basso livello di estroversione.

I dati confermano anche i risultati degli studi precedenti che indicavano l’importanza della paura, un’emozione presente nella gelotofobia. Nei sei scenari, la paura è l’emozione che più di tutte le altre ha registrato correlazioni con la gelotofobia.

La vergogna invece ha ottenuto solo un punteggio medio ed anzi, negli “scenari” proposti è apparsa meno importante delle emozioni della tristezza e del senso di colpa.

L’interpretazione dei dati da parte dei ricercatori, alla luce degli studi precedenti, è che vi siano diverse emozioni, potenzialmente legate alla gelotofobia. Queste emozioni sono in particolare paura, vergogna, tristezza e senso di colpa. Va detto però, come limite ammesso dello studio, che nel campione vi erano molti soggetti di etnia cinese, che potrebbero ad esempio aver interpretato la parola “vergogna” in modo diverso, per cui ricerche future dovrebbero tener conto della cultura dei partecipanti e creare gruppi omogenei.

Fonte:

Psychological Test and Assessment Modeling, Volume 52, 2010 (2), 161-170 Gelotophobia, personality and emotion ratings following emotion-inducing scenarios David Rawlings, Tsu Ann Tham & Jessica Milner Davis (Pdf)

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www.clinicadellatimidezza.it

Immagine:

Freepik

Vedi anche: http://www.gelotophobia.org/

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Costo della Terapia online: 70 euro, individuale e di coppia

 

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